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ANALISI DELLA CARTOGRAFIA STORICA E CATASTALE DI BOSA. LE TRASFORMAZIONI URBANE IN AMBIENTE GIS

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ANALISI DELLA CARTOGRAFIA STORICA E CATASTALE DI BOSA. LE TRASFORMAZIONI URBANE IN AMBIENTE GIS Vincenzo Bagnolo, Andrea Pirinu Università degli Studi di Cagliari, DICAAR T AVOLE 67-70 Abstract Il primo rilievo che descrive la forma urbana della città di Bosa è costituito dalle carte del Real Corpo di Stato Maggiore, realizzate nel 1849 sotto la direzione di Carlo De Candia. I documenti cartografici successivi a questa prima mappa sono rappresentati da una carta catastale ascrivibile al 1857, alla quale fanno seguito i catasti del 1875, 1907 e degli anni ’20 del Novecento. Ciascuno di questi documenti fornisce infor- mazioni relative alla struttura di un tessuto storico contenuto sino alla metà del- l’Ottocento all’interno di un perimetro fortificato del quale rimangono tracce nella forma degli isolati e nei toponimi. Oltre alle carte citate, esistono diverse rappresentazioni cartografiche di notevole interesse, come la pianta della città del 1868, relativa al “Piano generale d’ingran- dimento e di sistemazione dell’abitato della città” redatto nel 1867 dall’ingegnere Pietro Cadolini ed un altro documento costituito dal “Frazionamento delle strade e piazze dell’aggregato della città” del 1903, che illustra i primi interventi indicati nel piano ottocentesco. La disponibilità di una dettagliata cartografia ottocentesca e la possibilità di effet- tuare uno studio comparato dei diversi documenti, ha indirizzato verso la struttu- razione di un Sistema Informativo Territoriale, all’interno del quale far confluire i dati attualmente disponibili e dal quale poter estrarre attraverso richieste semplici e complesse, carte tematiche e planimetrie ricostruttive delle diverse fasi di impianto urbano. Si è proceduto pertanto all’interpolazione dei differenti strati informativi, al fine di ricondurli a una comune base cartografica di riferimento, individuata in un recente rilievo aerofotogrammetrico, e poter incrociare i dati con i segni rap- presentativi delle trasformazioni urbane previste dal Cadolini. Analysis of historical cadastral maps of Bosa. Urban trasformation observed by GIS application The first survey that describes the shape of the City of Bosa is constituted by the maps realized in 1849 under the direction of Carlo De Candia (a captain of Real Corpo di Stato Maggiore). The following documents are composed of a cadastral
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ANALISI DELLA CARTOGRAFIA STORICA E CATASTALE DI BOSA.LE TRASFORMAZIONI URBANE IN AMBIENTE GIS

Vincenzo Bagnolo, Andrea PirinuUniversità degli Studi di Cagliari, DICAAR

TAVOLE 67-70Abstract Il primo rilievo che descrive la forma urbana della città di Bosa è costituito dallecarte del Real Corpo di Stato Maggiore, realizzate nel 1849 sotto la direzione diCarlo De Candia. I documenti cartografici successivi a questa prima mappa sono rappresentati dauna carta catastale ascrivibile al 1857, alla quale fanno seguito i catasti del 1875,1907 e degli anni ’20 del Novecento. Ciascuno di questi documenti fornisce infor-mazioni relative alla struttura di un tessuto storico contenuto sino alla metà del-l’Ottocento all’interno di un perimetro fortificato del quale rimangono tracce nellaforma degli isolati e nei toponimi. Oltre alle carte citate, esistono diverse rappresentazioni cartografiche di notevoleinteresse, come la pianta della città del 1868, relativa al “Piano generale d’ingran-dimento e di sistemazione dell’abitato della città” redatto nel 1867 dall’ingegnerePietro Cadolini ed un altro documento costituito dal “Frazionamento delle stradee piazze dell’aggregato della città” del 1903, che illustra i primi interventi indicatinel piano ottocentesco.La disponibilità di una dettagliata cartografia ottocentesca e la possibilità di effet-tuare uno studio comparato dei diversi documenti, ha indirizzato verso la struttu-razione di un Sistema Informativo Territoriale, all’interno del quale far confluire idati attualmente disponibili e dal quale poter estrarre attraverso richieste semplicie complesse, carte tematiche e planimetrie ricostruttive delle diverse fasi di impiantourbano. Si è proceduto pertanto all’interpolazione dei differenti strati informativi,al fine di ricondurli a una comune base cartografica di riferimento, individuata inun recente rilievo aerofotogrammetrico, e poter incrociare i dati con i segni rap-presentativi delle trasformazioni urbane previste dal Cadolini.

Analysis of historical cadastral maps of Bosa. Urban trasformation observed by GIS application The first survey that describes the shape of the City of Bosa is constituted by themaps realized in 1849 under the direction of Carlo De Candia (a captain of RealCorpo di Stato Maggiore). The following documents are composed of a cadastral

map datable to 1857, which will be followed by others maps realized in the 1875,1907 and 1930. Each one of these documents provides information about thestructure of a historical settlement that until the middle of nineteenth century wascontained within a fortified perimeter of which traces remain in the form of blocksand street names. In addition to the papers mentioned above there are severalcartographic representations of considerable interest, as the city plan of 1868 onthe “Piano generale d’ingrandimento e di sistemazione dell’abitato della città”prepared in 1867 by engineer Peter Cadolini. Another document consists in the “ Frazionamento delle strade e piazze dell’ag-gregato della città “ realized in 1903, which illustrates the first steps specified inthe Cadolini plan. The availability of the nineteenth-century representations andthe comparative study of the various documents sent to the structuring of a GIShas permitted to build different thematic maps and plans reconstruction of thecity. Performed the interpolation of different map layers, in order to bring themback to a common base map reference (identified in a recent photogrammetric re-lief) and to compare data with the representative signs of urban transformationplan designed by the nineteenth-century.

La costruzione del G.I.S. (A.P.)Il presente contributo illustra la fase di avvio della ricerca1 con il processo diraccolta delle informazioni e strutturazione della banca dati cartografica ed alcuneprime considerazioni dedotte dall’analisi dei documenti, funzionali alla definizionedelle planimetrie ricostruttive della Bosa medievale e moderna. L’iter progettualemirato alla realizzazione di una banca dati georeferenziata capace di accogliere idati cartografici relativi alla forma urbana e particellare, rappresentativa di momentistorici e urbanistici differenti del tessuto storico del centro di Bosa, ha condottoalla strutturazione di un ambiente di lavoro, luogo dei confronti tra i documentirelativi alle differenti fasi diacroniche, documentate attraverso la sue rappresenta-zioni grafiche e le ricerche storico-archivistiche. La presenza di una nutrita seriedi catasti ottocenteschi e del primo Novecento, del progetto di ampliamento dellacittà ad opera dell’ingegnere piemontese Pietro Cadolini, del piano particolareggiatodel centro storico datato 1982 (che riporta gli schemi planimetrici del piano terradell’unità abitative dell’intero centro storico), della cartografia digitale più recente,

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1 Lo studio prosegue una ricerca condotta dagli autori ed in parte pubblicata in Vincenzo BAGNOLO,Andrea PIRINU, GIS e cartografia catastale: modificazioni di assetto urbano della città di Bosa, inF. Ribera (a cura di), Luci tra le rocce. Colloqui internazionali Castelli e città fortificate. Storia, re-cupero, valorizzazione, Salerno 29-30 aprile 2004, vol.II, Alinea, Firenze 2005, pp. 291-300, e si in-serisce all’interno di una più ampia ricerca dal titolo: Elaborazione di metodi per la redazione delleplanimetrie ricostruttive medievali e moderne delle città della Sardegna: analisi informatizzatadella struttura particellare e dell’evoluzione urbanistica dell’insediamento storico. CoordinatoreScientifico: Marco Cadinu, Legge Regionale 7 Agosto 2007, N. 7, annualità 2008.

ha indirizzato verso la progettazione di un Sistema Informativo Territoriale, al-l’interno del quale immettere i dati che, opportunamente strutturati, favorisserol’elaborazione di carte tematiche e planimetrie ricostruttive delle diverse fasi dimodificazione dell’impianto urbanistico del centro della Planargia. Individuata labase cartografica di riferimento in un rilievo aerofotogrammetrico di fine anni ’90e la primitiva grafica (poligono) da adottare nella vettorializzazione dei disegni, siè proceduto, dopo una necessaria fase di interpretazione dei segni restituiti dalledifferenti rappresentazioni catastali (dovuta alla varietà di scale di dettaglio im-piegate nella realizzazione dei documenti) all’inserimento e sovrapposizione deidifferenti livelli informativi all’interno della banca dati.La base di riferimento è stata oggetto di revisione ed adattamento al suo utilizzoin ambiente gis-oriented, attraverso un processo di trasformazione degli elementigrafici presenti nella carta, in origine non pensata per un tale impiego. Il documentooriginario mostrava difatti una sovrapposizione di segni che spesso ripetevanol’informazione ed inoltre non realizzavano la chiusura dei poligoni che identifica-vano il tessuto e più in generale gli elementi del paesaggio urbano; tale condizioneha indirizzato verso un ridisegno ex novo della carta, laddove il profilo planimetricoattuale degli edifici è stato ripercorso e reimpostato secondo polilinee chiuse cheavrebbero successivamente incrociato il proprio disegno con gli strati informativirelativi alla cartografia catastale ed al progetto predisposto dall’ingegner Cadolini2. È stato oggetto del medesimo processo di digitalizzazione l’intero materiale car-tografico3 presente nelle carte catastali e nel progetto di ampliamento della città;tali documenti, realizzati a partire dalla metà dell’Ottocento, raccontano le tra-sformazioni operate all’interno del tessuto medievale e lungo i suoi margini; taliinterventi, previsti dal Cadolini e solo in parte realizzati, verranno illustrati nelletavole di confronto diacronico approntate per l’area dell’attuale piazza Costituzione(sa funtana manna) e per l’area del Carmine.

La banca dati cartografica (A.P.)Il primo documento iconografico che descrive la città di Bosa risale al XVIIsecolo e tale descrizione è affidata ad una tempera, opera di autore ignoto4, chemostra la città racchiusa e protetta da una cinta muraria intervallata da torri, tra le

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2 Vedasi Laura ZANINI, Il progetto ottocentesco di ampliamento della città di Bosa dell’IngegnerePietro Cadolini, in A. Sanna G. Mura (a cura di), Paesi e Città della Sardegna, vol. II, Le Città,CUEC, Cagliari 1999, pp. 208-209 e Laura ZANINI, Il progetto ottocentesco di ampliamento dellacittà di Bosa dell’Ingegnere Pietro Cadolini, in «Storia dell’Urbanistica. Annuario Nazionale diStoria della Città e del Territorio», Nuova Serie, 3/1997, Kappa, Roma 1999, pp. 63-70. 3 La strutturazione delle primitive grafiche (poligoni) è stata pensata su due livelli di dettaglio; ilprimo relativo alla consistenza degli isolati ed il secondo rappresentativo delle particelle catastali.4 Vue de la ville de Boze a L’ouest de l’Isle de Sardaigne entre le Cap de la casse et le Golfe deL’Oristan. Documento conservato presso la Biblioteca Nazionale di Parigi e pubblicato in Salvato-rangelo SPANU et alii, Il castello di Bosa, Torino 1981.

quali svetta il campanile della Cattedrale, che prosegue il suo tracciato in direzionedel castello di Serravalle. Il paesaggio ritratto dall’altopiano di Sa Sea mostra unedificio religioso adagiato su una piccola altura5, i rilievi a nord e gli altopiani chefanno da cornice al tratto finale del corso del fiume Temo, nel quale è possibile di-stinguere, adiacente alla foce, la chiesa seicentesca di Santa Maria del Mare con ilvicino pozzo di acqua dolce, l’area paludosa di s’istagnone a ridosso di MonteFurru e la cinquecentesca torre spagnola dell’Isola Rossa. Un maggiore dettagliodella città e delle mura medievali è presente in un documento del 17646, che mostral’accesso in città in corrispondenza del ponte sul fiume Temo e consente di indivi-duare la torre quadrangolare a protezione dello stesso. Per poter osservare le primerappresentazioni della forma urbana di Bosa è necessario attendere la prima metàdell’Ottocento, nel momento in cui Alberto Ferrero della Marmora e Carlo DeCandia, ufficiali del Real Corpo di Stato Maggiore, eseguono un rilievo di precisionedell’intera Isola, ed il De Candia in particolare, coordina la realizzazione della car-tografia che consente di fotografare la consistenza dei centri a metà del Secolo. Ilterritorio di Bosa descritto nelle carte del Real Corpo è compreso all’interno del fo-glio d’unione in scala 1:50.000, composto da 27 tavolette in scala 1:5.000, datate1849 ed a firma del Direttore dei lavori geodetici, il Colonnello di Stato MaggioreGenerale, Carlo De Candia; il centro urbano occupa due tasselli descrittivi neiquali il disegno della forma urbana è affidata ad una rappresentazione per macroisolati, laddove attraverso l’accorpamento di più elementi del tessuto edilizio7,viene eseguita una sorta di sintesi grafica. Nei documenti possiamo scorgere i pri-missimi interventi fuori dalle mura urbane lungo l’attuale via Cugia, la chiesa diSan Giovanni Battista in prossimità del cimitero e la croce di strade che collega lachiesa e convento del Carmine con la chiesa di Santa Filomena ed il convento deiCappuccini, nell’area che a breve ospiterà il progetto di espansione di fine Secolo.Si distinguono il fiume Temo e le vie d’acqua secondarie (tra cui il rio di Pedrasentache giunge dall’altopiano e confluisce nel Temo), e la rete dei tracciati stradali(strada provinciale di Macomer, strada di Padria, strada di Tresnuraghes) che col-legano Bosa con le regioni storiche del Marghine, Logudoro e Montiferru, reteviaria tuttora individuabile ed inserita nel sistema dei percorsi odierno. La carta indica inoltre le chiese campestri, numerose lungo la valle del Temo, learee pubbliche e private ed i confini comunali, definiti dall’unione di punti rap-

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5 Una prima ipotesi che scaturisce dalla possibile posizione del vedutista sembra individuare l’oggettocome la chiesa di Santa Maria degli Angeli annessa al convento dei Cappuccini (fondazione 1809).6 Carta allegata agli atti della vertenza tra la città di Bosa e il marchese di san Cristoforo (1764), Ar-chivio di Stato di Torino, Sardegna, materie feudali, marzo XVI, n. 28, in Salvatorangelo PalmerioSPANU, I vescovi di Bosa in Sardegna: cronologia, biografie e araldica, 1062-1986, Industrie graficheassociate, Torino 1993. 7 Come possiamo osservare esaminando l’area di Corte Intro, parte di città riconducibile ad unfondaco chiudibile, rappresentato come unica entità grafica. Sui fondaci di Bosa vedi Marco CADINU,Urbanistica medievale in Sardegna, Bonsignori, Roma 2001, pp. 90-91.

presentativi quali elementi naturali (Sa rocca bianca, Canale Cubeddu e Crasturuggiu) o proprietà (Ved. D. Giuseppa Prunas Passinu) e le rispettive distanze.Immediatamente successiva alla carta dei tecnici militari è la redazione di unacarta catastale in scala 1:1.000, Frazione g - Città di Bosa, custodita presso l’Ar-chivio Storico di Nuoro, databile al 18578. Il documento che mostra la città “aperta”verso l’esterno con l’indicazione della contrada nuova (attuale via Cugia) ed iprimi edifici sorti a ridosso della linea murata medievale, presenta le divisioni ca-tastali dell’intero tessuto urbano e numerosi informazioni tra le quali l’indicazionedella porta della Maddalena (in prossimità della chiesa della Maddalena, più tardidemolita) non citata dalla storiografia9 e posizionata in direzione del percorso checonduce alla foce del fiume ed al porto. Sono indicate inoltre, le porte di SantaGiusta in prossimità dell’uscita est della città e la porta del Carmine ad ovest (inorigine porta di San Giovanni, in direzione della antica chiesa di San GiovanniBattista attualmente interna all’area cimiteriale), prospiciente lo spazio urbano diforma triangolare sul quale affacciano chiesa e convento dei Carmelitani. Il documento mostra i sottopassi presenti all’interno del tessuto urbano, funzionalial collegamento tra le diverse parti di città e accessi alla città murata; di notevoleinteresse appaiono i passaggi di ingresso allo spazio di Corte Intro dalla Contradanuova e dalla Contrada del Carmine, dei quali uno, prospiciente l’attuale PiazzaGioberti, verrà cancellato dalle demolizioni di fine Ottocento. L’analisi del docu-mento consente inoltre di individuare inoltre alcune tracce delle fortificazioni me-dievali, nei toponimi (Contrada Muraglia Franzina e Contrada Muruidda10 nellaparte alta del fuso medievale e Contrada della Muraglia Vecchia a ridosso delLungo Temo) e nelle forme grafiche descritte, quali per citarne uno, l’angolo ton-deggiante dell’isolato prospiciente la porta del Carmine (fig.6). Le carte catastaliche fanno seguito al documento del 1857 sono risalenti al 1875 con oggetto ilCentro Urbano di Bosa (Provincia di Cagliari, Circondario di Oristano) in scala1:500, sono composte da 4 sezioni riunite in foglio d’unione in scala 1:5.000. La sezione 1 che comprende l’area di Corte Intro, il Convento dei Carmelitani edei Cappuccini, mostra il completamento degli isolati realizzati a ridosso del trattoovest della cortina medievale e nel dettaglio la posizione dei due pozzi presentinel sistema Corte Intro-Puttu Intro, elementi caratteristici del sistema di Fondaci11.

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8 Vedasi oltre il paragrafo La cartografia del centro urbano, a cura di Vincenzo Bagnolo.9 Giovanni Francesco FARA, Geografia della Sardegna, a cura di Pasquale Sechi, Sassari 1975 e Vit-torio ANGIUS, in Dizionario geografico statistico commerciale degli stati di s.m. il re di Sardegna,estratto delle voci riguardanti la provincia di Nuoro, Rist.an., Editrice Sardegna, Nuoro 1987.10 Sul significato dei toponimi, riconducibili al medioevo, vedasi CADINU, Urbanistica medievale,cit., pp. 90-91.11 Sono state riconosciute come fondaci, di cui si ha menzione medioevo bosano, alcune porzioni ditessuto urbano organizzate su schemi quadrangolari, comprendenti una corte di ampie dimensioni e posi-zionati a ridosso del muro medievale, esternamente al primo nucleo di formazione e sulle linee di percor-renza principale del territorio e di accesso alla città, vedi CADINU, Urbanistica medievale, cit., pp. 90-91.

La sezione 2, che comprende il fuso medievale compreso tra la via (che sostituisceil termine “contrada” presente nel documento del 1857) del Carmine e la viaUltima costa (che sostituisce la contrada del Castello), mostra un interessante ele-mento costituito da un volume dal profilo tondeggiante, posizionato lungo la Scaladella Rosa all’altezza della via Serravalle, in posizione e con sagoma differentedall’oggetto riportato nella carta del 1857. La sezione 3 include l’area attorno alla Cattedrale compresa tra la via del Carminee la via Lungo Temo e tra la porta di Santa Giusta e la chiesa del Rosario; èpresente nelle adiacenze della porta di Santa Giusta un elemento in aggetto rispettoal perimetro esterno del nucleo urbano, riconducibile anch’esso (come gli stessiindividuati lungo la Scala della Rosa) alla linea difensiva medievale. La carta riporta gli edifici presenti al di là del ponte sulla riva in sponda sinistradel fiume Temo, lungo la via Nazionale e adiacenti alla chiesa di Sant’AntonioExtramuros. La quarta sezione infine, completa la ricognizione del centro urbanocon il settore ovest dell’area di Santa Croce e l’area compresa tra la via Bonariaed il Corso (con l’isolato di via delle Scuole ancora presente) e le conce sullasponda sinistra del fiume. Le sezioni in generale, non mostrano i sottopassi indi-viduati nella carta più antica, ad eccezione dei due accessi dalla attuale via Cugiaall’area di Corte Intro e tali collegamenti tra le parti della città vengono individuatigraficamente alla stregua delle proprietà; per fare un esempio su tutti, il passaggiotra la piazza del Duomo e la Strada Santa Croce non appare indicato, ma compareuna particella catastale che lo individua (nel documento del 1857 la piazza delDuomo è in diretto collegamento con la Contrada del Macello Vecchio, forsepreesistente alla Strada Santa Croce, di matrice seicentesca). Dicasi lo stesso peril collegamento tra la via del Carmine ed il Corso Vittorio Emanuele, nel trattocompreso tra la via del Rosario e la via del Palazzo; il collegamento appareinterrotto da una proprietà che con buona probabilità indica una unità edilizia po-sizionata ad quota superiore al piano stradale. La carta mostra gli organismi archi-tettonici con le rispettive pertinenze (chiostri, cavedi, canali di scolo,…) ed i vuotiurbani, non presenti nella carta del 1857.Completano la banca cartografica attuale, nelle quali si attua una progressivo au-mento della precisione dei documenti, le carte catastali del 1907 ed una più recentedegli anni ’20 e diverse rappresentazioni cartografiche di notevole interesse, chemostrano alcuni importanti momenti progettuali tra fine Ottocento ed inizio No-vecento. Tra questi, la pianta della città del 186812 che, su una mappa successivaal documento del 1857 (come mostra l’overlay grafico tra i documenti) illustra il“Piano generale d’ingrandimento e di sistemazione dell’abitato della città” redattonel 1867 dall’ingegnere Pietro Cadolini ed il “Frazionamento delle strade e piazzedell’aggregato della città” del 1903 a firma dell’ing. Antonio Baldino.

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12 Torino 24 agosto 1868, Ingegner Luigi Claudio Ferrero: Acquedotto di Bosa, pianta della città, di-stribuzione generale, scala 1:1.000

Le trasformazioni urbane di fine Ottocento: la piazza Costituzione (A.P.)Il progetto di ampliamento ed il piano d’ornato previsto nella seconda metà del-l’Ottocento troverà applicazione tra la fine del secolo ed i primi anni del Novecento.I documenti d’archivio mostrano il procedere del tracciamento della nuova tramaurbanistica con il disegno della piazza Gioberti (cerniera tra le forme medievali ele trame ortogonali ottocentesche) sulla quale impostare gli assi ortogonali di cre-scita urbana. Gli interventi previsti all’interno del tessuto storico subiscono un ri-dimensionamento e si concretizzano in particolare nell’area compresa tra la Cat-tedrale e l’area di Corte Intro e Santa Croce. La digitalizzazione dei documenti, illoro inserimento nella banca dati cartografica mostra attraverso la sovrapposizionedelle maglie catastali e delle linee di progetto, le avvenute trasformazioni, l’ac-corpamento dei lotti e la demolizione di alcuni tasselli previsti nel piano ottocen-tesco, visibili solo a partire dalla mappa del 1907. Il confronto tra le mappe mostra gli effetti del piano con lo sventramento delle murain prossimità dell’attuale piazza Gioberti e dell’accesso a Corte Intro e la demolizionedella chiesa della Maddalena che precederà il tracciamento dell’attuale piazza Co-stituzione (sa funtana manna) con la definizione di un nuovo spazio urbano.

La cartografia storica del centro abitato (V.B.)L’applicazione sistematica di analisi interpretative derivate dalle sovrapposizionidei differenti catasti ritrovati, ha consentito una lettura dei rapporti spaziali dellacittà storica, ponendo in luce alcuni mutamenti intercorsi in diversi settori urbani.La metodologia restituiva di carattere grafico ha posto in evidenza quelle invariantiurbane mantenutesi inalterate nell’arco temporale considerato, permettendo unalettura dell’evoluzione subita dal centro storico di Bosa volta all’identificazione eallo studio delle strutture tipologiche di alcuni spazi urbani. Il primo catasto disponibile per Bosa è costituito dalle carte del Real Corpo, resti-tuite alla scala di 1:5000 e collaudate nel 1849 da Carlo De Candia. Pur fornendoimportanti informazioni sulla consistenza della città e sulle principali vie di co-municazione, le scale utilizzate nelle tavolette 24 e 25 relative al centro urbanonon consentono di poter ricavare informazioni precise sulla consistenza dei singoliisolati. Successivamente alle carte del Real Corpo, si ritrovano le mappe delCessato Catasto, conservate presso l’Archivio di Stato di Nuoro. Fra le carte suc-cessive a quelle del Real Corpo, le più antiche sono quelle di un catasto ascrivibileal 185713 nelle quali si riporta l’intestazione: “Comune di Bosa – Distretto di Ma-comer – Provincia di Cuglieri” senza alcuna indicazione in relazione alla data.Fra le carte di questo catasto, quella relativa al centro urbano costituisce una im-portante base per tutte le indagini condotte14. Un altro importante documento car-

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13 Le tavole di questo catasto non riportano alcuna data ma nel sommarione risulta l’anno 1857.14 La carta, conservata presso l’Archivio di Stato di Nuoro, riporta l’intestazione: “Comune di Bosa,Distretto di Macomer, Provincia di Cuglieri, alla scala 1:1000, Frazione g, Città di Bosa” (FondoCessato Catasto, Archivio di Stato di Nuoro)

tografico è costituito dalla carta del progetto per il “Piano Generale di ingrandimentoe di sistemazione dell’abitato della Città di Bosa”, redatto dall’ing. Pietro Cadolini;nel Piano di Cadolini la città e il suo ampliamento sono rappresentati da una pla-nimetria acquerellata datata 1867 e indicata come: “Acquedotto di Bosa – Piantadella città – Distribuzione Generale – Scala 1/1000”. A questa carta seguono lemappe catastali del 1875 del “Centro Urbano di Bosa, Provincia di Cagliari, Cir-condario di Oristano” articolate in quattro sezioni. Le tavole conservate all’Archiviodi Stato di Nuoro afferenti a quest’ultimo catasto comprendono: “Foglio di Unionedi cui è formata la Mappa costrutta alla scala di 1:500” in scala 1:5000, nellaquale è specificato: “Le operazioni relative al rilevamento di questo Centro ebberoprincipio il 1 marzo e si ultimarono il 15 del successivo mese di Maggio 1875. Liindicatori che si sussidiarono le operazioni sono: Pischedda Francesco – MasalaSalvatore di Bosa; “Centro Urbano di Bosa, Sezione 1.ma, N.i di Mappa dal 1 al196”, in scala 1:500, comprendente le aree della via Corte Intro, della via delPozzo e le prime espansioni urbane fuori le mura adiacenti al complesso chiesasticodei Carmelitani del settore urbano nord-occidentale, includendo anche il complessodei Cappuccini e il cimitero; in questa carta vengono indicati tre pozzi: quelloposto nello spazio della via Corte Intro, quello della via del Pozzo, e, infine,quello appartenente al complesso carmelitano. Sempre nello stesso catasto del1875, si ha poi una carta denominata “Centro Urbano di Bosa, Sezione 2.da, N.i diMappa dal 197 al 800”, in scala 1:500, comprendente gli isolati fra le via Serravallee la via del Carmine; un’altra carta, denominata “Centro Urbano di Bosa, Sezione3.a, N.i di Mappa dal 801 al 1008”, comprende la porzione orientale dell’abitatocompresa fra la via del Carmine e il fiume Temo, e le propaggini d’edificato chesi attestano sulla via Nazionale in adiacenza alla chiesa di Sant’Antonio, sorta aldi là del fiume in prossimità del ponte d’accesso alla città. Infine, un’ultima cartadel catasto del 1875 è quella relativa al “Centro Urbano di Bosa, Sezione 4.a, N.i

di Mappa dal 1009 al 1203” che completa la sezione precedente sul versante su-occidentale del centro urbano comprendendo le prime espansioni sorte sulla diret-trice del Corso Vittorio Emanuele e le conce innalzate sulla riva opposta del Temo.Del 1894 una carta del Centro urbano di Bosa contenente gli allegati al foglio 1,2 e 4, nei quali vengono rappresentate, rispettivamente, l’espansione sorta attornoalla Piazza Gioberti disegnata dal Piano del Cadolini, la porzione dell’edificatoche si attesta attorno al vecchio mercato e, in ultimo, due porzioni della via Conce.Procedendo in ordine cronologico, si ritrova una carta datata 4 dicembre 1886, afirma dell’ingegnere di Finanza Mereu; questa carta illustra il “Tracciato dellaStrada Reale da Bosa al Porto” corrispondente alle odierne via Nazionale e viaColombo che, correndo lungo la sponda sinistra del Temo, collegano la chiesa diSanta Maria del Mare della frazione di Bosa Marina con il centro urbano di Bosa,innestandosi sull’attuale via Roma. Successivamente s’individuano la carta del“Rilievo delle concie eseguito il 26 ottobre 1901”, e due carte del centro urbanodel 1907: Allegato A Foglio VI - Scala 1:500 – dal N.1 al N.585 che riporta la

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parte compresa fra la via Carmine e la via del Castello, e l’Allegato C Foglio VI -Scala 1:500, comprendente la porzione sud-orientale dell’abitato compreso fra lavia del Carmine e la via Lungo Temo. Due altre carte descrivono alcune delle fasidi sistemazione della prima espansione urbana fuori le mura sul fronte occidentaledella città: una tavola con data illeggibile che descrive il “Tipo dei nuovi fabbricatisorti nel comune di Bosa in relazione ai vigenti catasti rustico e urbano”, e il“Frazionamento delle strade e piazze dell’aggregato di Bosa” del 1903, a curadell’ingegner Antonio Baldino.

I progetti per la città del XIX secolo (V.B.)Dall’esame dei diversi catasti emergono, da un lato, tutta una serie di trasformazioniurbane “spontanee”, dall’altro si ritrova la documentazione della successione ditrasformazioni di assetto urbano venutesi a determinare su episodi frutto di unvero e proprio “restauro urbano” attuatosi nella seconda metà del XIX secolo.Quando Carlo Alberto, con Regio Editto n. 659 per l’Amministrazione dei Comunie delle Province del 27 novembre 1847 (pubblicato il 9 gennaio 1848), affida aiSindaci la cura della Polizia Urbana e Rurale, e con l’entrata in vigore della leggen. 807 del 7 ottobre 1848, nella quale vengono stabiliti, tra le altre cose, i contenutidei Regolamenti di Polizia Urbana e Rurale15, la città di Bosa si dota di un Rego-lamento di Polizia Urbana e Rurale, comprendente 17 capitoli suddivisi in due se-zioni: una Sezione Prima di Polizia Urbana e una Sezione Seconda di PoliziaRurale. In questo regolamento, oltre a una serie di norme riferite all’igiene e allasicurezza pubblica urbana, vengono formalizzate alcune indicazioni relative al-l’aspetto degli edifici privati e ai materiali ammessi per la loro costruzione. Inparticolare, al capitolo II della Sezione Prima, vengono fissati criteri generali perla costruzione di finestre e usci, balconi e ringhiere. Al capitolo 3 della stessa se-zione, vengono date indicazioni sulle gronde e sullo smaltimento delle acque pio-vane, mentre al capitolo IV s’impongono norme sui materiali e sulle caratteristichedimensionali da utilizzare per strade e marciapiedi. Altre norme ancora stabilivanole caratteristiche di alcuni elementi presenti in facciata come le insegne o i limitiper poter stendere la biancheria sugli affacci prospicienti le pubbliche vie. Un se-condo evento fondamentale per la città è costituito dai progetti per il risanamentourbano redatti dall’ingegnere cremonese Pietro Cadolini, il quale, con Atto Con-solare n.6 del 18 novembre 1864, viene incaricato dal Municipio di Bosa per lapredisposizione di varie opere fra le quali quella di un piano d’ornato e di espansionedella città e quella di sistemazione delle vie e di un progetto delle reti idrica e fo-gnaria. Il Piano, presentato il 17 maggio 1867, comprendeva anche un regolamento

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15 All’Art. 160 della Legge 7 ottobre 1848, n. 807, sull’Amministrazione Divisionale Comunale, sistabilisce, fra l’altro, che i regolamenti di Polizia Urbana “definiscono gli obblighi dei privati inordine alla ricostruzione, e riparazione delle case minaccianti rovina, non che sulla costruzione econservazione dei selciati, fossi, canali di scolo, stillicidi sulle vie e piazze pubbliche, fissando lacompetenza per quest’ultime spese”.

edilizio nel quale venivano contemplate le principali norme per l’esecuzione delpiano generale. Oltre al Piano, al Cadolini viene commissionato un progetto peruna strada e pubblici passeggi di collegamento fra l’abitato e la chiesa d Santa Fi-lomena, progetto presentato nel 1865, ossia prima del Piano stesso. Fra i numerosieventi rilevati relativamente agli stati di “tensione” intercorrenti fra stato presentee passato, in questa sede si è scelto di trattare due episodi poco indagati e partico-larmente efficaci nel riconoscimento di alcune identità del centro storico di Bosa:il primo riguardante la scomparsa della Contrada Mesu-Costa o Vico del Giardino,il secondo inerente la formazione e definizione dello spazio urbano orbitanteattorno alla Piazza Carmine. Se per la Contrada Mesu-Costa non si ritrovano altridocumenti ad eccezione del catasto ascrivibile al 1857, per lo spazio della Piazzadel Carmine sono stati ritrovati diversi documenti che ci narrano e descrivono ipassaggi che hanno condotto alla conformazione attuale della piazza.

La Contrada Mesu-Costa o Vico del Giardino (V.B.)Fra i catasti storici della città di Bosa riveste una particolare importanza quelloascrivibile al 1857, con il centro urbano rappresentato nella tavola della Frazioneg alla scala 1:1000. Da questa carta emergono diversi importanti elementi. Unprimo dato che viene ad evidenziarsi è un tratto viario presente all’interno del-l’isolato che oggi risulta compreso tra le odierne vie Malaspina e via Muruidda.La presenza di quest’asse viario mostra come tale isolato sia derivato dall’unionedi due isolati originari separati dalla “Contrada Mesu-Costa o Vico del Giardino”riportata sulla carta. Lo sviluppo e la posizione di quest’asse lo collocano corrispondenza ad una posizionesingolare del tessuto storico di Bosa, ossia proprio laddove si rileva un tratto del-l’edificato caratterizzato da un significativo salto di quota. L’adiacenza alla “ContradaMuru-Idda” di questa porzione urbana potrebbe condurre alla formulazione di alcuneipotesi sul posizionamento del margine difensivo della città e sul suo successivoavanzamento. Lo stesso accade per un secondo isolato adiacente al primo e compresofra le medesime vie: anch’esso, nella cartografia storica, risulta originariamentesuddiviso longitudinalmente da una analoga traccia, prolungamento della ContradaMesu-Costa, sulla quale è, però, riportato il toponimo Malaspina. Un secondo ele-mento che va a contraddistinguere gli edifici che si attestano sulla linea di quest’anticoasse è una caratteristica che accomuna i prospetti rivolti a mezzogiorno di diversifabbricati: mancano totalmente le aperture delle finestre o, in alcuni casi, laddovecompaiono sono palesemente estranee ai tipi edilizi originari.Il tessuto urbano del centro storico di Bosa si articola secondo alcune differentimorfologie urbane, distinte anche sotto il profilo tipologico16. In particolare, la

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16 Vincenzo BAGNOLO, Andrea PIRINU, Analisi grafica delle dinamiche insediative della città diBosa: il backstage del paesaggio urbano, in «Architettura del Paesaggio Overview», Allegato aln°22 di «Architettura del Paesaggio», Cd-Rom, Marzo/Giugno 2010, pp. 1492-1526.

parte alta della città, nota come Sa Costa, mantiene una propria specificità. L’ipotesiè che gli isolati più alti costituiscano la parte più antica della città, sorta nell’areasottostante il castello dei Malaspina. Il quartiere di Sa Costa si caratterizza per gliisolati definiti da forme allungate che seguono le curve di livello del pendio delcolle di Serravalle. La Contrada Mesu Costa sembrerebbe collocarsi in prossimitàdi quel limite che separa la morfologia urbana della città alta da quella della partebassa di Sa Piatta. Queste due morfologie urbane corrispondono anche a duedistinte unità insediative: Sa Costa, infatti, costituiva la parte infeudata abitatadalla nobiltà locale, mentre Sa Piatta era, invece, la città libera, compresa fra ilrione di Sa Costa e il fiume Temo. Dall’esame della configurazione e della consi-stenza degli isolati del rione di Sa Costa, viene ad evidenziarsi come l’isolato ori-ginariamente tagliato longitudinalmente dalla Contrada di Mesu Costa si contrad-distingua oggi per una morfologia del lotto con uno sviluppo longitudinale moltomaggiore rispetto al tipo diffuso in quest’area urbana. Questo rapporto dimensionaledel lotto deriva dalla originaria “tripartizione” venutasi a determinare con l’aggre-gazione dei due isolati originari.

Piazza Carmine (V.B.)Le più importanti trasformazioni urbane del centro di Bosa documentate dallecarte storiche sono quelle risultanti da alcune importanti azioni di restauro urbanoavvenute nella seconda metà del XIX secolo, allorché col Piano dell’ingegnerPietro Cadolini vengono ad attuarsi tutta una serie di disegni e ridisegni di alcuniimportanti spazi urbani oggi presenti in città. Nel progetto del Piano, il Cadolinipone una particolare attenzione nella definizione di nuove piazze e viali. Comespesso accade nelle realtà dei contesti insediativi della Sardegna, anche nel tessutourbano restituito dalle prime carte catastali di Bosa si evidenzia l’assenza di veree proprie piazze all’interno della struttura urbana, ad eccezione di due spazi: quellodi Corte Intro e quello della Piazza Carmine, la cui formazione è certamente ante-cedente al Piano del Cadolini. Il complesso carmelitano sorge laddove si trovavala chiesa di Santa Maria del Soccorso. Nel 1606 i carmelitani lasciano la chiesa diSant’Antonio del Ponte per stabilirsi nella nuova sede dove edificano il monastero.Demolita nel XVIII, la vecchia chiesa viene riedificata nel 177917. Dall’analisicartografica, la Piazza Carmine subisce alcune regolarizzazioni inserite nel ridisegnodelle strutture urbane di interconnessione fra il centro storico e la nuova espansioneurbana. Il primo rilievo della Piazza del Carmine lo si ritrova nel catasto del 1857;successivamente, nel 1868, col Piano del Cadolini, viene elaborata una carta nellaquale si riportano lo stato di fatto e quello di progetto previsto dal piano. Inambedue le tavole la piazza non appare ancora delimitata da edifici ma delineatadai margini della viabilità pubblica. La piazza del Carmine, oltre a definire il

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17 Antonio Francesco SPADA, Chiese e feste di Bosa, Sestu (Ca) 2002.

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sagrato dell’omonima chiesa, costituiva un’area di sbocco e di transito fra la cittàmurata e l’agro. Sulla catasto del 1857, in corrispondenza del punto in cui sorgevala Porta di San Giovanni, si individua una sagoma tondeggiante facilmente ricon-ducibile alla geometria di una torre circolare. Cinque le vie che originariamente siattestavano sulla piazza: la Contrada del Carmine (Contrada Tendas) che, attraversola Porta di San Giovanni (detta poi anche Porta del Carmine), metteva in comuni-cazione la piazza col centro abitato e, oltrepassata la piazza, conduceva verso lachiesa di San Giovanni (cimitero); la Contrada Nuova (oggi Via Cugia), sviluppatasisul limite esterno occidentale dell’antico perimetro murario, che, superata la piazza,prosegue salendo sul colle di Serravalle col toponimo “Su casciu e quartieri”;un’ultima via, oggi soppressa secondo le disposizioni del Piano Cadolini, partendodalla piazza collegava il centro abitato con la Chiesa di Santa Filomena. La prima modificazione documentata dello spazio antistante la chiesa del Carmineè quella prevista nel Piano del Cadolini. Dalla rappresentazione del Piano, firmatadall’ingegner Luigi Caudio Ferrero, si evince come per la piazza venga previstauna regolarizzazione che definisce uno spazio rettangolare; su di un vertice dellapiazza così ridefinita, il piano disegna l’innesto dell’asse del nuovo Corso Garibaldi,limite settentrionale dell’espansione urbana pianificata; una seconda via, denomi-nata via del Ginnasio, viene prevista in asse col prospetto della chiesa del Carminea regolarizzare la geometria dei nuovi isolati. Attraverso la demolizione dellaPorta di San Giovanni, Cadolini forza il perimetro murario per definire un amplia-mento della piazza, forse con l’intento di infrangere la cesura esistente fra le duemorfologie urbane del centro storico e della nuova espansione. Nella carta deno-minata “Tipo dei nuovi fabbricati sorti nel comune di Bosa in relazione ai vigenticatasti rustico e urbano” si rappresenta la Piazza Carmine riportando l’area d’espan-sione urbana compresa fra questa e il Corso Vittorio Emanuele previsto dal Cadoliniin prosecuzione della Contrada Maggiore e indicata nel suo Piano come viaGrande.

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FIG. 1. LA CARTA, CONSERVATA PRESSO L’ARCHIVIO DI STATO DI NUORO. (VEDI TAVOLA 67)

Fig. 2. Elaborazione GIS alla scala degli isolati. Confronto mappa 1857 – stato attuale. Si di-stinguono l’area del Carmine (1), l’area di Corte Intro (2) e l’area dell’attuale piazza Costituzione(sa funtana manna). (Elaborazione A. Pirinu).

Fig. 4. Modificazioni di assetto urbano – analisi grafica del progetto della piazza Sa funtanamanna attraverso il confronto tra la mappa catastale del 1875 e la mappa catastale del 1907(elaborazione A. Pirinu).

FIG. 3. ELABORAZIONE GIS ALLA SCALA DELLA PARTICELLA CATASTALE. (VEDI TAVOLA 67)

Fig. 5. La Contrada Mesu-Costa appare solamente nelcatasto del 1857. Dall’alto: stralcio dellamappa catastale del 1857,stralcio della mappa cata-stale del 1875 e foto aerea(fonte: http://www.sardeg-naterritorio.it/webgis/fo-toaeree/index.html). (Elabo-razione V. Bagnolo).

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FIG. 6. DETTAGLIO DELLA PIAzzA DEL CARMINE NEL CATASTO DEL 1857. (VEDI TAVOLA 68)

Fig. 7. Rielaborazione grafica dell’area del Carmine come viene restituita dal catastodel 1857 (disegno di V. Bagnolo).

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Fig. 8. Rielaborazione grafica del Piano Cadolini relativamente all’area del Carmine(disegno di V. Bagnolo).

FIG. 9. MAPPA DEL 1894. (VEDI TAVOLA 69)

FIG. 10. CENTRO URBANO DI BOSA. (VEDI TAVOLA 70)

FIG. 11. MAPPA 1903. (VEDI TAVOLA 70)

FIG. 12. VEDUTA DI BOSA. (VEDI TAVOLA 70)


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