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Continuità e divergenze tra l'eurasiatismo \"classico\" e la sua versione \"neo\"

Date post: 14-May-2023
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1 UNIVERSITA’ CATTOLICA DEL SACRO CUORE DI MILANO Facoltà di Scienze Linguistiche e Letterature Straniere Corso di Laurea in Lingue Straniere per le Relazioni Internazionali Anno Accademico 2011-2012 CONTINUITÀ E DIVERGENZE TRA L'EURASIATISMO “CLASSICO” E LA SUA VERSIONE “NEO” 1 Relazione per il seminario sullo spazio post-sovietico della Dott. Tomislava Penkova Marco Boscariol (matr. 4008904) L'eurasiatismo, come tutte le parole molto utilizzate, significa cose diverse. Diventato ormai un termine chiave nella politica post-sovietica, racchiude in realtà differenti prospettive e dottrine eurasiatiche nazionali russe formulate da autori che vanno da Evgenii Primakov a Gennadii Ziuganov, comprendendo ovviamente anche il rappresentante del “neo” eurasiatismo: Aleksandr Dugin 2 . L'eurasiatismo è presente anche al di fuori del “centro” della politica russa ed è sostenuto dalle élite politiche locali sia di etnicità russa che non (si pensi all'ex-repubblica sovietica del Kazakistan o alla Repubblica Autonoma della Federazione Russa del Tatarstan). Cercando di categorizzare la storia del pensiero eurasiatista, possiamo distinguere dei periodi 1 Basato sul testo di Mark Bassin, “Eurasianism 'Classical' and 'Neo': The Lines of Continuity”, in Beyond the Empire: Images of Russia in the Eurasian Cultural Context, (ed.) Tetsuo Mochizuki, Sapporo, Slavic Research Center , 2008, pp. 279-294. 2 Anche Vladimir Putin potrebbe essere considerato un eurasiatista.
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UNIVERSITA’ CATTOLICA DEL SACRO CUORE DI MILANO

Facoltà di Scienze Linguistiche e Letterature Straniere

Corso di Laurea in Lingue Straniere per le Relazioni Internazionali

Anno Accademico 2011-2012

CONTINUITÀ E DIVERGENZE TRA L'EURASIATISMO

“CLASSICO” E LA SUA VERSIONE “NEO”1

Relazione per il seminario sullo spazio post-sovietico

della Dott. Tomislava Penkova

Marco Boscariol (matr. 4008904)

L'eurasiatismo, come tutte le parole molto utilizzate, significa cose diverse. Diventato ormai

un termine chiave nella politica post-sovietica, racchiude in realtà differenti prospettive e dottrine

eurasiatiche nazionali russe formulate da autori che vanno da Evgenii Primakov a Gennadii

Ziuganov, comprendendo ovviamente anche il rappresentante del “neo” eurasiatismo: Aleksandr

Dugin2. L'eurasiatismo è presente anche al di fuori del “centro” della politica russa ed è sostenuto

dalle élite politiche locali sia di etnicità russa che non (si pensi all'ex-repubblica sovietica del

Kazakistan o alla Repubblica Autonoma della Federazione Russa del Tatarstan).

Cercando di categorizzare la storia del pensiero eurasiatista, possiamo distinguere dei periodi

1 Basato sul testo di Mark Bassin, “Eurasianism 'Classical' and 'Neo': The Lines of Continuity”, in Beyond the

Empire: Images of Russia in the Eurasian Cultural Context, (ed.) Tetsuo Mochizuki, Sapporo, Slavic Research

Center , 2008, pp. 279-294.

2 Anche Vladimir Putin potrebbe essere considerato un eurasiatista.

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chiave per il suo sviluppo. Quello “classico” che si posiziona tra le due guerre mondiali (periodo

esso stesso molto eterogeneo per il nascente movimento eurasiatico) e quello successivo volto a

sostenere il pensiero eurasiatista nella stessa Unione Sovietica (in particolare il pensiero formulato

da L. N. Gumilev). Questi due differenti periodi, con i loro differenti contesti politici, dimostrano

come l'eurasiatismo ha avuto differenti priorità ideologiche e politiche nel corso della sua storia ed è

proprio per questo motivo che è impossibile ridurlo o definirlo come una dottrina unitaria e costante

nel tempo. Per semplicità possiamo però sottolineare due elementi che sono comuni a tutte le sue

versioni nell'arco della storia: qualsiasi tipo di eurasiatismo aveva ed ha come scopo quello di

rappresentare una sintesi unitaria dei principi europei ed asiatici; al giorno d'oggi, inoltre, qualsiasi

sua versione vuol essere considerata l'erede legittima di quella “originale”.

Quello che ci accingeremo a fare è proprio confrontare le idee di Aleksandr Dugin con il

pensiero eurasiatista “classico” degli anni '20 e '30. Dugin, come accennato, è il più famoso

rappresentante dell'idea eurasiatica nella Russia post-sovietica. Prolifico scrittore e commentatore

della materia, è riuscito come nessun altro a far circolare le idee eurasiatiche all'interno del discorso

politico russo, anche grazie alla formazione di un movimento politico trasformatosi poi in un partito

politico eurasiatico. Uno degli obiettivi principali di Dugin è stato quello di poter rappresentare

“legittimamente” l'eredità politico-intelletuale del pensiero eurasiatico “classico”. Per far questo ha,

da una parte, riconosciuto nei suoi scritti le radici “classiche” del suo pensiero e dall'altra, ha curato

e ripubblicato i testi essenziali della tradizione classica dell'eurasiatismo.

Basandoci su una serie di scritti pubblicati tra il 2001 e il 2002 sotto il nome di “A Eurasian

Perspective” (che sono stati alla base dell'ideologia e del programma dell'allora appena lanciato

“Eurasian Movement” dello stesso Dugin) cercheremo di dimostrare come il “neo” pensiero di

Dugin diverga su molte questioni a confronto con quello dei suoi predecessori nel periodo tra le due

grandi guerre e che queste divergenze non dipendano solo dai differenti contesti storico-politici, ma

che siano il riflesso di differenti visioni nazionali e ambizioni geopolitiche della stessa Russia.

Prima di mostrare le differenze tra i due eurasiatismi (quello “classico” e quello “neo”) è giusto

però sottolinearne anche le continuità.

Tutte e due le versioni condividono l'idea di una Russia come entità civilizzatrice unica e

coesa che ha il compito di racchiudere le diverse popolazioni che occupano l'immenso spazio

eurasiatico. Il “ processo di civilizzazione” è il risultato di secoli di coesistenza ed interazione

guidati da forze sociali, politiche ed economiche provenienti in egual misura dall'Europa e dall'Asia

(da qui il nome Eurasia). In continuità con la tradizione del nazionalismo russo del diciannovesimo

secolo, le due versioni dell'eurasiatismo definiscono questo stesso processo di civilizzazione

eurasiatica in termini di contrasto con quello “occidentale”. L'occidente è sempre stato considerato

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come la minaccia principale per il benessere nazionale e l'unità geopolitica della Russia-Eurasia.

Altra convergenza è che oltre alla singola identità “eurasiatica” intesa nella sua totalità

continentale (quella che Nikolai Trubetskoi chiama Russia-Eurasia di “livello maggiore”), tutte e

due sono concordi nel fatto che esista un elaborato mosaico di identità localizzabili ad un livello più

basso (appunto più locali). A questi “livelli minori” le identità di gruppo derivano maggiormente da

affinità etnico-nazionali, mentre ai “livelli maggiori” i legami si basano sul concetto di

civilizzazione, ovvero dalla condivisione di un passato comune, dalla presenza un dialogo

interetnico e da un mutuo riconoscimento di interessi e benefici geopolitici.

Infine sia l'eurasiatismo “classico” che la versione “neo” hanno origine come reazione a

circostanze esterne molto simili, cioè al crollo politico di una struttura statale preesistente

accompagnata da una frammentazione geopolitica del suo territorio con conseguente creazione di

nuove entità sovrane o quasi-sovrane. Obiettivo di tutti e due i “movimenti” sarà infatti quello di

ricostruire la tradizionale coesione geopolitica dello spazio eurasiatico dopo il caos post-

rivoluzionario (1917 e 1989) e con ciò ristabilire uno Stato eurasiatico unitario.

Procediamo ora all'analisi delle divergenze con l'aiuto di quattro domande fondamentali.

Che cosa è l'Eurasia?

Per l'eurasiatismo “classico” la risposta era ovvia: l'Eurasia era la zona specifica del “processo

di civilizzazione” per l'appunto eurasiatico, i cui limiti erano più o meno chiaramente riconducibili

ad una regione geografica. Le popolazioni di questa zona condividevano caratteristiche comuni che

li rendevano definibili come “popoli eurasiatici”, logicamente in contrasto con altri popoli e civiltà

fuori dalla suddetta zona di civiltà eurasiatica.

Per il “neo” eurasiatismo di Dugin le cose sono un po' più complicate. Pur accettando la

nozione di Eurasia come specifico spazio geografico e zona civilizzata (rappresentata come eredità

della Russia imperiale e successivamente di quella sovietica), Dugin sembra spostare i termini di

definizione per identificare l'Eurasia non solo come distinta regione geografica o civiltà particolare,

ma come principio politico ed ideologico. Questo principio è in contrapposizione al grande progetto

globale post guerra fredda degli Stati Uniti, cioè la possibilità di dominio globale tramite

l'istituzione di un nuovo ordine mondiale unipolare. L'opposizione dei neo-eurasiatisti agli

“atlantisti” americani è assoluta e seguendo le parole dello stesso Dugin questa contrapposizione

definirà il profilo storico di questo secolo. Obiettivo dello stesso eurasiatismo, secondo l'autore, è

quello di costruire una piattaforma comune nel mondo per opporsi all'atlantismo. Se durante la

guerra fredda questa opposizione fu guidata ed organizzata dallo spazio politico dell'ex Unione

Sovietica, ora l'Eurasia dovrebbe estendere i suoi spazi oltre a quelli considerati ex-sovietici (che

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già si stanno riconsolidando) per abbracciare regioni e popolazioni del mondo che vogliono

contribuire alla battaglia contro l'egemonia americana.

Dove è l'Eurasia?

L'eurasiatismo classico, più concentrato sulle caratteristiche politiche, nazionali e culturali

della Russia-Eurasia, non ha mai cercato di modificarne o rimodellarne la configurazione

geografica. La sua visione geografica è in effetti molto “tradizionale”: i confini della Russia-Eurasia

corrispondevano più o meno allo spazio della Russia pre-rivoluzionaria al momento della sua

massima estensione (cioè la sua configurazione all'inizio del ventesimo secolo). Esistevano poche

eccezioni a questa visione, alcune delle quali comprendevano le colonie imperiali di Polonia e

Finlandia, chiaramente considerate come esterne allo spazio geografico eurasiatico. Questi casi

singolari vennero corretti ed accettati dagli eurasiatisti con la formalizzazione dei confini dell'URSS

a metà degli anni '20. Essi vedevano questo nuovo territorio come un'area unitaria rappresentante

una regione geografica ben distinta dalle altre (“un singolo individuo geografico” secondo Petr

Savitskii). Sempre secondo Savitskii, la sua coesione derivava dalla sua stessa natura organica

interna formata da quattro differenti paesaggi: la tundra, la taiga, la steppa ed il deserto. La naturale

unità fisico-geografica di queste quattro zone provvedeva nell'arco dei secoli allo sviluppo unitario

dell'Eurasia dal punto di vista politico, sociale e culturale.

Dal punto di vista geografico, il neo-eurasiatismo ha fortemente supportato l'idea di una

Russia post-sovietica capace di ricostruire uno spazio-entità politico sulle orme del territorio ex-

sovietico. Dugin ha guardato positivamente all'idea del CSI (Comunità degli Stati Indipendenti) ed

ha accolto calorosamente quella ancora più recente di “Unione Eurasiatica”, considerata un ottimo

strumento geopolitico in vista di una futura riunificazione (obiettivo tra i principali di Dugin).

L'idea geografica dell'Eurasia di Dugin non si ferma però solo alle riflessioni sullo spazio post-

sovietico. Come egli mostra chiaramente nelle sue mappe, l'Eurasia dovrebbe spingere i suoi confini

oltre quelli della Russia imperiale, sovietica o dello spazio post-sovietico: a Ovest verso l'Europa, a

Sud verso l'Asia Centrale e ad Est verso la Cina ed anche nel Pacifico. Con questa configurazione i

confini dell'Eurasia cessano di avere una corrispondenza univoca con il concetto di “civiltà

eurasiatica” per avvicinarsi sempre più alle priorità dell'attuale (o potenziale) sistema internazionale

prospettato da Dugin. La versione “neo” dell'eurasiatismo si distingue dunque per trascendere i

confini geografici e per avvicinarsi ad un progetto nettamente più “globale” (ben contrapposto da

quello USA come vedremo in seguito).

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Che cosa è l'Occidente?

Seguendo la tradizione del nazionalismo russo pre-rivoluzionario, gli eurasiatisti classici

sostenevano che l'Occidente fosse l'Europa, in particolare l'Europa-occidentale guidata dagli Stati

imperiali-industriali come Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia e Austria-Ungheria3. Alla base

del pensiero classico c'era un forte credo nell'implacabile opposizione tra la “zona di civiltà”

dell'Europa-Occidentale e quella della Russia-Eurasia, concetto già rinvenibile nel primo

“manifesto eurasiatico”: “Europe and Mankind” di Nikolai Trubetskoi. L'attenzione

dell'eurasiatismo classico è sempre rimasta sul “vecchio continente” per quanto riguarda l'idea di

Occidente, senza mai spostare seriamente lo sguardo su alcuna delle sue colonie.

L'opposizione Europa-Russia è uno dei principi fondamentali del primo pensiero eurasiatico

poiché le due idee sono mutualmente antitetiche: la Russia-Eurasia definiva se stessa proprio

distinguendosi e differenziandosi dall'Occidente europeo. Ancora seguendo la tradizione del

nazionalismo russo, i primi eurasiatisti descrivevano queste differenze in termini morali, etici o più

propriamente di civiltà: la spiritualità, la tolleranza ed il collettivismo sociale russo contro

l'individualismo, il materialismo e la violenza coloniale europea. In poche parole non c'era nessuna

possibilità per queste due regioni di poter (o dover) passar sopra a queste differenze in modo da

raggiungere una sorta di riconciliazione. Né Danilevskii né Spengler potevano offrire modelli

storico-mondiali che includessero una sorta di appello “universalista” e proprio l'universalismo sarà

sempre rigettato dall'eurasiatismo classico: suo obiettivo era infatti quello di disimpegnarsi

totalmente dall'Europa e sviluppare l'Eurasia proprio come una sua possibile alternativa.

Sulla questione occidentale il pensiero di Dugin è radicalmente diverso. Pur accettando

l'esistenza di un paradigma storico-culturale “romano-germanico” (europeo) in opposizione alla

Russia, la stessa Russia-Eurasia di oggi si troverebbe ad affrontare tutt'altre sfide e sfidanti.

Obiettivo di Dugin è allineare il pensiero eurasiatista in modo da poter riflettere i grandi

cambiamenti globali avvenuti dopo il 1945 e dopo il 1991, in particolare lo spostamento del “centro

di gravità” occidentale dall'Europa continentale al Nord America. Secondo lui infatti, sono gli Stati

Uniti oggi ad essere l'antitesi dell'Eurasia. Questo cambiamento all'interno dell'Occidente non è da

intendersi solo come questione di “leadership” come per esempio successe durante la guerra fredda,

quando cioè gli Stati Uniti provvedevano a guidare in prima persona una larga alleanza occidentale

che includeva anche le nazioni del Vecchio Continente. Al contrario, per Dugin, gli USA sono

3 Essi ricalcavano l'idea di Nikolai Danilevskii di un'Europa Occidentale guidata da un paradigma storico-culturale

“romano-germanico”. L'Europa Occidentale era considerata una civiltà “a sé” già da metà del diciannovesimo

secolo. Nell'eurasiatismo classico l'idea di Occidente è stata profondamente influenzata da Danilevskii ed anche da

Oswald Spengler.

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rimasti l'unica superpotenza al mondo in opposizione, anche se non sempre ben percepita, ai loro

“ex” alleati europei. Notiamo dunque che il neo-eurasiatismo, per definire il proprio oppositore, non

si riferisce più tanto all'Occidente, ma al mondo atlantico o più semplicemente all'Atlantismo.

Approfondendo l'analisi, possiamo notare che lo “shift” geografico avvenuto tra le due parti

dell'Atlantico ne ha comportato un altro nelle modalità di definizione dell'opposizione tra le due

entità. Al posto di seguire una distinzione storico-morale tra differenti civiltà (eurasiatismo

classico), Dugin oppone la Russia-Eurasia agli Stati Uniti in termini “oggettivi” basati sui principi

della geopolitica mondiale. Prendendo largamente spunto dalle teorie geopolitiche europee della

prima metà del ventesimo secolo, egli sostiene che esista un interminabile conflitto tra “land and

sea powers” nel corso della storia. Dal momento che gli Stati Uniti stanno cercando di consolidare

il loro predominio mondiale, la Russia-Eurasia ha come imperativo (o destino) geopolitico quello di

guidare il resto del mondo ad una “battaglia di resistenza”. Da queste basi, logicamente, l'Europa

continentale perde la sua tradizionale identità di antitesi nei confronti della Russia per entrare a far

parte del “resto del mondo” e quindi diventare un potenziale alleato: l'Europa è vulnerabile alle

sfide egemoniche americane tanto qualsiasi altra parte del mondo, il che significa che possiede delle

naturali “affinità geopolitiche” con la Russia-Eurasia che possono gettare le fondamenta per una

futura alleanza. Questa futura alleanza è quella che Dugin chiama “l'asse Parigi-Berlino-Mosca”.

Quale è il posto dell'Eurasia nel mondo?

L'eurasiatismo classico utilizzò la sua visione geografico-naturale per descrivere l'unità dello

spazio eurasiatico, la Russia-Eurasia, in termini di assoluta distinctiveness. Allo stesso tempo, la

coerenza organica dello spazio eurasiatico rappresentava un “universo geografico chiuso”4,

completamente autosufficiente e avente tutte le risorse fisiche e spirituali necessarie per mantenere

una propria autonoma esistenza. Tutto questo rendeva l'eurasiatismo classico una dottrina

radicalmente “isolazionista”. L'imperativo dell'integrazione dello spazio russo-eurasiatico era mosso

dall'obiettivo di una completa autonomia nazionale e dell'autosufficienza, fattori che rendevano il

primo eurasiatismo molto affine al “principio autarchico”5 delle varie dottrine stataliste europee nel

periodo tra le due grandi guerre.

Il neo-eurasiatismo di Dugin ha un'altra visione sul posto che la Russia-Eurasia dovrebbe

occupare nel mondo. La sua è una prospettiva più globale, strettamente collegata a quello che lui

chiama Eruasian New World Order. Questo non è altro che un complesso modello per una futura

riorganizzazione geopolitica del mondo, basato sull'associazione di quattro macro-regioni chiamate

4 “Mir v sebe” come lo definì Savitskii (un mondo a sé).

5 La visione autarchico-nazionale ispirerà i “piani quinquennali” dell'URSS di quel periodo.

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da Dugin “geoeconomic belts” o più semplicemnete “zones”: Euro-Africa, Asia-Pacific, America ed

Eurasia. Ognuna di queste zone dovrebbe essere formata dall'unione di un certo numero di Big

Spaces localizzati all'interno delle stesse zone. Internamente, le quattro geoeconomic belts di Dugin

si basano sul principio dell'egemonia della loro parte più forte e sviluppata (per esempio gli Stati

Uniti o l'Europa Occidentale) su quella più debole (rispettivamente Sud America ed Africa). A

livello globale, invece, le quattro zone si bilanciano basandosi sui principi dell'equità e del mutuo

riconoscimento. Attraverso questa quadruplice configurazione, Dugin intende stabilire il principio

del “policentrismo” come modalità globale dominante nelle relazioni tra potenze geopolitiche,

assicurando in questo modo l'obiettivo principale del suo neo-eurasiatismo: l'eliminazione della

minaccia di una egemonia globale americana. Questo obiettivo può essere raggiunto però solo a

condizione che si formi un'alleanza tra le tre macro-regioni, in modo da poter fronteggiare la

superpotenza del Nord America. Come abbiamo già visto, una importante parte di questa alleanza

sarebbe l'asse “Parigi-Berlino-Mosca”, a cui andrebbe successivamente aggiunto uno “sforzo

vettoriale” verso altre direzioni chiave: nell'Asia Centrale, con la creazione di un asse “Teheran-

Mosca” e nell'Asia Orientale, con la creazione di un asse “Tokyo-Mosca”.

Possiamo dunque affermare che Dugin subordina o relega l'idea di un Eurasia per se a favore

di uno schema più esteso ed ambizioso volto alla riorganizzazione geopolitica dell'intero globo. Per

riassumere si può dire che oggi, l'idea eurasiatista classica di Russia-Eurasia, sia rappresentata dallo

spazio politico dell'ex Unione Sovietica (che come abbiamo già accennato sta vivendo un periodo di

ri-consolidamento politico ed economico grazie ai progetti di Unione Euro-Asiatica). Oltre a questa

Eurasia “minore”, esiste però anche un'Eurasia “maggiore” che rappresenta (sempre secondo

Dugin) una delle sue stesse quattro zone. Questa “greater Eurasia” comprende la Russia-Eurasia

post-sovietica, ma include anche: gli Stati Islamici continentali, la Cina, l'India e forse persino

anche qualche Stato dell'Europa dell'Est. Obiettivo di Dugin è dunque quello di integrare de facto

all'Eurasia qualsiasi Paese o Regione del globo che si opponga ai disegni egemonici americani.

Siccome l'opposizione all'unipolarismo americano è oggettivamente per tutti una questione di

interesse universale (escludendo gli imperialisti americani), la stessa Eurasia diventa un progetto

universale, rappresentando virtualmente l'intero pianeta. Seguendo le parole di Dugin

“l'eurasiatismo rappresenta storicamente e geograficamente l'intero mondo, con l'eccezione del

settore occidentale della civiltà mondiale”. Lui stesso spiega le implicazioni di quanto affrontato:

In such a broad understanding, Eurasianism takes on a new and unprecedent significance. Now it is not only a sort

of national idea for a new postcommunist Russia (as intended by the movement's founding fathers...) but also a

broad program of universal planetary significance, which goes far beyond the boundaries of Russia and the

Eurasian continent itself. In the same way that the concept of “Americanism” can today be applied to

geographical regions located far beyond the limits of the North American continent, so “Eurasianism” indicates a special civilizational, cultural, philosophical, and strategic choice, which can be made by any member of the

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human race, regardless of what (specific) national and spiritual culture they may belong to.

La Russia, in tutto questo, ha ovviamente un ruolo speciale: “la Russia è semplicemente

destinata a diventare il leader di una nuova alternativa mondiale (l'Eurasia) opposta alla visione

occidentale delle relazioni internazionali (unipolarismo globale americano)”. Chiamando la sezione

del suo “manifesto” (dove tutte queste idee sono contenute) Evraziia Kak Planeta (“l'Eurasia come

il pianeta”), Dugin non poteva essere più chiaro ed esplicito sulla questione: “L'Eurasiatismo non

concerne solo la visione dello sviluppo della Russia dei Paesi del CSI. Esso propone anche un

progetto comune di una nuova organizzazione socio-politica per tutti i popoli della terra”.

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