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Atti del Convegno di Studi

Porto Torres, Sala Gonario

a cura di Associazione Culturale di Volontariato Giudicato di Torres

ol.i

Felici Editore

Porto Torres. Area archeolo€ca di San Gavino.Sala Gapitolare e anea di l/ià Rossini. Garrtieri arclreologf,ci

di Antonietta Boninu, Antonella Pnrulolt'i, Ertrico Pefiuzzi, Dnriela Deittcon schede di: Maiello CsrnptLs ed Elern ],lnrorryht

Un percorso progettuale per la città

Archeologia di Porto Torres, archeologra diSardegna, dimensicni noter-oli, significati radi-cati, ruoli pervasir{, presenze importanti, e, sen-za timore di smentite, sulle definizioni si racco-glie ampia condivisione. \fa tali risorse qualisembianze rivestono? Quali forme rivelano?Quali esigenze registrano? Le risposte compor-tano ampie analisi, continui approfondimenti,articolati interrogativi, linguaggi molteplici,complessi e complicati dall'ineludibile rapportotra passato remoto, passato recente, presente e

futuro. Le scelte risiedono nel presente per regi-strare la stratificazione delle azioni, della storia,per ideare soluzioni, per fondare decisioni, perprogettare interventi, con la prospettiva del ri-spetto per il futuro. La traduzione degli obietti-vi in una operatività rispondente è in capo allasocietà contemporanea, articolata negli attori,nelle esigenze, nelle aspettative, nelle formula-zioni, nelle relazioni. Un filo che connette leparti è tenuto dall'informazione e dalla comu-nicazione, fondata nelle competenze che parte-cipano del patrimonio comune. La strutturaportante dell'attività dei tecnici professionisti alservizio del bene comune risiede nelle regole,preordinate, prodotte dalla storia e dai principidi interesse collettivo, che comportano conci-liazioni e traduzioni continue in lingue com-prensibili e in azioni salde e riscontrabili.L'interesse per il mondo dell'archeologia è va-sto, vivo, diffuso e presente in ogni dove e intutte le generazioni e categorie di cittadini. Laresponsabilità degli archeologi, e soprattuttodegli archeologi da campo, o se si preferisce, "datrincea", affronta il tema con interventi pubbli-ci che, incidendo nel tessuto sociale, urbano,territoriale, riporta al consolidamento della pre-venzione diretta e indiretta, carattertzzata d.a

una muìtiforme composizione.L'archeologia della Sardegna, che nell'am-

pio Mediterraneo, è nota, è evidente, è positiva-mente prepotente, è percepibile anche da unocchio distratto, si impone per la fase preistori-ca e per la fase storica, in una serie consistentedi strutture, forme ed estensioni. L'articolazionetra patrimonio archeologico extra urbano e pa-trimonio archeologico urbano si confronta conle modificazioni che il tempo presente compor-ta; e in una gradualità quantitativa il primo po-sto spetta all'archeologia urbana. Il vivere quo-tidiano, 1a ricerca di soluzioni rispondenti alle

complesse richieste materiali e immateriali,condiziona la pianificazione, la programmazio-ne, Ìa progettazione elarealizzazione degli in-terventi. La dimensione delle opere per il be-nessere della collettività supera gli interventi deisingoli, che a loro volta superano per numero e

parcellizzazione, ma entrambi si confrontanocon la storia dei luoghi. Il ritmo delle modifichein un sito urbano è decisamente accelerato, e ta-Ìe deve essere anche il passo delle azioni di sal-vaguardia mirata. Rilevando l'impossibilità diriprodurre e ricostruire il passato, se non in ter-mini di conoscenza, la costruzione del presentedovrà fondarsi su basi solide, fisiche, di coscierr-za e consapevolezza.

Porto Torres con Cagliari ed Olbia ereditancun ricco passato sedimentatosi e stratificatosi ìnun continuum di trasformazioni, in modi e for-me macroscopiche, tutte e tre non si sono a_-

lontanate dalle proprie fonti di ancoraggio ;--

mondo: i tre porti, fin dalle origini, sono sorti s,.

bacini naturali, idonei, favorevoli per gettare .levare le ancore in sicurezza.

La storia archeologica delle tre città è mol:nutrita, e arricchita dalle recenti ricerche, da:=da rinvenimenti di monumenti, ceramich.sculture, iscrizioni, mosaici, affreschi e da qua:',-

to la terra consetva. Nella città attuale il recup--ro degli immobili, il restauro, gli ampliamer.-insistono sulle preesistenze oggi visibili e nc.-_

che hanno condizionato ie precedenti scelte , -,,consistenza delle strutture archeologiche del- .,-

rea di San Gaúno di Porto Torres, a sud della F.silica nell'Atrio Metropoli, e a nord ne11'-\r:.Comita, sono consistenti: la necropoli romat- -1a necropoli bizantina, i primi impianti chir:,"stici, la monumentalizzazione con la prima -- .

silica nel luogo sacro dedicato, la costruzi,- ---della basilica romanica, rivelano scelte salda:. "

motivazioni di religione, fede e proiezione :-. .

1a città. La presenza delle autorità eccleslastlc,'-la presenza numerosa dei fedeli ha indiriz;'per gll edifici di residenza e di accoglienza. .non hanno mutato negli ultimi secoli 1a dt:-nazione iniziale. Le trasformazioni sono in. ..

tabili e 1a conciliazione dei diritti di chi l.chiede e di chi le subisce costituisce una s .

per 1a quale ci si misura in un concorso c- ,porti, per contribuire a salvaguardare la str.,: -

cazione storica e i necessari mutamenti.L'estensione dei bisogni, la presentaz- '

del1e finalità, la proposta delle soluzioni atr .

ad un tavolo delle idee e dei confronti suida .- ,

le6 l

porto Torres. Area archeologica di San Gavino. Sala Capitolare e area di via Rossini Cantieri archeologici

Atrio Comita

Atrìo Metropoli

ffi

la ricerca della conciliazione, tramite un proget-

to accurato e funzionale alle risposte da costrui-

re per il presente con il rispetto per il passato e

nell'interesse per il futuro.Monte Agellu è stato Prescelto

f impianto della prima necropoli romanauna collina che ha accolto tombe singole, sem-

plici, monumenti funerari di gruppi familiari,parentali, di categorie, luogo di facile accesso

per i cittadini di Tunís Libisonis Colonia Iulia e

per chi giungeva in città dalf interno' L'ascesa

dai quartieri adagiati sulla riva destra del fiumeMannu e dai quartieri distribuiti intorno al ba-

cino portuale e alla linea di costa attribuiva al

colle, elevato rispetto alle dolci colline di corni-ce dell'approdo principale, un primo significatodi anivo e di sacro, nella sua ampia estensione,

e nel rispetto della funzione nel corso dei seco-

li. Il riconoscimento dell'alta sacralità e dellamemoria è intensamente raccolto nella Basilica

che protende la maestosa architettura anche al-

la base, alla terra che la sostiene. L'accorrere dei

cittadini nella Chiesa non è atto superficiale,

ma un portato di profondo radicamento del-

l'essenza dell'essere in quel luogo e non altrove'La richiesta di rispetto è prevalentemente rile-

vante, ma ininterrotta nel diveni-re dei giorni, nel susseguirsi delle

generazioni. Non è Pensabilequindi sottrarte porzioni del cam-

mino dell'uomo che ha costruito,che ha frequentato, che ha utiliz-zato quei luoghi. La scoPerta, an-

corché frammentaria, di testimo-nianze distribuite in un amPio ar-

co cronologico, rivelatrici tangi-bili di presenze storiche, della vi-ta dell'aldilà, compongono signi-

ficati, relazioni ininterrotte, logi-che, scelte che hanno interessatola società di tutti i secoli.

La documen tazione, la rilettu-ra degli elevati, la registrazionedelle sequenze architettoniche,I'identi fi cazione delle unità strati-grafiche, la composizione del si-

stema materiale rilevato sonooperazioni proprie della scienza

archeologica, e i risultati sono pa-

trimonio comune. Arginare la di-spersione dei dati, recuPerare ilsusseguirsi dei fatti consolida irapporti tra cittadini e luogo.Giungere a comPimento del Pro-

getto, utilizzare le opere in una porzione di città,

contenuta in termini di superficie, ma estesa

lungo la scala degli eventi distribuiti nei secoli,

sostiene e accoglie un progetto che si inserisce

per nel rispetto delle preesistenze' La coscienza di

su chi ha contribuito non registra zone d'ombra,perché ha ricercato e scavato alla base e negli

elevati per ridurre gli angoli della conoscenzat.A. B,

ll colle di San Gavino nell'archeologia urbana

La complessa tessitura urbana residenziale,

che attualmente carattetizza ll quartiere diMonte Agellu, interessa un promontorio calca-

reo naturale, l'antico Mons AgeIIus, prezioso ar-

chivio del divenire storico della città di Porto

Torres ftg.22t.L'area, che delimita l'abitato moderno sul

versante meridionale, ha conservato, a partire

dall'età tardo antica, un profondo valore sim-

bolico, rappresentando uno dei fattori poleoge-

netici dello sviluppo topografico della città, e

cantterrzzandosi oggi per l'estesa e complessa

pluristratificazione archeologica del sottosuolo.

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uott91,C

Figura 22

-:rea di San Gavino e

le aree oggetto di

indagine su base

fotogrammetrica.

lsz;

La Basilica di San Gavino a Porto Torres. Tèorie a confronto

Figura 24

Sala Capitolare e area

di via Rossini.

Indicazione dei saggi

di scavo e delle

sezioni. In grigio scuro

le porzioni degli

elevati interessati dai

saggi campione.

vani situati al piano terra del corpo di fabbricaedificato, in base ai dati desumibili dalle fonti,nell'ambito della costruzione delle Cumbessias,tradizionalmente collocata nel XV secolols. GIiambienti comunicano, attraverso un breve vi-colo, con via Monte Angellu, e si affacciano nelversante nord, con un salto di quota di citca 2metri, in un'area aperta in cui è in fase di realiz-zazione l'Auditorium di via Rossini.

L'area oggetto d'indagine, alla quale si acce-de da un ingresso situato sotto le scale che con-ducono al piano superiore, è composta da7 va-ni articolati su un corridoio centrale. Sul corri-doio, vano 6, si affacciano a S due piccoli am-bienti irregolari, vani 7 e 8, dove sono visibiliporzioni di pilastri angolari rcalizzatiin blocchidi calcare. A N il corridoio consente l'accesso, at-traverso due ingressi, al vano centrale a piantarettangolare irregolare, suddiviso da un muro,USM 4006, in due aree distinte, vano 4 ad E evano 2 ad O, residuo per un'altezza di citca 25cm. Sul lato settentrionale del grande ambientecentrale, si aprono altri due vani, vano 1 a NOe vano 3 a NE, orientati in senso N - S e comu-nicanti attraverso due finestre con l'area di viaRossini. Nel paramento murario che definisce aN il vano 4, è visibile l'elemento strutturalmen-te e simbolicamente più significativo del com-plesso, Ia colonna con capitello in trachite e fu-

sto in granito. Sulla colonnapoggiano sia Ie volte a crocieravisibili nell'ambiente descritto,sia quelle dei vani 1 e 3, che risi affacciano sul lato nord. Unamassiccia azione di sterro, ope-rata in pregressi interventi direstauro, ha interessato il de-posito per una profondità dicirca 60 cm, ed ha comportatola pressoché totale distruzionedelle componenti informativericonducibili all'utilizzo deeliambienti nelle fasi di età mb-derna (tav. XXXIX). Le mura-ture dei vani risultavano altre-sì obliterate da spessi strati diintonaco, che impedivano unapuntuale lettura dei rapportistratigrafici. Lo scavo archeolo-gico ha interessato i vani 1, 3 e4. L'indagine, pianificata nel-l'ambito del progetto di restau-rc e hnalizzata, in primo luo-go, ad una corretta esecuzione

delle opere previste, è stata programmata ed ar-ticolata con l'obiettivo di acquisire il maggiornumero di dati in relazione alla ricostruzionedell'evoluzione strutturale dell'edificio, alla de-finizione delle sue fasi d'uso, alla documenta-zione dei contesti archeologici presenti nel sot-tosuolo. Lo scavo ha preso ar,wio nel vano 1,

area 1000, con due settori di ricerca I e II, ha poiinteressato il vano 3, area 3000 ancora con duesettori I e II, concludendosi nel vano 4, aîea4000, con un unico settorc (hgg. Za - 25).

Vano 1 - Area 10fi) - Settori I e IL NeI vanr,r1, a pianta rettangolare di 4x7 m, Ioca\izzatonella porzione NW dell'edificio, sono stati im-postati due settori di scavo (tav. XL).

I dati relativi ai depositi formatisi in epocamoderna, fortemente danneggiati dagli inter-venti pregressi, sono stati documentati esclusi-vamente attraverso la registrazione della se-quenza stratigrafiea visibile nelle pareti-sezione.Negli angoli SW, NW e NE dei perimetrali delvano, coperti da uno spesso strato d'intonaco,erano visibili tre pilastri in blocchi di calcare,menúe nell'angolo SE emergeva il capitello de-la colonna in trachite. Sui pilastri e sul capitelloa pianta quadrata della colonna in trachite, siappoggiano le arcate e le vele che definiscono lavolta a crociera dell'ambiente. I pilastri ed i pa-ramenti murari W e N si appoggiano a massic-

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La Basilica di San Gavino a Fonto Torres. Teorie a confrontei

La più antica destinazione d'uso del colle è

l'impianto di una vasta necropoli, che dalla pri-ma età imperiale sarà attivo, senza soluzione dicontinuità, fino all'età tardo antica, divenendouna de1le aree cimiteriali paleocristiane piu im-portanti della cittàZ.

Nelle più tarde fasi dell'età imperiale un pro-ce s s o di mo num enta lizzazione d ell' are a, inizial-mente riscontrabile nelle sepoiture, si concre-tizzò con la costruzione di edifici destinati ai riti della religione cristiana, se non specifìcata-mente ad un culto martiriale antecedente la ba-silica romanica:3. Tale presupposto ha costituitola logica premessa pei to sviluppo in età alto-medievale di un polo religioso sito ai marginidel tessuto urbano, con tutta probabilità gestitoautonomamente dall'org anizzazione ecclesia-stica. Quando Twris Libisortis viene designatasede della Diocesi, a partire dal 484 d.C., è in-tuibile che le dinamiche insediative dell'area siarricchiscano di nuovi spazi legati alla residen-za vescovile e all'esercizio del culto e della cur(lanimorum4.

I lavori di indagine archeologica in atrio Me-tropoli, ma soprattutto in atrio Comita, hannoconfermato la presenza, negli strati sottostantila basilica romanica, di strutture pertinenti edi-fici monumentali, identificati in due basilichesovrapposte, che rappresentano vitaÌi spazi fun-zionali al cultos.

La costruzione della imponente basilica ro-manica, completata all'inizio del XII secolo, hasancito la centralità dell'area anche dal ounto divista della generale percezione, coniugando lasoluzione di spazi adeguati, con il fervente spi-rito cristiano dei giudice Comita, che intelpretale aspirazioni della comunità turritana6. La nuo-va costruzione, quindi, traduce ed enfatizza leespressioni monumentali fino ad allora realiz-zate nel colle, simbolo della religiosità turritana.La basilica assume il ruolo tbndamentale di ful-cro alf interno della città di Turis, sia dal ountodi vista religioso, sia dal punto di ústa pòtiticoed economico, poiché assolve al ruoio fin dalprogetto di centro di incontri nell'evoluzionesociale ed economica della città. Le caratteristi-che topografiche e monumentali presuppongo-no, verosimilmente, anche la residenza giudica-le a Turris, almeno fino al trasferimento neÌiacittà di Ardara alla metà del XII secoloT.

I dati archeologici fino ad oggi acquisiti sul-la Turris medievale, tracciano un quadro suscet-tibile di ampliamenti e approfondimenti, sul-l'unico elemento certo, sostenuto dalle fonti let-

terarie e dai documenti materiali, si imposte-rebbe una revisione detl'impianto della ciità ro-mana con una spiccata concentrazione dell,in-sediamento intorno alla basilica.

La divisione, nota ancora ai primi dell,Otto-cento, in due centri distinti caratterizzatida esi-genze diverse, sembrerebbe collocare Ie attivitàeconomiche connesse con il porto a Nord e laconcentrazione del potere politico - religioso,con la sempre più marcata diffusione del cultocristiano nel Colle di Monte Agellu, a Sud.

Nel XV secolo la basilica, nonostante la oro-gressiva riduzione del contesto, riveste ancoìa ilruolo di sede episcopale, fino al trasferimentonel 1441 nella sede di Sassaris. L'edificio, Dur ce-dendo il primato della sede vescovile, conse*aI'aitissimo valore simbolico, e viene confermatala scelta di luogo priúlegiato nei circuiti dei pel-legrini, che ne hanno sempre riconosciuto ilsimbolo del culto dei Martiri. In queste dinami-che si inserisce un importante intervento per ladefinizione degli spazi dell'area di S. Gavino.

Nel XVI-XVII secolo intorno alla basilica vie-ne edificata la teoria delTe utmbesslas, costruzio-ni destinate all'accoglienza dei pellegrini e deidevoti. L'intervento architettonico sottolineaulteriormente la valenza dell'area, estendendola funzione sacra ai nuovi spazi così delimitati,Atrio Metropoli a Sud e Atrio Comita a Nord, al-I'interno di un sorta di temenos che cinge il col-le.e La funzione centrale nei rapporti religiosi epubblici dei cittadini perdura ancora oggi, poi-ché Ìa basilica è riconosciuta sia per il valore sa-cro sia per il valore storico, convogliando mas-se di fedeli da tutte le parti dell'Isola.

La,potenza e f importanza eccezionale delcomplesso monumentaÌe adottato e ricono-sciuto dal dinamico processo storico del diveni-re della città richiama al massimo rispetto delletestimonianze ivi riservate , eindirizzanelle scel-te progettuali da perseguire.

Le esigenze che scaturiscono dall'ininterrot-to riconoscimento delle funzioni e dell'uso del-le architetture e degli spazi urbani presuppon-gono un'opera di conciliazione degli interessiche sono già contenuti nelle stratificazionistrutturali storiche. La scienza archeologica pro-cede sia con l'indagine di scavo sia conI'indagine sulle strutture per registrare le se-quenze di impianto, di modifiche, di uso, di re-visione e di abbandono.

La cosiddetta Sala Capitolare conserva neglielevati evidente testimonianza di una scelta ar-chitettonica di evidenze che conducono diret-

na

l9a

Porto Torres. Area archeologica di San Gavino Sala Capitolare e area dr via RossinÌ. Cantieri archeologicì

Figura 23

rmagine storica del

colle di San Gavino

,rlsto da nord est. In

primo plano la

^^^v^^+^ ^h^òudr poto uiltr

: ratterizzava il fronte

settentrionale

dell'area.

tamente alla base delf impianto. L'attuale salto diquota tra gli ambienti della Sala ed il piano di cal-

pestio di via Rossini registra una serie di sovrappo-

sizioni, di mutamenti, di reúsioni che hanno la-

sciato evidenti tracce nei materiali e nella terra dei

riempimenti precedenti f impianto delle costruzio-

ni demolite perT'utilizzazioni dell'area (fig. 23).

Dall'indagine archeologica si è potuto verificare

ouanto l'area si carutterizzi come serbatoio di atti-

I risultati delle lndagini archeologiche della Sa-

la Capitolare e dell'Area di Via Rossini, hanno an-

cora una volta confermato la complessità della stra-

tificazione archeologica di un'area della città anti-ca che si è rivelata vitale nella sua dinamica inse-

diativa nella fase di passaggio dall'età antica a quel-

la medievale e moderna.A. P., E. P., D, D.

lJindagine archeologica della SalaCapitolare

Lo scavo archeologico negliambienti della Sala CaPitolare

Nel complesso monumentale del-I'Atdo Comita a N della basiiica, e

precisamente nell'angolo SW dellestrLltture di accoglienza dei pellegri-ni, l'indagine archeologica condottanegli ambienti tradizionalmente no-ti come Sala Capitolare, si inserisce in

un più ampio programma di ricerca

îinaltzzato all'implementazione delleconoscenze sull'evoluzione urbani-stica deìl'abitato anticol2 (fig. 23). Imolteplici interventi preventiú all'e-

secuzione di opere pubbliche e private, susseguitisi

negli ultimi anni, e la costante rilettura delle infor-mazioni archeologiche acquisite hanno consentitoun avanzamento sistematico della ricerca scientifi-ca ed un costante progresso nella ricostruzione de-

gli eventi che hanno segnato lo sviluppo della to-pografia urbana di Porto TorreslS.

Le indagini pregtesse, in questo settore localiz-

zato a NO delia Basilica, hanno permesso di trac-

ciare le trasformazioni insediative di quest'area at-

traverso la documentazione di una complessa stra-

tificazione individuata a partire dalle fasi cimiteria-li di III secolo d.C. fino ai depositi relativi alla rea-

lizzazione deTle C umb e ss las nel XVI-XV I I secolo, at-

traverso 1a monumentalizzazione delle tombe inepoca paleocristiana e gli incisivi interventi relativialia fabbrica della Basilica, quando buona parte del-

le strutture più antiche vennero inglobate o oblite-rate dal nuovo edificiola.

L'acquisizione di dati archeologici in questo im-portante settore, che 1a toponomastica riconducealla sede delle riunioni del Capitolo Turritano, rap-presenta un elemento dl grande interesse per la ri-costruzione delle trasformazioni urbanistiche diquesta porzione della città antica.

L'indagine archeologica ha interessato tre ampi

vità umane stratificate in sequenza cronologica,con un excursus che va dall'età romana fino ai gior-

ni nostri.L'indagine ha permesso di documentare come i

contesti archeologici relativi alle fasi di attività fu-neraria, siano stati inquinati o distrutti in tempi re-

centi, probabilmente insieme ad aitri deposìti ri-conducibili ad attività di vita tardo antiche e alto-medievali, documentati in altrl settori del com-plesso basilicalel0. L'utilizzo dell'area a scopo abi-tativo residenziale che ha successivamente caratte-

rizzato Monte Angellu, ha lambito il perimetro del

colle di San Gavlno, invadendo ed alterandol'estesa area cimiteriale e devozionale, della quale le

indagini hanno restituito testimonianza nelle por-zioni cimiteriall violate, nei frammenti epigrafici enel frammento di sarcofago marmoreo.

La presenza di un tale manufatto riconducibileal sepolcro di una personalità importante, o co-

munque di elevato livello sociale, non sorprende,in un'area già nota come una delle necropoli dovetrovano spazio le migliori espressioni artistiche ri-cercate dai ceti più elevati delìa compagine sociale.

Sono numerosi, infatti, i sarcofagi marmorei, restl-tuiti da1la necropoli di San Gavino, alcuni dei qua-

li conservati nella cripta della Basilicall.

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PortoTorres.Areaarcheologrcadi SanGavino.salacaprtoareeareadi vaRossinr.car.:".

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vita

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lil-

ce strutture realizzateinbozze di calcare ricon-ducibili ad una più antica fase strutturale del-l'ambiente organizzato con una differente di-stribuzione degli spazi.

Il pilastro SW, USM 1051, si imposta su unbasamento, USM 1052, in blocchi di calcare benlavorati, al quale si appoggia una più recentestruttura, USM 1002, in cui ricorre la medesimatecnica muraria. La posteriorità della sua realiz-zazione è testimoniata dai suoi rapporti strati-grafici con gli altri elementi strutturali caratte-rizzati da diversità metrologiche e di lavorazio-ne delle superfici.

Settore I. Il settore I comprende la porzionemeridionale dell'ambiente, compresa tra il pie-dritto SW fino alla base della colonna che defi-nisce la stanza nell'angolo SE.

Lo scavo stratigrafico dei depositi d,età mo-derna, riconducibili alla preparuzione del pianopavimentale asportato negli interventi pre$es-si, ha portato all'individuazione della fossa difondazione del basamento del pilastro SW. Lacompleta asportazione del riempimento dellafossa, ha permesso di documentàre la base delpilastro localizzato presso l'ingresso dell,am-biente. Posteriore alla base del pilastro, è I,USM1002, che conserva nella faccia vista suDeriore retracce di un allettamento in malta cheindicanola presenza di una struttura verosimilmente ilmateriale deperibile.

E' ipotizzablle che in seguito all,impianto delbasamento del pilastro, USM 1052, venne rea-

lizzata la struttura in bioccl"ri, probabrit:t:: _ ,= :.reimpiego vista la preseuza di r:n i,,--::, :sub - circolare nel blocco, ttr.t.'.u.;:.t . .. . .

.

rallorzare il basamento del pil.r>r ,, .: ] : .- . .

un'altra struttura al momento non L.ri.. .,' i _--.:Una situazione del tutto analogn r .r ; .; * -

cumentata presso l'angolo NE dell'anrbiel,=dove, sul basamento del pilastro, US\f 1, ,. -sono presenti due elementi litici disposti ac

":_-golo retto, interpretali come alloggiàrrr.,r,, , -,un elemento architettonico riconducibi-.,,--una tipologia similare a quella ipotizzatl ::l'angolo SW. Ugualmente nel r.ano 3 prÈs),- :base del pilastro posizionato nell'angolo SE :.l'ambiente è stata registrata una sifuaziot-1. .,:-similabile alle precedenti. Nel deposito ir-r ;. .stata tagliata la fossa di fondazione del pr,;5,.7052,la prosecuzione delf indagine ha con:rt.-tito di documentare un'attività di fttoco intc:_-sa e prolungata nel tempo, testimonianz: :_una fase di utilizzo dell'area precedente aIa tc,,-Iizzazione delle strutture murarie r-isibili S,, -

l'interfaccia dello strato termotrasfornatLr, . :--fiorato presso l'angolo NW del settore, un lt-.*-ro, USM 1044, per il quale si è reglstratr, -:-orientamento, NW - SE, totalmente dlffercl:-rispetto a quello degli ambienti e di tutrc -:strutture visibili nell'edificio. La struttura, de-,spessore di circa 50 cm e della lunghezza l-tlas! -

ma di circa 65 cm, è realizzata in pietre sbozz"-te legate con malta di fango ed è fondata su, .tc-posito di argilla sterile. Presso l'angolo SE c.settore, immediatamente sotto gli strati piit s-perficiali d'età moderna, è stato indir-idr_ratc, -.taglio di fondazione de1 basamento della coÌLìu-na, USM 1001. L'asportazione del riemplnter-i:ha restituito frammenti di ceramica di \foni.-lupo16, ceramica Graffìta di area tirrenical-, c.-ramica invetriata ed ingubbiata e lScerantir:Graffita di area sarda19, che riportano la rea[z-zazione del basamento della colonna ad un pe -

riodo compreso fra la seconda metà del X\ I e;il XVII secolo. Individuati i limiti della foss,idella profondità di circa 70 cm, è stata messa ,rluce la fondazione del basamento della coLcr-na, USM 1063, una struttura in pietre sbozzar.legate con una malta tenace e fondata drrrtr..-mente sullo strato di argilla sterile. Anche i:--

questa porzione del settore è stato documentj-to uno sttato con evidenti segni di un,intensa .circoscritta attività di fuoco, tagliato nettamÈ:-_te dalla fossa di fondazione, che riconferma ci,-me il sito, precedentemente alla realizzazjot-Ltdelle strutture descritte ed all'impostazione der-

Figura 25

Sala Capitolare.

P animetria generale

dell'area di scavo al

ermine dell'indagine

a rcheologica.

!-01

La Basilica di San Gavino a Porto Torres. Teorie a confronto

Ìa colonna, abbia conosciuto un'intensa fased'uso. Lo strato tetmotrasformato insisteva suun deposito compatto d'argilla, quasi total-mente privo di reperti, che copriva direttamen-te il banco d'argilla sterile.

Settore II. Il settore II è stato imoostato nel-l'area compresa tra il muro perimeirale W del-l'ambiente, da metà della struttura fino a rag-giungere il piedritto Iocalizzato nell'angoloNW. Asportati i deposti più superficiali d'etàmoderna è stato messo in luce un Diano d,usoregolarizzato tramite l'utllizzo di pieìrame, late-rizi e due frammenti marmorei di reimpiego: unframmento di una cornice riconducibile ad unedificio pubblico ed un frammento di un'epi-grafe iscritta su lastra marmorea riconducibllead età paleocristiana. Nell'estremità NW del set-tore sono stati evidenziati i limiti della fossa difondazione del pilastro, USM 1004, realizzatocon pietrame sbozzato,legato con spessi stratidi malta di calce. Lo scavo del riempimento del-la fossa ha restituito frammenti di ceramica in-vetriata riconducibili ad un periodo compresotra il XVll ed il XVIII secolo, insieme a oietrameminuto e frammenti di lastre di ardesìa da co-pertura. Dall'analisi dei rapporti stratigrafici è

stato possibile mettere in relazione diretta il pia-no d'uso formato dalle uS 1081 e 1079 con ilmuro, USM 1044, per il quale si era registrato unorientamento completamente diverso rispettoalle murature in elevato. Entrambe le evidenzearcheologiche, pilastro e piano d'uso, possonoessere ricondotte ad una fase di utilizzo prece-dente alla costruzione dell'aula (tav. XLf .

Vano 3, Area 3000, Settori I e II. L'indaginearcheologica è stata ampliata nel vano 3, lóca-lizzato nella porzione nordest della Sala Capito-lare. Anche in questo settore 1o sterro, realizza-to in tempi recenti, ha provocato la perdita dimoltissime informazioni sulle relazioni tra il de-posito archeologico e le murature in elevato.Analogamente a quanto evidenziato per il vano1 anche nel vano 3, negli angoli NW, NE e SE, èpercepibile la presenza, al di sotto di uno stratod'intonaco, dei pilastri che, insieme alla colon-na centrale in trachite, sostengono le arcate e levele della volta a crociera dell'ambiente. La se-quenza stratigrafica di questo vano riflette quel-la documentata nel vano 1, così come del tuttosimilare risultano essere i rapporti stratigraficidelle murature. Nel vano a pianta rettangolaredi 6,50x3,60 m sono stati impostati due settoridi scavo.

Settore I. II Settore è stato impiantato presso

l'angolo SW in modo da documentare il depo-sito relativo al muro perimetrale meridionalè, a

quello occidentale e al basamento della colon-na in contiguità con il settore II dell,Area 100tr(tav. XLIf . La sequenza stratigrafica indagata n-suÌtava, anche in questo caso, tagliata dalla fos-sa di fondazione del basamento della colonna.il cui riempimento ha consentito di acquisireimportanti riferimenti cronologici.

Analoga a quella documentata nel vano 1 eanche la stratificazione visibile al di sotto de1muro perimetrale ovest con strati che oblitera-no un battuto in malta, corrispondente a quel-lo indiúduato in sezione sull'altro lato della pa-rete, nel vano1, che suggerisce una differente di-sposizione degli spazi e degli ambienti rispettoa quella atfualmente visibile. Stretta corrispon-denza nella ideazione e realizzazione degliam-bienti registrata nel vano 1, è ben leggiblle nel-le caratteristiche tecniche e stratigrafiche dellecomponenti strutturali del muro perimetralesettentrionale. Infatti il muto, realizzato in bloc-chi e bozze di calcaree a corsi sub - orizzontali.USÌll 3027, si lega ai basamenti in blocchi cal-carei dei pilastri angolari, USM 3028 angolo NTed USM 3026 angolo NW.

In seguito all'asportazione degli strati più re-centi datati, sulla base delf individuazione diframmenti di Terraglia Bianca20 e ceramica aTaches Noires21, alla prima metà del XIX seco-1o, è stata indiúduata una situazione del tuftosimile a quella evidenziatanelcorso delle inda-gini dell'area 1000. Anche in questo caso, ununico deposito distribuito su tutto il settore e

stato tagliato regolarmente presso I'USM 3001dal taglio di fondazione relativo a questa strut-tura e riempito da uno strato a matrice argillosadella potenza di circa 60 cm. Oltre a frammenhdi ceramica Invetriata e Ingubbiata ed Invetria-ta, riconducibili verosimilmente ad un oeriodocompreso tra il XVI ed il XVIII secolo, e statorinvenuto un frammento di ceramica a vetrinapesante/ Forum Ware, da considerarsi come re-siduale.

Nella parete occidentale della fossa di fon-dazione del basamento della colonna è stato irr-dividuato uno strato di terra piuttosto compat-to, con evidenti segni di trasformazione dowtiad attività di fuoco. Lo strato, collocabile tra larealizzazione della fondazione, USM 3048, unastruttura in pietre sbozzate legate con malta te-nace/ e quella del basamento vero e proprio,USM 3001, documenta una fase intermedia daricondurre probabilmente ad attività di cantie-

lLù21

Porto Torres. Area archeologica di San Gavino Sala Capitolare e area di via Rossini. Cantieri arcre: :=

re. Nella parete - sezione sud è stato poi messoin luce un deposito di terra a matrice argillosamolto scura della potenza di circa 40 cm, testi-monianza di interventi realizzati nelÌa porzionecompresa tra il vano 3 ed il vano 4 anteceden-temente alla realizzazione del muro che attual-mente li separa. Neli'ultima fase dello scavo èstato messo in luce uno strato di terra a matriceargillosa distribuito su tutto i1 settore, sulia cuiinterfaccia sono state evidenziate una lente diterra con evidenti segni di combustione, unalente di cenere situata ptesso la parete - sezionesud coperta da una concentrazione di malta nel-la porzione centro-meridionale del settore e re-siduo di una attività di cantiere. Asportati que-sti strati è stato documentato il banco di argillasterile tagliato per la profondità di pochi cm per\a realizzazione della fossa di fondazione oer ilbasamento del la colonna.

Settore II. Il settore è stato impostato lungoil muro perimetrale NW del vano 3. In questaporzione residuava un lacerto di malta ricondu-cibile al battuto pavimentale moderno al di sot-to del quale sono state individuate ed indagatele fosse di fondazione dei due pilastri localizza-ti negli angoli NE e NW. Le fosse hanno taglia-to, come nel vano 1, una serie di strati caratte-rizzati dalla intensa attività di fuoco e, in questocaso, dall'abbondante presenza di resti osteolo-gici animali, carboni e frammenti di lastre di ar-desia da copertura. Lo scavo di queste unità stra-tigrafiche ha consentito di mettere in luce dueaccumuli di pietrame e laterizi, localizzatinelTa-to SE del saggio, verosimilmente riconducibiliad una fase di crollo seguita al collasso di murie di coperture, pertinenti ad un edificio preesi-stente alle cumbessins.

L'asportazione del deposito interessato daattività di fuoco ha portato quindi all'indivi-duazione, nell'angolo SE del settore, di unastruttura se micircolare r ea\izzata in b o zze di c al-care e conci di piccole dimensioni, USM 3095,fondata su un deposito con una forte presenzadi calcare sbriciolato. In base all'analisi dei rau-porti sLratigral-ici la struttura appare riconduci-bile ad una fase sicuramente anteriore all'edifi-cazione dell'aula.

Vano 4 Area 4000. L'area di scavo 4000, lo-calizzata nel vano rettangolare delle dimensio-ni di m 2,60x8 m circa sul quale si affacciano ivani 1 e 3, è stata impostata ad E di un basso mu-ro in pietre sbozzate e conci che tagliaval'ambiente da N a S nella sua porzione occiden-tale. L'indagine stratigrafica ha permesso di in-

dividuare i limiti della fossa di fondazlone de1

basamento della colonna centrale in trachlte,l'elemento statico più significativo dell'area d;indagine. Anche in quest'area la realizzazionudella fossa di fondazione del basamento dell:colonna ha comportato il tagiio di una serie c-strati caratterizzati da evidenti segni di trasirr:-mazione dowti ad una prolungata ed intens:attività di fuoco. In questo settore futtar-ia iL iic-posito archeologico appariva più complessr. .articolato (tav. XLIII).

Nella porzione E dell'area, infatti al dr .,'r.di questi strati termotrasformati è stata mess; -:.luce una struttura muraria, Uslvl 4025. r.sri,-.:in un solo filare di pietre con la facciar-is::, :_-

volta verso E, che determlnarra a NE uno s'-.:.:- -

originariamente lastricato con aÌcuni eielt.:-:.litici levigati e lastre in trachite ed a SE Llnà :;t-:di strati di crollo. Nella porzione a \E, al d- s;.-to del lastricato, di un vespaio e dl un colll'-ì-...-to strato a matrice argrllosa totallrente Lr:-r,: -.reperti diagnostici, sono stali ùrdir-iCu;:, - ,-::-gia chiaramente rnanonr(:si .:r'.r:- * ..'. -

numazione in lossa terra.qna. L:l seL.c-:-.,-, - :.'-ta reahzzata con 1a giustaprprg5l2io:rú ;- ::.:.s:tnndpooì:nri a^rì\rn r-. ..*.òò,-, ,_.*il\t \(,PI.1||tltt. , -:.. --

lato meridionale. I1 lato corto della tor-nlra I ersrE era invece delimitato da un elemento archl-tettonico di spoglio, di forma parallelepipedaL'inumato, conservato solo in alcune cotrlpo-nenti scheletriche dei femori, del bacino e dellecostoie, era disposto in posizione supina con i1

cranio rivolto ad E e con assenza totale di ele-menti di corredo.

t.

Stratigrafie vefticalidel C onte sto struttursle

Contestualmente all'indagine del de;.,-,.,stratigrafico orizzontale, è stata effettuat:, -.

parziale analisi delle stratigrafie verticali :.-nenti alle murature in elevato e alle cop=-, '

della Sala Capitolare, con l'obiettivo pn:.produrre un documento di lettura e coll-- . -

sione delle dinamiche diacroniche ch. --concorso alla formazione del particolare :. '-.sto strutturale, e contribuendo a fornir.strumento scientifico ed oggettivo indis:. '

bile al progetto di restauro e rifunzional,. .ne di questo settore delle atmbessiis. O,::.raccolta dei dati inerenti le comoonenti s _ .- -rali dell'edificio e i rapporti stratigraficj .

La Basilica di San Gavino a Porto Torres. Tèorie a confronto

tercorrono tra esse, è stato pianificato un siste-ma di lettura sistematica approfondita, attÍa-verso I'esecuzione di saggi campione nelle mu-rature, effettuati asportando gli spessi strati diintonaco e vernice e mettendo a nudo le tessi-ture murarie. A seguito di particolari esigenzeÌogistiche e temporali, Ie indagini si sono con-cenlrate nei vani I e 3.

L'edificio nella sua totalità si compone di set-te vani. Le coperture sono costituite da quattroampie volte a crociera a pianta rettangolare,orientate N - S, realizzate con una ossatura diquattro costoloni a tutto sesto, ad esclusione deidue centrali, che sono a sesto ribassato. I costo-loni poggiano su otto piedritti, che definisconoi lati e gli angoli dell'edificio, e convergono suun piÌastro centrale conispondente alla colon-na in granito. Quest'ultima sembra l'esito diuna ricomposizione realizzata con un fusto ingranito grigio, probabilmente tagliato alla base,e un capitello in trachite rossa/ entrambi ele-menti di recupero prelevati da due diversi edifi-ci. Il capitello, scolpito in un unico blocco, è

composto da un abaco alto circa 20 cm e da unechino a quarto di cerchio diritto, alto circa 18cm. Sotto l'echino è presente una modanaturaa fascia, alta anch'essa circa 18 cm (tav. XLIV).Data la sua fattura non si esclude che il capitel-lo, di evidente reimpiego/ possa in origine esse-

re stato tttilizzato come base di colonna. Un ele-mento molto simile al capitello è stato indiú-duato nell'estremità O del grosso muraglionesemianuÌare che definisce lapiazza Martiri, di-nanzi all'abside E della basilica (tav. XLV).

Il fusto della colonna, USM 3055, lungo cir-ca 1 m, presenta nella parte inferiore un parti-colare tipo di consunzione che induce ad ipo-tizzarc che l'elemento architettonico fosse giàstato oggetto di reimpiego, prima del suo utiTizzo come piedritto centrale della Sala.

Dopo l'intervento di scavo effettuato nei va-ni 1, 3 e 4 è emerso che la colonna, nel suo in-sieme alta 7,70 m, poggia su un basamentc,,USM 4001, lungo 1,23 m, spesso 41 cm e altocirca 40 cm, realizzato in conci calcarei di dimensioni medie 30x25 cm, legati da malta dicalce dalla granulometria media, friabile, conletti di posa e giunti irregolari.

Gli interventi relativi alla asportazione der-l'intonaco e la messa a nudo delle apparecchia-ture murarie, eseguite nei vani 1 e 3, hannocoinvolto ogni componente architettonica de-gli ambienti: vele, costoloni, piedritti e muri pe-rimetrali. I saggi, in totale 18, hanno permesso

di documentare la presenza di differenti tessitu-re murarie, I'utilizzo di diverse tipologie di ma1-ta e di lavorazione dei singoli elementi (frg.2q.

Il primo dato emerso dall'analisi delle super-fici messe in luce ha posto l'accento suÌla omo-geneità delle tessiture e dei materiali utllizzanrelativamente agli elementi di sostegno e co-pertura di entrambi i vani. I piedritti USM 3060,3062,7056,7072,\evele e i costoloni che costi-tuiscono il soffitto dell'edificio mostrano unamedesima scelta dei materiali e della messa tnopera. Ricorre una tessitura di blocchi in calca-re di dimensioni omogenee disposti secondocorsi paralleli e oizzontali, legati con una mal-ta molto fine, appena visibile tra gli stretti giun-ti e letti di posa.

Differenze tra le apparecchiature murarie e

la scelta e trattamento delle materie prime sonostate evidenziate invece durante gli interventisui muri perimetrali.

Nel vano 1l'intervento ha interessato gli ele-vati USM 1073,1056 e 1050, e sono state indi-viduate due differenti apparecchiature murarie(tav. XLVf . Il muro perimetrale USM 1073, chedelimita il vano a O, mostra una tessitura di cor-si irregolari composta da pietrame sbozzato dimedie dimensioni, legato con malta di calce dicolore bianco e inerte sabbioso di media granu-lometria, giunti e letti di posa irregolari. Gli ele-vati perimetrali USM 1056 e 1050, invece, sonostati rcalizzati con blocchi di calcare ben lavo-rati, di Iunghezzavariabile (compresa tra i 40 e

i 60 cm) e altezza uniforme (32 - 33 cm), dispo-sti a corsi paralleli e orizzontali, legati con unamalta di calce grigio chiaro a granulometria me-dia (tav. XLVD. Oltre alla raccolta dei dati riguardanti la messa in opera, l'intervento nel pa-ramento murario USM 1056 ha permesso di ri-portare alla luce sotto l'intonacò l.r.r varco ri-sparmiato in corso d'opera e quindi coevo allamuratura, con l'intelaiatura lignea della portaancora in situ, obliterata in un secondo tempocon malta di fango mista a poche bozze di cal-care (tav. XLVIID. Lo scavo stratigrafico dellatamponatura ha restituito un elevato numerodi frammenti ceramici, il cui esame ha permes-so di collocare l'intervento di obliterazione nel-l'ambito del XX secolo.

Nel vano 3, analogamente al vano 1, sonostate rcgistrate differenze tra le apparecchiaturemurarie che definiscono l'ambiente. Le mura-ture perimetrali USM 3030 e 3063 sono risulta-te analoghe per fattura alla muratura USM 1073del vano 1, mentre il muro di partizione USM

lao4l

Porto Torres, Area archeologica di San Gavino. Sala Capitolare e area di vìa Rossini. Cantieri archeologici

3021 è realizzato con la medesima tecnica co-struttiva riscontrata nei muri USM 1056 e 1050.

Come nel vano 1, i paramenti posti in lucemostrano una sovrapposizione di numerosi ediversi strati di intonacatura e dipintura, ma sulpiù antico strato di rivestimento delle USM1056 e 1050, a circa 1 m dal piano di calpestiopiù recente, sono emerse diverse serie di graffitie incisioni (tav. XLIa;zz.

Dalla rielaborazione dei dati delle stratigrafieverticali collazionate a quelli delle stratigrafieorizzontali è scaturita una lettura scientifica del-la sequenza delle fasi edificatorie delle quali, inquesta sede, si eúdenziano le tre più incisive.

Ad una fase I va ricondotta la costruzione deimuri perimetrali esterni dei due vani, le USM3030, 3063 e 7073, identici per tessitura e ma-teriale utilizzato e quindi con tutta probabilitàcoevi e riconducibili ad un vano unico di ri-marchevole volume, ripartito esclusivamentedalla colonna centrale posta a sostegno delle co-perture.

Ad una successiva fase II va invece collocatol'intervento che ha generato la ripartizione in-terna dei vani, ottenuta attraverso la costruzio-ne delle USM 1056, 1050 e 3027, tramezzi sen-za a\cuna funzione statica, realizzati con unatecnica costruttiva profondamente differenteda quelle riscontrate nelle altre murature sia perintenti che per risultato finale. Le murature dinuova costmzione vengono quindi appoggiatedove possibile ai piedritti già esistenti, inciden-do anche sulla loro morfologia. I piedritti USM1058 e 3060, che caratterizzano rispettivamen-te I'angolo NO del vano 1 e l'angolo SE del va-no 3, mostrano chiari segni di taglio effettuatinel capitello di imposta: le parti ormai sporgen-ti rispetto alle nuove murature di partizione, so-

no state segate per uniformare il profilo vertica-le del muro e armonizzare la nuova morfologiadell'edificio. La struttura originale dei piedritti,con capitello di imposta a sezione triangolare, è

ancora visibile nelle USM 3062, e 7072, piedrlt-ti NE del vano 1 e NO del vano 3, che non han-no invece subito alcun intervento di modifica.Tutto I'intervento denuncia un netto cambia-mento nella destinazione d'uso dell'edificio,leggibile nel chiaro intento di rinunciare ad unampio e unico spazio a favore di più vani, sep-pur comunicanti tra loro, di dimensioni sicura-mente più ridotte.

Una terza fase, rappresentata dalla oblitera-zione del varco che metteva in comunicazionei vani 1 e 3, awenuta durante il XX secolo, ri-

sponde ad un ulteriore interuento relativo allafunzione dell'edificio, e può essere ricondottaalla fase abitativa privata che ha carz.tterrzzato

questa parte del complesso delle cumbessias nel-la prima metà del'900.

Nel complesso la lettura diacronica deglieventi che hanno carattetizzato la costruzionedell'edificio pone l'accento sulla destinazioned'uso, indiscutibilmente modificata nel tempo,probabilmente più di altri causa primaria degliinterventi documentati attraverso la lettura de-gli elevati.

La fase l, caratterizzata dallo sfruttamento diun unico spazio aperto, scandito unicamentedalla colonna centrale, anch'essa ricca di signi-ficato poiché portatrice di messaggi più antichi,ci riporta all'uso primario dell'edificio e all'esi-genza di disporre di uno spazio necessario a piupersone/ privo di divisioni interne, votato quin-di alla condivisione/ come potrebbe essere ap-punto lo spazio riservato alla riunione del capi-tolo turritano. Di contro, il marcato cambio didestinazione d'uso che úene registrato per la fa-

se II dimostra una completa inversione delle esi-

genze, tra cui prevale la necessità di suddivide-re gli spazi, interrompendo lo spirito di condi-visione caratteristica della fase LLaterzafase, incui alcune famiglie utllizzano I'edificio comeabitazione, è cantterizzata da un ulteriore sud-

divisione degli spazi. L'obliterazione del varcoche poneva in comunicazione i due vani 1 e 3,

ha precluso la continuità tra essi e ha modifica-to ancora una volta il concetto iniziale di spazio

aperto, concepito nella costruzione originale.D.D.

Interpretazione dei dati di scavo

La ricomposizione dei dati desunti dall'in-dagine archeologica consente di delineare, invia del tutto preliminare, una ricostruzione del-le fasi che hanno interessato l'area.

Fase L Età Tardo - Antica. Le più antiche at-tiútà documentate sono testimoniate dall'inu-mazione del vano 4 e dalla struttura semicirco-lare messa in luce nel vano 3. L'analisi della se-

querrza stratigrafica consente di ipotizzare che idue elementi, nonostante l'assenza di elementidiagnostici assoluti, possano essere ricondottialla fase cimiteriale tardo-antica messa in Ìucenel corso delle indagini presso l'Atrio Comita.

Fase II. Età Tardo - Antica e Altomedievale.Gli strati relativi aìla fase I vengono obliterati da

a()5

La Basilica di San Gavino a Porto Torres. Teorie a confronto

un potente strato argilloso praticamente privodi manufatti, al di sopra del quale è stata doctr-mentata un'intensa attività insediativa testimo-niata dalla realizzazione di strutture realizzatecon materiali di reimpiego/ e con un orienta-mento totalmente differente rispetto a quello ditutti gli altri muri dell'area indagata. In partico-lar modo le emergenze strutturali ed i lacerti dilastricato individuati nel vano 4 potrebbero es-

sere verosimilmente interpretati come parte diun ampio piazzale o spazio semicoperto. Il riu-tlTizzo diun' epigrafe funeraria di età Tardo - An-tica, nella risistemazione di un piano pavimen-tale, segna la distanza cronologica e funzionaledell'area rispetto alla sua destinazione comearea cimiteriale di età paleocristiana. La quasitotale assenza di ceramica romana faipotizzarc,infine, l'intervento di un'incisiva azione di ster-

ro che potrebbe avere interessato tutta I'area.

Fase III. Ante XVI - XVII secolo. Le struttureedificate nella fase precedente vengono coperteda un potente interro nel quale sono stati individuati pochissimi fuammenti ceramici diagno-stici e che presentava evidenti segni di una in-tensa e prolungata attività di fuoco. A questa fa-

se, caratterizzata dalla presenza di un crollo lo-calizzato nel vano 3, vanno ricondotti i nume-rosi frammenti di ardesia da copertura. La pre-

senza e L'utilizzo per le coperture di questo ma-teriale, che in Sardegna veniva per Io piu im-portato dall'ltalia Settentrionale, e rinvenutoanche nelle fosse di fondazione dei pilastri, po-trebbe far pensare all'esistenza di un edificio im-portante in probabile relazione con il comples-so basilicale.

Fase IV. XVI - XVII secolo. La fase struttura-le più importante per lo sviluppo dell'edificio.Gli indicatori cronologici individuati nelle fos-

se di fondazione dei basamenti dei pilastri e del-la colonna, ancora in fase di studio, sembranoricondurre Ia rcalizzazione della Sala ad un pe-

riodo compreso tra la fine del XVI ed il XVII se-

colo. E'in questo periodo che, riadattando ma-teriali da costruzione per la rcalizzazione dellenuove strutture, viene realizzato un grande am-biente, con possenti muri perimetrali, e volte a

crociera poggiate su imponenti piedritti. La co-

lonna in granito con il suo capitello in trachitesi configura nella nuova fabbrica come elemen-to fondamentale non solo dal punto di vista sta-

tico ma anche simbolico.Fase V. XVII - XIX secolo. Nonostante

f intervento di sterro rcalizzato in tutti gli am-bienti abbia distrutto quasi completamente il

deposito archeologico relativo a queste fasr.

l'indagine sugli elevati ha permesso di ricostrui-re la sequenzarelativa degli interventi che por-tarono alla suddivisone degli spazi cosi come sr

presenta oggi. L'ampia aula viene ripartita in 3

vani principali ai quali si accede da uno streftocorridoio. Il nuovo assetto è determinato dallacostruzione dei tre tramezzi realizzati in bloc-chetti di calcare presso uno dei quali venne la-sciato un passaggio, che mette in comunicazio-neivanile3.

E, P,

Llindagine archeologicadell'arca divia Rossini

L'esecuzione del progetto "Cattedrali di Sar-

degna. Costruzione del nuovo Auditorium nelcomplesso di San Gavino", ha richiesto un pre-

liminare intervento di scavo archeologico. Ilsettore urbano che sarà occupato dal nuovo edi-ficio ricade, infatti, in un ampio areale adiacen-te alle cumbessias, con ingresso su via Rossinl,

che congiunge Via Monte Angellu alla Piazza

Martiri, di massimo rischio archeologico, comeattestano i frequenti e diffusi ritrovamenti do-cumentati dagli interventi di archeologia urba-na e dalle sistematiche indagini condotte nel-l'adiacente Atrio Comitaz4.

Lo spazio destinato a\la rcalizzazione dellanuova costruzione ha un'estensione di circa360 metri quadrati, ha pianta rettangolare e hacome limite NW la Via Rossini, come limite SE

il prospetto laterale NW delle cumbessias,neila-ti NE e SW i muri perimetrali di abitazioni civt-li (tav. L).

La costruzione del nuovo edificio ha previsto inizialmente la demolizione di strutture inrovina che insistevano sull'area, lo sgomberodei detriti e nell'intero perimetro dell'area 1o

scavo di una trincea profonda circa 1 m, desti-nata al posizionamento di micropali.

L'indagine stratigrafica ha preso awio conl'apertura di un settore di scavo di 3x4 m, in cor-rispondenza dell'angolo E dell'area, neila partedella trincea in cui, nelle fasi conclusive dell'e-scavazione, erano affiorate le emergenze strut-turali archeologiche2s.

L'indagine stratigrafica porterà in luce, a po-chi centimetri dal piano di cantiere e in posi-zione non originaria, una prima porzione distruttura muraria che si rivelerà rcalizzata inopus inceftum, e pertinente ad una costruzione

lao6l

Porto Torres. Area archeologica di San Gavino. Sala Capitolare e area di via Rossini. Cantieri archeologici

di età romana, imperiale. La rimarchevole por-zione di muratura è risultata composta da pie-trame e laterizi legati da malta di calce. L'altraemergenza è risultata in corrispondenza dellemura delle cumbessias. La struttura muraria,USM 5103, orientata NE - SW, residua con unelevato di circa 40 cm, ed è composta da grossimassi non lavorati (tav. LI).

Il rinvenimento di questa muratura, la cuirasatura era visibile già ad una quota di circa 1

m. dal piano di cantiere, suggerisce la preesi-stenza di strutture al comnlesso delle Cumbes-sias, con le quali non risùlta avere alcun rap-porto strutturale.

L'estensione del campo di indagine ha por-tato in luce nell'angolo N del saggio due mura-ture, USM 5726 e 5116, disposte ortogonal-mente fra loro, i resti di una canaletta rivestitadi argilla e porzioni di un piano pavimentale ri-vestito di malta battuta US 5127, murature e

contesti stratigrafici riconducibili ad una strut-tura abitativa. Nell'angolo S del saggio è stata in-vece rinvenuta una fossa per 1o spegnimentodella calce appartenente, con molta probabilità,alle fasi di cantiere di costruzione dell'abitazio-ne. Lo s\"Llotamento del deposito residuo nellacanaletta di scarico e del riemoimento della cal-cina hanno restituito materiali ceramici di XIXe XX secolo e due monete coniate nella orimametà del'900. Durante le fasi di ripuliturJe sta-

to rinvenuto un frammento residuale di epigra-fe marmorea con incisa la lettera E26. Le strut-ture messe in evidenza si fondavano su un Do-tente deposito terroso, US 5135, caratteriziatodalla presenza di numerosi frammenti ceramici,nonché laterizi e reperti di metallo e vetro, at-tribuibili al XIX e XX secolo.

Il potente strato di interro sembra verosimil-mente composto da materiale di riporto, forseaccumulato volutamente ed in un unico mo-mento, azione sincronica ed artificiale attuata alfine di cancellare il forte dislivello naturale, ca-ratteizzante il sito con un salto di 2 metri nelversante N, e creare nuove aree da destinarsi al-l'edificazione di costruzioni. Nel proseguimen-to dello scavo stratigrafico è stato messo in luceiÌ deposito sottostante, US 5118, leggermentedegradante verso N tagliato da due fosse, unarettangolare, US -5138, ed una sub circolare, US- 5139, colmate da terra e ancora materiale diXIX e XX secolo. In particolare la fossa rettan-golare, di dimensioni IB2y-78 cm, misure e

morfologia riconducibili alle fosse scavate per lesepolture, ha suggerito la presenza nell'area di

un contesto cimiteriale, evidentemente già vio-lato ed obliterato US 5135 e 5120 (tav. LII).

E'emerso quindi uno strato di rimarchevolespessore, l'US 5118, tra le cui componenti sonostati rinvenuti numerosi reperti fittili, in parti-colare ceramiche fini da mensa e anfore di im-portazione africana, pentolame gîezzo da cuci-na e numerosi frammenti di tegole, unitamen-te ad un frammento di epigrafe marmorea2T. ildeposito, privo di elementi inquinanti, potreb-be verosimilmente essere stato destinato ad ac-

cogliere deposizioni e la sua interfaccia superficiale essere interpretata come piano di calpestiodi un altro settore della vasta area cimiteriale pa-leocristiana gravitante sulla Basilica di San Ga-vino. Obliterato da questo deposito, è stata ri-portata in luce l'US 5141, un esteso e spesso stra-to a matrice sabbiosa, misto a una bassissimapercentuale di materiale artificiale, tra cui un la-certo di struttura muraria realizzato con la tec-nica dell'opus inceftum, in pietre e frammenti dilateúzi legati con malta di calce. CompletataI'asportazione di questo potente strato, in alcu-ni punti spesso più di 1 m, si è documentata nel-lo strato sottostante, US 5146, la presenza diuna buca, l'US -5144, a sezione circolare e pare-ti rastremate verso il fondo, il cui riempimentoera caratterizzato dalla presenza di massi di ri-marchevoli dimensioni e privi di segni di lavo-razione, US Sl45.Il completamento dello scavodella fossa ha restituito un frammento di sarco-fago in marmo decorato ad altorilievo (tav.LilI)z8. Nel medesimo riempimento sono statirinvenuti frammenti di ceramiche di età roma-na pertinenti ad anfore e ceramica a pareti sot-tili ascrivibili al periodo compreso tra I secoloa.C. e il II secolo d. C. I sottostante deposito, US

5746, amatrice esclusivamente sabbiosa, infine,si è rivelato completamente privo di materialiceramici, non soggetto ad interventi di origineantropica e quindi di formazione naturale.

L'indagine archeologica mosfta come il ba-cino di sedimentazione dell'area comprenda, aldi sotto degli interventi di età moderna, chiarisegni di occupazione e utilizzo dell'area in etàantica. Attraverso la ricostruzione delle fasi diutihzzo si può sintetizzare una preliminare let-tura interpretativa della stratificazione del sot-tosuolo.

I Fase. Età Romana - Età Tardoantica. Scavodella fossa, US - 5144, e riempimento, US 5145,tra le cui componenti si registrano i materiali ce-ramici più antichi e il frammento di sarcofagorisalenti all'età alto imperiale. La fossa taglia un

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La Basilica di San Gavino a Porto Torres. Teorie a confronto

deposito sabbioso di origine naturale, US

5146.II Fase. Età Romana - Età Tardoantica. At-

tività di accumulo con terreno di riporto fi-nalizzata a livellare la pendenza verso N checantterizzal'area. Il risultato di tali attività èrappresentata da una sovrapposizione di piùstrati, tra cui US 5141 e 5118, ricchi di mate-riale ceramico di età romana imperiaÌe.

III Fase. Età Imperiaìe - Età Tardoantica.Le due fosse sub rettangolari, US - 5139 e

5138, fanno ipotizzare una fase d'uso delÌ'a-rea a scopo funerario, con origine in età ro-mana ed esiti nell'età tardoantica. A confor-to di tale ipotesi si ricordano ancora una vol-ta i numerosi dati emersi dalle indagini ar-

cheologiche sistematiche e dai ritrovamentioccasionali delMons Agellus, che hanno do-cumentato l'intensa ed estesa attività fune-raria caratteristica dell'area in età classica e

tardo antica.IV Fase. XIX - XX secolo. La violazione

delle sepolture della fase III, unitamente al

mancato rinvenimento di contesti di età

propriamente medievale, lasciano ipotrzzareun vasto salto cronologico che va dall'età ro-mana all'età postmedievale. Questa profon-da cesura cronologica potrebbe essere attri-buibile ad un radicale intervento di sterro,

con conseguente asportazione dei contestisuccessivi alla necropoli, interuento al qualeseguì l'apporto, sia naturale che artificiale, dinuovo materiale finalizzato all'innalzamen-to delle quote del piano di calpestio. Le uni-che testimonianze di una frequentazionedell'area in età post classica sono la muratu-ra USM 5103, fondata nel deposito US 5118e coperta dal crollo US 5102, conselatesi al

di sotto delle fondazioni delle Cumbessias.

V Fase. XIX - XX secolo. L'area subisce

quindi un radicale cambiamento di destina-zione d'uso a partire dal XIX secolo sino adoggi, quando si sviluppa un' attività insedia-tiva che si concretizza nella costruzione e 1o

sfruttamento di alcuni modesti edifici. Que-ste strutture saranno poi abbandonate e ad

esse si sovrapporrà un'altra serie di nuovecostruzioni.

D, D.

SCHEDE

1. Frammento di Sarcofago (tav. 53)

Misure:altezza max. 25 cm;Iarghezza max.42 cm; si. -

sore max. 12 cmMateriale:maflno biancoStato di consetv azione :

strato di malta diffuso sulla suoerf-:. .decorataDescrizione:

sussiste un breve tratto del listello superi,- :-con la figura di un erote nudo in volo, colloc;.:in corrispondenza dell'estremità laterale de1 r.gio in funzione di figura angolare.

Le gambe dell'erote sono spezzate così com.braccio destro, mentre l'avambraccio sinistrc ,.presenta interamente occultato da uno strato *.malta, evidente testimonianza del reimpiego ocla lastra marmorea del sarcofago. L'erote mos.:;un corpo infantile, dalle forme morbide e an--tondate. Il volto, rivolto di scorcio verso sinisr"dalle gote carnose e paffute, è incorniciato da n;-cioli virgoliformi sollevati sulla fronte a formai=un ciuffo.

I profondi intagli che attraversan -

l'acconciatura testimoniano un largo uso del tra-pano, funzionale alla resa di un forte effetto chr;-roscurale. I grandi occhi, senza iride, sono segna-

ti da palpebre rigonfie; la bocca è dischiusa, a;-

traversata da un profondo solco. Mutili il piccolcnaso e il mento.

La figura emerge nettamente dal piano di fon-do, scolpita ad altissimo riÌievo ed in corrispon-denza della natica destra quasi a tutto tondo.L'erote nudo e retrospicente potrebbe sostenerein volo l'imago clipeata oppure/ cosa che apparÉ

più verosimile, sorreggere una ghirlanda.

Interpretazione e C onfr ontíI1 frammento potrebbe essere ricondotto ad

un sarcofago a cassa del tipo a ghirlanda, recanteperò un tema decorativo specifico: quello deglleroti ghirlandofori, motivo ampiamente diffusonella produzione urbana di sarcofagi a partire dalII sec. d. C. Toyrrbee riferisce infatti ad età adria-nea il debutto di tale soluzione decorativaz9. A ri-prova di tale attribuzione il sinuoso elemento de-

corativo úsibile in alto a destra, immediatamen-te al di sotto del listello superiore, potrebbe esse-

re identificato con la taenia,la benda con cui era-

no legati i capi della ghirlanda. Inoitre il braccio

laoel

Porto Torres. Area archeologica di San Gavino. Sala Capitolare e area di via Rossini. Cantieri archeologici

destro dell'erote, sebbene spezzato, parrebbe ri-piegato all'indietro, il che porterebbe ad ipotiz-zarela presenza di una decorazione a ghirlandaanche sul fianco destro del sarcofago, ghirlandaanch'essa sorretta dell'erote angolare.L'attestazione di raffigurazioni di putti alati an-che su monumenti funerari O' u6r11i30 porte-rebbe ad escludere un'esciusiva pertinenza delmotivo decorativo del putto ghirlandoforo allasfera funeraria infantile.

Se Cumont3l interpreta Ie figure degli eroti-putti come la rappresentazione delle anime deidefunti eroizzati e Ie ghirlande come destinate a

formare la corona di immortalità per il defuntc-,,

Stuveras3z, escludendo di fatto valenze simboli-che, li classifica come banali ornamenti funera-ri, riecheggianti al più I'idea di un giovane ser-vitore che reca fiori come offerta al defunto.

Toynbee33, distinguendo invece tra oggettoreale e rappresentazione simbolica, identifica leghirlande con le corone di fiori realmente offer-te ai defunti in occasione delle festività e deglianniversari, mentre le figure che le reggono sta-

rebbero a simboleggiare vari aspetti della vita ul-traterrena.

MaieIIaCampus

2. Le incisioni/yaffiti sui rtvestimenti murart

Misure:lCroce: altezza 12 cm; larghezza 4 cmlCroce: altezza 14 cm; larghezza 5 cmlCroce: altezza 11 cm; larg,hezza4cmLinee vefticali:altezzada5a9cmlinee parallele disposte su due registri: altezzada5a9cmMateiale:Stato di conseryazione :

buono; le incisioni sono ben leggibili sulla su-perficie intonacata o sugli elementi lapidei

di incisioni/graffiti è statarinvenuta nel vano 1 nel corso di una delle fasidi asportazione degli intonaci dai paramenti deimuri di partizione interna. Nella parete S, USM1050, permangono incisioni a punta fine su unintonaco bruno ed in parte lacunoso. Sono sta-te individuate tre croci, una delle cuali si inter-seca con quella precedente ed una presental'estremità del braccio corto con punta ancora-ta (Fig. 18). Procedendo verso E, seguono novelinee verticali, incise anch'esse a punta fine, e

poste tra loro ad una distanza compresa tra i 5

ed i 20 mm. Nella parete E del vano 1, USM1056, sono stati portati alla luce altri segni ana-loghi. E' stato possibile distinguere due gruppidi linee verticali parallele incise su due registri,20 nel registro superiore e 17 in quello inferio-re. Presso le linee parallele è leggibile un altrogruppo di otto linee parallele con andamentoobliquo. A quote più alte si leggono tra segninon decifrabili altre sei incisioni verticali piùlunghe e più irregolari.

Ancora nella parete E un'ulteriore serie di li-nee si intersecano tra di loro a creare delle figu-re geometriche romboidali. Tra numerosi graffi-ti non decifrabili si evidenziano tre linee verti-cali, poste a 3 cm di distanza tra loro, la prima e

la seconda intersecate da una Ìinea orizzontale.Procedendo quindiverso la colonna centrale so-

no appena percettibili altre quattro linee verti-cali intersecate da una linea. Seguono altri segnisimilari, poco definiti con andamento e orien-tamento variabile. Sulla faccia ústa di un con-cio della cornice della volta che insiste sulla pa-rete N sono presenti sei incisioni verticali di-stanti tra loro dai 5 ai 10 mm. Una incisione,che riporta il segno X, infine, è stata riscontratanella vela O della volta a crociera.

Interpr eta zione e conli ontiE' possibile attribuire a queste incisioni di-

versi significati: segni lasciati dalle maestranzeimpegnate nella fabbrica dell'edificio, o impres-se da fedeli in pellegrinaggio nel luogo di cultotitolato al Santo Martire Gavino; potrebbero ri-cordare conteggi, il numero delle giornate lavo-rative, o ancora, giorni di penitenza e preghie-ra. L'incisione sul blocco della cornice, infine, è

verosimilmente segno di attiútà di cantiere, ri-conducibile alla numerazione degli elementisingoli funzionale ad una loro corretta posa inopera.

Graffiti/incisioni similari che rappresentanolinee e croci sono state riscontrate nelle celle deipiani inferiori, cosiddette prigioni, dell'ex Con-vento Benedettino di Castelsardo.

Nel medesimo Convento, in particolare inuna volta di un ambiente, permangono nei sin-goli blocchi i segni di cantiere che riportano lalettera romana X.

ElenaMaronsiu

serle

taoel

Note

2.

:1.

4.5.

6.

Si ringraziano Don Mario Tanca, il Sig. Sindaco Luciano Mura, i Progettisti e Direttod dei Lavorl Ing. G.P. Nur-

ra, Ing. G. Rassu, Arch. A. Sechi, Arch. S. Zenoni, Arch. V. Meloni, l'Ing. Claudio Vinci, il Geom. Silvio Cam-

bu1a, le Imprese esecuttici specializzate Sini e Sotgiu e gli operai specializzati Angelo Rubaftu, Giuseppe Tirot-

to, Tanino Panzalis, Domenico Obinu e Antioco Serra. Agli archeologi Dott.ssa Daniela Deriu, Dott. Enrlco

Petruzzi, Dott.ssa Elena Marongiu, Dott.ssa Mariella Campus, si deve un ringraziamento per avere operato

con obiettivi conseguiti e con metodo rigoroso. Il sostegno istituzionale e professionale dell'Architetto Danie-

la Scudino è stato insostituibile e rassicura per la formula di irrinunciabile collaborazione. Sono stati preziosi

gti apporti del Sig. Franco Satta, del Sig. S. Borra e A. Spanu, che hanno curato con occhio particolarmente

vigile e con alta competenza la salvaguardia e la tutela diretta e indiretta di una sezione della città, contri-

buendo a costlltite un futuro da fondare su una maggiore consapevolezza e quindt maggiore coscienza del be-

ne della collettività di oggi e domani.Boninu 1986, p. 260. Sulle indagini e i ritrovamenti che hanno interessato l'area della cosiddetta Necropoli

Meridionaie o di San Gavino, cfr. Boninu, Le Glay, Mastino I98a, pp.26-27;Bonlnu, D'Oriano, Satta I9B7;

Lissia, Rovina 1990, pp. 75-83; Sanciu 1992; Mastino ,Vismara 7994, p. 66-7 5; Pani Ermini 2006, pp. 53-5 7.

Pani Ermini 2006, pp.94-100.Mastino 2005, p. 475.Pani Ermini 20O6, pp.94-100.Le leggendarie vicende che hanno determinato 1a costruzione della basilica ad opera del Giudice Comita sono

dportate come è noto nel Condaghe di San Gavino di Torres ( Meloni 2005). Per i dati archeologici relativi al-

le fasi documentate cfr. Stasolla 2001 e Pani Ermini 2006, pp.725-744.

7. Ortu 20O5,p.216.B. Spada 1998, p. 151.

9. Pani Ermini 2006, pp. 147-155.10. Pani Ermini 2006, pp. 7OI-47.11. Mastino, Vismara 7994, P.70.12. L'intervento di scavo archeologico, previsto nell'ambito del progetto"Basilica di San Gavino - Rifacimento

della pavimentazione del1a Sala Capitolare"e ad esso finalizzato, è stato eseguito sotto la Direzione di Anto-

nietta Boninu e con i1 coordinamento di Antonella Pandolfi; le operazioni sul campo sono state seguite da

Enrico Petruzzi e Daniela Deriu, coadiuvate da1 supporto di Mariella Campus ed Elena Marongiu.13' Boninu-

Pandolfi 2008 pp. 1776-7878; Azzena G. 1999 pp.369-380.Cfr. Stasolla 2001 pp. 757-762 e Pani Ermini 2006, pp. 725-144.

Cfr. Pani Ermini 2006 cit.Berti 1998, pp.130-131; Mureddu, Porcella 1995, pp.113-115.

Rovina 1989, pp.l29-I38.Mureddu, Porcella 1995, pp. 108-109.Porcella, Ferru 1994, pP. 171-184.Cipriano, Manacorda 1984, pp. 37-87;Fetru, Porcella 7992, pp.301-307.

Milanese, Biagini 1998, pp .769-176.Vedi scheda di E. MarongiuPani Ermini 20O6, cil-Per i riferimenti stratigrafici vedi fig.La lettera harrr'alhezza di circa 5 cm ed una larghezza di circa 2 cm.

La lettera lna:un'altezza di circa 4 cm ed una latghezza di 1,5 cm.

Vedi scheda di M. CamPusToynbee 7934,p.2I5.Pesce 1957, p. 70.

Cumont 19a7, pp. 347 -348.

Stuveras 1969, p. 73.

Toynbee 7993,p.237.

r4.15.

16.77.18.19.20.2r.22.)?24.25.26.27.28.29.30.31..)4.

lúo l

La Basilica di San Gavino a Porto Torres. Teorie a confronto

Tavola XXXV

Sala CapitolareArea 1000. Nella

parete-sezione est è leggibile

I'incisiva attività dl sterro

che ha comportato la distruzione

dei depositi di età moderna

Tavola XXXV|ll

Sala Capitolare.

Vano 3.

Area 3000.

Veduta del muro perimetrale sud e

del settore I nell'angolo SW.

Tavola XXXVI

Sala CapÌtolare.Vano 1.Area 1000.

Veduta generale del vano in fase di

scavo.

Tavola XXX,

Sala Capitola'.

Area 10C -

Settore

L&

lrnmagini e ta\ole

Tavola XLI

Basilica di

S.Gavino. Piazza

Martiri

Elemento in

trachite similare

al capitello delle

Sala Capitolare.

Tavola XLll

Sala Capitolare. Vano 1.

Saggi campìone eseguiti

sull'USM 1056.

Tavola XLlll

Sala Capitolare. Vano 3.

Particolare della tessitura

mu rarla che caralleîtzza

IusM 1056.

Tavola XLV|ll

Le incisioni individuate

sulla parete S del vano l,

usM 1050.

Tavola XLIV

Area di via Rossinl. Veduta

generale dell'area di scavo.

aàh $pbtsrg. Vrro 1 tuór 1m tu..aùói&nLmvtRo!!î, e..s@o s.egÉ XLVI

-'-.^

..' t.t

NIII

La Basilica di San Gavino a Porto Torres. Teorie a confronto

Iavola XXXIX

Sala Capitolare. Vano 4. Area

4000.

La colonna ed il basamento in

pietre sbozzate al centro del vano.

Tavo ; ,-Raffrontc -, ,

sezioneNo,.:-:dela!,,

îanitnlarpr--,

sezioneNorc:-.dell'area c , ,

Ro:. -

Iavola ).-

Sala Capitolare.Vano 4.Area 400C

La colonna in granito ed il capitello -

trach ite

Tavola XL',

Via Rossini.Area 5000- Settore

Tavola XLV

Area di Via Rossini

Frammento di sarcofagc

marmoreo cOn puttO

#

7,(- '

ti.-

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