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Il Museo di Palazzo Poggi. Schedatura analitica

Date post: 01-Dec-2023
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Laurea Magistrale in Archeologia e Culture del Mondo Antico Il Museo di Palazzo Poggi Schedatura analitica Alessio Errico Matricola: 0000759252 Elaborato scritto per la prova d’esame conclusiva del Corso di Museologia Archeologica Anno Accademico 2015 - 2016
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Laurea Magistrale in

Archeologia e Culture del Mondo Antico

Il Museo di Palazzo Poggi Schedatura analitica

Alessio Errico Matricola: 0000759252

Elaborato scritto per la prova d’esame conclusiva del Corso di

Museologia Archeologica Anno Accademico 2015 - 2016

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Dati generali del museo

Denominazione del museo: Museo di Palazzo Poggi

Provincia: Bologna

Indirizzo: Via Zamboni, 33 ‒ 40126 Bologna

Numero di telefono: 051 2099398 (Direzione) ‒ 051 2099610 (Ufficio informazioni)

Fax: 051 2099402

E-mail: [email protected]

Sito web: www.museopalazzopoggi.unibo.it

Fruibilità al pubblico: Orario di apertura invernale: da martedì a venerdì

10.00 ‒ 16.00

sabato, domenica e festivi

10.30 ‒ 17.30

lunedì (non festivo) chiuso.

Orario di apertura estivo: da martedì a domenica

10.00 ‒ 13.00

lunedì chiuso

Costo del biglietto d’ingresso: Intero 5 €; ridotto 3 € (studenti di ogni

ordine e grado, dipendenti dell'Alma

Mater Studiorum ‒ Università di

Bologna, anziani oltre i 65 anni d’età,

disabili); scolaresche 1 €; gratuito per

studenti dell'Alma Mater Studiorum ‒

Università di Bologna, bambini fino a 6

anni d’età, un accompagnatore per

gruppo turistico, due insegnanti

accompagnatori per classe,

accompagnatori di disabili che

presentino necessità, giornalisti con

tesserino, guide turistiche con

patentino, soci ICOM.

Il biglietto d’ingresso, anche in forma ridotta o a libero accesso, offre

su richiesta un servizio gratuito di visite guidate attraverso tutte o

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alcune delle collezioni del Museo, gestito dal personale interno e dagli

stessi studenti dell'Alma Mater Studiorum ‒ Università di Bologna; ai

più piccini si riservano percorsi creativi all’interno delle sale e attività

ludiche settimanali. Inoltre a tutti i visitatori è consentito consultare

alcuni dei volumi antichi conservati all’interno della Biblioteca

dell’Istituto delle Scienze, in loco e sotto la supervisione di un filologo

professionista, previa autorizzazione dell’ufficio amministrativo delle

Biblioteche di Palazzo Poggi.

Accessibilità: Rimozione solo parziale di alcune barriere architettoniche, in ragione

della vetustà strutturale dell’edificio; installazione di servizi igienici e

di mobilità per utenti disabili.

Sistemi di sicurezza: Salvo rare eccezioni, gran parte dei reperti sono riposti,

com’è ovvio, sotto chiave. Nelle sale che custodiscono

reperti di maggior valore è garantito un servizio di

sorveglianza, gestito dal personale interno al Museo,

volontari del Servizio Civile Nazionale e studenti dell'Alma

Mater Studiorum ‒ Università di Bologna, a cui si aggiunge

il controllo allarmato con meccanismo a fotocellula delle

aree riservate e dei punti di interesse più vulnerabili, al fine

di prevenire il rischio di furti e vandalismi.

Responsabile attuale/Referente informazioni: Giovanna Residori

[email protected]

Anno raccolta informazioni: I dati rilevati fanno riferimento all’anno 2016.

Condizione giuridica: Il Museo, così come l'omonimo edificio storico che lo ospita,

è un Ente pubblico di proprietà dell'Alma Mater Studiorum ‒

Università di Bologna. Ai sensi del Decreto Rettorale 22

maggio 2001, n° 131/37, si evince che «il Museo di Palazzo

Poggi afferisce al Sistema Museale d'Ateneo con

caratteristiche di autonomia» (art. 1, c. 1); lo stesso Ente

inoltre «ha in deposito, custodisce e valorizza i beni messi a

disposizione dell’Amministrazione universitaria» (art. 1, c. 2);

«i reperti, i documenti e i cimeli conservati nei locali del

Museo di Palazzo Poggi, quand’anche inventariati nei

registri delle strutture scientifiche di collegamento, sono

affidati alla gestione e alla responsabilità del Museo stesso»

(art. 1, c. 3); «i materiali di cui al comma 2 sono soggetti al

regime di demanio pubblico e sono inalienabili ai sensi

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dell’art. 18 del DPR 30/9/1963, n° 1409» (art. 1, c. 5); il

Museo «afferisce al Sistema Museale di Ateneo, costituito ai

sensi dell’art. 46 dello Statuto Generale di Ateneo come

Centro di Servizi con piena autonomia amministrativa e

contabile.» (art. 8, c. 1); infine «i fondi destinati al Museo di

Palazzo Poggi, che confluiscono nel bilancio del Sistema

Museale di Ateneo, possono essere impegnati

esclusivamente su proposta deliberata dal Comitato

Scientifico» (art. 8, c. 2). Contestualmente al primo

Censimento dei Musei della Regione Emilia Romagna del

2015, basato su determinati standard e obiettivi di qualità, e

ai sensi della Legge Regionale 18/2000, il Museo ha

conseguito la prerogativa giuridica di Museo di Qualità

riconosciuto, assegnata ai musei che si sono rivelati in

possesso di un articolato ed eccezionale insieme di requisiti

formali, inerenti gestione e cura del patrimonio museale,

status giuridico, strutture e sicurezza, rapporti con il pubblico

e servizi forniti all’utenza. Il progetto, ideato dall’Istituto per i

Beni Artistici, Culturali e Naturali della Regione Emilia

Romagna, è sorto per sensibilizzare e sollecitare le realtà

museali verso una buona gestione delle collezioni e una

migliore offerta culturale rivolta al pubblico. Il Museo è quindi

entrato a far parte di una nuova comunità virtuosa, che

accomuna tra loro istituzioni anche molto diverse ma

caratterizzate da un buon livello di gestione e

organizzazione interne, nonché attività e iniziative volte alla

valorizzazione stessa delle proprie raccolte. Per

contraddistinguere e caratterizzare formalmente i musei

riconosciuti, l’Istituto per i Beni Artistici, Culturali e Naturali

della Regione Emilia Romagna ha inoltre ideato e depositato

un marchio specifico, principale strumento attraverso cui

consolidare l’immagine dei musei di eccellenza in Emilia

Romagna, assicurandone la massima visibilità.

Tipologia architettonica edificio: Palazzo cinquecentesco su due piani con

un'imponente facciata, un atrio a una loggia

porticata e scalone d'accesso al piano nobile,

sede dell’attuale Museo. A partire dal 1711

ospitò i laboratori dell’Istituto delle Scienze, un

osservatorio astronomico (torre della Specola) e,

nel 1744, Aula Magna e Biblioteca dell’Istituto; in

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questo stesso periodo l’edificio raggiunse il suo

definitivo assetto neoclassico.

Anno di costruzione edificio: 1549.

Restauri edificio: Nel novembre 2000 una massiccia opera di restauro degli

ambienti interni accompagnò l’inaugurazione del Museo con il

consolidamento dei dipinti murali al piano nobile sia a livello

superficiale che profondo , nelle sale dei Putti Vendemmiatori,

di Davide, delle Sfingi, di Camilla, dei Telamoni, dello Zodiaco

e delle Stagioni, dei Paesaggi e delle Grottesche, dei Concerti,

dello stanzino adiacente al Museo di Aldrovandi e, dal 2012 al

2015, nelle sale di Mosè e Susanna.

Uso attuale: Sede centrale e Rettorato dell’Università di Bologna assieme al

contiguo Palazzo Malvezzi e di una delle principali Biblioteche

dell’Ateneo.

Uso originario: Residenza aristocratica; le prime informazioni risalgono al 1549,

quando Alessandro Poggi chiese una concessione di suolo

pubblico per ampliare la propria dimora. Alla morte di questi i

lavori furono proseguiti dal fratello Giovanni, cardinale tesoriere

della Camera Apostolica e nunzio pontificio presso Carlo V. Già

nel 1714 a Palazzo Poggi s’inaugura il primo museo italiano con

dichiarate finalità pubbliche, istituito da Luigi Ferdinando Marsili.

Nel 1741 e 1742 vi saranno trasferite le raccolte naturalistiche di

Ulisse Aldrovandi e Ferdinando Cospi (cfr. infra, pp. 7-11).

Anno di fondazione museo: 2000.

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Dati sull’allestimento

Data primo allestimento: Settembre 2000, con l’inaugurazione dell’esposizione

temporanea dal titolo Il mondo in ordine (ma già nel

1907 una parte dei reperti del Museo di Ulisse

Aldrovandi fu riunita nell’ambiente attuale).

Data ultimo allestimento: Maggio 2016, con l’inaugurazione della Collezione di

Lorenzo Francesco Pullé finora mai esposta al

pubblico , di proprietà dell’Università e allestita, al

momento in cui si scrive, nei locali della Biblioteca;

questa è la prima mostra che valorizza i depositi

museali, esponendo solo oggetti dall’Estremo Oriente

di fine Ottocento. L’esposizione è, inoltre, concomitante

e in parte attinente al ciclo di conferenze Il profondo

legame tra arte e vita sociale in Giappone, nell’ambito

delle celebrazioni per il 150° anniversario dell’avvio

delle relazioni diplomatiche tra Italia e Giappone

Eventuali allestimenti intermedi: Nel 2000 ha preso avvio Arte e Scienza, la

rassegna di grandi esposizioni biennali con

periodici riallestimenti in alcune sale a esse

riservate, senza tuttavia mai stravolgere il

percorso espositivo principale. Nel novembre

2014 è stata inaugurata la Sala di Arte

Orientale, con l’esposizione permanente delle

collezioni della Fondazione del Monte di

Bologna e Ravenna e del Centro Studi d’Arte

Estremo-Orientale. Tra le esposizioni

temporanee più recenti si menziona quella di

Arte Fiera, manifestazione internazionale di arte

contemporanea conclusasi il 1° febbraio 2016 la

quale, esemplarmente, ha trovato sistemazione

accanto a reperti delle collezioni seicentesche

di geologia e nelle vetrine dei Musei di Cospi, di

Marsili e del Museum Diluvianum

settecentesco.

Eventuali restauri allestimento: Sempre nel 2000, contestualmente alla

risistemazione degli ambienti interni del piano

nobile e ai restauri degli affreschi parietali, vi

fu l’occasione per studiare un allestimento

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museale in grado di restituire al visitatore di

oggi le trasformazioni del collezionismo

scientifico tra XVI e XVIII secolo. Interventi di

monitoraggio sistematico e minute riparazioni

hanno coinvolto finanche i cartellini originali

settecenteschi che identificano, tra gli altri, i

reperti del Museum Diluvianum.

Altro: Lo studio delle fonti bibliografiche e l’iconografia settecentesca, supportati

da una scrupolosa consultazione delle cronache compilate in seno allo

stesso Istituto, hanno consentito la fedele riproduzione delle vetrine

espositive originarie e di alcuni altri arredamenti in linea, per dovizia di

particolari e fedeltà cromatica, col gusto dell’epoca. Allo stesso modo,

grazie a un intervento realizzato con il finanziamento di MIUR, Fondazione

Cassa di Risparmio in Bologna e Università di Bologna, il 2003 è stato

l’anno della permanente ricostruzione scenografica dell’esperimento sulla

scomposizione del raggio luminoso con progetto scenografico di Mario

Brattella e sculture lignee di Mauro Mazzali , ispirata al Monumento

allegorico a Newton di Pittoni e Valeriani (Fitzwilliam Museum, Cambridge).

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Reperti esposti Museo di Ulisse Aldrovandi

All’esterno delle vetrine

Natura materiale: Busti, piedistalli ed epigrafi in latino.

Classe/tipo: Sculture marmoree.

Collocazione: Stanza del Museo di Ulisse Aldrovandi, inseriti principalmente lungo

la parete di nord-ovest.

Criterio espositivo: Encomiastico e contestuale.

Altro: Le opere esposte celebrano personaggi eminenti legati alla storia di Palazzo

Poggi e ne tramandano le vicende.

Natura materiale: Plastico in legno con composizione variabile e particolari

riprodotti con minuti materiali litici, sovradipinti.

Classe/tipo: Modello tridimensionale in scala ridotta.

Collocazione: Stanza del Museo di Ulisse Aldrovandi, sistemato in posizione

angolare, adiacente al vertice nord.

Criterio espositivo: Contestuale.

Altro: Riproduzione del primigenio Orto Botanico di Bologna, la cui fondazione è

attribuita allo stesso Ulisse Aldrovandi nel 1568.

Natura materiale: Ritratto papale.

Classe/tipo: Mosaico dipinto.

Collocazione: Stanza del Museo di Ulisse Aldrovandi, sulla parete di nord-est.

Criterio espositivo: Encomiastico e contestuale.

Altro: Giacomo Zoboli, Benedetto XIV in trono, 1744. Realizzato a Roma, fu

donato da Benedetto XIV all’Istituto delle Scienze. Giunto a Bologna in

cattive condizioni, fu restaurato da Ercole Lelli.

Natura materiale: Rettili imbalsamati per l’esposizione in una Wunderkammer.

Classe/tipo: Vertebrati sottoposti a processi e tecniche di tassidermia.

Collocazione: Stanza del Museo di Ulisse Aldrovandi, appesi lungo la parete di

sud-est, immediatamente sopra alcuni armadi angolari.

Criterio espositivo: Contestuale.

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Altro: Reperti provenienti dalla collezione aldrovandiana.

All’interno delle vetrine

Natura materiale: Reperti di origine minerale, vegetale, animale.

Classe/tipo: Oggetti provenienti da una Wunderkammer.

Disposizione: Stanza del Museo di Ulisse Aldrovandi, entro le cosiddette

Pinachoteche: quattordici armadi perimetrali, a più

ripiani/scomparti, e vetrine a due ripiani poste al centro della sala,

tutti riprodotti secondo il gusto settecentesco.

Criterio espositivo: Tipologico-naturalistico per i reperti in vetrine centrali.

Visibilità: Totale: le vetrine mediane, suddivise in due ripiani ciascuna, possono

essere esaminate a 360°.

Altro: Collezioni e curiosità di «cose naturali» associati alla più ampia e dettagliata

descrizione dei tre regni della natura concepita sino al XVI secolo: la Storia

Naturale di Ulisse Aldrovandi.

Natura materiale: Tavolette in legno di pero intagliato.

Classe/tipo: Matrici xilografiche.

Disposizione: Stanza del Museo di Ulisse Aldrovandi, entro le cosiddette

Pinachoteche: quattordici armadi perimetrali, a più

ripiani/scomparti, e vetrine a due ripiani poste al centro della sala,

tutti riprodotti secondo il gusto settecentesco.

Criterio espositivo: Variabile nel caso delle tavolette xilografiche collocate in

armadi perimetrali; alcune altre sono sovente esposte proprio

in associazione con i reperti che raffigurano.

Visibilità: Parziale: gli armadi perimetrali, che contengono la maggior parte delle

tavolette esposte, ripartite su più ripiani, favoriscono efficacemente la

visibilità frontale, ma non quella laterale. Inoltre le tavolette sono

sovrapposte l’una all’altra, accatastate o in fila, tanto per limiti spaziali

della struttura che le conserva, quanto per il loro eccezionale numero,

cifra nell’ordine delle migliaia: per buona parte di esse la visibilità risulta

pertanto compromessa, e l’attuale disposizione tende a favorire quelle

esteticamente più curate, o piuttosto che illustrino creature fantastiche e

leggendarie.

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Altro: Ivi si custodiscono solo alcune delle matrici xilografiche di Ulisse Aldrovandi,

matrici che ebbero la funzione di illustrare i volumi a stampa della sua Storia

Naturale.

Natura materiale: Diplomi commemorativi, almanacchi, timbri, sigilli e altre rarità

emessi nell’ambito della celebrazione del terzo centenario di

Ulisse Aldrovandi (anni 1905-1907).

Classe/tipo: Collezionismo novecentesco.

Disposizione: Stanza del Museo di Ulisse Aldrovandi, entro una grande vetrina a

due ripiani e tre scomparti posta a ridosso della parete di sud-ovest,

anch’essa riprodotta secondo il gusto settecentesco.

Criterio espositivo: Encomiastico, commemorativo e contestuale.

Visibilità: Pressoché totale.

Altro: La collezione del Museo di Ulisse Aldrovandi fu parte integrante dell’Istituto

delle Scienze di Palazzo Poggi già a partire dal 1742, dopo alterne

vicissitudini; in età napoleonica e nel corso dell’Ottocento fu in gran parte

smembrata e distribuita tra musei e biblioteche, non solo cittadini: quella del

quattrocentesimo anniversario della nascita di Aldrovandi fu pertanto

un’ottima occasione per riunire finalmente e definitivamente una parte dei

reperti nell’ambiente attuale.

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Reperti esposti Collezioni di Luigi Ferdinando Marsili

e Ferdinando Cospi

All’esterno delle vetrine

Natura materiale: Dente di narvalo.

Classe/tipo: Reperto osseo di origine animale.

Collocazione: Sala di Davide, su base lignea accostata alla parete di nord-ovest.

Criterio espositivo: Contestuale.

Altro: Il cosiddetto Corno di Unicorno appartiene alla collezione di Ferdinando

Cospi, che a sua volta contribuisce a integrare le collezioni di Luigi

Ferdinando Marsili. Non sorprende che questo corno attorcigliato si

allacciasse alla leggenda dell'Unicorno: probabilmente la storia fu narrata

da commercianti che conoscevano l'origine delle zanne e solo dopo la metà

del XVII secolo fu identificato anche dallo stesso Giuseppe Monti, docente

responsabile delle stanze di storia naturale dell’Istituto delle Scienze dal

1722 al 1760 come appartenente al narvalo.

Natura materiale: Busti di Luigi Ferdinando Marsili e Ferdinando Cospi.

Classe/tipo: Sculture in gesso.

Collocazione: Sala di Davide, su basamenti distinti accostati alla parete di sud-est.

Criterio espositivo: Encomiastico e contestuale.

Altro: Le due opere celebrano i personaggi, le loro raccolte e gli studi cui questa e

l’adiacente Sala di Mosè sono dedicate.

All’interno delle vetrine

Natura materiale: Reperti di origine minerale, vegetale, animale.

Classe/tipo: Oggetti provenienti da una Wunderkammer.

Disposizione: Sala di Davide, entro le cosiddette Pinachoteche, armadi perimetrali

a più ripiani riprodotti secondo il gusto settecentesco, e in altre

ampie vetrine a piano singolo, con struttura metallica e di recente

fabbricazione, cromaticamente simili ai precedenti.

Criterio espositivo: Tipologico-naturalistico.

Visibilità: Pressoché totale.

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Altro: La raccolta naturalistica alla quale Marsili pensava doveva raccogliere

oggetti e corpi naturali disposti e classificati secondo modalità capaci di

restituire un’immagine attendibile dell’organizzazione e del funzionamento

della natura, adoperando un criterio da egli stesso definito «alla naturalista

metodico».

Natura materiale: Copia dell’Histoire Physique de la Mer di Luigi Ferdinando

Marsili, edita ad Amsterdam nel 1725.

Classe/tipo: Settecentina.

Disposizione: Sala di Davide, volume aperto alla pagina del frontespizio

dell’opera, collocato entro un armadio perimetrale a più ripiani

posto a ridosso della parete di nord-ovest, anch’esso riprodotto

secondo il gusto settecentesco.

Criterio espositivo: Contestuale.

Visibilità: Parziale: ovviamente non è possibile sfogliare o consultare il libro

custodito nell’armadio, né dunque esaminarlo in ogni sua parte; occorre

accontentarsi del solo frontespizio.

Altro: Uno dei primi e principali nuclei della raccolta naturalistica consisteva negli

esemplari di corallo collezionati da Marsili e descritti nell’Histoire Physique

de la Mer; anche quei coralli sono oggi conservati nella Sala di Davide e

nello stesso armadio, proprio accanto alla copia dell’opera marsiliana: viene

così a ricomporsi, simbolicamente e concretamente, quel naturalismo

metodico cui lo studioso aspirò nel corso delle sue ricognizioni scientifiche,

durante la compilazione degli propri scritti e, infine, nell’organizzazione delle

stanze di storia naturale dell’Istituto delle Scienze.

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Reperti esposti Museum Diluvianum

All’interno delle vetrine

Natura materiale: Fossili, conchiglie e altri resti organici di origine animale e

vegetale.

Classe/tipo: Raccolta di reperti fossili.

Disposizione: Sala di Mosè, entro le cosiddette Pinachoteche: armadi perimetrali,

a più ripiani/scomparti, e vetrine a due o più ripiani, di cui una posta

al centro della sala, tutti riprodotti secondo il gusto settecentesco.

Criterio espositivo: Analitico-seriale, con distribuzione degli oggetti per tipologia e

disposizione per dimensioni progressivamente crescenti;

contestuale.

Visibilità: Pressoché totale.

Altro: La raccolta di fossili dell’Istituto delle Scienze, il Museum Diluvianum,

ordinato e classificato da Giuseppe Monti e nel quale confluirono anche i

reperti fossili delle raccolte di Aldrovandi e di Cospi, si richiamava

direttamente alla teoria diluviana. Questa tesi, fortemente supportata da

Ferdinando Bassi e dallo stesso Monti, riconduceva a una catastrofe

improvvisa il grande Diluvio biblico, appunto il trasporto sulle montagne,

come pure sui colli bolognesi, di quegli organismi marini. Tra gli scienziati di

Palazzo Poggi vi fu anche chi, come Marsili o Antonio Vallisnieri,

considerava l’origine dei fossili come il risultato di lente e graduali

trasformazioni prodotte del naturale deflusso delle acque del mare e

successive inondazioni, indipendenti dal Diluvio o da qualunque universale

e tremendo cataclisma.

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Reperti esposti Scuola di Ostetricia

All’esterno delle vetrine

Natura materiale: Macchina da parto in legno, cristallo e metallo.

Classe/tipo: Modello tridimensionale in scala reale, destinato alle esercitazioni

didattiche dell’ostetricia.

Collocazione: Sala di Camilla, agganciata a una mensola lignea sulla parete di

nord-ovest, sopra la sedia da parto e in posizione centrale. La

macchina domina l’allestimento scenografico degli arredamenti, in

corrispondenza del punto di fuga prospettico individuato di fronte

all’ingresso principale.

Criterio espositivo: Contestuale e scenografico.

Altro: Rappresentazione del bacino e dell’utero nelle dimensioni assunte al

termine della gravidanza; l’utero di nove mesi è reso con una teca ovoidale

di cristallo, apribile. Nasce da un’idea del professor Giovanni Antonio Galli.

Natura materiale: Sedia da parto in legno e metallo, formata da un doppio piano

poggiante su quattro gambe ed estraibile, per agevolare

l’espulsione/estrazione del nascituro, e da una spalliera

all’occorrenza regolabile, per adattare la schiena della

partoriente all’inclinazione desiderata in modo pratico e

indolore.

Classe/tipo: Sedile con funzione ostetrico-chirurgica.

Collocazione: Sala di Camilla, accostata alla parete di nord-ovest, sotto la

macchina da parto e in posizione centrale. Anche la sedia è

valorizzata dall’allestimento scenografico degli arredamenti, appena

sotto il punto di fuga prospettico individuato di fronte all’ingresso

principale.

Criterio espositivo: Contestuale e scenografico.

Altro: Realizzata da Antonio Cartolari alla metà del secolo XVIII, nasce da un’idea

del professor Giovanni Antonio Galli.

All’interno delle vetrine

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Natura materiale: Modelli in legno intonacato e terracotta dipinti, figuranti

l’addome e l’utero sezionati lungo la linea mediana, per il cui

tramite sono esplicate le fasi salienti della gravidanza anche

podalica o gemellare , complicanze e situazioni di

sofferenza fetale, secondamenti manuali della placenta

corretti ed errati; rappresentazioni plastiche di feti deformi

affetti da quattro menomazioni distinte, rese per mezzo di

materiali affini.

Classe/tipo: Modelli tridimensionali in scala reale, destinati alla didattica ostetrica.

Disposizione: Sala di Camilla, entro armadi perimetrali a quattro ripiani e più

scomparti, progettati ex novo in anni recenti ma con manifesta

ispirazione al gusto settecentesco: struttura in radica dipinta di

verde e con rifiniture dorate, dalle morbide forme neoclassiche che

tuttavia paiono risentire ancora del gusto barocco.

Criterio espositivo: Clinico-analitico, con distribuzione dei modelli per tipologia e

patologie esplicate.

Visibilità: Pressoché totale.

Altro: Nel Settecento l’esercizio dell’ostetricia, riservato fino ad allora a levatrici

spesso scarsamente istruite, venne impostato su basi scientifiche e divenne

oggetto di specializzazione medica e apprendimento pratico, tanto per i

futuri chirurghi quanto per le stesse levatrici: i modelli tridimensionali

dell’Istituto delle Scienze furono uno strumento eccezionale nel favorire tali

processi di apprendimento.

Natura materiale: Ferri e strumenti di chirurgia ostetrica vari, tra cui alcuni

esemplari di forcipe di varia grandezza.

Classe/tipo: Strumentazione chirurgica.

Disposizione: Sala di Camilla, ordinatamente distribuiti su sei pannelli di velluto

rosso, inclinati con un angolo di 45° per favorirne l’osservazione e

riposti entro due scomparti situati lateralmente rispetto a sedia e

macchina da parto di un ampio armadio prospettico a ripiano

singolo, progettato ex novo, dipinto e ornato in anni recenti ma con

manifesta ispirazione al gusto settecentesco.

Criterio espositivo: Contestuale e scenografico.

Visibilità: Pressoché totale.

Altro: I ferri chirurgici ebbero un effettivo impiego nelle sale operatorie dell’antico

Istituto delle Scienze. Sempre nella Sala di Camilla di Palazzo Poggi è

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custodito un ritratto a pastello su carta di Angelo Crescimbeni del 1775, in

cui lo stesso Giovanni Antonio Galli, autorevole padre dell’Ostetricia

bolognese, impugna il forcipe quale simbolo ed eloquente allusione alla

propria professione, sebbene pare non fosse propenso a servirsene, se non

in casi eccezionali.

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Reperti esposti Cere anatomiche di Ercole Lelli

All’esterno delle vetrine

Natura materiale: Tavolo anatomico con piano autoptico in marmo, il quale ab

antiquo assorbì una chiazza di sospetta origine ematica,

purtroppo non accertata: macchia oggi sbiadita ma ancora ben

visibile; gambe in legno intarsiato in stile barocco, dipinte di

verde e con rifiniture dorate.

Classe/tipo: Supporto con funzione autoptico-chirurgica.

Collocazione: Stanza della Notomia (o Sala dei Paesaggi), al centro.

Criterio espositivo: Contestuale, scenografico e allusivo, con riferimento alla

posizione centrale che il tavolo medesimo, autentico,

occupava all’interno del Teatro Anatomico dell’Archiginnasio

di Bologna.

Altro: Il tavolo per le autopsie richiama emblematicamente alla mente la pratica

delle dissezioni che, alla presenza di un lettore, avevano pubblico

svolgimento ed erano alla base dell’insegnamento universitario

dell’Anatomia.

All’interno delle vetrine

Natura materiale: Statuetta in gesso dello Spellato (o Scorticato).

Classe/tipo: Modello tridimensionale in scala ridotta, destinato alla didattica

anatomica.

Disposizione: Stanza della Notomia (o Sala dei Paesaggi), entro una piccola teca

in legno con rifiniture dorate e vetro, sistemata in posizione

angolare, adiacente al vertice nord.

Criterio espositivo: Contestuale.

Visibilità: Pressoché totale.

Altro: Realizzata da Lelli, ripete in scala la statua di destra del Teatro Anatomico

dell’Archiginnasio.

Natura materiale: Quattro Spellati (o Scorticati), preparati a grandezza naturale in

scheletri autentici e cera.

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Classe/tipo: Modelli tridimensionali in scala reale, destinati alla didattica

anatomica.

Disposizione: Stanza della Notomia (o Sala dei Paesaggi), su base lignea entro

armadi perimetrali a ripiano singolo e quattro scomparti distinti,

progettati ex novo in anni recenti ma con manifesta ispirazione al

gusto settecentesco: struttura in radica dipinta di verde e con

rifiniture dorate, dalle morbide forme che paiono ancora risentire del

gusto barocco.

Criterio espositivo: Contestuale.

Visibilità: Pressoché totale.

Altro: Queste particolari statue in cera di Ercole Lelli illustrano quattro scheletri

umani con muscoli rispettivamente superficiali, medi esterni, medi interni e

profondi; un’armatura in ferro veniva aggiunta alla cera e allo scheletro per

dare alle figure intere la postura desiderata. La necessità di estrarre parti

dell’organismo poste di sotto alle fibre muscolari più superficiali richiedeva

spesso la dissezione di più di un cadavere, al fine di ottenere un organo

completo in ogni sua parte.

Natura materiale: Due statue in cera di nudo maschile e femminile a grandezza

naturale.

Classe/tipo: Modelli tridimensionali in scala reale, destinati alla didattica

anatomica.

Disposizione: Stanza della Notomia (o Sala dei Paesaggi), su base lignea entro

armadi perimetrali a ripiano singolo e due scomparti distinti

affrontati, progettati ex novo in anni recenti ma con manifesta

ispirazione al gusto settecentesco: struttura in radica dipinta di

verde e con rifiniture dorate, dalle morbide forme che paiono

ancora risentire del gusto barocco.

Criterio espositivo: Contestuale.

Visibilità: Pressoché totale.

Altro: Per l’eccezionale realismo, l’elegante aspetto formale e quali ideali

archetipici dell’armonia del corpo umano, le due statue sono da sempre

soprannominate Adamo ed Eva.

Natura materiale: Due scheletri reali e completi, l’uno maschile e con giunture

delle ossa in metallo, l’altro femminile e con giunture in cera.

Classe/tipo: Reperti osteologici destinati alla didattica anatomica.

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Disposizione: Stanza della Notomia (o Sala dei Paesaggi), su base lignea entro

armadi perimetrali a ripiano singolo e due scomparti distinti

affrontati, progettati ex novo in anni recenti ma con manifesta

ispirazione al gusto settecentesco: struttura in radica dipinta di

verde e con rifiniture dorate, dalle morbide forme che paiono

ancora risentire del gusto barocco.

Criterio espositivo: Contestuale.

Visibilità: Pressoché totale.

Altro: Entrambi gli scheletri, pur in posture differenti, impugnano allegoricamente

un memento mori davvero eloquente: rispettivamente una falce e un

falcetto.

20

Reperti esposti Cere anatomiche dei coniugi Giovanni Manzolini

e Anna Morandi

All’interno delle vetrine

Natura materiale: Due busti in cera a grandezza naturale e abbigliati: autoritratto

di Anna Morandi, intenta a esaminare la struttura cerebrale, e

ritratto di Giovanni Manzolini opera della stessa mentre

tocca un cuore con la mano sinistra.

Classe/tipo: Sculture in cera.

Disposizione: Sala dei Concerti e delle Fatiche di Ercole, entro due teche

ravvicinate alla parete di nord-ovest, progettate ex novo in anni

recenti ma con manifesta ispirazione al gusto settecentesco:

struttura in radica dipinta di verde e con rifiniture dorate, dalle

morbide forme che paiono ancora risentire del gusto barocco.

Criterio espositivo: Encomiastico, commemorativo e contestuale.

Visibilità: Totale: entrambe le teche possono essere esaminate a 360°.

Altro: La ceroplasta bolognese ha icasticamente scelto di ritrarre se stessa e il

marito proprio durante l’esame autoptico di un cervello e un cuore, gli unici

due organi sulla cui dissezione la Chiesa ha sempre posto un veto in quanto

ritenuti, in conformità con la concezione biblica tradizionale, sedi

dell’intelletto e dell’anima.

Natura materiale: Cere su tavole di legno dipinto per lo studio degli organi di

senso, dell’apparato urogenitale e del sistema cardiovascolare.

Classe/tipo: Modelli tridimensionali in scala variabile, destinati alla didattica

anatomica.

Disposizione: Sala dei Concerti e delle Fatiche di Ercole, entro armadi perimetrali

a ripiano singolo, con due scomparti, e una vetrina mediana a

scomparto singolo, che può essere esaminata a 360°, tutti

progettati ex novo in anni recenti ma con manifesta ispirazione al

gusto settecentesco: struttura in radica dipinta di verde e con

rifiniture dorate, dalle morbide forme che paiono ancora risentire del

gusto barocco.

Criterio espositivo: Contestuale.

Visibilità: Pressoché totale.

21

Altro: La produzione dei coniugi Morandi Manzolini attesta l’evidente

avanzamento, sotto il profilo scientifico, della ceroplastica e della

raffigurazione anatomica: a differenza della produzione di Lelli, circoscritta

all’osteologia e alla miologia, quella dei Manzolini mise di preferenza in

luce l’attitudine a coniugare una tecnica di rappresentazione efficace ed

elegante con i risultati più aggiornati della ricerca anatomico-fisiologica.

Tutte le tavole sono realizzate ad uso esclusivo degli anatomisti

dell’Istituto delle Scienze.

22

Reperti esposti Statua di donna giacente, detta Venerina

All’interno delle vetrine

Natura materiale: Preparato a grandezza naturale in cera, che riproduce un

giovane corpo di donna con gli organi interni amovibili;

partendo dagli strati più superficiali, il tronco può essere

scomposto fino a rendere visibile l’utero gravido con

l’embrione all’interno.

Classe/tipo: Modello tridimensionale in scala reale, destinato alla didattica

anatomica.

Disposizione: Camerino dei Putti Vendemmiatori, disteso lungo un materassino

color cremisi di velluto imbottito, a sua volta poggiante su un piano

ligneo che, da principio e sino al restauro più recente, ne fu il

giaciglio originario; l’intera installazione è collocata entro una vetrina

in posizione mediana, progettata ex novo in anni recenti ma con

manifesta ispirazione al gusto settecentesco: struttura in radica

dipinta di verde e con rifiniture dorate, dalle morbide forme che

paiono ancora risentire del gusto barocco.

Criterio espositivo: Contestuale e scenografico.

Visibilità: Totale: la vetrina può essere esaminata a 360°.

Altro: Plasmata tra il 1780 e il 1782 dal ceroplasta Clemente Susini, l’opera è stata

sottoposta a un capillare intervento di restauro realizzato dall'Opificio delle

Pietre Dure di Firenze, iniziato nel marzo 2010 e conclusosi nel gennaio

2011.

23

Reperti esposti Stanza della Luce

All’esterno delle vetrine

Natura materiale: Installazione sperimentale lignea e permanente, assemblata

all’interno di una stanza completamente oscurata, tesa a

dimostrare la natura composita della luce bianca e la costanza

del grado di rifrazione di ogni singolo raggio omogeneo. Il

prisma utilizzato nell’esperimento lo spato d’Islanda

intercetta il raggio incidente, che penetra da una piccola

fessura praticata nel muro esterno della camera; la luce rifratta

dal prisma, trasmessa e prolungata attraverso un doppio

sistema di specchi, è infine proiettata su un pannello accostato

alla parete opposta. Lo schermo rende visibile il risultato

dell’esperimento che già alla metà del Seicento portò

Francesco Maria Grimaldi alla scoperta del fenomeno della

diffrazione della luce: il raggio rifratto da un prisma e riflesso da

uno o più specchi rivela lo spettro dei colori dei quali è

composta la luce solare.

Classe/tipo: Ricostruzione scenografica sperimentale.

Collocazione: La Stanza della Luce (o Sala dello Zodiaco e delle Stagioni),

interamente adibita all’esperimento, è lo stesso ambiente in cui gli

scienziati dell’Istituto delle Scienze verificarono la teoria di Isaac

Newton sulla scomposizione del raggio luminoso.

Criterio espositivo: Sperimentale, scenografico e commemorativo.

Altro: Ispirato al Monumento allegorico a Newton, opera pittorica di Giovanni

Battista Pittoni, Domenico e Giuseppe Valeriani (1727-1729, Fitzwilliam

Museum, Cambridge), l’intervento è stato realizzato nel 2003 su progetto

scenografico di Mario Brattella, con sculture di Mauro Mazzali e la

collaborazione di Mariano Prodomo e degli allievi di Enrico Mannelli,

docente di Scenografia presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna.

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Reperti esposti Stanza dell’Ottica

All’esterno delle vetrine

Natura materiale: Statua in onore di Marcello Malpighi.

Classe/tipo: Scultura in gesso.

Collocazione: Stanza dell’Ottica (o Sala dei Paesaggi e delle Grottesche), a

ridosso della parete di sud-ovest.

Criterio espositivo: Encomiastico e contestuale.

Altro: Realizzata sul finire del XIX secolo da Enrico Barberi, l’opera è un modello

della scultura in bronzo eretta nel 1897 nella piazza principale di Crevalcore,

paese natale di Malpighi.

Natura materiale: Una camera oscura autentica; riproduzioni lignee di una

seconda camera oscura e di un pantografo.

Classe/tipo: Strumentazione diottrica.

Collocazione: Stanza dell’Ottica (o Sala dei Paesaggi e delle Grottesche),

rispettivamente in posizione mediana, accanto alla parete di sud-

est e in posizione angolare, adiacente al vertice nord.

Criterio espositivo: Contestuale.

Altro: La camera oscura autentica è di fabbricazione britannica, costruita presso il

laboratorio Adams di Londra e appartenuta alla collezione Cowper.

All’interno delle vetrine

Natura materiale: Microscopi solari, utilizzati per proiettare su uno schermo

l’immagine ingrandita di piccoli oggetti, e microscopi compositi

dei tipi Culpeper e Dollond, provvisti di specchio sotto al

tavolino che eliminava la necessità di tenere gli strumenti

controluce.

Classe/tipo: Strumentazione diottrica.

Disposizione: Stanza dell’Ottica (o Sala dei Paesaggi e delle Grottesche), entro

una Pinachotecha: armadio a più ripiani e scomparti riprodotto

secondo il gusto settecentesco e posto a ridosso della parete di

nord-ovest.

Criterio espositivo: Contestuale.

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Visibilità: Pressoché totale.

Altro: Gli studi eseguiti sulle aberrazioni di microscopi contribuirono alla

formulazione delle legge della rifrazione.

Natura materiale: Un prisma ottico girevole e un esemplare di spato d’Islanda.

Classe/tipo: Strumentazione diottrica.

Disposizione: Stanza dell’Ottica (o Sala dei Paesaggi e delle Grottesche), entro

una Pinachotecha: armadio a più ripiani e scomparti riprodotto

secondo il gusto settecentesco e posto a ridosso della parete di

nord-ovest.

Criterio espositivo: Contestuale.

Visibilità: Pressoché totale.

Altro: Sfruttati per la scomposizione della luce bianca nelle sue componenti

cromatiche, il prisma ottico girevole e lo spato d’Islanda furono utilizzati con

successo da Francesco Algarotti e Francesco Maria Zanotti nella

ripetizione degli esperimenti descritti nell’Ottica di Newton.

Natura materiale: Lenti ottiche vitree e rispettive centine di produzione, al

negativo.

Classe/tipo: Strumentazione diottrica.

Disposizione: Stanza dell’Ottica (o Sala dei Paesaggi e delle Grottesche), entro le

cosiddette Pinachoteche: due armadi a più ripiani e scomparti

riprodotti secondo il gusto settecentesco e posti a ridosso delle

pareti di nord-ovest e nord-est.

Criterio espositivo: Contestuale e analitico-seriale, con distribuzione degli oggetti

per tipologia e raggruppamenti in base alle dimensioni.

Visibilità: Pressoché totale.

Altro: L’Istituto delle Scienze di Palazzo Poggi fu un centro propulsore della

produzione di lenti ottiche e matrici affini, nonché della loro applicazione

sperimentale. Alcune di esse furono fabbricate da Giuseppe Campani, uno

dei maggiori ottici italiani del XVII secolo.

26

Reperti esposti Stanza della Fisica Elettrica

All’esterno delle vetrine

Natura materiale: Macchina elettrica lignea a globo con sfera in vetro, azionata

mediante una cinghia; macchina elettrostatica di Ramsden, in

legno, metallo e vetro; Bottiglia di Leida in vetro isolante e a

lamine d’oro; altri e vari strumenti generatori del flusso elettrico;

archi scaricatori in metallo; un nastro conduttore in fibre di

rame.

Classe/tipo: Strumentazione elettrica.

Collocazione: Stanza della Fisica Elettrica (o Sala dei Telamoni): la macchina

elettrica a globo è posizionata al centro della camera, mentre gli

altri strumenti sono raggruppati su un tavolo ligneo ravvicinato alla

parete di nord-est, al cospetto del dipinto di Antonio Muzzi (1862)

che raffigura il più celebre esperimento di Luigi Galvani

sull’elettricità animale e l’anatomo-fisiologia, messo in pratica nel

laboratorio della propria abitazione con l’impiego della stessa

macchina elettrostatica di Ramsden.

Criterio espositivo: Contestuale e tipologico-funzionale.

Altro: Prima di Galvani altri scienziati settecenteschi avevano dato grande impulso

agli studi sull’elettricità, come Giuseppe Veratti, Tommaso Marini e Laura

Bassi, universalmente celebrata come la seconda donna in Europa a

conseguire un titolo accademico, specificamente in Filosofia Naturale, e la

prima ad assumere la titolarità di una lettura universitaria e,

successivamente, la cattedra di Fisica Sperimentale. Macchina elettrostatica

di Ramsden e Bottiglia di Leida provengono dalla collezione Cowper,

acquistata per l’Istituto delle Scienze nel 1790; la macchina elettrica a globo

era stata richiesta dal fisico e segretario dell’Istituto, Francesco Maria

Zanotti.

Natura materiale: Due dilatometri, di cui uno lineare e con rivestimento ligneo, in

vari metalli compositi; due Pistole di Volta in metallo; due

termometri ambientali a mercurio, in vetro e metallo.

Classe/tipo: Strumentazione termica.

Collocazione: Stanza della Fisica Elettrica (o Sala dei Telamoni), raggruppati su

un tavolo ligneo ravvicinato alla parete di sud-ovest, al cospetto del

dipinto a olio di Carlo Vandi (XVIII secolo) che ritrae Laura Bassi.

27

Criterio espositivo: Contestuale e tipologico-funzionale.

All’interno delle vetrine

Natura materiale: Ferri e strumenti di chirurgia vari.

Classe/tipo: Strumentazione chirurgica.

Disposizione: Stanza della Fisica Elettrica (o Sala dei Telamoni), ordinatamente

distribuiti su sei pannelli di velluto rosso, entro un’ampia vetrina a

piano singolo, con struttura metallica e di recente fabbricazione,

cromaticamente simile alle Pinacotechae e accostata alla parete di

sud-est.

Criterio espositivo: Contestuale.

Visibilità: Pressoché totale.

Altro: I ferri chirurgici ebbero un effettivo impiego nelle sale operatorie dell’antico

Istituto delle Scienze: quelli custoditi nella presente sala furono donati da

Benedetto XIV a Pier Paolo Molinelli nel 1742 per la Scuola di Operazioni

Chirurgiche.

28

Reperti esposti Stanze di Architettura Militare

All’esterno delle vetrine

Natura materiale: Alcuni modelli lignei degli attacchi a una cittadella; un modello

ligneo della città di Vieux-Brisach; numerosi modelli lignei di

architettura delle fortificazioni alla moderna; un modello ligneo

di piazzaforte bastionata ottagonale; un modello ligneo della

fortezza urbana di Castelfranco.

Classe/tipo: Plastici, diorami e progetti architettonici in scala ridotta.

Collocazione: Stanze di Architettura Militare, variamente distribuiti lungo quasi

tutte le pareti e su appositi supporti lignei.

Criterio espositivo: Contestuale e tipologico-funzionale.

Altro: L’architettura delle fortificazioni alla moderna si era sviluppata a partire dalla

seconda metà del XV secolo, con la diffusione delle armi da fuoco e nel

clima della cultura prospettica fiorentina; tanto la prospettiva, quanto la

nuova scienza della balistica, determinarono una rivoluzione nella

progettazione del circuito delle fortificazioni urbane. I modelli di fortezze, in

associazione con disegni e modelli di cannoni, erano parte costitutiva dei

laboratori dell’Architettura Militare dell’Istituto delle Scienze voluto da Luigi

Ferdinando Marsili.

Natura materiale: Numerosi modelli lignei e metallici, in scala ridotta, e disegni in

scala reale di cannoni, mortai e trabucchi.

Classe/tipo: Riproduzioni di artiglieria bellica in scala reale o ridotta.

Collocazione: Stanze di Architettura Militare: modelli disposti su apposite panche

lignee adiacenti ai lati lunghi delle sale; disegni appesi ad alcune

pareti e variamente distribuiti.

Criterio espositivo: Contestuale e tipologico-funzionale.

Altro: Lo studio della gittata delle armi da fuoco e del moto dei proiettili costituì

uno degli argomenti che collegavano la galleria di Architettura Militare agli

ambiti di pertinenza dei fisici e dei matematici dell’Istituto delle Scienze.

Natura materiale: Sei dipinti su tela che documentano l’attività diplomatica di Luigi

Ferdinando Marsili alla pace di Carlowitz.

Classe/tipo: Opere d’arte pittorica.

29

Collocazione: Stanze di Architettura Militare: il ciclo pittorico è suddiviso in tre

coppie parallele di quadri appesi alla parete sud-ovest della prima

sala.

Criterio espositivo: Contestuale, encomiastico e narrativo.

Altro: La prima tela, la più rilevante ed eloquente, raffigura il rappresentante turco,

quello veneziano e, verosimilmente, lo stesso Marsili quale rappresentante

plenipotenziario dell’Impero Asburgico; in evidenza la carta marsiliana con il

corso del Danubio, che fu determinante nella delimitazione dei confini

territoriali alle trattative di Carlowitz (1698-1699).

Natura materiale: Busto del fondatore dell’Istituto delle Scienze, Luigi Ferdinando

Marsili, sorretto da un basamento di legno intagliato e laccato in

oro, composto da un’aquila, un globo, armature, scudi e

strumenti diversi.

Classe/tipo: Sculture marmoree e lignee.

Collocazione: Stanze di Architettura Militare, accostati alla parete sud-ovest in

fondo alla seconda sala.

Criterio espositivo: Encomiastico e contestuale.

Altro: Il busto fu scolpito da Ottavio e Niccolò Toselli (1766); la base proviene

dalla collezione romana di Cristina di Svezia, che volle personalmente

donarla a Marsili, e in origine aveva sostenuto il busto dell’imperatore

Gustavo II Adolfo, padre di lei.

30

Reperti esposti Galleria delle Navi

All’esterno delle vetrine

Natura materiale: Mappa del mondo che raffigura i viaggi di esplorazione

intrapresi da James Cook tra il 1768 e il 1779, realizzata in

legno e altri materiali a imitazione di un azulejo portoghese.

Classe/tipo: Planisfero parietale.

Collocazione: Galleria delle Navi, assicurato alla parete nord-est della terza sala.

Criterio espositivo: Contestuale, commemorativo, itinerante.

Altro: L’opera d’arte è stata concepita nel 2007 da alcuni allievi dell’Accademia di

Belle Arti di Bologna coordinati da Mauro Mazzali, in occasione della mostra

Il viaggio. Mito e scienza. I diari di bordo di James Cook celebre scopritore

della Terra Australis e primo esploratore europeo ad aver messo piede sul

nuovo continente raccontavano come l'equipaggio della Endeavour

avesse, nel corso di soli undici anni, circumnavigato il globo tre volte,

catalogato migliaia di specie di piante, insetti e animali, incontrato nuove

etnie e perlustrato, oltre all’Oceania, i continenti più grandi. Gli appunti

raccolti nel corso dei suoi viaggi furono pubblicati per la prima volta nel

1773, e nel giro di pochi anni, già prima della sua improvvisa morte, egli

divenne una sorta di eroe per la comunità scientifica.

All’interno delle vetrine

Natura materiale: Fedeli riproduzioni di due galere e un galeone medicei, tre

vascelli da guerra francesi, un vascello da guerra inglese, un

vascello da guerra pontificio, una fregata da 36 cannoni e un

brulotto, realizzate tra la fine del XVI e la prima metà del XIX

secolo.

Classe/tipo: Collezione di modelli navali in scala ridotta.

Disposizione: Galleria delle Navi, entro imponenti vetrine con struttura metallica e

di recente fabbricazione: le prime tre sale contengono una coppia di

modelli ciascuna, la quarta e ultima sala ne conserva quattro.

Criterio espositivo: Contestuale e in parte tipologico.

Visibilità: Totale: tutte le vetrine possono essere esaminate a 360°.

Altro: La collezione dei modelli navali, alcuni dei quali appartenuti al Museo Cospi,

presenta peculiarità differenti rispetto alla maggior parte delle raccolte affini:

31

essa infatti non è direttamente riconducibile a una specifica potenza navale

storica. Anche i modelli di navi erano parte integrante della dotazione dei

laboratori del settecentesco Istituto delle Scienze; in quel secolo la pratica

della navigazione era strettamente connessa con gli studi di Astronomia,

Fisica, Matematica e, chiaramente, con l’Architettura Militare: tutti ambiti

disciplinari studiati nell’Istituto. Non deve perciò sorprendere che i modelli di

navi, altamente tecnologici per l’epoca, fossero custoditi in questo centro

istituzionale del sapere.

32

Reperti esposti Collezioni Geocartografiche

All’esterno delle vetrine

Natura materiale: Due Globi Terrestri di Vincenzo Coronelli da tre piedi e mezzo di

diametro ciascuno (ca. 107 cm), plasmati servendosi di legno,

cartapesta, gesso, carta e ferro.

Classe/tipo: Strumentazione e materiali geocartografici.

Collocazione: Il primo, assemblato a Venezia nel 1688 circa e attualmente

concesso in deposito dal Museo della Specola, è situato al centro

della terza sala dedicata all’Architettura Militare; il secondo,

realizzato negli anni 1692-1693 e concesso temporaneamente in

prestito dall’Archivio di Stato di Bologna, è riposto accanto al

portale di accesso della prima Biblioteca dell’Istituto delle Scienze.

Criterio espositivo: Scenografico e, nel caso del primo globo, in parte contestuale.

Altro: Il frate minorita conventuale Vincenzo Coronelli fu reso celebre in tutto il

mondo proprio dai suoi globi pregiati; egli fu inoltre cosmografo ufficiale

della Repubblica di Venezia e fondatore dell’Accademia degli Argonauti,

considerata la più antica società geografica del pianeta. Furono altrettanto

famosi i globi da lui realizzati i più grandi dell’epoca per Luigi XIV,

destinati alla Reggia di Versailles. Il globo del 1688 è stato restaurato da

Nicolangelo Scianna nel 1992.

All’interno delle vetrine

Natura materiale: Raccolta di mappe e carte geografiche parietali, incise su rame

o all’acquaforte, opere dei cartografi olandesi Willem Janszoon

Blaeu e Charles Jaillots, Frederick de Wit.

Classe/tipo: Strumentazione e materiali geocartografici.

Disposizione: Galleria delle Navi, entro vetrine a parete dedicate, costituite da

lastre di vetro antiriflesso e traspiranti, omogeneamente distribuite

nelle prime tre sale.

Criterio espositivo: Contestuale e geo-tipologico.

Visibilità: Pressoché totale: tutte le vetrine possono essere esaminate

frontalmente.

Altro: Furono gli olandesi nel corso del XVII secolo, il loro secolo d’oro, i primi ad

appendere carte di grandi dimensioni alle pareti: le carte murali, come quelle

33

conservate in questa sala, erano al contempo oggetti di ornamento e di

conoscenza geografica; fornivano informazioni sul mondo, sulle forme e sui

contorni della terra, ma avevano anche una funzione ornamentale, come

dimostrano i particolari all’interno delle stesse, con raffigurazioni di

popolazioni autoctone, panorami d’intere città, personaggi illustri, mostri

mitologici e navi.

Natura materiale: Volume originale e illustrato dell’Atlas, sive cosmographicae

meditationes de fabrica mundi et fabricati figura del geografo

fiammingo Gerardo Mercatore (10. ed., 1630).

Classe/tipo: Atlante geografico antico.

Disposizione: Museo Multimediale del IX Centenario dell’Università di Bologna,

adiacente alla Galleria delle Navi, entro una vetrina

provvisoriamente accostata alla parete sud-ovest della sala minore.

Criterio espositivo: Nessuno: alla vetrina contenente l’opera, presentata al

pubblico nel 2012 in occasione della mostra 1630-2012:

Viaggio al centro dell'Atlante di Gerardo Mercatore, ad oggi

non è stata ancora assegnata una collocazione definitiva e

adeguata, quantunque indispensabile.

Visibilità: Parziale e inefficace: l’attuale sede del reperto, sebbene non sia un

deposito chiuso al pubblico ma una sala aperta e accessibile, non

rientra nel regolare percorso espositivo; la fruizione dell’atlante è

pertanto compromessa.

Altro: Il volume è attualmente concesso in deposito dal Dipartimento di Fisica

dell’Università di Bologna.

34

Reperti esposti Collezioni di Arte Orientale

All’esterno delle vetrine

Natura materiale: Collezione di xilografie giapponesi del Periodo Meiji (1868-

1912), dipinte con tinte di origine naturale e composti sintetici,

sovente riunite in dittici o trittici, opere dei pittori Kunisada,

Hiroshige e Kuniyoshi, della Scuola Utagawa, e di Watanabe

Seitei.

Classe/tipo: Illustrazioni orientali a stampa xilografica.

Collocazione: Sala di Arte Orientale, appese lungo tutt’e quattro le pareti: le

stampe a colori organici che identificano il corpus più antico della

collezione sono installate in senso orario e ordine cronologico

sulle pareti di sud-est, sud-ovest e nord-ovest; le stampe a colori

sintetici, novecentesche, sono sistemate sulla parete di nord-est.

Criterio espositivo: Crono-tipologico.

Altro: Le stampe teatrali a tiratura limitata o a diffusione popolare eppur sempre

lussuose all’apparenza e altre opere d'arte dell'Asia Orientale, delle quali

viene esposta di volta in volta una selezione, sono affidate all'Università di

Bologna in comodato d'uso e provengono dalla Fondazione del Monte di

Bologna e Ravenna e dalla Collezione del Centro Studi d'Arte Estremo

Orientale.

All’interno delle vetrine

Natura materiale: Raccolta di opere d’arte e altri reperti con varie funzioni e in

materiali differenti, in gran parte provenienti dal Giappone del

XIX e della prima metà del XX secolo, tra cui bronzetti, legni

laccati, porcellane e cloisonné, tessuti e kimono, tabacchiere e

svariati orpelli.

Classe/tipo: Oggettistica da collezionismo orientale.

Disposizione: Sala di Arte Orientale, entro teche a ripiano singolo sparse verso il

centro della sala, ad eccezione dei kimono, riposti in altre vetrine

basse e poco profonde, a piano singolo e con struttura metallica, a

ridosso della parete di sud-est e appena sotto alcune stampe

xilografiche ottocentesche.

Criterio espositivo: Contestuale.

35

Visibilità: Pressoché totale: le teche mediane, in particolare, possono essere

esaminate a 360°.

36

Reperti esposti Museo Multimediale del IX Centenario

dell’Università di Bologna

All’esterno delle vetrine

Natura materiale: Magna Charta Universitatum Europaeum, documento originale

firmato il 18 settembre 1988 con un rito solenne a Bologna da

430 Rettori, provenienti da università di tutto il mondo.

Classe/tipo: Emendamento accademico ufficiale in pergamena miniata.

Collocazione: Sala della Magna Charta, preservata da una doppia lastra circolare

in vetro incastonata in un meccanismo armillare in legno e metallo,

che ne permette la rotazione, e dunque la consultazione, lungo più

assi; l’installazione è accostata a un tramezzo multimediale

autoportante, posto approssimativamente al centro della sala, che a

ciclo continuo e su più schermi televisivi riproduce alcune riprese

video effettuate in occasione dello storico evento.

Criterio espositivo: Celebrativo e commemorativo.

Altro: Il prezioso atto internazionale sancisce l’autonomia e la libertà

dell’istituzione universitaria e sostiene i valori che ne rappresentano lo

spirito più autentico. Sottoscritta nel tempo da altri 400 rettori, ha assunto

un ruolo di guida per la comunità accademica mondiale tutta, continuando

ad affermare come l'attività didattica e la ricerca, oltre ogni frontiera

geografica o politica, siano le realtà che più contribuiscono a produrre

risultati significativi per la crescita culturale dei popoli.

37

Reperti esposti Biblioteca dell’Istituto delle Scienze

All’interno delle vetrine

Natura materiale: La prima Biblioteca dell’Istituto delle Scienze vanta un

patrimonio di oltre 30000 tra volumi a stampa, incunaboli,

cinquecentine, seicentine e settecentine, manoscritti e

opuscoli.

Classe/tipo: Collezione bibliografica pubblica.

Disposizione: Sala della prima Biblioteca dell’Istituto delle Scienze, entro

poderose scansie perimetrali, a dieci ripiani e più scomparti

sottochiave; l’ambiente fu approntato negli anni 1724-1725 su

progetto dell’architetto Giovan Battista Piacentini, mentre le

scansie vennero rifatte agli inizi del secolo successivo, utilizzando

materiale proveniente dalle soppressioni napoleoniche.

Criterio espositivo: Contestuale, con collocazione dei volumi per disciplina e

argomento, e all’occorrenza cronologico.

Visibilità: Parziale; tuttavia a tutti i visitatori è consentito consultare alcuni dei

volumi antichi conservati all’interno della Biblioteca, in loco e sotto la

supervisione di un filologo professionista, previa autorizzazione

dell’ufficio amministrativo delle Biblioteche di Palazzo Poggi.

Altro: La Biblioteca nacque da donazioni all’Istituto delle Scienze consecutive: la

prima fu di Luigi Ferdinando Marsili (766 manoscritti), nel 1712; nel 1742 si

aggiunse il fondo di Ulisse Aldrovandi (circa 3900 manoscritti e volumi a

stampa); e ancora, nel 1755, giunse un’altra grande donazione, quella di

papa Benedetto XIV (circa 25000 volumi a stampa). Proprio il pontefice

bolognese, al secolo Prospero Lambertini, commissionò la costruzione

dell'Aula Magna monumentale di 385 m², adiacente al cinquecentesco

Palazzo Poggi; nel 1756 la biblioteca fu infine aperta al pubblico.

38

Dati sulla fruizione dell’allestimento

Numero medio visitatori all’anno

(dati aggiornati al 31 dicembre 2014; fonte: Arci Servizio Civile Nazionale):

Utenza aula didattica: 9300 studenti

Altra utenza: 46000 presenze

Numero visitatori nell’ultimo rilevamento

(dati aggiornati al 31 dicembre 2015; fonte: Museo di Palazzo Poggi):

Utenza complessiva: 35840 presenze

Pertinenza: SMA Sistema Museale di Ateneo

Attuale gestore: Alma Mater Studiorum Università di Bologna

39

Percorso espositivo

Numero sale complessivo: 30

Numero sale visitabili: 25

Numero sale non visitabili: 5

Planimetrie esistenti degli allestimenti: Planimetrie parziali disposte in

associazione a tutti i pannelli

didattici e informativi del Museo,

seppur non aggiornate

all’allestimento più recente; il

prospetto planimetrico completo e

aggiornato è comunque disponibile,

e liberamente consultabile, presso

gli uffici amministrativi del Museo.

Dalle fonti bibliografiche antiche

(Zanotti 1739) e contemporanee

(Manfredini 2015) si può infine

risalire alla pianta del 1711, quando

l’immobile fu acquistato dall’Istituto

delle Scienze, e raffrontarla con la

planimetria dell’allestimento

museale originario del 2000, anno

di inaugurazione del Museo (Tega

2010).

Rivestimenti pavimentali: Marmo brecciato, lucido e iperlucido, sporadicamente

celato da piccole piattaforme e rampe in parquet, come

nella stanza del Museo di Ulisse Aldrovandi o nelle sale

di Camilla e dei Telamoni.

Rivestimenti parietali: Intonaci a tinte unite e tendenzialmente tenui, color giallo

chiaro e bianco o di rado ciano chiaro, come nella Sala

dei Telamoni , sovente rivestiti da pannelli scenografici e

separé cromaticamente solidali coi rispettivi ambienti.

Decorazioni soffitti: Solitamente intonacati e monocromatici, in tinta con le pareti;

fanno eccezione i soffitti a cassettoni lignei sovradipinti e gli

affreschi nelle sale di Davide, di Mosè, dei Paesaggi, dello

Zodiaco e delle Stagioni, dei Paesaggi e delle Grottesche.

Dettagli decorazioni soffitti (Tega 2010):

40

Sala di Davide: nel soffitto si susseguono le immagini di quattro

momenti della vita di Samuele: Samuele in

meditazione, Samuele in cammino verso Iesse,

Samuele e gli anziani di Betlemme, L’offerta di

Samuele; il progetto decorativo è opera di Prospero

Fontana e risale agli anni 1552-1553.

Sala di Mosè: fastosamente decorato entro medaglioni, vi sono

rappresentate sei figure allegoriche, riferibili ad

altrettante discipline o linguaggi del Sapere; al centro

del soffitto è dipinto lo stemma di Marcello II, che fu

papa dal 9 al 30 aprile 1556: ciò consente di datare

con precisione gli affreschi del soffitto e delle pareti,

anch’essi eseguiti da Prospero Fontana con l’aiuto di

allievi, in particolare di Ercole Procaccini.

Sala dei Paesaggi: lungo il soffitto a lacunari e rosoni una trabeazione

dipinta, ornata di piccoli festoni e maschere, è

sorretta da cariatidi e da grandi mensole che

riproducono illusoriamente quelle reali di pietra, poste

di sotto al cornicione della facciata.

Sala dello Zodiaco e delle Stagioni: sulle travi del soffitto a lacunari

sono dipinti festoni a motivi vegetali, nonché lo

stemma della famiglia Poggi con l’aquila e i sei monti

sovrapposti, i poggi appunto; il progetto della

decorazione può essere attribuito a Prospero

Fontana e l’esecuzione, avvenuta intorno agli anni

1550-1551, alla sua bottega.

Sala dei Paesaggi e delle Grottesche: nelle travi che sostengono il

soffitto a lacunari è riconoscibile il solito stemma del

Poggi; come nella precedente sala, e con riferimento

alla stessa epoca, si attribuisce progetto della

decorazione a Prospero Fontana ed esecuzione alla

sua equipe.

Decorazioni parietali: Presenti nelle sale di Davide, di Mosè, di Susanna, di

Camilla, dei Paesaggi, dei Concerti e delle Fatiche di

Ercole, dei Putti Vendemmiatori, dello Zodiaco e delle

Stagioni, delle Sfingi, dei Paesaggi e delle Grottesche, dei

Telamoni.

Dettagli decorazioni parietali (Tega 2010):

41

Sala di Davide: le decorazioni del soffitto preparano le storie di Davide,

che si svolgono lungo le pareti; la vita dell’eroe biblico è

visualizzata in sei racconti: Davide il prescelto tra i figli

di Iesse, Unzione di Davide, Davide suona per Saul,

Davide indossa l’armatura e uccide Golia, Trionfo di

Davide, Matrimonio di Davide e Micol. L’esecuzione dei

Profeti, delle Erme e l’incorniciatura delle storie sono

contemporanee alla realizzazione del soffitto e, ancora

una volta, opera di Prospero Fontana; l’esecuzione dei

singoli episodi sembra dovuta a Orazio Samacchini, agli

esordi del proprio apprendistato nella tecnica

dell’affresco.

Sala di Mosè: lungo le pareti scorre un fregio che contiene otto episodi

della vita di Mosè: La figlia del faraone consegna Mosè

alla nutrice, La prova con i carboni ardenti, Mosè

domanda al faraone il permesso di lasciare l’Egitto con

gli Ebrei, La traversata del Mar Rosso, La raccolta della

manna, Mosè fa sgorgare l’acqua dalla roccia,

L’adorazione del vitello d’oro, La serpe di bronzo. Il

passaggio da un’illustrazione all’altra è scandito da

coppie di satiri, che circondano cartouches con

maschere, sotto alle quali è raffigurata l’aquila dello

stemma della famiglia Poggi.

Sala di Susanna: il tema iconografico di Susanna e i Vecchioni non è

consueto per un ciclo decorativo cinquecentesco; sono

narrati quattro episodi al centro di ogni parete: Susanna

al bagno sorpresa dai Vecchioni, Susanna imprigionata

condotta da Daniele, Daniele interroga i Vecchioni

smascherandone l’inganno, Lapidazione dei Vecchioni.

L’episodio di Susanna e i Vecchioni, sopra la finestra, è

stato ridipinto in un momento successivo, quando per

sistemare la finestra si sono dovute alterare le pitture

murali preesistenti. La storia di Susanna rientra nel

tema generale della lotta tra Vizio e Virtù che segna il

programma iconografico di questa come di altre sale del

palazzo. La condanna dei Vecchioni da parte di Daniele

rimanda alla vittoria della Sapienza divina, vittoria che si

realizza attraverso la prova-fatica in questo caso la

calunnia sopportata dall’innocente Susanna. Ai

quattro episodi, delimitati da cariatidi color bronzo, si

alternano finte nicchie architettoniche che accolgono

42

profeti, mentre ai lati si divincolano figure maschili,

memorie degli ignudi michelangioleschi. Grande risalto

hanno gli ornati, visualizzati in una rapida sequenza di

scorci prospettici dal basso verso l’alto: robuste

mensole accartocciate, timpani spezzati, cartouches,

pilastri emergenti; un’architettura d’impronta manierista

che fa pensare a una progettazione dei cartoni, da parte

di Pellegrino Tibaldi, più volte ripetuti al rovescio. Il

restauro ha evidenziato, nell’esecuzione, l’intervento di

più mani, fra le quali spicca quella di Giovan Francesco

Bezzi, detto il Nosadella. Sotto una cariatide, graffita

nell’intonaco fresco, è emersa la firma felice, nome che

apre nuovi interrogativi e nuovi problemi di attribuzione.

Periodo di esecuzione dei dipinti murali: 1551-1552.

Sala di Camilla: le storie dell’eroica principessa dei Volsci sono narrate

nell’XI libro dell’Eneide di Virgilio. Nel fregio Niccolò

dell’Abate raffigura gli episodi salienti del testo

virgiliano; procedendo in senso antiorario, a partire

dall’angolo adiacente alla finestra, si riconoscono dodici

scene: Metabo respinge gli inseguitori, Metabo getta la

figlia Camilla sull’altra sponda del fiume Amaseno,

Metabo nutre Camilla con il latte di una giumenta;

quarta, quinta e sesta scena sono perdute; Camilla

uccide Liri, Pegaso e Ornito, Camilla uccide Orsiloco e

Bute, Camille uccide il figlio di Auno, Arrunte uccide

Camilla, Le Amazzoni raccolgono il corpo di Camilla

(Camilla è tolta da cavallo), Il corpo di Camilla, sacra a

Diana, è trasportato con le armi in cielo (Apoteosi di

Camilla). Le scene, al ritmo di tre per parete, si

alternano a putti e amorini che sporgono tra le pieghe

dei drappi. I recenti restauri hanno confermato che il

fregio di un’intera parete è andato perduto, e che

l’ultima scena è stata rimaneggiata successivamente

all’esecuzione di Nicolò dell’Abate. Periodo di

esecuzione dei dipinti murali: 1550-1552.

Sala dei Paesaggi: con la medesima scansione di tre riquadri per lato

dell’adiacente Sala di Camilla, la pittura alterna otto

Paesaggi a quattro scene raffiguranti Giuochi di putti;

l’aspetto sorprendente della decorazione è costituito da

paesaggi dilaganti, fantastici, inabitati. Il restauro ha

evidenziato che non tutti i paesaggi sono stati realizzati

43

da Nicolò dell’Abate, mentre certamente autografi sono

quelli della parete a destra dell’entrata, dipinti dietro finti

velari.

Sala dei Concerti e delle Fatiche di Ercole: la decorazione della sala,

dovuta ancora a Nicolò dell’Abate, si caratterizza per

l’alternarsi di quattro scene di vita di corte (Il gioco dei

tarocchi, Concerto con cantatrice accompagnata da

arpa liuto e fiato, Concerto con suonatori di viola da

gamba liuto e spinetta, Offerta della coppa di vino) a

quattro scene con le fatiche di Ercole (Ercole uccide il

leone del monte Teumesso, Ercole e la Cerva di

Cerinea, Ercole uccide i figli di Borea, Zete e Calais,

Ercole e Cerbero), tutte affiancate dallo stemma della

famiglia Poggi. Le brillanti scene mondane accostate

alle fatiche di Ercole alludono, come di consueto, al

contrasto tra i piaceri e le fatiche della Virtù. Il restauro

ha evidenziato la totale autografia delle scene conviviali

e interventi prevalentemente di bottega nelle Fatiche di

Ercole. Periodo di esecuzione dei dipinti murali: 1550-

1552.

Camerino dei Putti Vendemmiatori: decorato con un fregio che

rappresenta scene di putti vendemmiatori, delimitate da

cariatidi, le cui e affinità con lo stile di Nicolò dell’Abate

fanno supporre che sia stato egli l’autore dei disegni

preparatori e che le pitture murali siano state eseguite

dai suoi collaboratori nel 1522, dopo la partenza

dell’artista per la Francia, al servizio del re Enrico II. I

restauri hanno evidenziato che solo in un secondo

tempo furono aggiunti i simboli della Passione di Cristo,

visibili tra i pampini di vite: la croce, la scala, i chiodi, le

tenaglie.

Sala dello Zodiaco e delle Stagioni: la decorazione del fregio, così come

i brani pittorici a grottesche alternati alle figure,

rimandano al clima artistico delle Sale di Castel

Sant’Angelo a Roma nelle quali, tra il 1547 e il 1549, fu

attivo anche il già citato pittore bolognese Prospero

Fontana. Nella parete di sinistra rispetto alla finestra,

sopra il fascione decorativo riportato in luce dai recenti

restauri, il fregio è interrotto dall’iscrizione dedicata a

«PROSPERUS FERDINANDUS RANUTIUS

44

COSPIUS», con ogni probabilità da riferire

all’acquisizione, da parte dell’Istituto delle Scienze, del

Museo Cospiano avvenuta nel 1743. Periodo di

esecuzione dei dipinti murali: 1550-1551.

Camerino delle Sfingi: nel complesso decorativo di questo piccolo

ambiente, al quale si accede dalla stanza precedente,

spiccano all’interno del fregio a tabelle con grottesche

ed erme due grandi sfingi, mostri mitologici dal busto

femminile, ali d’uccello e zampe leonine. Anche il

progetto del Camerino si può attribuire a Prospero

Fontana, e l’esecuzione alla sua bottega. Periodo di

esecuzione dei dipinti murali: 1550-1551.

Sala dei Paesaggi e delle Grottesche: i recenti restauri hanno reso

nuovamente leggibile il fregio, oggi mutilo, che corre

lungo le quattro pareti della sala; il ritmo della

decorazione è scandito da coppie di figure maschili e

femminili e da telamoni che affiancano tabelle

rettangolari con motivi a grottesca, cui si alternano

vedute paesaggistiche. Periodo di esecuzione dei dipinti

murali: 1550-1551.

Sala dei Telamoni: su tre pareti si snoda un fregio, oggi lacunoso,

ritmato da dodici telamoni a monocromo color stucco di

grandi dimensioni, alternati a specchiature decorate con

grottesche, su sfondo giallo dorato e rosa, e cartigli

angolari; al centro di ciascuna parete, entro cornici ovali

o rettangolari, sono dipinti paesaggi con ruderi e altre

figure. Si presume che anche la quarta parete, oggi

interamente perduta, dovesse presentare simili

decorazioni, organizzate secondo un analogo

svolgimento paratattico. Studi recenti hanno stabilito

che i dipinti murali sono stati ideati e in parte eseguiti da

Prospero Fontana intorno al 1550, con la collaborazione

di Giovan Francesco Bezzi, detto il Nosadella.

Caratteri generali illuminazione: La realizzazione di un sistema illuminotecnico

all’avanguardia, armoniosamente integrato tra

gli arredi d’un Museo dotato di numerose

collezioni, disomogenee per natura e datazione

dei reperti, si è rivelata oltremodo complessa.

Per l’illuminazione generale delle sale e

dell’oggettistica poco fotosensibili e

45

termosensibili sono state adottate due soluzioni:

lampade alogene agli ioduri in ogni sala,

collocate o orientate generalmente verso alto,

evitando l’irradiamento diretto della collezione e

sfruttando gli alti soffitti per diffondere una luce

morbida e soffusa, tutelando al contempo i

dipinti murali. Per l’illuminazione interna di

armadi e vetrine vengono invece sfruttate luci

LED, come nel caso della Galleria delle Navi,

ove sono collocate all’interno di grandi teche,

sotto un basamento d’appoggio provvisto di

sistema di raffreddamento. Invece, per i reperti

più delicati, come quelli organici del Museo di

Ulisse Aldrovandi o le cere anatomiche, si è

dovuto ricorrere a sistemi di illuminazione che

garantissero la conservazione in teca a

temperatura stabile, in condizioni di luce priva di

raggi infrarossi e ultravioletti, nonché di

emissioni di calore. Su progetto illuminotecnico

di Giuseppe Mestrangelo è stata individuata

nella fibra ottica una soluzione al problema,

capillarmente distribuita tra tutte le vetrine,

senza illuminare in modo diretto i materiali

conservati, affievolita e ridistribuita in coni di

luce per mezzo di minuscoli specchi

direzionabili a piacimento. Le fonti luminose si

trovano sotto alle strutture lignee e, in tal modo,

da una parte filtrano qualsiasi eventuale

emissione di calore, dall’altra conferiscono un

suggestivo effetto scenografico, trapelando da

alcune fessure alla base delle piattaforme in

legno. Un analogo processo è adoperato per

l’illuminazione delle cere anatomiche, per loro

stessa natura più sensibili alle temperature

estreme che non all’eccesso di luce. L’utilizzo di

sole luci artificiali, con l’oscuramento delle

diciotto finestre, implica una tenue illuminazione

nelle sale a sinistra dell’atrio, ove si

custodiscono le collezioni con maggiori problemi

conservativi, e poco più intensa nelle altre. La

scarsa illuminazione generale del Museo di

46

Ulisse Aldrovandi da un lato potrebbe sì attirare

le critiche dei visitatori non abituati alla levità di

questo genere di illuminazione ambientale, tra

l’altro in evidente e poco gradevole contrasto

con quella nettamente più forte dell’adiacente

biglietteria: ma siamo certi che un’efficace

esplicazione delle ragioni di tale scelta

illuminotecnica potrebbe, al contrario,

coinvolgere ulteriormente l’utenza nella

seducente atmosfera del Palazzo, quale ottimo

stimolo per gli spiriti più curiosi.

Supporti espositivi: Degne di ulteriore menzione sono le cosiddette Pinachoteche,

fedeli riproduzioni dell’antico mobilio dell’Istituto delle Scienze;

abbondano inoltre armadi perimetrali e angolari, teche e

vetrine di foggia e dimensioni molto varie; non mancano infine

basamenti e tavoli, principalmente lignei, e altri piani

d’appoggio in marmo ispirati al gusto compositivo

settecentesco.

Stato di conservazione: In generale discretamente accettabile.

Vetrine/armadi

Materiali: I materiali più utilizzati sono legno, vetro e metalli, soprattutto acciaio e,

in misura minore, ghisa.

L’eccezionale quantità di vetrine/armadi e la varietà delle loro serie dimensionali,

di fogge, tipi di piano, rivestimenti e illuminazione interni, appoggi al suolo,

visibilità e stati di conservazione, impediscono un agevole discernimento e la

corretta formulazione d’un compendio generico. Per una rassegna esaustiva di tali

caratteristiche formali si rimanda, pertanto, alle sezioni sui Reperti esposti di cui

alla precedenti pagine, ove le stesse vengono analizzate in rapporto agli stessi

reperti custoditi e a singole esigenze di conservazione e fruizione.

47

Sistema informativo

Interno alle vetrine

Tipologia: Etichette di recente redazione, peraltro del tutto assenti in numerose

vetrine e solitamente sprovvisti di un numero identificativo; cartellini

originali settecenteschi, restaurati di recente e specificamente associati

alle collezioni aldrovandiane, marsiliane e cospiane; sporadiche, se

non rare, didascalie che superino le 500 battute di stampa.

Materiale: Carta e cartoncino.

Forma: Principalmente quadrangolare, ma anche irregolare o incorniciata da

ricami barocchi e arzigogolati, soprattutto nei cartellini originali

settecenteschi che identificano i reperti del Museum Diluvianum.

Dimensione: Da 5 a 15 cm per lato.

Disposizione rispetto agli oggetti: Variabile, non subordinata a un modello fisso:

sopra, sotto o lateralmente all’oggetto, in base

alla singola occorrenza.

Visibilità: Totale.

Forma di scrittura: Meccanica o digitale per etichette e didascalie di recente

redazione, inchiostro specifico da stampa nero su fondo

bianco; scrittura manuale sui cartellini originali

settecenteschi, inchiostro stilografico scuro su fondo chiaro.

Contenuto in sintesi: Identificazione dell’oggetto secondo nomenclatura ordinaria

e/o secondo nomenclatura binomiale latina per i reperti di

origine organica, sovente accompagnate dalla provenienza

geografica.

Stato di conservazione: Generalmente non definito.

Esterno alle vetrine

Tipologia: Pannelli didattici e informativi bilingue (italiano e inglese) dotati di

planimetrie parziali, seppur non aggiornate all’allestimento più recente.

Materiale: Cartonato.

Forma: Rettangolare.

Dimensione: 70 x 180 x 8 cm.

48

Disposizione rispetto agli oggetti: Variabile, non subordinata a un modello fisso:

sopra, sotto o lateralmente all’oggetto/vetrina,

in base alla singola occorrenza.

Visibilità: Totale.

Forma di scrittura: Digitale, inchiostro specifico da stampa chiaro su fondo

grigio/verde scuro; caratteri senza grazie per una lettura

agevole.

Contenuto in sintesi: Informazioni essenziali sui reperti esposti, resoconti storici

sulle collezioni e sui luoghi di conservazione; la lunghezza

media delle didascalie è inferiore a una cartella circa

duemila battute , carattere a corpo grande con interlinea

larga.

Stato di conservazione: Generalmente non definito.

49

Bibliografia

Bibliografia principale

▪ Marini Clarelli M.V., Che cos’è un museo, (Roma: Carocci, 2005);

▪ Mottola Molfino A., Morigi Govi C., Lavorare nei musei, (Torino: Umberto

Allemandi & C., 2004);

▪ Tega W. (a cura di), Guida al Museo di Palazzo Poggi. Scienza e Arte, 2.

ed. (Bologna: Editrice Compositori, 2010).

Bibliografia di dettaglio

▪ Censimento dei Musei della Regione Emilia Romagna, (Bologna: Istituto

per i Beni Artistici, Culturali e Naturali dell’Emilia Romagna, 2015);

▪ Decreto Rettorale 22 maggio 2001, n° 131/37, (Bologna: Alma Mater

Studiorum Università di Bologna, 2001);

▪ Manfredini A.M., Le architetture dell’inganno di pellegrino Tibaldi a

Bologna, in Bartoli M.T., Lusoli M. (a cura di), Le teorie, le tecniche, i

repertori figurativi nella prospettiva d’architettura tra il ‘400 e il ‘700,

(Firenze: Firenze University Press, 2015), p. 224;

▪ Scheda progetto per l’impiego di volontari in servizio civile in Italia,

(Bologna: Arci Servizio Civile Nazionale, 2014) p. 4;

▪ Zanini L., Il ruolo della luce. Illuminotecnica in ambiente museale,

(Bologna: 2013), pp. 16-18.

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Sitografia

Sitografia principale

▪ Alma Mater Studiorum Università di Bologna:

www.unibo.it;

▪ Museo di Palazzo Poggi Scienza e Arte:

www.museopalazzopoggi.unibo.it;

▪ SMA Sistema Museale di Ateneo:

www.sma.unibo.it.

Sitografia di dettaglio

▪ Nei luoghi del conoscere il sistema museale Testo di progetto

(con riferimenti di carattere statistico):

www.unibo.it/it/allegati/progetto-sede-di-bologna-nei-luoghi-del-

conoscere-il-sistema-museale;

▪ Istituto per i Beni Artistici, Culturali e Naturali dell’Emilia Romagna:

www.ibc.regione.emilia-romagna.it.


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