+ All Categories
Home > Documents > Storia musica greca medievale e rinascimentale

Storia musica greca medievale e rinascimentale

Date post: 13-Nov-2023
Category:
Upload: independent
View: 0 times
Download: 0 times
Share this document with a friend
35
1 STORIA DELLA MUSICA MED. E RINASC. LA MUSICA GRECA LE MUSE Con il termine musica, nella lingua greca si faceva riferimento non ad un sostantivo ma ad un aggettivo.Le opere letterarie, filosofiche e teoriche musicali erano le sole fonti di notizie della musica greca. La musica greca ha origine dalle muse, 9 sorelle generate da Zeus e Minemosine, dea della memoria, che rappresentano tutto ciò che è bello e armonioso. Le caratteristiche principali di queste muse sono: Amore per il canto, per la danza, per la parola. Ognuno di loro venivo associata a qualcosa : CLIO = STORIA EUTERPE = LIRICA, CANTO, STRUMENTI TALIA = COMMEDIA, SATIRA MELPOMENE = TRAGEDIA TERSICORE = DANZA, LIRICA CORALE ERATO = POESIA EROTICA POLINNIA = INNI URANIA = ASTRONOMIA CALLIOPE = EPICA, ELOQUENZA (considerata la più sapiente) Le arti delle muse sono un complesso di organizzazione delle cose, alla cui base vi è l’armonia. Le muse danzavano con piedi leggiadri, cantando e parlando ( PAROLA – CANTO – DANZA, i tre appellativi delle muse) Le muse sono state create da Zeus affinché salvassero il mondo dall’oblio del male e per dare un sollievo dagli affanni. Zeus e Minemosine, generarono 9 figlie eguali nell’animo e nella mente, ma ognuna di esse aveva un compito ben preciso.La loro arte si accompagna alle 3 grazie e al desiderio IMEROS. Non è un caso che siano 9, perché questo numero rappresenta 3 volte il numero perfetto, quindi 3 volte 3. Le muse hanno un fratello, sempre figlio di Zeus ma non di Minemosine, esso è Apollo, detto anche MUSAGOGO. Apollo suona la lira e canta, accompagnando le muse. Guida FEBO, il carro che trasporta il sole e concentra in se tutte le capacità delle muse.
Transcript

�������������

1

STORIA DELLA MUSICA MED. E RINASC.

LA MUSICA GRECA LE MUSE

Con il termine musica, nella lingua greca si faceva riferimento non ad un sostantivo ma ad un aggettivo.Le opere letterarie, filosofiche e teoriche musicali erano le sole fonti di notizie della musica greca. La musica greca ha origine dalle muse, 9 sorelle generate da Zeus e Minemosine, dea della memoria, che rappresentano tutto ciò che è bello e armonioso. Le caratteristiche principali di queste muse sono: Amore per il canto, per la danza, per la parola. Ognuno di loro venivo associata a qualcosa : CLIO = STORIA EUTERPE = LIRICA, CANTO, STRUMENTI TALIA = COMMEDIA, SATIRA MELPOMENE = TRAGEDIA TERSICORE = DANZA, LIRICA CORALE ERATO = POESIA EROTICA POLINNIA = INNI URANIA = ASTRONOMIA CALLIOPE = EPICA, ELOQUENZA (considerata la più sapiente) Le arti delle muse sono un complesso di organizzazione delle cose, alla cui base vi è l’armonia. Le muse danzavano con piedi leggiadri, cantando e parlando ( PAROLA – CANTO – DANZA, i tre appellativi delle muse) Le muse sono state create da Zeus affinché salvassero il mondo dall’oblio del male e per dare un sollievo dagli affanni. Zeus e Minemosine, generarono 9 figlie eguali nell’animo e nella mente, ma ognuna di esse aveva un compito ben preciso.La loro arte si accompagna alle 3 grazie e al desiderio IMEROS. Non è un caso che siano 9, perché questo numero rappresenta 3 volte il numero perfetto, quindi 3 volte 3. Le muse hanno un fratello, sempre figlio di Zeus ma non di Minemosine, esso è Apollo, detto anche MUSAGOGO. Apollo suona la lira e canta, accompagnando le muse. Guida FEBO, il carro che trasporta il sole e concentra in se tutte le capacità delle muse.

�������������

2

Un'altra tradizione mitologica diceva che le muse erano solo 3 : MELETE = ESERCITARSI MINEME = MEMORIA AOIDE = ESEGUIRE, CANTARE Tutte e 3 fanno l’essenza dell’ ARS MUSICA ( ARTE e MUSICA),cioè il canto unito alla danza. L’istanza superiore dell’ARS MUSICA è l’ARMONIA, cioè uomo,donna che è in armonia con se stesso. Armonia è canto con voce squillante. Armonia è danza con passi soavi e piedi leggiadri. Le 9 muse sono armoniose con tutto ciò che le circonda. La loro musica è MONDANA ( dei mondi); UMANA (armonia del corpo umano); STRUMENTALE ( vocale). Alcune leggende……. Athena voleva imitare l’urlo fatto da Medusa quando gli venne decapitata la testa. Non riuscendo a farlo con la voce, trovò vicino a se una canna e soffiandogli dentro scoprì che ne veniva fuori un suono simile a quello desiderato, allora forò la parte superiore della canna e ottenne proprio lo stesso suono che cercava. Inventò così l’ AULOS, una specie di flauto di pan. Per poterlo suonare doveva emettere molto fiato e ciò significava gonfiare molto le guance e questo la rendeva brutta, così un giorno mentre passava da uno stagno si accorse come il suo volto veniva deformato e decise di gettare via questo strumento. Lo raccolse Marzio, che era mezzo uomo e mezzo capra, il quale comincia a suonarlo diventando un virtuoso. Pensò cosi di sfidare Apollo, che invece suonava la lira. La sfida venne vinta da Apollo perché la lira permetteva altre al suono di unire il canto mentre l’AULOS non lo permetteva. Come pegno, Apollo fece appendere Marzio ad un albero e dopo averlo fatto squoiare, con le sue pelli costruì il tamburo.

La Lira non venne inventata da Apollo ma da Mercurio, dio dei ladri, dei furbi dell’inteliggenza predatoria. Quando nacque vide vicino a se una tartaruga, busso sul suo guscio e sentì una risonanza.Allora decise di svuotare il guscio e di tirare le budella della tartaruga lungo il guscio, conficcò le corna di un bue a capo del guscio e diede vita alla LIRA, che in seguito ad un litigio con Apollo decise di darla in dono, diventando cosi lo strumento per eccellenza di Apollo.

�������������

3

PITAGORA DI SANO Dopo aver girato in lungo e in largo il medioriente, l’Egitto, una volta giunto ad un’età adulta, decide di trasferirsi in Calabria, precisamente a Crotone, dove sviluppa l’idea di insegnare tutto ciò che i suoi numerosi viaggi gli avevano fatto conoscere e apprendere.Forma così una scuola pitagorica, alla quale vi partecipano numerosi suoi seguaci, tra i quali è importante ricordare NICOMACO DI GERASA, al quale dobbiamo molto delle notizie su Pitagora dovuto al fatto che aveva accesso alle fonti pitagoriche. NICOMACO scrisse il “ MANUALE DI ARMONIA” ( I- II sec. D.C.), nel quale ci dà il significato di quello che per Pitagora è stata la fusione tra uomo e numeri. Nel manuale veniva spiegato il modo in cui Pitagora scopri i rapporti numerici tra i suoni ( vedi dispensa). Pitagora scoprì l’intervallo di 8ava espresso dal rapporto 2/1 dal quale vennero fuori dopo il rapporto SESQUIALTERA 3/2 che significa tutto più mezzo che rappresenta una 5; ed il rapporto SESQUITERZO 4/3 che significa tutto più un terzo e che rappresenta una 4. Si scoprì così che il rapporto fra i suoni possono essere definiti dai numeri, attraverso quindi gli intervalli di 4, 5, 8. Successivamente, dopo aver verificato questi rapporti con i pesi dei martelli e con le corde, passo a sperimentarli sul MONOCORDO. I tre intervalli fondamentali della musica Greca sono 4, 5, 8, dove l’8 è l’unione delle due precedenti.

6 8 9 12 2/1 DOPPI 3/2 SESQUIALTERO (tutto + qualcosa) cioè il numero minore è contenuto nel maggiore, tutto più qualcosa 4/3 SESQUITERZO (tutto + 1/3) 9/8 SEQUIOTTAVO (tutto + 1/8) Filolao, uno dei pitagorici più importanti fece questo esempio sui dischi di metallo di dimensione diversa. Un rapporto può essere diviso in tre piedi.

9 = Medio aritmetico ( medio che differisce da due valori, minore e maggiore, della stessa quantità) 8 = Medio armonico ( separa il rapporto in base alla medesima frazione)

�������������

4

Il cubo racchiude le 3 proprietà che rappresentano la modalità armonica : 6 facce; 8 angoli; 12 spigoli.

VALORE DEI NUMERI 1 = ORIGINE ; 2 = DIVISIBILE, FINITO ; 3 = INDIVISIBILE, INFINITO ;

4 = RACCHIUDE TUTTI I NUMERI PRECEDENTI

Questi sono i numeri che formano la SACRA TETRACTIS, cioè il triangolo

NOME GRECO DEGLI INTERVALLI

8 OTTAVA DIAPASON (Intervallo che copre tutti i suoni) 5 QUINTA DIAPENTE (Intervallo che copre 5 suoni ) 4 QUARTA DIATESSARON (Intervallo che copre 4 suoni ) 3 M TERZA MAJOR DITONO 3 m TERZA MINOR SEMIDITONO Queste espressioni verranno usate anche per la musica Latina Per i greci non esisteva il valore 0, quindi l’ 1 era il numero originale, il 2 era il numero divisibile, il 3 il numero indivisibile, infinito e il 4 era il numero perfetto. 9 ed 8 sono importantissimi perché dividono l’ottava in 4 + 5 e 5 +4 e sono de MEDI, il 9 è detto MEDIO ARITMETICO, mentre l’ 8 è il MEDIO ARMONICO, perché divide uno spazio in base alla medesima frazione (6 4 8 4 12). Questa concezione numerica viene ripresa più tardi da PLATONE nel suo libro TIMEO. La forma in cui si esprime Platone è il dialogo e, la parte principale dei suoi dialoghi hanno come esponente principale SOCRATES. Uno dei dialoghi più importanti è appunto TIMEO, dove si parla dell’Universo, come è stato creato e cos’è. Secondo Platone, il creatore da tutto ha preso una parte e da ogni parte prendeva sempre una parte più piccola per riempire gli spazi. L’Universo sarebbe basato sulle proporzioni sonore. Il dialogo è tenuto da due interlocutori diversi : DEMIURGO crea l’universo con degli intervalli colmando le distanze tra loro con dei medi armonici (8) e medi aritmetici (9) ciò da luogo che l’Universo è un grande edificio o meglio uno STRUMENTO MUSICALE. << …La musica rappresenta l’armonia divina in movimenti mortali.>> PLATONE,Timeo. Da questo deriva la teoria della MUSICA DELLE SFERE, musica sei corpi celesti. Un altro dialogo molto importante e LA REPUBLICA, il cui tema principale è qual è il perfetto modo di vivere tra gli uomini. All’ inizio c’è l’ Aristocrazia, 3 livelli: filosofi, guardiani e lavoratori. Per Platone il bene coincide con il bello, infatti Ginnastica e Musica, insegnano il bene al giovane attraverso l’esaltazione del bello. L’Armonia musicale insegna l’armonia della mente

�������������

5

L’Armonia della ginnastica insegna l’armonia del corpo.

ARISTOSSENO DI TARANTO Di formazione pitagorica, iniziò però gli studi e la sua formazione nella scuola di Aristotele, trascurando l’ambiente mitologico e dedicandosi a quello scientifico e filosofico. Di grande importanza furono i due elementi sistematici: IL MELOS E IL RITMO.

TEORIA DEL RITMO

PLATONE “ Ritmo è ordine nel movimento” Metro = successione delimitata di pulsazioni che si ripetono. I Greci avevano una concezione di Metro e Ritmo diversa dalla nostra. Il Metro per i Greci non è qualcosa che si divide ma qualcosa che si somma. Alla base del Metro ci sta una misura, IL PIEDE, che deriva dalla danza.

Il PIEDE a sua volta è costituito da due lunghezze fondamentali: LUNGO ;

BREVE , dove una lunga equivale e due brevi. 6 piedi fondamentali per capire il fenomeno musica:

TROCHEO deriva da Trocajos,di corsa pulsazione trocheica

GIAMBO pulsazione giambica

DATTILO pulsazione dattilica

ANAPESTO pulsazione anapestica

SPONDEO pulsazione spondeistica

PIRRICHIO pulsazione pirrichistica Questi piedi combinati tra loro danno vita al METRO. Il TROCHEO e IL GIAMBO sono DIMETRI o meglio DOPODIE ( due piedi) Es. 8 trochei = 4 dipodie. Questo si chiama TETRAMETRO.

�������������

6

PARAMETREO DELLE ALTEZZE O ASPETTO DEL MELOS I Greci partivano dall’intervallo di 4, dal tetracordo ( 4 note ) dove le 2 note estreme sono fisse e formano un intervallo di 4 giusta, mentre quelle interne variano creando diversi intervalli. I Greci usavano scale ascendenti e tre diversi GENERI: DIATONICO, CROMATICO, ENARMONICO. DIATONICO CROMATICO ENARMONICO L’Enarmonico è il genere più antico, quello predominante nella musica greca era invece quello Diatonico. Da questi 3 generi vengono fuori i modi o le specie, che vengono chiamate in diverso modo a seconda della zona in cui erano utilizzate, abbiamo infatti i modi: DORICO, FRIGIO, LIDIO. DORICA FRIGIA LIDIA Questi, combinati tra loro danno vita all’ARMONIA, cioè la combinazione di cose diverse tra loro. Armonia congiunta = 1 nota in comune; Armonia disgiunta = note separate. ARMONIA CONGIUNTA (7note) ARMONIA DISGIUNTA (8 note) La combinazione tra Tetracordi può avvenire solo tra 2 specie o modi uguali.

�������������

7

La combinazione tra 2 armonie da vita al sistema TELEJON. Il sistema TELEJON può essere di due modi differenti: MAGGIORE e MINORE.

SISTEMA TELEJON MAGGIORE Esso si viene a formare dalla combinazione di due armonie congiunte ma tra laro disgiunte. Le note poste agli estremi formano un intervallo di 4 giusta.

SISTEMA TELEJON MINORE

Si viene a formare tra l’unione di un tetracordo congiunto + un altro tetracordo congiunto, in più con l’alterazione del SI che diventa Sib. La particolarità di questo sistema è l’utilizzo del Sib per ottenere l’intervallo di un tono e per ottenere la combinazione delle stessa specie.

Per i Greci, la musica aveva un effetto straordinario, non incideva solo sulle cose animate come l’uomo, animali, ma anche sugli oggetti inanimati. Di tutta la musica greca ci è giunta solo una manciata di note, frammenti di questa musica sono : - il più antico risale al 3° sec. A.C. ed è un breve frammento del primo STASIMO dall’ORESTE DI EURIPIDE, giuntoci con un papiro.Per STASIMO, si intende l’intervento del coro per separare una tragedia da un’altra.

- Le maggiori testimonianze ci sono giunte quando le musiche venivano incise sulle pietre: di queste ricordiamo i due frammenti di INNI DELFICI, dedicati ad Apollo, a Delfi, dove c’era il suo oracolo, risalgono al 120 A.C.

�������������

8

Il trattato di Alipio spiega i segni musicali posti sopra le parole. - Un altro frammento è l’EPITAFFIO di SICINO, 1 sec. D.C., poesia fatta in

morte di qualcuno.

“L’IMMAGINE DEI NANI SU I GIGANTI” Fu Bertrand de Chartres il primo a parlare di quest’immagine, dicendo che noi cristiani, civiltà appartenenti alla religione cattolica, siamo dei nani rispetto alle civiltà Greco-Romane, ma noi in più abbiamo la rivelazione di Cristo e per questo andiamo sulle loro spalle e abbiamo una vista migliore sulle cose.

LA CIVILTA’ GRECA

5 FORME PRINCIPALI DELLA POESIA GRECA

- EPICA Forma di poesia che narra poemi di Dei ed eroi scritti fino al 7° sec

A.C. ( ILLIADE ed ODISSEA) - LIRICA Forma di poesia cantata, accompagnata dalla Lira, il cui carattere

principale è un racconto da parte di un poeta di se stesso ( SAFFO ) ribaltando le idee della poesia Epica. 6-7 sec. A.C.

- DRAMMATICA ( V sec A.C.), a sue volta divisa in: - TRAGEDIA racconto di un’importante conflitto in cui è portatore il

protagonista nella storia raccontata es.(Agamemmone, Re di Micenea) - COMMEDIA ci sono dei caratteri che interagiscono tra loro e anziché far

piangere, fanno ridere. Infatti ci sono attori esasperati, saccagi, stupidi ecc. es.(ARISTOFANE)

- DRAMMA SATIRESCO dal dramma satiresco è uscito fuori il dramma pastorale.

ECTILO, SOFOCLE, EURIPIDE, sono i più importanti poeti del V sec A.C. DEUX EX MACHINA = Dio che viene fuori da una macchina, cioè quando le cose sembrano non avere più una salvezza, esce fuori il Dio che risolve tutto.

�������������

9

MUSICA COME SCIENZA Il Romanticismo ha sbaragliato l’idea di musica come scienza che fino ad allora aveva accompagnato il nome della musica. Nel Medioevo si distinguevano: ARTI MECCANICHE: fatica fisica (es. metallurgia) ARTI LIBERALI: attività della mente,libere dalla schiavitù, dalla fatica fisica. Queste sono 7 e si dividono in: (+) QUADRIVIUM ARTI DEL NUMERO ARITMETICA – GEOMETRIA (Arti statiche) MUSICA – ASTRONOMIA (Arti dinamiche) ( ) TRIVIUM ARTI DELLA PAROLA GRAMMATICA ( Combinazioni di parole) RETORICA ( Composizione i parole) DIALETTICA (Filosofia)

CICERONE VARPONE

CENSORINO = “De die natali” SANT AGOSTINO = “De musica”musica come ritmo legata alla poesia

MUSICA EST SCIENTIA BENE MODULANDI

La musica è la scienza di modulare bene, modulare significa articolare bene il suono. L’impero romano finisce con Romolo Augusto. Severino Boezio, appartiene ad una delle più importanti e ricche famiglie romane, scrive una serie di Istitutiones che parlano del TRIVIUM e QUADRIVIUM. La musica che fa parte del Quadrivium viene inserita nel suo libro:“DE ISTITUTIONES MUSICA”, dove le teorie musicale vengono da lui tradotte anche in latino rendendo possibile la conoscenza a più persone.Boezio per più di mille anni è stato il teorico d’eccellenza.Si scaglia contro Aristosseno e appoggia invece Pitagora.Proprio lui è il primo a parlare del QUADRIVIUM (arti del numero). I libri che fa, sono adattamenti e traduzioni dei greci. Nelle sue opere si ispira a NICOMACO, EUCLIDE, TOLOMEO. Nel anno ‘529 l’imperatore GIUSTINIANO chiude l’ultima grande scuola filosofica platoniana, simbolicamente è questa la fine della cultura antica.

�������������

10

Nello stesso anno Benedetto fonda il primo convento, nasceva così la cultura monastica, importante anche per la musica. Boezio nel libro “De Istitutione musica”, facendo riferimento alle idee pitagoriche dice che ci sono solo tre tipi di musica: MUSICA MONDANA, musica celeste dei pianeti e delle sfere; MUSICA HUMANA, armonia fra corpo e anima, armonia fra arti e corpo; MUSICA ISTRUMENTALIS, è la musica più vicino alla nostra idea di musica. Musica prodotta da strumenti, naturali (canto) o fisici (lira ecc.). TERMINOLOGIA : MUSICUS = colui che conosce la musica attraverso le leggi che la governano CANTO o FANASCUS = colui che fa la musica ILLE QUI FINGIT CARMINA = colui che inventa i canti, il compositore. Rappresenta la via di mezzo tra il Musicus e il Canto. Nel Medioevo esistevano due stagioni musicali: MONODIA = (1 canto), non è ancora musica con sovrapposizioni di suoni, ma solo un canto, una melodia ad una sola voce. POLIFONIA = (Più canti), molti suoni, sovrapposizioni di più linee melodiche su quella base.

�������������

11

CULTURA DELLA MONODIA

Per la maggior parte è Cristiana. Rappresenta un canto ad una sola voce, senza accompagnamento, praticato sino al Medioevo a partire dal XVII sec. In senso più specifico e da un punto di vista storico, indica invece un tipo particolare di canto a voce sola sostenuto dal basso continuo strumentale. Il Cristianesimo nasce da un insieme di consuetudini, e una tra queste è l’uso del canto ei salmi durante le funzioni religiose. Abbiamo uno scritto di TERTULLIANO, uno dei padri della chiesa, che si chiama “De Anima”, sull’anima II sec., dove spiega come avvenivano le funzioni religiose cristiane.

MONODIA MEDIOEVALE Il periodo viene segnato dal tramonto dell’impero Romano e l’inizio del Medioevo, fatto che segna anche il nuovo rapporto tra la musica e la parola. La musica è la più alta forma di preghiera ma al tempo stesso essa è fonte di distrazione. ISIDORO D i SIVIGLIA, nel libro “ETYMOLOGIE” (VII sec) scriveva : << Nisi enim ab homine memoria teneantur, soni pereunt, quia scribi non possunt >>, Se non fosse per gli uomini, la musica morirebbe, poiché non può essere scritta. Con queste parole l’autore mette in risalto il ruolo dell’uomo, attraverso cui, grazie all’uso della sua memoria, riusciamo ad ascoltare musiche antiche anche dopo aver trascorso molti anni, musiche che altrimenti sarebbero state dimenticate e perse. In questo periodo si forma la SCHOLA CANTORUM, frequentata da ragazzi fino ai 9 – 10 anni. Gli insegnanti venivano chiamati Paraphonisti, perché cantavano più volte delle melodie fin quando gli allievi non imparavano a memoria. Questo strano ma redditizio metodo era l’unico che permetteva di riportare le musiche nelle generazioni successive, perché come sappiamo non esistevano ancora nessun libro di musica. Con l’unificazione dell’impero Romano sotto Carlo, abbiamo un importante cambiamento. Siamo nella seconda metà del 9 secolo, periodo in cui si comincia a scrivere la musica, usando dei neumi sulle parole, neumi che nella lingua scritta sono gli accenti, che per i primi tempi venivano usati solamente da chi ne aveva le conoscenze. I primi e fondamentali neumi erano : IL PUNCTUM LA VIRGA IL PES LA CLIVIS

�������������

12

Questa veniva chiamata notazione in CAMPO APERTO o notazione ADIASTEMATICA. La parola Adiastematica significa senza intervalli. Questo tipo di notazione prevedeva l’uso in un primo tempo di una sola linea sulla quale venivano inserite le note, successivamente si passo da una a due linee, assegnando ad una il colore rosso che stava ad indicare il FA, ed all’altra il colore verde o giallo per indicare il DO. Questa notazione andò sempre più modificandosi fino alla cultura gregoriana dove le linee diventano 4 con il TETRAGRAMMA, o addirittura sei con l’ESACORDO di Guido D’arezzo. EVOLUZIONE DI ALCUNE CHIAVI MUSICALI : CHIAVE DI DO = CHIAVE DI BASSO = CHIAVE DI VIOLINO =

LA SALMODIA Canto dei salmi, sta nel cuore della pratica cristiana, essi sono delle poesie in prosa contenuti nel vecchio testamento. Dalle tradizioni Ebraiche dei salmi nella liturgia, il cristianesimo riceve tre forme di Salmodia: DIRETTA, il canto interno, dall’inizio alla fine di un salmo. RESPONSORIALE, dialettica tra celebrante e coro che risponde con un ritornello, che oggi è parlato. ANTIFONALE, soprattutto usata nelle comunità monastiche, i monaci che cantano insieme e si dividono in due sezioni: da una parte il coro canta un versetto, dall’altra un secondo coro canta un altro versetto. Questo avveniva anche con più di due formazioni corali. RESPONSORIALE E ANTIFONALE, assumevano un carattere molto diverso con una struttura : ANTIFONIA – VERSETTI DI SALMO – ANTIFONIA . In questo modo diventa un canto così chiamato “a cornice”, si apre con una sequenza e si chiude con la stessa sequenza. La musica è tempo strutturato ad esiste nella dimensione dello spazio che è importante. Alcuni tra i più importanti salmi sono stati composti da Re David. Il canto dei salmi per i cristiani è importante perché rappresenta l’esaltazione della parola e se le parole sono divine e il canto esaltato, diventa il modo più idoneo per pregare.

�������������

13

La trattazione migliore del passaggio da “parola” a “canto” è quella del monaco FERRETTI nella sua opera “Estetica Gregoriana”, all’interno di una parola c’è un accento principale, tonico ed è il momento in cui la voce si eleva. Nel greco arcaico, c’erano sillabe lunghe e brevi, ritmica, nel nostro ci sono sillabe uguali.Questo è il grande segreto delle Muse, è una lingua QUANTITATIVA, ritmo, mentre la nostra è una lingua ACCENTUATIVA. MESSA = INTRODUZIONE – RITO DELLA PAROLA – RITO DEL SACRIFICIO - LITURGIA DELLE ORE o UFFICIO MONASTICO

GUIDO D’AREZZO XI sec.

teorico della musica, italiano (Arezzo 992 circa - convento camaldolese di Fonte Avellana, Pesaro e Urbino, 1050 circa). Fu monaco dell'abbazia di Pomposa, presso Ferrara, dove iniziò gli studi di teoria musicale, ma le innovazioni didattiche gli valsero l'ostilità dei confratelli; si stabilì allora ad Arezzo (1023 circa), ove insegnò nella scuola di canto della cattedrale. Benché non sia stato il primo a servirsi di linee nella notazione musicale, è tradizionalmente considerato l'inventore del sistema moderno del rigo, con note poste sulle linee e negli spazi. A lui si deve anche l'invenzione di un sistema mnemonico per aiutare l'esatta intonazione dei gradi della scala l’ESACORDO, basato sulle prime sillabe dell'inno a san Giovanni Battista che recitava: Ut queant laxis Re-sonare fibris Mi-ra gestorum Fa-muli tuorum, Sol-ve polluti La-bii reatum, S-ancte I- ohannes. Dove il SI, viene tratto dall’ultimo emistichio nel XVI secolo e il DO sostituì il nome UT proprio nei paesi Latini. L’Inno come si può vedere inizia ogni emistichio su una nota progressivamente ascendente di un esacordo. Egli espose tali innovazioni nella Epistola ad Michaelem de ignoto cantu e nel Prologus in Antiphonarium. Tale sistema è alla base della teoria della solmisazione. Il suo trattato Micrologus, due capitoli del quale interessano la polifonia, fu il trattato più diffuso fino al XIV sec. Certamente sue sono anche le Regulae rhytmicae mentre altri trattati, già a lui attribuiti, sono definitivamente giudicati apocrifi.

�������������

14

ESACORDO DI GUIDO D’AREZZO

Alla successione si aggiunsero il Sib e il Si facendo riferimento al sistema TELEJON minore e maggiore della musica greca. Il SOL basso detto anche “GAMMA” è la nota d’origine della musica medievale Guido D’Arezzo analizzò il fatto che ogni semitono si trova in mezzo ad una coppia di toni, ciò lo spinse a studiare la teologia dell’ESAGONO. TERMINOLOGIA: EMISTICHIO = mezzo verso DISTICHIO = coppia di versi Guido D’Arezzo diede un nome ad ogni nota per identificarle, prendendo come spunto l’INNO a S. GIOVANNI assegnando le sillabe UT RE MI FA SOL LA all’esacordo, dove UT sta per DO. Passiamo distinguere tre tipi di ESACORDO : NATURALE : quando parte da DO ; MOLLE : quando parte da FA ; DURO : quando parte da SOL . Già nel medioevo, MI – FA significava semitono.

�������������

15

Prassi di Salmificazione: quando c’è un passaggio da un esacordo naturale ad uno duro, il passaggio è tra SOL E MI . Nel libro “MICROLOGUS” Guido D. trattò già alcuni temi che portarono poi alla Teoria Musicale .

IL CANTO GREGORIANO Col crollo dell’impero Romano, l’aspetto sociale veniva mantenuto dalla chiesa, anche se ogni disgregazione si andava a creare le proprie culture, rimanendo legate al santo protettore, il cui culto sta alla base di numerosi aspetti, come ad esempio il canto. I Barbari, che disgregarono l’impero Romano, assunsero il cristianesimo e inoltre acquisirono diverse tradizioni. Ecco come si presentavano l’Europa e L’Africa settentrionale per quanto riguarda il canto:

EUROPA

- ROMANO o ROMANO ANTICO

- IL CANTO GALLICANO (Francia) - IL CANTO AMBROSIANO (Milanese), dal vescovo Franco Ambrogio

- IL CANTO BENEVENTIANO (Calabrese), il quale ebbe grande influenza sulla liturgia.

AFRICA SETTENTRIONALE

- CANTO SIRIACO

- CANTO COPCO (Egitto)

Nel VII sec gli Arabi si riunirono in un unico grande popolo e minacciarono l’impero Romano d’Oriente, conquistarono l’Africa ed entrarono in Spagna, dove rimarrà il CANTO MOZARABICO. Furono poi fermati sui Pirenei dai Galli di Carlo Martello. Il figlio, detto Titino, acquistò grane importanza e suo figlio Carlo divenne poi il grande Carlo Magno, incoronato imperatore nel 1800, il quale riconquisterà una consistente parte dell’impero Romano con il Sacro Romano Impero. Per tenere unito l’impero, Carlo, rese comuni le liturgie e i canti romano-antichi. Proprio dall’unione di questi canti con i CANTI GALLICANI, ne venne fuori il CANTO GREGORIANO, canto liturgico della Chiesa cattolica romana, di stile monodico e in ritmo libero, il cui nome deriva da papa Gregorio Magno, papa dal 590 al 604, grande riformatore il quale provvide alla raccolta e alla sistemazione completa delle melodie già esistenti e di quelle volute dalla riforma liturgica da lui operata.

�������������

16

Carlo volle che questo canto venisse diffuso in tutto il mondo e soprattutto nel suo impero, facendolo chiamare appunto Canto Gregoriano per un principio di AUCTURITAS e per non creare un’opposizione contro i canti. Dandogli questo nome così importante, la gente fu più sollecite a praticarlo. Si disse che Gregorio sia stato illuminato dallo Spirito Santo e ciò rendeva il canto in opponibile. Il Canto Gregoriano dal nono secolo in poi perse vigore perché nasceva la Polifonia. Vi fu in seguito un movimento cristiano che tentò di riportare e ricostruire la paleografia gregoriana, era il CECINIANO, dal nome di Santa Cecilia, protettrice dei musicisti. Un altro movimento avente il medesimo scopo si sviluppò alla fine del XVIII sec, era il SOLESMES, che utilizzava la notazione Adiastematica o in campo aperto. Una caratteristica fondamentale del canto gregoriano è che non ci sono durate diverse, ogni grandezza ha la stessa durata.

SCRITTURA GREGORIANA I greci conoscevano una notazione musicale che era alfabetica, con le lettere latine.Però questa notazione non era pensata per scrivere la musica ma solo a scopo teorico. Nei primi anni del ottavo secolo della vita del Canto Gregoriano, non c’era la necessità di scrivere la musica, essa si imparava tramite l’ascolto e la memoria. Ma quando i vari repertori vengono compressi in un unico organismo, il canto GALLICANO E ROMANO ANTICO, questo nuovo repertorio era così vasto da non poter essere completamente imparato a memoria, così nella seconda metà del IX secolo, a supporto della memoria vi sono i primi codici musicali scritti. E’ una notazione questa che oggi chiamiamo ADIASTEMATICA, cioè note poste sopra le parole, la melodia sale e scende. Questi codici avevano un’estrema precisione nella scrittura che non potevano essere dall’oggi al domani, quindi questo fa pensare che la scrittura veniva praticata circa un un secolo prima. La notazione ADIASTEMATICA si presenta con una sola riga a secco, che indicava la posizione dei semitoni del DO e del FA. Da una riga si passò a due quando il canto aveva un’estensione superiore a una sesta, e vennero dati due colori alle note. Nel XI secolo vengono aggiunte altre due righe in mezzo alle precedenti andando a formare il TETRAGRAMMA. Su di queste righe si andavano a posizionare i NEUMI LINEARI che in seguito divennero NEUMI QUADRATI e diventarono gruppi di due o tre note. Diventa così una scrittura DIASTEMATICA con la conquista del fenomeno dell’ALTEZZA, al quale seguiranno poi quello della DURATA e del TIMBRO, che sono poi i fondamentali della musica.

ASPETTO SISTEMATICO GREGORIANO La nota più grave non è più il LA ma diventa SOL e si chiama GAMMA. Da questa si sale due ottave più una quinta. All’interno del sistema del Canto Gregoriano c’è il sistema della MODALITA’. Il Canto Gregoriano è una lettura intonata di una poesia.

�������������

17

LA MODALITA’ Quando si parla di Tonalità. Si parla di un sistema evolutosi dal 1700 fino al 1900. “Tonalità funzionale” è un sistema dove all’interno di una scala ci sono alcuni gradi fondamentali: 1 – 4 – 5 – 8, chiamati TONICA, SOTTODOMINANTE, DOMINANTE e OTTAVA. La MODALITA’ è un organizzazione scalare con dei gradi che hanno più importanza rispetto ad altri, con diversi modi, varie organizzazioni scalari sulle quali si vengono a formare le melodie.

TRE CARATTERISTICHE DELLA MUSICA GREGORIANA

INTONAZIONE – RECITAZIONE – CADENZA

(REPERCUSSIO – CORDA DI RECITA – FINALE) Nella storia della modalità gregoriana, ci sono due diversi aspetti: ARCAICO e MATURO. La modalità Arcaica è una prassi dei primi 6 secoli della vita cristiana, basata su una corda d’intonazione di tre modi differenti:

- partendo da una nota si intona MI un tono sopra e un semitono sotto - partendo da una nota si intona RE un tono sopra e un tono sotto - partendo da una nota si intona DO un semitono sopra e un tono sotto

La parte più importante è la RECITAZIONE, dove la nota viene recitata e quindi prende il nome di Corda di Recita. La FINALE o CADENZA è un passaggio che in questa fase della musica ha solo il ruolo di CONCLUSIONE. L’intervento teorico noterà in seguito che avendo una FINALE possiamo avere due modi di intonare: uno movendoci nell’ottava superiore alla finale, chiameremo questa modo AUTENTICO, l’altro movendoci dalla FINALE una quarta e una quinta sotto, chiameremo questo modo PLAGALE. Verso l’VIII – IX secolo, la FINALE e il REPERCUSSIO diventano più importanti, allo stesso modo della Corda di Recita.

4 POSSIBILI FINALI

Queste sono le 4 possibili finali che sdoppiandosi formano 8 modi, di cui 4 AUTENTICI ( 5° + 4°) e 4 PLAGALI (4° + 5°). (DIMENSIONE FORMALE).

�������������

18

Ognuno degli otto modi è caratterizzato dalla Finale e dalla Corda di Recita. Il Repercussio nel modo Autentico si trova ad un intervallo di 5° sopra, in quello Plagale una 3° sotto. La Corda di Recita LA ha la terza minore MI, mentre nel modo Plagale divenda DO anziché SI. Finale RE:

Finale MI:

Finale FA:

Finale SOL:

�������������

19

(REPERCUSSIO – CORDA DI RECITA – FINALE)

Per quanto riguarda il canto, hanno molta importanza gli accenti che vengono dati alle sillabe, possiamo fare riferimento all’accenno che fece FERRETTI nella parola latina MULIERIBUS, dove sulla E vi è un accento che fa elevare la voce per poi ricadere. Esistono però anche degli accenni secondari.

Ferretti spiega anche come poter passare da un accento di parola ad uno di frase, es. àve Marìa. Troviamo tre diversi tipi di canto: SILLABICO = una nota e una sillaba SEMISILABICO/NEUMATICO/SEMIMENSISMATICO = passi sillabici alternati a passi melismatici. MELISMATICO = quando su una sillaba ci sono tante note.

FENOMENO DEI TROPI E SEQUENZE Un monaco tedesco, NOTKER detto BALBULUS, balbuzzionte, racconta che un giono al suo monastero di San Gallo si presentò un monaco che stava scappando del suo monastero di Jumièges, distrutto da un incendio. Tra gli oggetti che portava con se c’era un libro di canti che mostro a Notker, il quale notò che nei canti dell’Alleluia c’erano segni diversi da quelli fino ad allora conosciuti. Notò che c’erano molte parole sotto le note. Capì allora cosa fossero le SEQUENZE, interventi, parole aggiunte ai canti dell’Alleluia, e inoltre capì cosa fossero i TROPI, cioè degli interventi analoghi però su canti già conosciuti.

N° FINALE REPERCUSSIO MODI

1° RE LA DORICO PROTUS

2° RE FA IPODORICO

3° MI DO FRIGIO DEUTERUS

4° MI LA IPOFRIGIO

5° FA DO LIDIO TRITUS

6° FA LA IPOLIDIO

7° SOL RE MISOLIDIO TRETARDUS

8° SOL DO IPOMISOLIDIO

�������������

20

LA POLIFONIA Dalla MELODIA, canto ad una sola linea melodica, si arrivò a quella che noi aggi chiamiamo POLIFONIA, cioè un canto con più linee melodiche diverse tra loro e una sovrapposta all’altra. I primi documenti e le prime testimonianze della Polifonia li abbiamo intorno al IX secolo, attraverso un libro chiamato “MUSICA ENCHIRIADIS”, manuale di musica dove nella sua seconda parte, presenta per la prima volta l’ORGANUM, una costruzione vocale che presenta una VOX PRINCIPALIS alla quale viene sottoposta una VOX ORGANALIS ad una distanza di 4° perché è un intervallo perfetto. L’ORGANUM viene anche detto PARALLELO perché la due voci si muovono in maniera parallela. L’ORGANUM viene anche detta MELISMATICO quando la voce che viene aggiunta si colloca una 4° sopra e quella già esistente fa da Bordone, cioè da accompagnamento. Uno d ei maggiori rappresentanti di questo tipo di Organum è Leonino. Il libro portava la musica scritta con una nuova notazione, NOTAZIONE DASIANA, che una notazione vocale.

MI NUS RE MI

DO DO SI LA

La Polifonia è una pratica già esistente prima di “MUSICA ENCHIRIADIS” solo che non veniva praticata in molte zone. I primi veri e propri repertori polifonici appaiono nel libro “TROPARIO” di WINCHESTER ma era scritto in notazione SEMIADIASTEMATICA. La Polifonia è musica raffinata che per esistere ha bisogno di gente che la riesce a fare in modo adeguato, di gente a cui piace sentirla apprezzarla e soprattutto necessita di luogo giusto dove potersi svolgere, luoghi ecclesiastici o ambienti cittadini acculturati, ambienti scolastici, università. La Polifonia si sviluppa anche in città di pellegrinaggio, tra le più importanti ricordiamo: Roma, Santiago de Compostela, Loreto, Parigi. Il primo e più importante centro di cultura polifonica resta comunque Parigi, dove tra il XII e il XIII sec matura una stagione culturale e musicale detta ARS (ANTIQUA o VETUS), dove spicca la chiesa gotica di Notre-Dame situata sull’ILE de la Citè. Lo stile gotico stà a simboleggiare la proiezione verso l’alto delle cose, così come le punte dei campanili con la cima appuntata, anche la musica Polifonica voleva innalzarsi e rivolgersi verso l’alto. Una differenza tra il mondo Medievale e il nostro stà nel fatto che noi abbiamo una superfatuazione dell’individuo mentre in passato era l’opposto, non vi era mai fuori un nome, l’importanza individuale era di secondo piano, mentre a venire fuori erano le associazioni a l’anonimato. Questo fino alla fine del Medioevo dove iniziano a

�������������

21

venire fuori i primi nomi di compositori. Questo accade anche per quanto riguarda la Polifonia, perché essa diventa una composizione complessa dove l’improvvisazione non basta più ma diventa necessaria un simbolo, un membro capace di gestire e regolare l’insieme, a sorreggere l’opera e comandarla, il COMPOSITORE. Le notizie dei primi Compositori li abbiamo dal libro “ANONIMO IV (XIVsec)” questo era il nome che veniva assegnato per il fatto che molte notizie non avevano il nome di colui che le scriveva, allora veniva assegnato il nome Anonimo ed un numero progressivo. L’ANONIMO IV. Alla fine del ‘700 Gerbert raccoglie un fascicolo di musica intitolata “Scriptores de musica sacra potissimus”. Il secolo dopo, nell’800 un francese, Coussemaker, completa la raccolta che Gerbert non riuscì a finire.Coussemaker raccolse alcuni trattati Anonimi e decide di numerarli, tra questi troviamo appunto l’Anonimo IV, in cui l’autore scrive ed eloggia la situazione musicale parigina nominando alcuni dei più importanti compositori chi ivi si trovano, il più antico era LEONINUS e il più recente PEROTINUS. Le musiche di LEONINUS e PEROTINUS sono Organam, e la differenza sta nel fatto che quelle di LEUNINUS sono scritte a due sole voci e vengono chiamate DUPLUM, mentre quelle di PEROTINUS sono scritte a tre e quattro voci e vengono chiamate TRIPLUM e QUADRUPLUM. La voce guida viene chiamata non più VOX ORGANALIS ma da adesso prende il nome di TENOR e le voci aggiunte si vanno a sovrapporre ad essa che rimane il tappeto, la base della melodia, l’accompagnamento, a differenza di come accadeva prima. Gli ORGANAM (plurale di Organum) vengono detti MELISMATICI: VI DE RUNT _ O _ _ _ _ _ _ MNES Melismatico significa trovare più note su una stessa sillaba, in tal modo il brano viene spezzato e una voce rimane più a lungo su una stessa sillaba tenendo le note lunghe e facendo uso anche di MELISMI, una specie di vocalismi. A questa voce si va a sovrapporre l’altra che canta il resto della melodia. Quando al TENOR si va ad aggiungere il DUPLUM si viene a formare la CLAUSULA I--------I I---------I, cioè un intreccio tra la voce di sostegno a quella principale. La Polifonia viene utilizzata in alcuni punti del canto, non in tutto, infatti alla Polifonia risponde l’Antifonia attraverso un canto.

�������������

22

Grazie alla musica gregoriana abbiamo il CONCORDIA DISCORS, cioè concordare le dissonanze. IL CHIASMO (X) = A B X B A Ciò significa che quando la voce A canta una melodia B, la voce B canta la melodia A e viceversa. Nella notazione Adiastematica o in campo aperto, troviamo i parametri della fraseggica, agogica e dinamica, mentre nella notazione Semiadestematica troviamo il parametro dell’altezza. La Polifonia introduce il parametro della durata, soprattutto nelle opere a quattro voci. Il compositore diventa così l’architetto, costruendo la forma piramidale della composizione polifonica. La Polifonia ci propone tre modi di comporre:

1. PARALLELO A sale, B sale. 2. CONTRARIO A sale, B scende

3. OBLIQUO A sale, B rimane fermo e viceversa

La coppia di voci trattate polifonicamente si chiama BICINIUM ( plurale BICINA)

�������������

23

IL PARAMETRO DELLA DURATA Fino al XIII sec non esisteva l’idea di durata delle note, come infatti abbiamo potuto notare nella musica gregoriana, tutte le note avevano la stessa durata. Dal XIII secolo si comincia ad avere un’idea di durata fino alla vera e propria scoperta della diversa durate che le note possono avere. Prima di arrivare a ciò si è passati da quelli che chiamiamo MODI RITMICI. Questi sono sei e si rifanno ai piedi della musica greca antica con qualche piccola novità:

TROCHEO

GIAMBO

DATTILO

ANAPESTO � � � ������� � ��� ��� �� ���� � ������ � ����� � � � ��� �� �������� ���

SPONDEO � � � ������� � ��� ��� �� ���� � ������ � ����� � � � ��� �� �������� ���

TRIBICO Il passaggio alla vera e propria idiea di durata avviene intorno alla fine del XIII sec, 1280. Proprio intorno a questa data un teorico musicale, FRANCONE DA COLONIA, scrive un trattato intitolato “ARS CANTUS MENSURABILIS”. Da questo momento in poi abbiamo il canto misurato secondo le sequenze ritmiche. Frantone stabilisce un rapporto di ternarietà delle note e per indicare la durata lunga o breve delle note si rifà alla notazione quadrata o per meglio dire al Puntum e alla virga, dove il primo diventa BREVIS e il secondo LONGA . Il loro rapporto è che una Lunga vale tre Brevis. Una musica basata solo su note Lunga o Brevis è ridotta, così si è pensato di introdurre un’altra nota che chiameremo DUPLEX LONGA o MAXIMA che a sua volta sarà l’equivalente di tre Lunga. Una divisiane della Longa in due Brevis era prevista, da questa veniva fuori una divisiane BINARIA detta anche IMPERFETTA ( modus ipmerfectus), al contraria di quella TERNARIA detta PERFETTA (modus perfectus). E’ importante la parola Modus, perché è da qui che deriverà il termine MODULARE.

�������������

24

L’ ARS NOVA Questo è il titolo di un trattato scritto da Philippe De Vitry, musico e compositore del 1332. Con questo termine vuole introdurre delle novità nella teoria e nella pratica musicale. La novità consiste nel tentativo di inglobare la divisione binaria dandogli più dignità, introducendo alla già persenti Longa, Brevis, la SEMIBREVIS e la MINIMA . Il rapporta tra Breve e longa si chiama MODUS; tra Brevis e Semibrevis si chiama TEMPUS; il rapporta tra Semibrevis e Minima si chiama PROLATIO e può essere MAJOR o MINOR mentre Il Modus e Il Tempus possono assumere modi IMPERFETTI e PERFETTI. Philippe De Vitry rappresenta il punto di riferimento di questo movimento teorico. Ma esso non rimane l’unico inerprete di queste teorie, anche in Italia troviamo un musico che, più o meno negli stessi anni scriveva un trattato chiamato “POMERIUM MUSICES”( frutteto di musica), questo musico era Marchetto da Padova, il quale raccolse vari temi sulla musica tra cui quelli sulla notazione BINARIA. Come possiamo vedere, si distinguono due centri principali che portarono delle innovazione teoriche sulla musica: Francia e Italia. I più importanti musici di queste due nazioni sono: Per quanto riguarda la Francia, oltre al già citato Philippe De Vitry, importanti sono stati anche i supporti datici da Guillame De Macheaut, il quale altre ad essere compositore di musica era un poete importante e scriveva testi di musica, tanto da essere considerato il corrispettivo francese del nostro Petrarca.. Mentre in Italia altre a Marchetto da Padova, ci troviamo difronte due stagioni: la prima nella prima metà del ‘300 e vede come protagonista più importante Jacopo Da Bologna, ma la stagione più rilevante è la seconda, verso la fine del ‘300, nel grande scenario fiorentino dove nascono importanti scoperte da parte di Francesco Landini, caposcuola dell’Ars nova fiorentina, noto anche come Francesco Ceco o Degli Organi, anch’esso musico, compositore e poeta. Il ‘300 Italiano prevedeva tre forme musicali: IL MADRIGALE, LA CACCIATA, LA BALLATA. Con l’Ars nova ci addentriamo in una nuova notazione musicale. In quest’epoca, la musica pur rimanendo in parte nel Quadrum, cioè l’arte del numero, inizia il processo di spostamento che la porterà a far parte del Trivium, l’arte della parola.Questo processo sarà compiuto definitivamente nel ‘500. Diventa molto importante adesso il testo di un componimento poetico, perché rappresenta la forma che andrà ad assumere la musica. Qui di seguito troviamo una BALLATA, composta da Francesco Landini ed eseguita a due voci dove possiamo notare la presenza di quattro parti differenti: La RIPRESA, il PIEDE, un secondo PIEDE e la VOLTA:

�������������

25

Ecco la primavera A Che’l cor fa rallegrare B Temp’è da’nnamorare B

E star con lieta cera A

No’ veggiam l’aria e’ l tempo C Che pur chiam’ allegrezza A

In questo vaga tempo C Ogni cosa ha vaghezza D

L’erbe con gran freschezza D E’ fior coprono e’prati E E gli erbosi adornati E Sono in simil manera A

La schema della composizione è ABBAA Dal punto di vista musicale si distinguono nell’opera una parte (A) usata per musicare la RIPRESA, una parte (B) per musicare i PIEDI, un’ultima parte (A) usata per musicare la VOLTA La BALLATA nasce come musica MONODICA ma diventa in seguito POLIFONICA. LA Ballata può assumere diverse forme: PICCOLA = quando la ripresa viene composta da due soli versi; MEZZANA = quando la ripresa viene composta da tre versi; GRANDE = quando la ripresa viene composta da quattro versi.

BALLATA (piccola) di Landini

FENICE FUI ET MI SALVAI

Questa fanciulla, amor, fallami pia A Che m’ha ferito el cor nella tua via A

Tu m’hai fanciulla si d’amor percosso B Che solo in te pensando trovo posa C

El cor di me da me tu hai rimosso B Congli occhi belli e la faccia gioiosa C

Però al servo tuo dhe sìe piatosa C Merciè ti chiedo alla gran pena mia A

�������������

26

La Ballata è un endecasillabo, l’ultima sillaba con accento tonico Si può notare la presenza dell’Emistichio, 2 vesi, 4 frsi. Quando l’accento è sulla sesta sillaba si dice a MAIORE perché divide una parte maggiore da una minore, mentre quando si trova sulla quarta si dice a MINORE. Le voci che eseguono questa Ballata sono tre e rispettivamente: IL CANTUS, IL CONTRATTENOR e IL TENOR.. I 4 gradi: I II IV I I gradi I- II-IV-I formano il giro armonico perfetto. Il MADRIGALE ha una predisposizione polifonica e solitamente viene eseguito a due voci. Si compone da 3 TERZETTI e 1 DISTICHIO per ogni Terzetto. Lo schema di un Madrigale è AAAB Il moto contrario rappresenta il canto di una voce in moto ascendente un’altra discendente. La prima osservazione che ci viene da fare di fronte ad un Madrigale è che ad un verso corrisponde una frase musicale, un’altra osservazione è che l’apertura e la chiusura di una frase sono corrisposti all’esecuzione di Melismi. La CACCIATA è un componimento derivato del Madrigale ed è a tre voci. Ciò che la distingue è la sua caratteristica fondamentale, cioè che la voce grave, il TENOR che sostiene le due voci superiori che si imitano un esecuzione a CANONE alla stessa altezza. Un esempio di CACCIATA-MADRIGALE è l’opera sempre di Landini “DE DIMMI TU” Al Tenor viene contrapposto il CONTRATTENOR. Se il Contrattenor si muove in una regione più acuta si chiama CONTRATTENORALTO, quando invece si muove in una regione più grave si chiama CONTRATTENORBASSO. Aquesti si aggiunge il SUPERIUS. Questi nomi sono importantissimi perché è da loro che derivano nostri termini: SOPRANO = SUPERIUS CONTRALTO = CONTRATTENORALTO CONTRABBASSO E BASSO = CONTRATTENORBASSO TENORE = TENOR.

�������������

27

L’ARS NOVA FRANCESE

Uno dei maggiori esponenti è. Come detto, Guillame De Macheaut, il quale fu il primo a costruire una composizione per messa fatta sull’ORDINARIO, costruendo così quella che si chiama MESSE DE NOTRE-DAME. Un’altra tecnica compositiva di cui è uno dei principali artefici è quella che oggi chiamiamo ISORITMIA.Essa è così costituita:

COLOR (trattamento del parametro dell’altezza)

TàLEA (sequenza ritmica)

Combinando tra loro queste espressioni ne viene fuori:

�������������

28

IL MOTTETTO

Il Mottetto si manifesta nel 1200 da una clausula di voci. Vine definito “pluriprofano” cioè costituito da diversi testi che possono assumere il carattere di profano o spirituale. Nel 1300 il Mottetto subirà dei cambiamenti diventando un componimento di testi prevalentemente sacri. La composizione di questi mottetti è di tipo polifonico, monotestuale e in lingua latina. Non è strofico e prevalentemente ad ispirazione sacra, anche se tuttavia non si escludono mottetti latini ad ispirazione profana. I mottetti rispecchiano quelli che sono i 4 elementi dell’universo: acqua, aria, fuoco, terra, che combinati tra loro danno vita al sistema mondo.Inoltre corrispondono anche ai 4 umori dell’uomo: il sangue che corrisponde al fuoco, la collera che corrisponde all’aria, il flegma che corrisponde all’acqua, la melanconia o melanconia che corrisponde alla terra.Il numero 4 trova anche riferimento nelle quattrovoci della polifonia: superius o soprano, contratenoralto o contralto o altus, tenor o tenore, contratterorbasso o contrabbasso o bassus, ciò consiste nella composizione perfetta della polifonia.

JOSQUIN DESPREZ (1455 – 1521 ca.) Josquin Deprez è tra i compositori più importanti del mondo rinascimentale, considerato alla stessa importanza di Mozart nel classicismo. COSIMO BARTOLI dice di lui che è come Michelangelo nella cultura musicale, nessuno è riuscito ad eguagliarlo. Una tra le sue più importanti composizioni è il mottetto intitolato “Ut Phoebi rabis”. La musica di questo periodo veniva fatto con uno scopo ben preciso, con un obiettivo , mentre quella di Deprez è fatta per la meditazione e per dare un effetto spirituale. Una prima dimensione carettiristica dei suoi mottetti è di essere creati ed eseguiti per sole voci. Una seconda dimensione è che le stesse voci compiono dei movimenti che vanno ad sovrapporsi l’una con l’altra, manifestando dei cori angelici.

�������������

29

MONODIA PROFANA DEL MEDIOEVO

Oltre alla cultura monodica spirituale e polifonica dell’età romano-gregoriana, troviamo nel medioevo la cultura monodica profana. La lingua DOC (hoc) è la lingua provenzale o anche citana e veniva parlata nella zona Sud della Francia. Rappresenta una lingua neolatina che influenzerà tutta la letteratura europea e soprattutto quella italiana. I TROVATORI, sono delle figure che hanno assunto un ruolo molto importante nella storia della musica medievale. Essi erano musici poeti che scrivevano testi letterari uniti ad una melodia, andavano alla ricerca delle parole per poi musicarle. La cultura dei trovatori dura circa deu secoli, dal XI al XII e viene interrotta dalla guerra che ha visto di fronte Francia del Nord e Francia del Sud. Alti esponenti della nostra letteratura come Dante e Petrarca, desumono le loro opere proprio dai trovatori, indicati come inventori del Sonetto, trovando il concetto di rima e forma della poesia. La canzone dei trovatori è formata da una Codas, e la forma più diffusa di Chanzon prevede una struttura metrica AAB, formata quindi da due piedes e una codas. Dalla cultura TROBADORICA, dei trovatori, ci sono giunti circa 40 manoscritti, all’interno dei quali ci sono 2600 testi di cui 210 musicati, cioè solo 1/10. La mancanza della melodia era dovuta al fatto che fino ad allora esisteva la tecnica di tramandare appunto una melodia per via orale, con l’uso della memoria. Uno dei maggiori esponenti della cultura dei trovatori è Bernard de Ventadorm, autore dell’opera “ Quan vei la lauzeta mover”, in cui vi è l’assenza di ritmo, durata e timbro, l’unico parametro percepibile è l’altezza. L’opera di Ventadorm viene rielaborata sia da Renè Clemencic che da Unsable Unicorn. Una caratteristica dei trovatori era quella di presentare il brano evidenziando i motivi e il modo della sua creazione, e spesso questi modi di fare venivano scritti in dei libri come ad esempio il VIDAS e il RAZOS (spiegazione e ragione)

�������������

30

CIVILTA’ DEI FIAMMINGHI ( 1400 – 1600)

La civiltà musicale dei Fiamminghi prende in considerazione compositori provenienti dai Paesi Bassi e dalla Borgogna francese. Ai tempi del Rinascimento venivano anche chiamati “ Oltremontani ”, oltremontana, da non confondere però con i fiamminghi del Belgio. Per varie ragioni in questa zono dell’Europa occidentale si sviluppa una civiltà importantissima, grazie soprattutto al fattore economico e quindi ricchezza. L’arte e la musica venivano messe in risalto. Grande importanza assumevano le cappelle musicali, dove grandi musicisti dedicavano parte del loro tempo in concerti ed esibizioni. All’interno di queste cappelle veniva eseguita musica ad indirizzo spirituale e non solo. Lo caratteristica dei compositori che troviamo all’interno di queste cappelle è che il loro enorme bagaglio artisti e musicale, dovuto ai numerosi viaggi che essi compiono in tutto Europa, soprattutto in Italia, che in quel tempo vedeva la formazione dei Comuni e delle Signorie, che venivano circondate proprio da questi compositori chiamati proprio dai Signori delle casate per suonare. Inoltre questi compositori scrivevano, nell’ambito della cultura sacra, sia messe che mottetti, musiche come detto prima di dimensioni ridotte rispetto alle messe. La tradizione fiamminga si può inquadrare tra gli inizi del 1400 e i primi del 1600.

LA FROTTOLA Dopo la Chanson francais troviamo, all’interno del repertorio rinascimentale cinquecentesco, un altro stile di composizione: LA FROTTOLA, caratterizzata dalla struttura a 4 parti dove alle voci si aggiungono igli strumenti musicali come il liuto e la viola. In questa pratica troviamo la dimensione improvvisativi e oratoria che presuppone un certo sfasamento tra la musica e la poesia. Alla struttura di un sonetto corrisponde una struttura musicale adattabile a diversi tipi di sonetti. I principali esponenti e compositori di frottole sono Cara e Teroncino. Nella fottola incontriamo il ritmo ANACREONTICO, mentre nella Chanson francais era solito sentire il ritmo anapesto. La Frottola quindi si può definire come quella composizione musicale dove la musica viene costruita rispetto ad un metro e non cambia al cambiare dei testi.

�������������

31

IL MADRIGALE

PHILIPE VERDELOT

Dopo il 1520 e il 1530, Firenze diventa il centro dove si assiste ad un cambiamento di stile e di dimensione musicale. Uno dei maggiori protagonisti di questo cambiamento è un musicista francese, Philipe Verdelot, il quale viene a lavorare in Italia, prima a Roma e poi a Venezia come musico di cappella. Nel 1521 si trasferisce a Firenze dove si trova a contatto con una cultura molto vivace. Incontra Niccolò Machiavelli, collaborando per la creazione delle canzoni dell’opera di Machoiavelli “Clizia”, elaborando un nuovo tipo di rapporto tra testo e musica. Nel 1933 verrà pubblicato postumo il suo libro intitolato “Primo libro dei Madrigali a 4 voci”. Questo nuovo metodo di rapportare il testo alla musica prendeva il nome di MADRIGALE, caratterizzato dalla combinazione libera di settenari ed endecasillabi.La musica viene costruita a partire dalla lettura della poesia e non tiene conto solo del metro ma anche di ogni singola strofa. La dimensione strofica sorpassata e la musica si fa in base alle cadenze che possono essere di diverso tipo a seconda della voce che canta: soprano, tenore, contralto, basso. La struttura del Madrigale prevede l’uso di pochi versi, circa 8 o 9, con un DISTICO finale a rima baciata. Nel 1525- 1530 con il termine Madrigale si farà riferimento proprio a questo metodo di composizione musicale. Qui di seguito è riportato un esempio di Madrigale caratterizzato dallo schema AABBCBCDD dove è anche possibile intravedere lo stile della Ballata, con una ripresa, i piedi e la volta. I primi versi possono essere definiti come ESORDIO, la parte centrale viene indiata come NARRATIVA, mentre quella finale rappresenta l’EPILOGO. Nell’ascolto di questo Madrigale si nota come non c’è un verso o una parola messa in musica uguale ad un’altra. (Testo di Dragonetto Bonifazio, musiche di P. Verdelot 1525ca) “Divini occhi sereni”

Divini occhi sereni,

occhi sempre di gratia, e d’amor pieni; Perdonami gli altrocchi, vostro sol è ‘l splendore;

Et se questa parola par che tocchi Al sol il ver honore,

faccia egli chiaro a noi giorno la notte come fate coi.

�������������

32

GIOSEFFO ZARLINO Gioseffo Zarlino rappresenta una tra i più importanti teorici del cinquecento. Autore tra l’altro del libro “Istituzioni Harmoniche”, dove scrive che come nella lingua ci sono le pause rappresentate dal punto, la virgola ecc, anche nella musica si ha l’esigenza di pause che prendono il nome di CADENZA, atti che servono per far terminare le voci. Le voci seguono il loro andamento in base alle cadenze che le caratterizzano. La Cadenza viene quindi definita come la conclusione di una frase che avviene in una consonanza perfetta. Soprano = sale di semitono Contralto = rimane fermo Basso = scende di 5° Tenore = scende di tono I Madrigali prevedono l’uso del BICINIUM, cioè un canto cstituito da soprano e tenoree sta alla base del contrappunto. ( 2 voci ). Mentre per OMOFONICO si intende lo stesso andamento preso dalle voci. Lo specificare l’andamento delle voci sul testo è un procedimento caratteristico del Madrigale, che le musiche di prima non avevano. Il Madrigale è una musica d’uso, un po’ tutti sonna cantare e amano sentire le parole. I primi Madrigali prevedevano delle estensioni brevi, alcuni non superavano la 6° ma nel frattempo prevedevano anche una profonda concezione. Per Madrigale si identifica come data di nascita il 1530, perché è in quell’anno che avvenne la prima stampa della raccolta intitolata “Madrigali”, anche se come sappiamo il Madrigale esisteva già grazie a Verdelot. Un altro compositore di Madrigali era JAQUES ARCADELT di cui sappiamo molto più di Verdelot. Arcadelt viene in Italia e a Firenze dove entra in contatto con i madrigali di Verdelot, pochi anni dopo tornerà in Francia.

�������������

33

Secondo Bartoli, Arcadelt si muove sulle tracce di Verdelot. Il primo libro di madrigali a 4 voci di Arcadelt ebbe un grande successo e fu stampato in molte copie fino all’arrivo del ‘600. Uno dei più importanti madrigali di Arcadelt è “Il bianco e dolce cigno”: (testo di Alfonzo d’Avalos – musiche di Arcadelt)

Il bianco e dolce cigno Cantando more, et io

Piangendo giungo al fin de’l viver mio. Strana e diversa sorte : ch’ei more sconsolato

et io moro beato. Morte che nel morire

M’empie di gioia tutto e di destre. <se nel morir altro dolor non sento di mille morti il dì sarei contento.

Nel madrigale di Arcadelt possiamo notare la presenza dell’Esordio nei primi tre versi, la parte Narrativa fino al penultimo verso e l’Epilogo nel distico finale. Inoltre all’interno del madrigale è presente una cadenza alla fine del sesto verso e l’uso ingenioso e ben curato della figura retorica chiamata “Enjamblement” che consiste nel proseguire un discorso andando a capo. Il Madrigale era soprattutto fatto per essere gustato da chi lo suonava. In questo periodo nelle partiture sono chiari due parametri: LA DURATA E L’ALTEZZA All’inizio del madrigali di Arcadelt si possono distinguere tre voci, mentre poi a loro si va ad aggiungere il basso. Le voci si sovrappongono e si intrecciano emulando la relazione tra il cigno e il poeta, i quali sono simili ma allo stesso tempo diversi.

�������������

34

LA STAMPA DELLA MUSICA Nella metà del XV secolo, Gutemberg inventava la stampa a caratteri mobili. Ci furono dopo alcuni anni i primi tentativi di stampa musicale, con risultati non del tutto soddisfacenti. Per ottenere migliori risultati bisogna aspettare fino all’anno 1501 con Ottaviano Petrucci, il quale trasferendosi dalle Marche a Venezia, inizia la stampa del libro “Harmonice Musices Odhecaton”, utilizzando la tecnica di stampare prima sul foglio i pentagrammi musicali, dopo, le note combinate e in fine le lettere dei testi. Si arrivava quindi a 3 stampe per l’intero spartito. La stampa di Petrucci ci testimonia una cultura fiorita, avanzata di scrittori oltremontani ma che lavoravano in Italia. Oltre al libro sopra citato, Petrucci, dal 1504 al 1511 scrive anche 11 libri di frottole. Poco dopo in Francia ci fu un altro tentativo di stampa musicale, questa volta con Attaignant che elaborò una nuova tecnica più ingeniosa. La tecnica di Attaignant, prevedeva, sull’idea di Gutemberg, di mettere insieme ogni nota con il suo pezzo di pentagramma e cosi lo spartito veniva fuori dalla somma dei pentagrammi. In questa tecnica si trovano però anche lati negativi, come ad esempio il fattore grafico, in quanto lo spartito risultava a volte sfasato. Questo sistema si svilupperà in Italia solo negli anni 1530-1540 e il centro della stampa era Venezia, luogo di maggiore libertà di stampa, che diventerà in breve centro di stampa d’Europa.

LA RETORICA La Retorica prevede 5 parti che sono anche le 5 fasi di come si articola la costruzione di un discorso: INVENTIO = deriva da invenire, trovare le cose da dire DISPOSITIO = mettere in ordine convincente le cose trovate ELOCUTIO = composizione stessa del discorso MEMORIA = essenziale per poter parlare ricordando il discorso senza leggere PRONUNTIATIO = modo di parlare facendo si che sia chiaro il discorso L’ELOCUTIO prevede 5 parti del discorso: ESORDIO = si presenta l’argomento, si dice di cosa si parlerà, si contestualizza quello che verrà dopo. NARRAZIONE = spiegazione del discorso. DIMOSTRAZIONE = argomentare il discorso. DIVAGAZIONE = trattare argomenti che non sono strettamente collegati al discorso ma sono simili e quindi rientra del concetto del discorso. EPILOGO = conclusione. La retorica prevede inoltre un utilizzo di figure, le figure retoriche, come ad esempio:

�������������

35

METONIMIA = usare una parte per il tutto. TMESI = sospiro Si arriverà a parlare di quella che in tedesco viene chiamata AFFEKTENLEHRE, cioè la Teoria degli affetti. In Italia non c’è una grande attenzione degli scrittori verso le figure retoriche, ma invece i musicisti utilizzano tutte le arti della parola. Il repertorio rinascimentale concerne in ina musica non solo soave, ma in una musica che oltre a questo esprime molti altri sentimenti, anche all’interno dello stesso brano.


Recommended