Date post: | 12-Aug-2015 |
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1
IL PIACERE DI STUDIARE
Tecniche pratiche e semplici per apprendere in
modo rapido
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2
Il piacere di studiare
Tecniche pratiche e semplici per apprendere in modo rapido
di Chiara Giovannini
pp.70
Prefazione a cura di Andrea Fiorenza……………………………………………………….4
Introduzione………………………………………………………………………………………………6
1. C’è qualcosa che devi sapere
1.1 Gli autosabotatori, questi sconosciuti…………………………………………9
1.2 Le soluzioni che peggiorano……………………………………………………..12
1.3 Cambiare il modo di vedere le cose…………………………………………18
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3
2. La partenza
2.1 Gli obiettivi………………………………………………………………………………..19
2.2 Il tempo…………………………………………………………………………………….23
2.3 L'ambiente…………………………………………………………………………………27
3. Il percorso
3.1 Cosa si deve fare e cosa non si deve fare……………………………….29
3.2 Errori da evitare quando si legge…………………………………………….30
3.3 Prendere appunti in modo efficace…………………………………………..33
3.4 Saper organizzare i contenuti con le mappe mentali………………38
3.5 Memorizzare senza sforzo e a lungo………………………………………..57
3.6 Saper ripassare per migliorare il ricordo………………………………….60
Conclusioni………………………………………………………………………………………….62
Bibliografia dell’ebook…………………………………………………………………………68
La proposta dello Studio Fiorenza………………………………………………………69
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4
Prefazione a cura di Andrea Fiorenza
In una storia si racconta che un viaggiatore arrivato nei pressi di una
cava vide diversi uomini che, sudati e sporchi, imprecavano con le mani
al cielo. L’uomo si avvicinò e chiese:
“Cosa fate?A cosa serve il vostro lavoro?”
Si sentì rispondere:
“Non lo vede? Spacchiamo pietre”.
E senza più interessarsi del viaggiatore gli uomini ripresero il loro lavoro
e le imprecazioni.
Il viaggiatore ripartì e, dopo qualche ora di cammino, si ritrovò nei
pressi di un’altra cava. Altri uomini lavoravano come quelli
precedentemente incontrati ma, a differenza dei primi, non erano molto
affaticati, nonostante lavorassero sodo. Anche in questo caso il
viaggiatore chiese loro a cosa stessero lavorando e a cosa servisse il
loro lavoro.
E dove i primi uomini avevano risposto “Spacchiamo pietre”, qui si sentì
rispondere: “Costruiamo splendide cattedrali”.
A volte le azioni che facciamo, i compiti a cui ci dedichiamo possono
apparirci duri e faticosi o, in altri casi, piacevoli e gratificanti. Tutto
dipende dagli obiettivi e dagli scopi… e dai metodi utilizzati per
raggiungere tali scopi e obiettivi.
E’ un grande piacere per me presentare questo ebook della Dott.ssa
Chiara Giovannini. E’ uno strumento pratico e utile in grado di aiutare
chiunque desideri passare da un approccio allo studio inteso come
“spaccare pietre” ad uno dove si “costruiscono cattedrali”.
Il linguaggio che Chiara Giovannini utilizza è semplice e scorrevole,
attività non sempre facile, e il testo è ricco di indicazioni concrete.
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Il lettore viene invitato a mettere in pratica nuovi modi per apprendere,
sospendendo temporaneamente il proprio modello, per sperimentare
come, grazie a indicazioni che sono sorrette da ricerche e
sperimentazioni, si possa migliorare ulteriormente il modo di studiare.
Ho letto con interesse il testo e in alcuni passaggi ho riconosciuto alcune
tecniche che inconsapevolmente metto in pratica, in altri passaggi alcuni
errori che mi porto dietro da molti anni. E naturalmente mi sono
ripromesso di porvi rimedio.
Oggi, a quasi cinquant’anni, posso dire di essere un pò più consapevole
dell’ approccio che utilizzo per apprendere, so cosa devo fare e come
devo fare per risparmiare energie senza che questo vada a influire
negativamente sull’apprendimento. E questo mi rende felice.
Ma se solo qualcuno me le lo avesse fatto notare prima…
Andrea Fiorenza
Bologna, Ottobre 2009
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Introduzione
Era il Super Bowl Sunday, quel giorno inviolabile in cui la maggior parte
degli uomini americani si piazza davanti al televisore a guardare il più
importante incontro di football dell'anno. La partenza del volo New York-
Detroit era stata ritardata di due ore e fra i passeggeri- quasi tutti
uomini di affari- la tensione era palpabile. Quando finalmente arrivarono
a Detroit, un misterioso problema tecnico con la scaletta fece fermare
l'aereo a circa trenta metri dal cancello. Sull'aereoplano i passeggeri
isterici per il ritardo, saltarono comunque in piedi.
Una delle assistenti di volo andò al microfono. Come poteva fare per
ottenere che tutti obbedissero al regolamento restando seduti finchè
l'aereo non avesse portato a termine l'avvicinamento al cancello?
La donna evitò di annunciare con tono rigido: "Il regolamento federale
prevede che tutti i passeggeri riprendano posto a sedere prima che
l'aereo cominci la manovra di avvicinamento al cancello".
Invece, cantilenando come se stesse ammonendo scherzosamente un
bambino adorabile appena colto a fare una birichinata tutto sommato
perdonabile, se ne uscì con un:
"Vi siete alzaaaati?!?"
Al che tutti scoppiarono a ridere e si rimisero a sedere finchè l'aereo non
ebbe terminato la sua manovra. Date le circostanze i passeggeri scesero
dall'aereo con un sorprendene buon umore.
(Goleman, 1998)
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Quella che abbiamo appena letto è la simpatica dimostrazione di come
una comunicazione “emotiva” raggiunga obiettivi insperati, in modo
efficace e diretto. La sfera emotiva è complementare a quella razionale,
pure necessaria. Vedremo che anche nell’apprendimento la così detta
“intelligenza emotiva”, così cara a Goleman, ricopre un ruolo
determinante per la memorizzazione dei concetti.
Non dimenticare che si impara solo ciò che piace e solo ciò che
diverte!
Questo e-book ha l'obiettivo di fornire strumenti utili per migliorare la
qualità del tuo apprendimento e, di conseguenza, la qualità della tua
vita.
Ecco che cosa ti permetterà di fare questa guida:
- saper gestire in modo ottimale il tuo tempo di studio (progettare un
piano di studio individuale, giornaliero, settimanale, mensile);
- riconoscere le strategie migliori per prendere appunti;
- gestire la tua memoria (e non essere gestito da lei!) e orientarla ai
contenuti che ti occorre memorizzare, senza alcun limite
- rielaborare in modo creativo ed emozionale le informazioni in mappe
cognitive (ricorda: più le informazioni vengono manipolate e rielaborate
più le imparerai senza dimenticarle);
- elaborare strategie di recupero delle informazioni senza fatica e senza
sforzo utilizzando tutti i cinque sensi disponibili;
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- strategie per leggere velocemente;
- imparare a sottolineare il testo, prendere appunti, schematizzare e
archiviare le informazioni in memoria.
Ricorda che: lo studio senza metodo è disordinato e
improduttivo. Lo studio senza motivazione è noioso e
insopportabile.
(Polito, 2002)
Qual è la differenza tra un corridore che arriva prima ad una gara
podistica rispetto a un altro concorrente che taglia il traguardo quattro o
cinque posizioni dopo di lui?
La velocità sostenuta durante la gara? O forse la respirazione ritmica e
ben equilibrata? Magari potrebbe aver giocato un ruolo decisivo il
terreno sul quale la corsa ha avuto luogo....
Tutto questo sicuramente gioca un ruolo fondamentale, ma non
dobbiamo dimenticarci di tutto ciò che è avvenuto prima di quella
corsa...e cioè l'allenamento di quel corridore: i giorni, le settimane e i
mesi prima della gara. La preparazione. E allora vediamola più da vicino.
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1. C'E' QUALCOSA CHE DEVI SAPERE
1.1 Gli autosabotatori, questi sconosciuti
E' noto che l'apprendimento nello sport richiede molta concentrazione,
capacità di automonitoraggio, di autovalutazione e di autorinforzo e,
soprattutto, molta pratica. Lo sport richiede un atteggiamento mentale
positivo e di fiducia in sè stessi, per incoraggiarsi quando si è di fronte a
una difficoltà e di tecnica per conservare alto il livello della propria
motivazione. Si deve organizzare un piano di allenamento e integrare lo
sforzo con il rilassamento (Polito,2002).
Dunque come avrà fatto il nostro corridore ad assicurarsi una
performance vincente e arrivare primo?
Prima di ogni altra cosa avrà neutralizzato i nemici più pericolosi e
infimi...gli autosabotatori!
Naturalmente non stiamo parlando di marziani millebraccia scesi
improvvisamente sulla terra ma pensieri ricorrenti a cui tutti noi siamo
abituati senza rendercene neppure conto. Gli autosabotatori sono
pensieri disfunzionali, costruzioni negative e subdole che ci facciamo
di noi stessi e che inquinano le nostre performance e ci impediscono di
essere vincenti.
Un'ottima tecnica, così come un'ottima preparazione non bastano senza
lo spirito giusto e senza aver messo un freno a quelle convinzioni
limitanti, blocchi del potenziale apprendimento. Le convinzioni, sia
positive che negative, si formano in seguito ad esperienze importanti.
Dopo essere state create, però, esse sembrano sganciarsi dalla nostra
mente e non appartenerci più: smettiamo di metterle in discussione,
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esse si cristallizzano e dunque restano ferme lì dove le abbiamo create
per molto tempo. Forse hai già sentito parlare dell'effetto placebo, un
meccanismo che libera attraverso le nostre idee e le nostre convinzioni
una serie di energie e capacità che non sapevamo neppure di possedere.
Ingerire una pillola credendo fermamente che questa sia l’ottima
risoluzione al nostro malanno ignorando il fatto, in realtà, che quella
stessa pillola contiene solo ed esclusivamente zucchero, produce effetti
tangibili e risolutivi. La nostra mente, spinta dalla nostra convinzione, ha
giocato un ruolo decisivo credendo che sia stata la pillola “miracolosa” a
farlo.
Questo forse basta per farci immaginare i danni che provocano alcuni
dei nostri pensieri limitanti come:
"Non ci riuscirò mai"; "Non ho mai avuto memoria"; "Non sono mai stato
in grado di...", eccetera.
E' bene precisare però che esistono autosabotatori assolutamente
funzionali. Sono quei pensieri che servono a tutelare la nostra autostima
e l'immagine che abbiamo di noi stessi e a proteggerla da eventuali
fallimenti.
Esempi di autosabotaggio sono il continuo procrastinare gli impegni,
stabilire obiettivi irraggiungibili o troppo facili, il ritiro dall' impegno, la
rinuncia a fare delle scelte, insomma tutte quelle scuse che
compromettono la nostra performance intellettiva ma che allo stesso
tempo forniscono un alibi in caso di insuccesso.
Come farà dunque il nostro corridore a neutralizzare questi pensieri?
Certamente non farà finta di niente, non cercherà di ignorarli ma
cercherà di porsi delle domande in merito per poterli affrontare con
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lucidità e coraggio.
Vediamo alcune domande utili per sconfiggerli:
- Fino ad ora in quale percentuale (da 0 a 100) sento di aver sfruttato le
mie potenzialità?
- Cosa mi aiuterebbe per arrivare al 100%?
- Ci sono decisioni o obiettivi in merito che sto procrastinando?
- Cosa mi sta frenando?
- Che rischi correrei se arrivassi fino in fondo?
- Nella peggiore delle eventualità che cosa accadrebbe?
(Mattoni, 2008)
Avere coscienza di tutto o quasi tutto ciò che ci limita è un passo
importante e di crescita per chiunque intenda sviluppare al meglio le sue
capacità. Anche se esserne a conoscenza non basta per neutralizzare
questi pensieri, occorre accompagnare questa consapevolezza con un
allenamento mentale, un addestramento a cui sottoporre l' abitudine
naturale e fisiologica di ogni essere umano di valutare se stesso. Molto
spesso una performance negativa rischia di diventare una valutazione
negativa sull'intera persona provocando sconforto e arrendevolezza.
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1.2 Le soluzioni che peggiorano
Per uno studente o chiunque si approcci a un testo o si cimenti nello
studio verrà assolutamente naturale tentare di mettere in atto soluzioni
apparentemente funzionali alle difficoltà che gli si presentano lungo la
strada.
Solitamente davanti a uno studio insoddisfacente si tende ad aumentare
le ore trascorse sui libri, a saltare i pasti e buona parte della notte con la
convinzione che più una soluzione è prodotta in quantità più sia di
qualità.
Molti altri studenti tenderanno a ripetere con insistenza e
sistematicamente la lezione appresa, la parte di testo magari non
sinceramente compresa fino alla fine credendo che più qualche cosa
viene ripetuto in un numero consistente di volte più l'apprendimento sia
quanto meno assicurato.
Nella mia esperienza universitaria molto spesso mi è capitato di chiedere
in prestito libri o manuali a qualche mia collega. Rimanevo sempre
piuttosto stupita nell'incontrare su quei testi moltissime pagine
ripetutamente sottolineate, una volta a matita, una seconda volta, solo
in alcuni tratti sottolineata con la biro blu, poi in altre zone rimaste
precedentemente bianche evidenziata con gialli e arancioni intensi. La
sensazione che provavo, oltre a quella di un devastante disordine
mentale che influiva anche sul mio apprendimento, era quella di un
martello pneumatico che passava e ripassava sulla medesima riga
cercando di fare solchi, avanti e indietro, avanti e indietro con la paura e
l'incertezza di non aver scavato accuratamente ogni angolo della riga.
Converrete con me che questo c'entra davvero poco con un testo ben
appreso, con contenuti masticati e manipolati in modo critico e
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intelligente. Insomma quel caos mi trasmetteva tutto tranne che la
certezza di possedere quello che realmente mi interessava: il concetto
portante che dovevo studiare.
Che cosa sono le tentate soluzioni allora? Sono quelle soluzioni che
apparentemente sembrano funzionare ma in realtà non cambiano affatto
la situazione e, anzi perpetuano il ripresentarsi del problema.
Questa guida è in grado di seguirti nell'inventare in maniera creativa e
funzionale nuove soluzioni, quelle che provocano il cambiamento vero,
reale in grado di fornirti strumenti di immediata e facile applicazione
producendo in modo naturale la neutralizzazione dei soliti
comportamenti, poco efficaci e dispendiosi in termini di risorse temporali
e energetiche.
Il tuo tempo è prezioso non sprecarlo alla ricerca di elaborate
strategie per imparare. In questa guida troverai tutto ciò di cui hai
bisogno con il vantaggio di:
- imparare tecniche semplici in modo permanente e duraturo che
possono essere applicate a qualunque tipo di materiale sia da
affrontare;
- è un metodo assolutamente divertente e creativo, immediato ma
sopratutto ti da garanzie di risultato in tempi brevi
- è un metodo che può essere insegnato a chiunque, bambini,
adolescenti, studenti universitari, manager. Insomma non ci sono limiti
di età nè effetti collaterali!
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Ma c'è una cosa che devi fare...
Da questo momento in poi ti chiedo di abbandonare mentalmente il tuo
attuale metodo di studio. Probabilmente se stai leggendo questa guida è
perché qualcosa non ti soddisfa, non hai raggiunto i risultati che speravi,
o forse sei in un momento della tua vita dove hai bisogno di
concretizzare e raggiungere in modo veloce e pratico risultati e obiettivi.
Per fare questo è opportuno che tu sospenda il giudizio su ciò che stai
per leggere, che tu faccia un tentativo, che lo sperimenti, che ci entri
con tutto te stesso, il cambiamento per avvenire ha bisogno di
attenzione e concentrazione.
Leggi questa guida fino alla fine, senza pregiudizi, non ti costerà nulla,
in qualunque momento potrai tornare al tuo solito modo di studiare, ma
prima è importante che abbandoni le tue resistenze e i tuoi dubbi,
sperimenta, prova, solo così sarai in grado di fare una valutazione
matura e consapevole.
Scegliere in fondo è questo:
- ascoltare ciò che ti verrà detto a breve;
- sperimentare in modo individuale le istruzioni e indicazioni che ti
darò;
- valutare attraverso i risultati che otterrai se questo strumento ti
interessa o meno.
Capisco che tu possa avere delle resistenze. Probabilmente le stesse che
ebbi io all’epoca…
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La mia storia...
Quando mi iscrissi al week end intensivo per imparare il metodo Eureka,
così si chiamava, ero in un periodo di vita personale particolarmente
caotico. Mi mancavano ancora molti esami per laurearmi in Psicologia,
non potevo frequentare le lezioni, non conoscevo praticamente nessuno
dei colleghi studenti, nessuno che mi desse informazioni su un pesante
esame che dovevo sostenere a breve, non avevo nessun appunto
suggeritomi per alleggerire la mole di lavoro e snellire un carico che mi
pareva impossibile. Manuali su manuali coprivano la mia scrivania.
Lavoravo dalle 8 alle 12 ore al giorno, facevo turni massacranti in una
comunità per minori di cui presto volevano farmi coordinatrice. Il posto
di lavoro era piuttosto allettante e la mia performance anche in
quell'ambito, non poteva tradirmi. Di lì a qualche mese un importante
studio di psicoterapia mi aveva accettato come collaboratrice e anche
quella mi sembrava un'opportunità da non perdere. Insomma le ore di
studio diminuivano vertiginosamente, fino a ridursi alle notti in cui in
comunità, ad ore improbabili, mi ritrovavo china sui libri. Questa fu la
motivazione che mi spinse a iscrivermi. Il corso costava parecchi soldi e
fui costretta a pagare a rate, e anche questo non ve lo nascondo,
incrementò in me la sensazione di dover sfruttare al meglio ciò che
stavo per imparare. Il week end trascorse in fretta, fu ricco di contenuti,
e alcuni esperienziali pratici. Uscimmo tutti molto motivati ma dopo una
settimana, molti di quei corsisti si ritrovarono a riutilizzare il loro vecchio
sistema di studio, adducendo la classica scusa:
"E' molto valido! Ho tenuto solo quello che ritenevo fosse utile a me!"
All'inizio fu molto impegnativo applicare il metodo.
La tentazione di ritornare al mio vecchio metodo di studio
(sottolineatura classica, lettura lenta, ripetizione infinita) era molta, la
paura di fallire l'esame e la titubanza verso l'ignoto mi creavano ansia e
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angoscia, ma ho tenuto duro cercando altri testi che approfondissero i
contenuti che avevo ascoltato al corso. Comprai moltissimi manuali di
quegli autori citati, abbozzati velocemente e scoprì che dietro a quel
corso si nascondeva un mondo affascinante e sopratutto un ponte da
costruire individualmente, strategie e stratagemmi per arrivare ad
utilizzare al meglio le nostre capacità. Forse non è scontato dirvi come è
finita la mia storia.
Attualmente sono laureata in Psicologia, ho terminato gli ultimi esami
con una buona media, lo studio di psicoterapia per il quale allora ero una
semplice collaboratrice part time è quello per il quale, in questo
momento, sto scrivendo questo e-book.
Qualche volta cambiare è l'unica alternativa che abbiamo.
Il cambiamento, spesso, è inevitabile e costante, troppi cambiamenti
potrebbero essere dannosi certo, ma anche troppo pochi, è importante
essere pronti a cambiare, a rimettere in discussione tutto in modo
onesto e sincero.
Leggete questa storia...
Un uomo che cercava disperatamente di smettere di fumare lesse una
pubblicità sul giornale che diceva così:
VOLETE CAMBIARE IN MEGLIO LA VOSTRA VITA?
MANDATE CINQUE STERLINE PER AVERE UNA CURA IMMEDIATA E
GARANTITA PER SMETTERE DI FUMARE.
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Incuriosito e pensando che, dopo aver provato tutto, non aveva niente
da perdere, spedì il denaro e aspettò che la cura miracolosa si
materializzasse davanti alla porta di casa.
E infatti, pochi giorni dopo, arrivò una piccola busta. L' uomo fu deluso
dalle dimensioni ma l'aprì con grandi aspettative. Dentro c'era solo un
biglietto con queste parole:
CURA ISTANTANEA E GARANTITA PER SMETTERE DI FUMARE:
NON COMPRARE SIGARETTE
NON SCROCCARLE AGLI AMICI.
(Parkin, 2004).
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1.3 Cambiare il modo di vedere le cose
Il metodo che stai per conoscere vuole essere una alternativa
per farti sperimentare nuove tecniche e verificarle concretamente in
base ai risultati che otterrai sul campo di tuo interesse.
Il segreto è cambiare il modo di vedere i problemi che hai incontrato
nello studio fino ad ora, smontarli, analizzarli e reinquadrarli nell'ottica
giusta, propositiva e sostituirli con uno studio attivo, una maggiore
autoconsapevolezza sul proprio modo di studiare, e un addestramento
sempre maggiore sull'utilizzo della creatività e del gioco anche nello
studio.
Cambiare il modo di vedre una situazione apparentemente immutabile
nello studio significa, riprovare in modo diverso, cambiare la cornice di
lettura, mettere in discussione alcuni paradigmi o credenze che davamo
per scontati.
"Uscire dagli schemi" significa cercare di non dare nulla per scontato,
significa mettere in discussione il senso comune che si da alla realtà.
E' quello che ti sto chiedendo di fare in questo momento. Sospendere le
tentate soluzioni, senza giudicarle o metterle in crisi, ma semplicemente
abbandonarti alle pagine seguenti che ti forniranno una nuova cornice di
interpretazione del metodo di studio classico.
Ma prima di iniziare ti fornisco alcune domande che potranno facilitarti
l'individuazione della tua cornice di lettura rispetto a quello che
attualmente ti impedisce uno studio efficiente:
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- Qual'è il risultato specifico che vorrei ottenere?
- Come potrei leggere in modo nuovo questa situazione?
- C'è qualche altra persona che conosco che affronta la mia stessa
situazione in modo soddisfacente?
- Se sì: cosa gli permette di farlo? Se potessi vedere il mondo con i suoi
occhi cosa vedrei di diverso?
(Mattoni, 2008)
2. LA PARTENZA
Il nostro corridore dunque si sta preparando ad affrontare la sua gara,
esattamente come tu forse dovrai preparare un esame, un compito, una
interrogazione o una lezione da esporre davanti a una platea di persone.
Hai forse una data precisa del giorno in cui dovrai verificare se il tuo
studio è stato o meno soddisfacente. Hai del tempo davanti a te e quel
tempo va utilizzato in modo ottimale, senza sprecarlo inutilmente.
2.1 Gli obiettivi
Iniziamo il nostro percorso da un punto importante: un desiderio non
è un obiettivo. Desiderare di passare l'esame, desiderare di essere
promossi a fine anno o di superare un'interrogazione non è un obiettivo.
Un desiderio diventa un obiettivo quando si precisano i gradini da
percorrere per raggiungere lo scopo e quando si mobilita la propria
energia per conseguirlo.
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Gli obiettivi devono avere delle caratteristiche precise, devono essere:
- chiari
- concreti
- delimitati
- idonei/pertinenti
- misurabili
- sequenziali
- raggiungibili
- verificabili.
Secondo Covey (2005), uno dei sette principi fondamentali per essere
autoefficaci e avere successo nella vita è: "comincia pensando alla fine".
Cosa significa?
In tutte le cose che realizziamo c'è sempre una prima creazione, quella
"mentale", e una seconda creazione, quella "fisica". Non si può
realizzare qualcosa efficacemente se non si ha prima chiaro in mente
cosa si vuole realizzare. Stabilendo obiettivi chiari avrai la possibilità di
stabilire il progetto per costruire la tua casa, il tuo percorso, Effettuando
una pianificazione di questi obiettivi, avrai la possibilità di tradurre
questo progetto in un piano di costruzione concreto.
Un vecchio carpentiere era sul punto di ritirarsi in pensione. Condivise
con il suo datore di lavoro i suoi piani per lasciare la sua attività di
costruttore di case e vivere una vita più piacevole godendosi di più sua
moglie e la sua famiglia estesa. Avrebbe sentito la mancanza dello
stipendio a fine mese, ma aveva veramente bisogno di ritirarsi a vita più
tranquilla. Il datore di lavoro fu dispiaciuto di vedere uno dei suoi
migliori uomini andarsene e gli chiese se avesse potuto costruire
un'ultima casa come favore personale. Il carpentiere acconsentì, ma con
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il tempo fu facile accorgersi che non metteva più il suo cuore in quello
che faceva. Smise di mettere la sua solita maestria nelle lavorazioni e
utilizzò materiali di qualità scadente. Fu un modo spiacevole per
terminare una carriera tanto dedicata. Quando il carpentiere ebbe finito
la casa, il suo datore di lavoro venne ad ispezionare il progetto
completato. Diede la chiave della porta principale al carpentiere.
"Questa è la tua casa" disse "il mio regalo per il tuo pensionamento". Il
carpentiere era scioccato. Che peccato! Se solo avesse saputo che stava
costruendo la sua casa, avrebbe fatto tutto in modo differente.
La stessa cosa accade a noi. Siamo noi a costruire il nostro modo di
studiare, molto spesso lo facciamo in modo approssimativo, superficiale.
Un metodo che poi si scontra con performance che non ci soddisfano
affatto e che, alla resa dei conti, ci deprimono.
A quel punto ci è difficile tornare indietro, ed è per questo che è
importante costruire il nostro percorso nel miglior modo possibile, senza
ingombranti zavorre e strumenti inefficaci.
Per questo è importante legare a tutto ciò che facciamo, studio incluso,
obiettivi di performance a breve e a lungo tempo. Ad esempio che tipo
di valutazione voglio ottenere dal mio esame/compito in classe/verifica?
Quale obiettivo mi permetterà di raggiungere questo? La laurea, la
promozione di fine anno, superare una selezione?
Non è secondario avere le idee chiare su cosa si vuole raggiungere, al
contrario significa aver percorso praticamente la metà della strada.
Inoltre focalizzarsi sugli obiettivi in modo pratico e concreto rende pù
selettivo il nostro cervello. E' una sorta di preparazione interna che mi
aiuterà a focalizzarmi meglio su ciò che sto per andare a studiare.
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Per aiutarti a fare chiarezza circa i tuoi obiettivi nel tuo percorso di
apprendimento potrai utilizzare queste domande guida:
- obiettivi di risultato: cosa voglio realizzare attraverso questo
apprendimento? Ad esempio superare un esame.
- obiettivi di processo: sono obiettivi per così dire interni legati allo
sviluppo del processo di apprendimento, ad esempio riuscire a
mantenere la concentrazione per x ore al giorno, eliminare
progressivamente tutti i tempi morti della giornata che interrompo il
rapido fluire del mio studio.
- obiettivi di padronanza: sono obiettivi che riguardano la crescita
delle proprie personali capacità e conoscenze, per esempio imparare
nuove abilità, acquisire una nuova competenza, approfondire un dato
argomento.
Sfatiamo un mito!
L'apprendimento non incomincia buttandosi a pagina 1 del libro, una
settimana prima dell'esame o della verifica. Il nostro cervello non è un
secchio all'interno del quale ad un certo punto, quando ci fa comodo
buttiamo dentro milioni di informazioni con la pretesa di ricordarle e
avere una buona performance al bisogno.
Tutto questo è pura fantascienza.
Il nostro cervello lavora logicamente, ha bisogno di sapere che cosa sta
facendo, perchè lo sta facendo e che tipo di lavoro dovrà fare. Queste
sono tutte informazioni che dovrai dargli tu, sono istruzioni-base per un
corretto apprendimento, per far sì che tu abbia davvero la padronanza
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completa di questa macchina affascinante e complicata.
Piuttosto che un secchio da riempire immagina il tuo cervello come una
biblioteca piena di libri da catalogare. Una informazione dopo l'altra
dovranno essere messe nel corretto ordine, catalogate nel migliore dei
modi per andarle a recuperare a tempo debito. Informazioni buttate a
caso, senza la minima idea di dove debbano essere sistemate saranno
perdute per sempre.
Per questo occorre avere cura della preparazione, l'allenamento del
nostro atleta, fatto di piccoli passi, semplici e veloci ma indispensabili.
Vediamone altri.
2.2 Il tempo
Sfatiamo qualche altro mito.
Non esiste un'ora assoluta uguale per tutti in cui studiare, non c' è
dunque un momento più idoneo di un altro in cui apprendere
maggiormente.
Esistono ritmi biologici individuali. Ognuno di noi ha un suo stile di vita,
un suo particolare ritmo di lavoro, abitudini di apprendimento che non si
può avere la pretesa di modificare da un giorno all'altro.
Per questo occorre orientare il proprio sguardo verso sè stessi, le proprie
abitudini di studio "classiche". Ci sorprenderà forse scoprire che siamo
particolarmente produttivi in quelle ore del giorno che invece
impegniamo a fare altro, oppure che dedichiamo spazio allo studio
esattamente in quei periodi della giornata in cui la nostra concentrazione
è scarsa e di pessima qualità.
Per imparare a monitorarsi e quindi stabilire in modo preciso e puntuale
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in quali orari della giornata conviene studiare, ti consiglio di compilare la
tabella di auto monitoraggio che segue. E' un ottimo strumento per
effettuare una pianificazione e un monitoraggio del tempo nella propria
giornata. Inoltre esso ti permetterà di individuare ed eliminare i tempi
morti.
Io l'ho fatta, e non sono state poche le sorprese che ho incontrato!
Un consiglio...
Di seguito troverai due tabelle: una in cui stabilire e preventivare quali
ore della giornata dedicare allo studio, quali ore dedicare
all'apprendimento (cosa diversa dallo studio, come ad esempio seguire
corsi, studiare una seconda lingua, uno strumento musicale, eccetera),
quali ore dedicare allo svago, ai rapporti sociali, e quali e quante ore
dedicare alle attività routinarie della giornata: doccia, fila alla posta,
dormire, cucinare, eccetera. Colora con un colore differente a seconda
delle attività che svolgi la tabella.
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24
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25
La seconda tabella potresti colorarla in base a che tipo di attività,
realmente, hai dedicato alle diverse ore della giornata, inserendo anche
la voce "tempi morti" ad esempio con il colore rosso o nero. Questo ti
aiuterà a capire che tipo di distribuzione assegni alle diverse ore del
giorno.
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24
Ecco un buon metodo per aggiustare il tiro nelle giornate seguenti,
ripartendo meglio il tempo e le diverse attività.
Perchè studiare sodo non coincide con porre fine a tutto il resto
dei nostri interessi e dei nostri obiettivi!
A questo punto sei pronto a pianificare giornalmente, settimanalmente e
quotidianamente il tuo progetto di studio.
Partendo dall'obiettivo finale che vuoi raggiungere, la pianificazione ti
permetterà di tradurlo in obiettivi intermedi di medio e breve termine.
MENSILI
SETTIMANALI
GIORNALIERI
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26
Per realizzare il mio obiettivo
quali obiettivi intermedi devo
raggiungere?
Ordinali secondo un ordine
cronologico e di priorità
Quando/Entro quando
Mensili
1.
2.
3.
Dal……al……
Dal……al……
Dal……al……
Settimanali
1.
2.
3.
Dal……al……
Dal……al……
Dal……al……
Giornalieri
1.
2.
3.
Dal……al……
Dal……al……
Dal……al……
(Mattone, 2008)
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27
2.3 L'ambiente
Naturalmente l'ambiente migliore per studiare è uno spazio tranquillo,
rilassato, con una giusta illuminazione, una sedia comoda su cui sedersi,
e un tavolo su cui appoggiarsi.
Io personalmente in moltissime occasioni utilizzo il leggìo, quello
strumento che permette al libro di stare inclinato senza sforzarmi la
vista. In alternativa è bene avere un tavolo libero su cui poggiare il libro
di modo che questo risulti in evidenza sullo sfondo libero del piano di
lavoro.
L'illuminazione da preferire, per non stancare gli occhi dovrebbe
provenire alle spalle dalla parte sinistra della persona o da destra nel
caso dei mancini.
Non sottovalutare l'ambiente in cui lavorare, perfetto sarebbe lavorare
sempre nello stesso posto. Ma anche qui sei naturalmente libero di
sceglierlo in base alle tue esigenze. C'è chi preferisce avere un tavolo di
lavoro in un cantuccio, chiuso in un angolino raccolto e sicuro, c'è invece
chi preferisce uno spazio aperto, un tavolo che si affaccia sulla stanza, e
che permette una visuale di più ampio respiro. Ascoltatevi, anche qui è
tutta una questione di personalità soggettiva dunque.
Sebbene sia ancora piuttosto giovane posso vantare innumerevoli
traslochi.
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28
In ognuna delle case dove andavo il primo luogo che individuavo era
quello che avrei adibito al mio angolo di studio.
L'ultima casa che affittai era particolarmente scomoda sotto molti punti
di vista. Persino la proprietaria dell'agenzia era poco convinta. Si
trattava di una mansardina molto calda d'estate, dispendiosa in termini
di riscaldamento in inverno, con un sottotetto talmente basso da
assomigliare alla casa di topolino! In bagno era praticamente impossibile
farsi la doccia stando in piedi...ma quella che sarebbe divenuta la mia
stanzetta era proprio il prototipo del mio angolino studio: raccolto, ben
illuminato da una finestrella a vetri sul soffitto, un largo tavolone di
legno era sistemato proprio lì sotto a prendere luce. Insomma, prima
ancora della scomodità della doccia, del dispendio economico previsto
per il riscaldamento dell'intera casa, decisi di affittare la casa, e fui ben
contenta della decisione!
Prima di studiare prepariamo il nostro tavolo procurandoci tutto
l'occorrente per lavorare. Computer, matite, pennarelli, evidenziatori,
fogli di brutta copia, blocchi per appunti eccetera. Eviteremo di alzarci in
continuazione e di interrompere quello che stiamo facendo.
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3. IL PERCORSO
3.1 Cosa si deve fare e cosa non si deve fare
La prima cosa che ti chiedo di fare davanti al testo è quella di toccarlo,
esplorarlo, senza addentrarti nella lettura vera e propria.
Apri il tuo manuale, libro, sussidiario, quello che devi studiare, ispeziona
attentamente l'indice, l'ordine con il quale vengono presentati gli
argomenti nel sommario. Se hai voglia potrai fare una velocissima
rappresentazione grafica, magari a margine del testo, dove organizzare i
titoli e i sottotitoli con i quali il testo si presenta. Da che cosa parte
l'autore? Qual'è l'argomento successivo. Ricorda che ogni testo,
universitario, saggio o quant'altro sviluppa l'argomento in modo
organico e seguendo una logica. Se riuscirai a rintracciare la logica
utilizzata dall'autore per costruirlo sarai in grado di comprendere a fondo
l'intera impalcatura del testo. Del resto che cos’ è un manuale se non un
insieme strutturato di concetti in una rete di sottoconcetti volti a
dimostrare una tesi specifica?
Se l'autore non vi giunge nuovo fate mente locale su di lui. Dove lo
avete sentito nominare? E' attualmente vivente, lavora in qualche
importante istituto di ricerca, è un professore? Che altro ha scritto?
Cercate informazioni su di lui, naturalmente in modo rapido e veloce,
senza perdere troppo tempo. Questo vi aiuterà a familiarizzare
maggiormente non solo con la materia ma con i punti forti dell'autore.
Spesso chi scrive saggi sono specialisti estremamente focalizzati su
alcuni aspetti della materia di cui scrivono e anche loro possono avere
punti su cui insistono maggiormente e altri aspetti del tema che non
vengono presi in considerazione.
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30
Fatti trasportare da chi scrive, come se fosse lì a raccontarvi una storia
importante. Solo in questo modo entrerete davvero in contatto pieno
con quello che dovrete sapere.
Collegare i nuovi apprendimenti con ciò che si conosce già, e cioè ai
nostri prerequisiti è una delle basi fondanti un corretto metodo di studio.
Ci permette di chiudere un cerchio, di catalogare l'informazione in
maniera coerente e logica. Non abbiamo detto che il nostro cervello ha
bisogno di logicità e chiarezza? Bene, in questo modo avrà un codice di
catalogazione, per continuare nella metafora della biblioteca, da poter
utilizzare e ripescare, al momento appropriato tutte le informazioni.
Bene, ora sei pronto per il passo successivo...vediamolo insieme...
3.2 Errori da evitare quando si legge
Ebbene sì, ecco un altro mito da sfatare: non c'è un solo modo per
leggere. Ve ne sono moltissimi e, sì, è possibile allenare la lettura e
ingegnarsi per aumentarne la velocità senza che questa vada a discapito
dell'apprendimento.
Hai mai notato che mentre leggi ripeti interiormente ciò che stai
scorrendo con lo sguardo?
Moltissimi programmi di lettura veloce si focalizzano sull'abbattere
questa vocina interiore, credendo che sia quest'ultima la causa di un
ritmo lento e noioso. Qualcuno in passato, però, non fu molto d'accordo
su questo...
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Un giorno un corsista disse a Richard Bandler, esponente della
Programmazione Neuro Linguistica: "Ho un problema, il dialogo interiore
mi tormenta, mi demotiva, mi fa sentire un incapace. La prego, mi aiuti
ad eliminarlo!".
Bandler, per tutta risposta, disse: "Bene, ora ti sparo, vedrai che il
dialogo interiore non ti tormenterà più!".
Certo i modi non furono dei più cordiali, ma in questo modo Bandler
espresse un concetto importante:
non si può eliminare il dialogo interiore nella lettura.
E sarebbe un errore farlo. Esso va usato a proprio vantaggio per
migliorare la comprensione del testo.
La prima cosa da fare è scorrere velocemente la pagina che ci interessa
senza soffermarsi ancora ma fidandosi del nostro inconscio per capire di
che cosa sta parlando il testo.
Leggere troppo lentamente lascia spazio al dialogo interiore che rallenta
moltissimo. Intanto il tuo cervello che ha già fotografato la pagina intera
si annoia e ti porta alla distrazione, divagando, pensando ad altro.
Una delle conseguenze peggiori di questo meccanismo (il cervello
annoiato) è quello di ritornare a leggere la medesima riga con la
sensazione di avere perso una parte importante del discorso senza la
quale l'intera comprensione del testo fallisce.
Sbagliato!
Non si deve tornare indietro. Quando leggi velocemente ti approssimi
alla velocità del tuo cervello che resta concentrato su ciò che stai
facendo. Non distrarlo inutilmente tornando indietro!
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Può essere di aiuto seguire la riga del testo con un dito, proprio come
facevamo alle elementari. Dai tu il ritmo e la velocità al tuo cervello, non
il contrario! Lui esegue esclusivamente ciò che tu gli comandi!
Tenere il tempo con il dito significa trovare sintonia tra il dialogo
interiore e la velocità del dito. Utilizzare il dito come strumento
scorrevole permette di evitare quelli che sono gli scatti di fissità dati
dalla lettura tradizionale canonica. Imposto la velocità in questo modo.
Immagina di vedere nell'aria un cerchio di circa 1 metro di diametro.
Guardalo e segui l'intera circonferenza con il tuo sguardo. Noterai che
nel farlo i tuoi occhi procedono a scatti. Le vecchie metodologie di
lettura veloce si basavano su questo principio: far contenere il maggior
numero di parole in uno scatto di fissità. Niente di più noioso a mio
avviso.
Ora alza la mano e immagina di disegnare nell'aria il medesimo cerchio
di prima con l'indice. Fai sì che il tuo occhio segua il dito indice: ti puoi
rendere conto che stavolta non va a scatti, anzi è molto più fluido.
Incomincia lentamente poi progressivamente aumenta la velocità. Ti
renderai conto che in soli 15 minuti sarai in grado di cogliere la maggior
parte dei concetti. Non preoccuparti se la tua prima sensazione sarà
quella di perdere alcuni concetti, alla fine ti renderai conto che la ua
performance sarà stata migliore di quella che pensi!
Ricordati sempre del Pincipio di Pareto: è nel 20% del contenuto che è
racchiuso l' 80% del significato, il resto è contorno. Se, leggendo,
perderai qualcosa del testo non è decisivo tornare indietro.
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33
3.3 Prendere appunti in modo efficace
Gli appunti sono delle annotazioni rapide, sommarie ed essenziali di
impressioni, pensieri ed informazioni. Sono una specie di promemoria
breve e schematico.
Anche in questo caso sfatiamo qualche mito.
Gli appunti non sono la fedele stesura di ciò che viene detto a lezione, o
durante un convegno o quant'altro; gli appunti sono una rielaborazione
e, anche in questo caso, la quantità non è affatto sinonimo di qualità!
Nel momento in cui si ascolta una lezione o ci si avvicina a un testo
quello che viene ascoltato deve essere velocemente capito, digerito e
"masticato" per poter essere tradotto in appunti.
Più si è ansiosi e più la mole di appunti sarà ingente, chi ha poca fiducia
nelle sue capacità cognitive rischia di accumulare appunti troppo prolissi
trascurando il vero obiettivo: la riduzione sintetica ma chiara delle
informazioni.
Ecco alcune linee guida utili:
- le informazioni devono essere ridotte al 10-20%;
- bisogna cogliere l'essenza di un testo o di un autore;
- occorre annotare il massimo dei concetti nel minor numero di parole.
Evita di prendere appunti parola per parola: questo metodo annulla
qualsiasi tipo di rielaborazione personale, oltre naturalmente farvi
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perdere buona parte del discorso o del contenuto;
- utilizza solo parole chiave e annotazioni brevi (es., ecc, - (meno), +, >
(maggiore), < (minore), segni grafici che vi possono far risparmiare
tempo e aumentare di efficacia;
- evita di trascrivere una mole impossibile di appunti: non attraggono
certo e non favoriscono l'apprendimento, mentre appunti sintetici
abbozzati ma esaurienti, segnalati sul foglio in maniera chiara e ordinata
favoriscono l'apprendimento, oltre che alleggerirlo;
- vietato utilizzare gli appunti degli altri! Niente di più sbagliato! Gli
appunti per quanto sintetici e sommari devono adattarsi al nostro stile
cognitivo (chi utilizza maggiormente disegni e illustrazioni, chi
categorizza l'informazione già direttamente utilizzando schemi e mappe
cognitive, chi preferisce la stesura scritta) insomma ognuno ha la sua
precisa modalità di lavoro che non sempre si sposa con quella di qualcun
altro. Il fatto di aver ascoltato la medesima lezione non coincide con
l'aver appreso le medesime informazioni con la medesima qualità;
- utilizza la tecnica degli schemi anticipatori che consiste
nell'elaborare anticipatamente una serie di concetti schematici connessi
a ciò che si dovrà studiare in seguito. Una impalcatura all'interno della
quale sarà possibile inserire gli elementi uno dopo l'altro. Per esempio se
si sta per affrontare un argomento come il Buddismo scrivete
anticipatamente che cos'è una religione, cosa si intende per Dio, per
preghiera, per ascesi, Testo Sacro, attingendo alle preconoscenze circa
l'argomento anche se queste dovessero essere poche. Piano piano
inserite a capo di ciascuno di questi concetti le informazioni
corrispondenti rispetto all'argomento che state affrontando;
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35
- un altra tecnica è quella dello schema di tipo argomentativo, utile
per testi ricchi di informazioni e nozioni come i saggi. In questo caso è
bene predisporre uno schema a punti: tema, antitesi, argomentazioni
pro e contro, dimostrazioni a favore della tesi, prove, sintesi,
conclusioni;
− impara a dare una struttura spaziale alla pagina mentre sintetizzate.
Ad esempio dividete il foglio in tre parti. Nella parte A inserite le
parole chiave, nel riquadro B le idee portanti all'intera struttura del
testo o della lezione che state ascoltando, infine nel riquadro C i
dettagli, concetti minori che potrete approfondire in seguito ma che
sono di secondaria importanza;
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36
Esempio di schema di testo argomentativo
- spesso l'insegnante o il testo utilizzano segnalazioni che indicano
l'importanza delle cose che sta dicendo. Ascoltatele con attenzione!
Quelle sono linee guida importanti che vi orienteranno verso ciò che
davvero merita di essere segnalato sul foglio diversamente da ciò che
invece non merita attenzione. Per esempio può dire:
"Fate attenzione al concetto che sto per segnalarvi..."; "Ora ripeterò
nuovamente i punti forti di ciò che ho detto fino a qua...". Parimenti, nel
testo, noterete che spesso, all'inizio del paragrafo, viene enunciato il
nocciolo del discorso che verrà poi smontato, dimostrato e ricucito
insieme in una conclusione.
Fare attenzione a come l'autore ha costruito gli enunciati, è un buon
metodo per non farsi scappare assolutamente nulla di importante!
Non spaventarti se hai la sensazione di dover tenere sotto controllo
molti aspetti e se tutto quello che è stato detto fino a qua sembra
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complicarti la vita “aggiungendo” piuttosto che “alleggerendo” il tuo
studio. Una buona raccolta di appunti, un ascolto critico e attento fatto
di rielaborazione personale è già il 50% di uno studio di ottima qualità!
Curare anche questi aspetti ti aiuterà moltissimo ad alleggerire quella
parte che a molti sembra monotona e pesante: quella della
memorizzazione, e della ripetizione a voce alta.
Quando mi confrontai con quelle persone che, come me, avevano
frequentato il corso sull'apprendimento e a cui queste cose non erano
state spiegate, la loro sensazione era quella di aggiungere e aggiungere
ancora cose da fare mentre loro avevano come unico obiettivo quello di
frequentare quel corso per snellire il loro metodo di studio, e in un certo
senso, di facilitarlo facendo di meno.
E' importante che tu sappia che personalmente non approvo affatto
l'idea di una didattica del "so far tutto in poco tempo e senza fatica". Ciò
che io ti propongo non è nulla di più di quanto tu non riesca a fare, ma
non ho alcuna intenzione di propinarti soluzioni magiche, dove si fa poco
e si ottiene molto. Lo studio resta sempre un'attività mentale e
intellettuale dove l'impegno deve essere assicurato, la motivazione
mantenuta alta, l'autostima coltivata e accompagnato da buone e
selezionatissime tecniche per non perdere tempo e studiare in modo
mirato e critico.
Quello che io propongo è un metodo di studio in grado di farti divertire,
ma un metodo che va allenato, che probabilmente all'inizio vi darà
qualche frustrazione, ma passata quella scoprirai che apprendere può
diventare qualcosa di davvero creativo, giocoso e culturalmente
appagante.
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Ho letto molti testi sull'apprendimento. Li ho trovati tutti parecchio validi
anche se alcuni astratti e poco applicabili. Molti di essi dedicavano buona
parte del testo a spiegare le differenze tra i due emisferi cerebrali,
destro, sinistro, il cervello limbico, la corteccia somatosensoriale, e via
dicendo.
Per quanto io ritenga le neuroscienze utilissime per spiegare i
meccanismi implicati nel processo dell'apprendimento, sapere quel
genere di cose non mi ha mai aiutato a superare gli esami!
Per chi volesse approfondire anche quegli aspetti della metacognizione
(e cioè del conoscere come si conosce) rimando il lettore alla bibliografia
conclusiva, ma in questa sede non mi dilungherò su quel genere di
concetti.
E’ ora di proseguire...Non siamo neppure a metà del nostro cammino...
3.4 Saper organizzare i contenuti con le mappe mentali
Una sera, a cena a casa di una coppia di amici, la figlia piccola di 14 anni
mi mostrò come la maestra le aveva insegnato a fare gli schemi mentre
studiava storia. La madre era davvero soddisfatta di questo metodo
alternativo che finalmente evitava alla figlioletta di stare china sui libri
fino alle otto di sera.
Guardai il quadernone della ragazzina e vidi qualcosa che lontanamente
dovevano essere schemi, il testo era racchiuso in figure rettangolari ma
poco altro mi faceva ricordare una schematizzazione efficace e incisiva.
Dentro a questi rettangoloni tracciati tutti dello stesso medesimo colore
(il grigio stentato della matita) c'erano una decina di righe di testo,
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39
copiato direttamente dal libro senza alcuna riformulazione, senza alcuna
sottolineatura, nè parole chiave. Il voto che la maestra aveva dato al
lavoro era ottimo più.
Semplicemente erano state tracciate delle linee di confine che
spezzettavano qua e là (mi era poco chiaro il criterio concettuale con il
quale la "schematizzazione" era stata fatta) le righe del manuale.
"Ah!", esclamai per non mostrare la mia titubanza, "e dimmi, ti trovi
bene con questo metodo?"
La ragazzina mi guardò un pò sorpresa come se fosse assolutamente
scontata la risposta:
"Boh, sì, mi trovo bene..." disse poco convinta.
"Quindi studi su questi schemi prima dell'interrogazione?"
"No!Ma sei impazzita!?Non li guardo neanche!"
"E allora, scusa, a cosa ti servono?"
"Ah, boh! La maestra dice che li dobbiamo fare!"
Ricordi quando ho detto che al nostro cervello occorrono istruzioni
logiche, direttive e sopratutto sensate?
Bene, nel caso di prima non mi sembrava proprio rispettato questo
principio!
E quindi come si fa? Come si fa a schematizzare? Come si fa a
manipolare l'informazione? Ripeto ancora una volta che più
l'informazione viene trattata, e rielaborata, maggiormente verrà
ricordata con facilità...
Che cos'è uno schema? E' una rappresentazione semplificata delle parti
essenziali di un evento, di un fenomeno. L'aggettivo schematico è
sinonimo di essenziale, sintetico. Ma l'eccesso di schematicità significa
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40
eccessiva generalizzazione, mentalità fissa, rigida, visione
ipersemplificata e ristretta.
Quella che stai per leggere è una delle parti più importanti del metodo di
studio che ti sto proponendo.
Attraverso queste indicazioni avrai modo di:
- allenarti a sintetizzare per schematizzare al meglio i contenuti;
- organizzare in modo logico le informazioni;
- abituarti ad una organizzazione spaziale diversa dal tradizionale
metodo di studio;
- organizzare lo studio mediante il principio della visualizzazione
figurativa.
Gli schemi sono utilissimi prima, durante e dopo il processo di studio:
- all'inizio organizzano i concetti di base che si possiedono circa
l'argomento, le conoscenze già a disposizione;
- durante lo studio organizzano le informazioni in entrata;
- dopo aver studiato contribuiscono a fissare ulteriormente le
conoscenze e a ripassare in modo costruttivo.
Di seguito troverai una serie di modalità di schematizzazione tratte dal
libro di Mario Polito citato in bibliografia. Sono tutte molto valide, a patto
che seguano precisi criteri di costruzione. Schematizzare, infatti, non
vuole dire, inserire pezzi di testo in modo acritico, in una struttura
geometrica, anonima e incomprensibile. La schematizzazione è un
esempio di riorganizzazione del materiale, un modo per dire al nostro
cervello: "Ecco questo è ciò che dovrai ricordare, ma ha un senso non
preoccuparti! E il senso che io gli ho dato è questo!Se utilizzerai anche
tu questa mia mappa semantica riuscirai a farmi ricordare ogni cosa!"
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41
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42
Tre tipologie di strutture ad albero.
Esempio di una schematizzazione di tipo logico.
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43
Lo schema a blocchi.
Lo schema per paragrafi.
PARTE 1
CAPITOLO 1
PARAGRAFO 1.1
SOTTOPARAGRAFO 1.1.1
SOTTOPARAGRAFO 1.1.2
SOTTOPARAGRAFO 1.1.3
PARAGRAFO 1.2
SOTTOPARAGRAFO 1.2.1
SOTTOPARAGRAFO 1.2.2
SOTTOPARAGRAFO 1.2.3
eccetera...
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44
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45
Sopra trovate alcuni simboli utili per prendere appunti o schematizzare.
Ma forse tutto questo lo sapevi già, vero? Moltissimi di noi utilizzano
schemi, grafici ad albero, modalità geometriche per strutturare in modo
nuovo il materiale e i concetti.
Ma voglio farti fare un passo più avanti. Voglio farti andare oltre. Anche
in questo caso però vi chiedo di mettervi in gioco, sospendere per un
attimo le vostre solite modalità di lavoro, e vi chiedo di mettervi in
ascolto, per farvi un'idea di quello che ha rivoluzionato in assoluto il
modo di studiare: il metodo delle mappe mentali di Tony Buzan©.
Al corso che ho frequentato il metodo delle mappe mentali era
presentato con un entusiasmo contagioso, allegria, semplicità e
chiarezza. Tutti noi partecipanti siamo usciti dall'aula con la sensazione
di avere finalmente trovato la soluzione, la chiave a tutti i nostri
problemi di studio!
Non vedevamo l'ora di tornare a casa per buttarci a capofitto sulla
nostra prossima mappa, custodi di un segreto che gli altri comuni
mortali non avrebbero forse raggiunto mai! Insomma un buon motivo
per giustificare tutti i soldi del corso!
Ma qualcosa non andò per il verso giusto.
Il corso si concluse una domenica sera, eravamo tutti piuttosto stanchi.
Avevo fatto amicizia con alcuni dei formatori che avevano tenuto il corso
e quando mi invitarono, a fine lezione, a bere un aperitivo con loro,
andai con molto piacere. Sedemmo al tavolo di un bar vicino alla scuola
e ne approfittai per fare domande.
"Che belle soddisfazioni dovrete ottenere da questo metodo! Sarete
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46
plurilaureati e iscritti ai guinnes dei primati della memoria!Leggerete
milioni libri con le tecniche di lettura veloce! Fantastico", mi rivolsi a loro
scherzando.
"Mah, sì ogni tanto...", mi rispose uno di loro piuttosto concentrato sulla
sua birra.
"Come ogni tanto?Ma dovrebbe essere un automatismo per voi..."
Insomma...scoprii che quelle stesse persone che vendevano uno
strumento così efficiente e davvero rivoluzionario in realtà erano tutti
miei coetanei che avevano abbandonato gli studi, lasciato a metà
l'Università e in cerca di un lavoro facile, pochi di loro amava leggere
(eppure possedevano tecniche davvero efficaci di lettura rapida), pochi
di loro amava conoscere e imparare anche per amor proprio, apprendere
per loro era sinonimo di fatica, e troppo impegno.
Rimasi delusa e capì una lezione banale ma senz'altro importante
soprattutto per chi si avvicina a questo metodo.
Sapere le cose in teoria non equivale affatto a metterle in pratica.
A proposito di questo mi ricordai di un aneddoto che lessi su un
simpaticissimo libro di Margaret Parkin, "Racconti per il cambiamento.
50 storie per far crescere persone e organizzazioni" di cui troverete altri
assaggi leggendo questo e-book.
Scrive l'autrice: "Poco tempo fa, stavo lavorando con i top manager di
un'organizzazione finanziaria. Uno di loro (un gran chiacchierone) mi
stava convincendo di quanto fosse qualificato: aveva una lunghissima
lista di MBA, PhD e via di seguito. Feci tutti i mormorii di ammirazione
del caso, mentre lo ascoltavo, e poi gli chiesi candidamente: "E come
usate tutto questo sapere?". Per un momento mi guardò come se avessi
suggerito qualcosa di indelicato, poi con un sorriso piuttosto confuso,
disse: "Bè, non lo uso..." La storia seguente ci aiuta a ricordare che
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47
bisogna mettere la teoria in pratica".
C'era una volta un uomo dedito alla meditazione che, dopo molti anni di
studio in un certo monastero, decise che era pronto a condividere la sua
sapienza e abilità e ad andare per il mondo a insegnarle. Anche se era
certo di non avere più molto da imparare, si incuriosì quando sentì
parlare di un eremita famoso che viveva lì vicino, e pensò fosse giusto
andare a presentarsi a lui.
Il vecchio eremita viveva su un'isola solitaria in mezzo a un grande lago,
così l'esperto di meditazione, ansioso di mettere in mostra il suo sapere
e la sua abilità, chiese all'eremita quale fosse la pratica spirituale a cui si
atteneva.
"Non seguo una pratica spirituale particolare", rispose l'eremita. "Dico
solo questo mantra che mi hanno insegnato."
L'uomo recitò la frase a voce alta.
L'esperto di meditazione fu gratificato dal fatto che l'eremita usasse lo
stesso mantra che usava lui, ma quando il vecchio lo recitò la sua
pronuncia gli fece rizzare i capelli, e disse con un certo imbarazzo:
"Non so come dirlo, ma il mantra...temo che non sia la pronuncia giusta;
lei ha sbagliato."
"Oh!" Fece l'eremita, "e dopo tutti questi anni! Ti prego dimmi: come
dovrei dirlo?"
L'esperto di meditazione gli diede quella che secondo lui era la versione
corretta, e il vecchio eremita gliene fu estremamente grato.
Sulla via del ritorno, raccontò l'aneddoto al barcaiolo.
"Ma pensi" disse, "tutti quegli anni di meditazione sprecati! Che fortuna
per il vecchio di avermi conosciuto proprio adesso. Almeno avrà un pò di
tempo per correggere l'errore prima di morire."
A metà del suo racconto, l'esperto di meditazione capì che il barcaiolo
non lo stava più a sentire; sembrava come stregato da qualcosa sul
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lago, dietro di loro. Volgendosi per vedere cosa fosse, sentì un tocco
leggero sulla spalla e con immenso stupore, vide l'eremita che se ne
stava in piedi sull'acqua, accanto alla barca. Il vecchio eremita sorrise
all'esperto di meditazione.
"Perdonami ti prego, ma temo di aver già dimenticato quella pronuncia!
Potresti ripetermela?"
La crescita personale e il sapere vengono solo se si mette la teoria in
pratica.
Conoscere queste tecniche non esclude il metterle in pratica
ripetutamente accettando, sopratutto all'inizio, un minimo di
frustrazione. Non sto proponendo il metodo miracoloso del "Anche se
non starai un secondo sui libri prenderai il miglior voto della classe!",
oppure "Vuoi studiare in una settimana quello che gli altri preparano in
tre mesi?Bene sei nel posto giusto!".
Nulla di questo e non mi stancherò di ripeterlo.
Con me questo metodo non ha fatto miracoli. Io ho fatto
miracoli.
Con pazienza, costanza, volontà e con un metodo che mi ha alleggerito
e facilitato, e di conseguenza mi ha fatto risparmiare tempo e fatica. Ma
non è stato un processo all'incontrario. Approcciarsi a un metodo di
studio pretendendo che questo risolva in un baleno tutti i nostri problemi
di studio è una perdita di tempo. Il metodo che stai per affrontare potrà
garantirti ottimi risultati se tu garantirai a lui una presenza attenta e di
qualità, attenzione e buona volontà.
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Sei pronto allora? Bene! Allora incominciamo con qualche regoletta
base.
Le prime forme di mappe mentali sono state create circa trent’anni fa da
Joseph Novak che le chiamava “mappe concettuali”. Questi strumenti
hanno preso piede fino a diventare oggetto di interesse nella Prima
Conferenza Internazionale sulle Mappe Concettuali nel 2004, a
Pamplona in Spagna, un evento organizzato dall’ Universidad Publica de
Navarra e dall’ Institute for Human and Machine Cognition.
L’idea di mappa concettuale deriva dalla psicologia cognitiva secondo la
quale i concetti sono incamerati nella memoria e collegati uno con l’altro
a seconda della loro distanza di significato. In altre parole vuole dire che
concetti che hanno significato simile o che rientrano all’interno di un
sistema di significati condiviso sono collegati e quindi il ritrovamento in
memoria dell’uno comporta anche necessariamente il ricordo del suo
correlato. Ecco perché la ripetizione sistematica e continua aumenta la
dimensione dei collegamenti tra i concetti. Tony Buzan, "l'uomo con il
quoziente di creatività più alto del mondo", ha senza dubbio attinto a
queste idee presistenti per la creazione delle ormai famosissime mappe
mentali. Nel suo libro “Mappe mentali. Come utilizzare il più potente
strumento di accesso alle straordinarie capacità del cervello per pensare,
creare, studiare, organizzare…” parla delle tre A del mind mapping:
- Accettare: devi cercare di mettere da parte qualsiasi preconcetto sulle
tue limitazioni mentali seguendo esattamente le regole per la creazione
di mappe mentali;
- Applicare: bisognerebbe creare un minimo di 100 mappe mentali per
allenarsi veramente sullo strumento; in ogni occasione, lezione, la presa
di decisione di cui valutare vantaggi e svantaggi, schematizzare un
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testo, scrivere un libro, un saggio, una tesi, preparare una lezione,
eccetera...
-Adattare: è importante utilizzare al massimo le proprie capacità e
svilupparne di nuove da applicare alle vostre mappe mentali. Certo
occorre seguire alla lettera le indicazioni che a breve ti darò su come si
costruisce una mappa mentale, ma è bene rielaborarla con i propri
strumenti, le proprie strategie, utilizzando quello che ti serve
maggiormente e scartando le indicazioni che non si allineano con il tuo
stile di apprendimento.
Per iniziare ti mostro alcuni esempi di mappe mentali tratte dal libro
“L'eccezionale tecnica degli schemi mentali” di Eric De La Parra Paz e
Maria del Carmen Madero Vega.
Per chiunque voglia approfondire i contenuti dell'ebook consiglio il libro
di Eric De La Parra Paz, un testo graficamente allettante e divertente per
imparare, senza errori, questa straordinaria tecnica.
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Esempio di mappa mentale 1.
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Esempio di mappa mentale 2.
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Esempio di mappa mentale 3.
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Ed ecco le linee guida per costruirle:
Immagine centrale: è il titolo della mappa, l'argomento su cui si
concentrerà lo svolgersi dell'intera mappa. Puoi utilizzare un immagine
che la rappresenti. Se vuoi invece inserire una parola come titolo utilizza
diverse dimensioni, rendi quella parola colorata e stilizzata in modo che
venga associata a qualcosa di già conosciuto e di facile memorizzazione,
utilizza colori e forme diverse.
Immagini, simboli, disegni: lo so che magari non ti senti
particolarmente dotato come artista o pittore ma questo punto è
fondamentale. Inserisci immagini, figure, simboli di tua conoscenza
ovunque puoi, meglio abbondare. L'immagine crea un'associazione
immediata e rapida. Se hai voglia puoi anche utilizzare immagini prese
dai giornali, ritaglia e incolla sulla tua mappa tutte le figure piccole e
grandi che ti servono a orientarti nello studio e a ricordarti quello che ti
serve.
Gerarchia: non è importante, se si sta mappando un testo, seguire
l'ordine cronologico dato dall'autore. E' più importante rispettare la
gerarchia che viene data agli argomenti in termini di importanza. Questo
è un modo per destrutturare il testo e creare una nuova struttura
secondo la tua comprensione. Passo importante al fine della
memorizzazione.
Colori: evitano al cervello di annoiarsi e di distogliere l'attenzione.
Rendono più attraenti le immagini, più appetibili i concetti.
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Sinestesia: mescola i sensi e utilizzali tutti! Udito, olfatto, gusto, tatto,
cinestesia. Associa a ogni parola o concetto che devi memorizzare un
gusto, un odore, un movimento. Ricorderai più efficacemente.
Dimensioni diverse: scrivi utilizzando stili diversi, grandezze diverse,
vivacizza la tua mappa evitando la monotonia dell' inchiostro
monocromatico e monodimensionale.
Spazio: non confondiamo ordine e struttura con rigidità e caos. La
mappa mentale per quanto presenti zone di colore diverso, calligrafie
diversificate in forma e dimensione, deve assicurarsi un certo spazio
attorno a ogni concetto.
Parole chiave: forse non sai che sottolineare mentre si legge è l'attività
più inutile del mondo. Già, perché non si fa altro che ripetere una linea
orizzontale sotto alla riga, anch'essa linea orizzontale, e questo non
contribuisce affatto a segnalare davvero il concetto, a interrompere la
linea là dove emerge l'elemento importante del testo. Molto più efficace
è cerchiare la parola che ci sembra importante, la parola chiave
dell'intero paragrafo o della riga o di più righe. Per riconoscere la parola
chiave basta chiedersi:
"Senza questa parola si capirebbe ugualmente il senso?".
La parola chiave può anche non essere presa dal testo, ma essere un
termine rielaborato da te che racchiude il “nocciolo” dell'argomento.
Potresti scriverlo a margine del testo, con un colore che la evidenzi. Se
davvero è una parola chiave una volta ricordata, ti aprirà il "file"
dell'intero contenuto che essa racchiude. Proprio come uno scrigno si
apre una volta indovinata la chiave giusta per aprirlo!
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Stampatello: evita il corsivo. Stampatello si leggerà meglio e darà un
senso di ordine all'intera struttura.
Linee lunghe e connesse: i rami devono essere lunghi quanto le
parole che andranno scritte sopra. Inoltre ogni ramo deve essere
connesso all'idea centrale o agli altri rami se a questi si riferiscono. E'
importante che il cervello non fotografi buchi nel foglio, quegli stessi
buchi verranno ricordati come mancanza di collegamenti e idee slegate
che andranno facilmente perdute!
Linee spesse se sono importanti: potrai dare un diverso spessore alle
linee se queste contengono effettivamente argomenti di importanza
diversa. Per esempio dai un maggiore spessore alle linee centrali sulle
quali viene scritto il concetto chiave, mentre riserva un tratto sottile a
quelle linee di minore importanza.
Foglio orizzontale: il formato orizzontale da più spazio alla vista, ed è
molto più facile da leggere. Puoi usare anche un foglio A3 o un foglio da
disegno.
Studio attivo: mentre fai la tua mappa mentale fatti delle domande,
provocati dei dubbi a cui devi dare risposta, aggungi linee vuote se sei
davanti a dei blocchi momentanei. La linea bianca spinge il cervello a
trovare una soluzione per riempirla, stimola la creatività e lo spirito
critico, oltre che una maggior padronanza dell'argomento.
No alle frasi! Soprattutto all'inizio, si corre il rischio di credere che una
parola non basti per racchiudere tutto quello che il testo vuole dirci.
Falso! E' la tua insicurezza che viene fuori! Non darle retta! Ti sta
imbrogliando! Inserire frasi, magari copiate direttamente dal testo,
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annoia, è un lavoro inutile, privo di rielaborazione, privo di creatività e
iniziativa. Insomma niente che contribuisca allo sviluppo dello studio
attivo!
Mappe mentali brutte sono inefficaci? Falso! La mappa mentale
deve essere utile, non bella! Evita di giudicarla dal punto di vista
estetico e decorativo. Ho visto mappe mentali con colori meravigliosi e
immagini degni di un artista, ma assolutamente inutili e sopratutto
fallimentari dal punto di vista dell’ obiettivo finale. Ne ho viste altre
davvero...pittoresche! Ma efficaci, immediate, utili e divertenti!
Modelli di mappe mentali: può essere utile crearsi modelli di mappe
mentali, utilizzando quelle che riteniamo ci abbiano aiutato
maggiormente nello studio. Ma non abusatene! E' sempre importante
crearne di nuove, altrimenti diventa un lavoro di riempimento di spazi
grafici e poco altro. La mappa mentale ha un senso se prima vi è, come
ti ho già detto, uno studio attivo e un pensiero critico rispetto a ciò che
si fa.
3.5 Memorizzare senza sforzo e a lungo
Al corso ci insegnarono alcune tecniche di memorizzazione. All’inizio del
week end intensivo ci promisero che l’ultimo giorno del week end
ognuno di noi, nessuno escluso sarebbe stato in grado di ricordarsi a
memoria una lista di 30 parole, utilizzando, naturalmente, i loro preziosi
consigli.
Mentre ero china sulla mia lista mi guardai attorno e vidi alcuni dei
partecipanti, con lo sguardo smarrito e perso, esattamente il mio. Mi
sforzai ripetutamente di utilizzare quelle miracolose tecniche ma…ahimè
senza praticamente nessun risultato. Ci fu una cosa comica che però mi
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fece sorridere. Accanto a me, una signora veniva interrogata da alcuni
dei formatori.
“Allora…mi dica la parola in posizione 7…”
“Uva?”, rispondeva timidamente la signora.
“Mmmm…Ci pensi bene….”
“Gatto?”
“C’era quasi, sa?Lei è veramente in gamba! Che memoria!Riprovi!”
“Ma guardi proprio non ricordo!”, insisteva sconsolata la povera signora.
“Ma su che ce la fa! Gatto no, uva no…cosa potrebbe essere quella cosa
con le ali e le piume?”
“Mah, vediamo…un volatile!”
“Ma sì dai, gliela diamo buona, la parola è oca, però va bene anche
volatile!”
Cercai di trattenere una sonora risata, quel metodo non mi sembrava
poi così efficace e immediato. Consisteva nell’ imparare a memoria
alcune associazioni sillabe-numero in grado di rievocare parole e
immagini. Probabilmente conoscerai quel metodo e lo avrai già
sperimentato, io credo che per utilizzarlo al meglio occorra un
allenamento duro e un tempo ch,e molto spesso, chi studia non ha. Per
questi motivi non ho intenzione di approfondirlo in questa sede ma ti
propongo qualcosa di alternativo, altrettanto valido che certo non ti farà
confondere “oca” con “volatile”!
Il fulcro di tutto è l’ associazione. Sembra banale, ma non lo è.
E’ importante soprattutto quando ci si trova davanti a una serie di
termini nuovi e particolarmente impegnativi per ricorrere alla sola
memoria a lungo termine, è importante scomporre, dove serve, la
parola, associare mediante le sue sillabe iniziali o l’inizio della parola
stessa a qualcosa di assurdo, di emozionante e comico se possibile.
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Utilizza l’enfasi, l’esagerazione, l’assurdo, e abbi cura di sfruttare tutti i
sensi. Immagina una storia umoristica, divertente, fuori dal comune, che
unisca i termini che ti interessano, fai fare delle cose alle immagini che
hai creato, falle muovere, e falle parlare, dire cose stupide o assurde.
Proprio come un film immagina una storia che le lega insieme.
Ecco le caratteristiche che le immagini, create per associazione dalle tue
parole, devono possedere:
- stravagante
- concreta
- animata
- in movimento
- colorata
- coinvolgente per tutti i sensi
- gigantesca
- esagerata
- divertente
- sensuale
E’ importante che la tua associazione crei una emozione, essa
condiziona la conservazione delle immagini e determina la forza delle
impressioni. L’informazione che ti perviene mediante più di un senso, lo
abbiamo già detto, viene ricordata più facilmente di quella percepita con
un senso solo. Inoltre, è fondamentale che il cervello capisca
perfettamente ciò che gli vuoi far ricordare. Il peggior nemico della
memoria è l’incomprensione!Usa il paradosso: deforma, esagera, rendi
assurdo e inimmaginabile. Bisogna creare immagini che suscitino il più
possibile emozioni forti, comiche, horror, cartoni animati! E’ importante
l’ azione, lo abbiamo detto, è il collante indispensabile per ricordare le
immagini. Bisogna fare un lavoro attivo: ruotarle, spostarle, lanciarle,
tirarle, eccetera.
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Il tutto deve essere il più vivido possibile: crea immagini ricche di
particolari, definite e percepite con tutti i sensi. Ognuno di noi ha un
canale preferenziale: qualcuno è più sensibile ai suoni (UDITIVO),
qualcuno alle sensazioni (CINESTESICO), altri a colori, forme (VISIVI).
E’ bene quindi che tu capisca qual è il tuo canale preferito e che lo usi
nel creare immagini. Sarà tutto molto più semplice e veloce!
3.6 Saper ripassare per migliorare il ricordo
Lentamente stiamo giungendo al termine del nostro percorso. Manca
l’ultimo tassello, quello che chiude il cerchio e che ha il compito di
fissare in maniera stabile e produttiva il contenuto che abbiamo
appreso: il ripasso. Il ripasso corrisponde alla ripetizione sistematica e
frequente della mappa mentale costruita, della serie di associazioni-
storielle inventate sui termini da imparare a memoria. Anche per la
ripetizione occorre sfatare qualche mito. Molti studenti asseriscono di
non aver bisogno di ripetere ad alta voce, ma di aver già compreso tutto
quello che hanno studiato dopo una prima lettura. Sì, ripetere ad alta
voce è faticoso, e noioso ma è un buon strumento per fissare in
memoria ciò che dobbiamo ricordare.
Ripetere ad alta voce è importante.
Un consiglio: ripetere ad alta voce le mappe mentali che hai creato è
senz’altro utile ma non dimenticare il libro di testo. Una ripetizione
accurata anche di quello contribuisce a creare una maggior visione di
insieme, e ad aggiungere particolari che nella mappa mentale hai
omesso. Inoltre, nella schematizzazione potresti aver commesso errori,
fraintendimenti, che possiamo correggere attraverso il materiale primo
di studio.
Evita di ripassare esclusivamente sulle mappe. Può accadere che la
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stesura della schematizzazione sia avvenuta in un primo momento in cui
non avevi ancora ben chiaro l’intero procedere della tesi dell’autore e
che quindi siano state omesse delle informazioni importanti.
Segui questo schema per ripassare:
RIPASSO 1 Dopo 10/30 minuti
RIPASSO 2 Dopo 24 ore
RIPASSO 3 Dopo 7 giorni
RIPASSO 4 Dopo 30 giorni
RIPASSO 5 Dopo 3 mesi
RIPASSO 6 Dopo 6 mesi
Solo chi apprenderà l’arte del ripasso può diventare un vero atleta dello
studio!
Un atleta sportivo non si sognerebbe mai di partecipare alle olimpiadi
senza un allenamento costante e sistematico!
Il ripasso può anche essere effettuato in base alla difficoltà del
paragrafo. Prima di incominciare segnate a margine del testo i livelli di
difficoltà, ad esempio:
D= difficile
D+= molto difficile
D++= difficilissimo
F=facile
F+=molto facile
F++=facilissimo
In base a questo criterio (tu naturalmente potrai costruirne altri) metti
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una crocetta ogni volta che avrai ripetuto quel paragrafo, ti terrai
monitorato.
Il ripasso segue sempre la comprensione.
Il ripasso precedente alla comprensione è assolutamente inutile!
A cosa serve ripetere qualcosa che è ancora fumoso, e poco chiaro?
Conclusioni.
Questo e-book non aveva la pretesa di essere esaustivo sull’argomento,
ma voleva tracciare alcune delle linee guida, a mio avviso, più utili e
immediate, su come impostare lo studio.
Penso che questo settore della psicologia, e, più in generale, della
crescita personale, abbia una grande opportunità: quella di fornire
contributi per incrementare il benessere e la performance dell’individuo
in moltissimi campi: lavoro, studio. Non so se sia della scuola quella
parte del lavoro sull’insegnamento del metodo di studio, semplicemente
ritengo che dove non insegnano gli altri abbiamo, ora, molteplici
strumenti per cercare ciò di cui abbiamo bisogno.
E’ o non è l’era digitale? L’era di internet, della rete, dell’essere on line?
Internet è una miniera di informazioni, dati, che, certamente bisogna
saper trovare e vagliare con spirito critico, ma è pur sempre un pozzo
cui attingere, almeno per rendersi conto di cosa il mercato (spesso
gratuito) ci offre.
Io credo che sia cambiato il sapere con l’era digitale. Ho l’impressione
che si vada sempre più veloci, sulla rete si clicca un’ informazione e in
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pochi secondi si è già atterrati (linkati) in quella dopo. Internet funziona
esattamente come funziona il nostro cervello. Per associazioni, per
corrispondenze. Se abbiamo le idee confuse su ciò che ci serve non
avremo modo di trovare le informazioni che ci servono ma se digitiamo
le parole chiave con precisione e coerenza di significato ecco apparire
davanti a noi proprio il sito che cercavamo!
Il pensiero si sta abituando a ragionare per associazioni e connessioni
proprio come il radiant thinking di cui abbiamo parlato, come i link nel
world wide web.
Attenzione però a non credere in strumenti miracolosi, in “click” che
cambiano la vita.
Internet non deve essere scambiato per la pozione miracolosa dove
vengono proposti mezzi e strumenti che in poca fatica cambiano
l’esistenza e, in questo caso, il tuo modo di studiare.
Se avete trovato interessante questo ebook e vuoi approfondire leggi la
bibliografia, cerca sui testi le cose che ti ho proposto fino a qua e
incomincia a metterle in pratica in modo critico e intelligente.
Sperimenta! Questo è il miglior consiglio che qualcuno può darvi!
Sperimenta! Applica il metodo scientifico al tuo cervello!
Per concludere, troverai alcune schede di automonitoraggio a mio avviso
molto utili, soprattutto per chi incomincia ad utilizzare questo metodo,
per autovalutarti e darti un feedback sul metodo di studio che utilizzavi
prima di questo ebook e quello che hai adottato dopo la lettura.
Utilizzale per incominciare, ti daranno delle coordinate utili su come
proseguire e sui punti in cui ti senti più carente.
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Buon lavoro a tutti!
Di seguito troverai due questionari che ti saranno utile per riflettere
sull’efficacia di ciò che fai abitualmente, e su ciò che potresti fare di
diverso o in più, al fine di espandere il tuo raggio di azione.
COSA FAI ABITUALMENTE?
Quanto secondo me questa strategia
potrebbe contribuire all’efficacia del mio
apprendimento?
0
per
nulla
1
un
pò
2
abb.
3
molto
4
moltissimo
Definire gli obiettivi da perseguire nella mia
giornata di studio
Di fronte ad un compito chiedersi che tipo di
attività mentale è richiesta (memorizzazione,
comprensione, capacità di usare concetti)
Fare previsioni circa le difficoltà che si
incontreranno
Progettare in anticipo le azioni da compiere
(leggere, sottolineare, riassumere)
Pianificare i tempi
Leggere lentamente
Fare una prima lettura veloce
Sottolineare i concetti principali
Chiarire e ripetere le informazioni date
Distinguere le info importanti e trascurare quelle
meno importanti
Scrivere riassunti
Scrivere parole chiave a margine del testo
Fare schemi o usare grafici
Confrontare e collegare le diverse informazioni
Farsi domande sulle cose che si leggono
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65
Ripetere a voce alta
Individuare possibili domande
Sintetizzare o riassumere
Applicare quanto si è appreso a casi concreti
Concentrarsi sui dettagli
Concentrarsi sul quadro globale
Rivedere subito quanto si è appreso
Scegliere momenti opportuni della giornata in cui
studiare
Confrontarsi con altri studenti
Isolarsi da ogni possibile fonte di distrazione
durante lo studio
Domandarsi quali siano le cause degli errori
commessi e cercare possibili soluzioni
Inserisci qui altri comportamenti o strategie che
utilizzi e che reputi utili al tuo apprendimento.
(Mattoni, 2008)
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66
Nel questionario seguente potrai fare una valutazione su quanto tu
metta in atto le strategie considerate poco sopra.
Confrontando le due tabelle potrai notare due tipi diversi di discrepanze:
- strategie che reputi importanti ed efficaci per il tuo
apprendimento, ma che non utilizzi;
- strategie che metti in atto pur non reputandole importanti ed
efficaci per il tuo apprendimento.
(Mattoni, 2008)
COSA POTRESTI FARE DI DIVERSO?
Quanto secondo me questa strategia
potrebbe contribuire all’efficacia del mio
apprendimento?
0
per
nulla
1
un
pò
2
abb.
3
molto
4
moltissimo
Definire gli obiettivi da perseguire nella mia
giornata di studio
Di fronte ad un compito chiedersi che tipo di
attività mentale è richiesta (memorizzazione,
comprensione, capacità di usare concetti)
Fare previsioni circa le difficoltà che si
incontreranno
Progettare in anticipo le azioni da compiere
(leggere, sottolineare, riassumere)
Pianificare i tempi
Leggere lentamente
Fare una prima lettura veloce
Sottolineare i concetti principali
Chiarire e ripetere le informazioni date
Distinguere le informazioni importanti e
trascurare quelle meno importanti
Scrivere riassunti
Scrivere parole chiave a margine del testo
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67
Fare schemi o usare grafici
Confrontare e collegare le diverse informazioni
Farsi domande sulle cose che si leggono
Ripetere a voce alta
Individuare possibili domande
Sintetizzare o riassumere
Applicare quanto si è appreso a casi concreti
Concentrarsi sui dettagli
Concentrarsi sul quadro globale
Rivedere subito quanto si è appreso
Scegliere momenti opportuni della giornata in cui
studiare
Confrontarsi con altri studenti
Isolarsi da ogni possibile fonte di distrazione
durante lo studio
Domandarsi quali siano le cause degli errori
commessi e cercare possibili soluzioni
Inserisci qui altri comportamenti o strategie che
utilizzi e che reputi utili al tuo apprendimento.
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Bibliografia dell’ebook
Buzan T & B., Mappe mentali, come utilizzare il più potente strumento di
accesso alle straordinarie capacità del cervello per pensare, creare,
studiare, organizzare…NLP Italy, Roma 2000.
Chevalier B., Preparare un esame. Organizzazione mentale e
acquisizione dei metodi di lavoro, Armando Editore, Torino 1999.
Covey S.R., Le 7 regole per avere successo, Franco Angeli, Milano 2005.
De La Parra Paz E., del Carmen Madero Vega M., L’eccezionale tecnica
degli schemi mentali, Edizioni Essere Felici c/o Macro Edizioni, Cesena
2003.
Mattoni D., Gli 8 passi per apprendere ad apprendere, Franco Angeli,
Milano 2008.
Parkin M., Racconti per la formazione. 50 storie per facilitare
l’apprendimento, Etas, Milano 1998.
Parkin M., Racconti per il cambiamento. 50 storie per far crescere
persone e organizzazioni, Etas, Milano 1994.
Polito M., Guida allo studio. Il metodo. Editori Riuniti, 2002.
Simonet R., Simonet S., Scrivere per ricordare, come prendere appunti
in modi intelligente, Franco Angeli, Milano 1990.
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69
La proposta dello Studio Fiorenza.
Lo Studio Fiorenza organizza a partire da Ottobre 2009 programmi
individuali o di gruppo (massimo 4 persone) per conoscere nei dettagli il
metodo proposto.
Sarà possibile essere seguiti passo dopo passo, a partire
dall’individuazione del proprio metodo di studio (punti forti e punti
deboli) e seguiti nella costruzione di una nuova metodologia di lavoro
mediante l’utilizzo di mappe mentali e strategie di lettura veloce.
Il pacchetto si compone di:
1. valutazione del proprio metodo di studio con l’individuazione di
criticità e punti forti da potenziare;
2. indicazioni sulla stesura di un planning mensile, settimanale e
giornaliero per insegnare ad organizzare il proprio tempo:
individuazione dei tempi morti, tempi da potenziare, stesura
realistica e obiettiva della suddivisione degli impegni nel corso
della giornata;
3. abituare e motivare la persona a ragionare per obiettivi chiari,
precisi, e verificabili circa il proprio studio;
4. indicazioni su come costruire mappe mentali, con esempi concreti
e pratici. Un passaggio importante questo, dove sarà possibile
venire a contatto con molteplici prototipi di mappe mentali,
vederle, costruirle in base al materiale da studiare, analizzare gli
errori, non confondere schemi con mappe mentali;
5. memorizzazione guidata dei contenuti da imparare.
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70
Il pacchetto comprende anche un budget di 10 ore da utilizzare al
bisogno, distribuendole in base alle esigenze della persona (su
appuntamento) di monitoraggio e, dove necessario, chiarimento e
potenziamento di punti oscuri e difficoltà incontrate.
L’ebook è stato strutturato orientandosi ad uno studio di tipo superiore-
universitario. In realtà questo metodo non ha limiti di età o materie di
studio. Per questo motivo il percorso individuale e di gruppo può essere
frequentato anche da studenti di scuola media.
In questo caso si consiglia vivamente la frequenza individuale.
Per avere maggiori informazioni o appuntamento si prega di
contattare la segreteria dello Studio Fiorenza al numero 051. 34
25 69 e chiedere della Dott.ssa Chiara Giovannini.
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