+ All Categories
Home > Documents > “Ripetizione polifonica” nei titoli dei giornali 2004. In D’Achille Paolo (ed.) Generi,...

“Ripetizione polifonica” nei titoli dei giornali 2004. In D’Achille Paolo (ed.) Generi,...

Date post: 28-Mar-2023
Category:
Upload: unito
View: 0 times
Download: 0 times
Share this document with a friend
29
Carla Bazzanella (Torino) “Ripetizione polifonica” nei titoli dei giornali 2004 in Paolo D’Achille (ed.) Generi, architetture e forme testuali, Cesati, Firenze, 241-256 1. INTRODUZIONE 1.1. Definizioni: RM, RD, RP Con “ripetizione polifonica 1 ” si intende la ripetizione di sintagmi fissi basati su film, titoli letterari e citazioni da libri, proverbi, stereotipi, routine conversazionali, slogan, canzoni, ecc. (cfr. Bazzanella 1993) 2 . Nel caso della ripetizione polifonica la fonte della ripetizione non è una parte del (o l’intero) testo/turno precedente (o in atto) del parlante stesso - in questo caso si parlerebbe di ripetizione monologica (cfr. Frédéric 1985) - , né una parte del (o l’intero) testo/turno dell’interlocutore - in questo caso si parlerebbe di ripetizione dialogica o “allo-repetition” (cfr. Johnstone 1994, Tannen 1989, Bazzanella 1996) -, ma la conoscenza condivisa o ‘enciclopedia’ di una data comunità (cfr. il generic focus di Givón 1989 3 ). Ad es., nel seguente titolo di giornale: 1 Il rimando intertestuale relativo a polifonia è naturalmente a Bachtin (1975, 1981). 2 Cfr. altre tradizioni di studi sulla citazione/”parola d’altri” (cfr. Mortara 1985)/intertestualità (cfr. Desideri 1997 e bibliografia relativa)/ interdiscorsività (cfr. Segre 1988)/riuso (Held 1999). 3 "Knowledge of (and beliefs concerning) the so-called real world (including society and culture), assumed by the speaker to be held by the hearer, as member of the same speech community ('culture'), and manifest first and foremost in the commonly-held lexicon. This tacitly subsumes whatever universal constraints that
Transcript

Carla Bazzanella (Torino)

“Ripetizione polifonica” nei titoli dei giornali

2004 in Paolo D’Achille (ed.) Generi, architetture e formetestuali, Cesati, Firenze, 241-256

1. INTRODUZIONE

1.1. Definizioni: RM, RD, RP

Con “ripetizione polifonica1” si intende la ripetizione di sintagmi

fissi basati su film, titoli letterari e citazioni da libri,

proverbi, stereotipi, routine conversazionali, slogan, canzoni, ecc.

(cfr. Bazzanella 1993)2. Nel caso della ripetizione polifonica la

fonte della ripetizione non è una parte del (o l’intero)

testo/turno precedente (o in atto) del parlante stesso - in questo

caso si parlerebbe di ripetizione monologica (cfr. Frédéric 1985) - ,

né una parte del (o l’intero) testo/turno dell’interlocutore - in

questo caso si parlerebbe di ripetizione dialogica o “allo-repetition”

(cfr. Johnstone 1994, Tannen 1989, Bazzanella 1996) -, ma la

conoscenza condivisa o ‘enciclopedia’ di una data comunità (cfr. il generic focus di

Givón 19893). Ad es., nel seguente titolo di giornale:

1 Il rimando intertestuale relativo a polifonia è naturalmente a Bachtin (1975,1981).2 Cfr. altre tradizioni di studi sulla citazione/”parola d’altri” (cfr. Mortara1985)/intertestualità (cfr. Desideri 1997 e bibliografia relativa)/ interdiscorsività(cfr. Segre 1988)/riuso (Held 1999). 3 "Knowledge of (and beliefs concerning) the so-called real world (includingsociety and culture), assumed by the speaker to be held by the hearer, as memberof the same speech community ('culture'), and manifest first and foremost in thecommonly-held lexicon. This tacitly subsumes whatever universal constraints that

101.4 Il paziente inglese lascia improvvisamente la clinica5

sovratitolo (= sov): “Gran Bretagna. Tensione tra i militari a

Santiago”

sottotitolo (= sot): “ Il generale, sotto forte scorta, trasferito in

una nuova residenza”

l’attribuzione referenziale - Pinochet - avviene attraverso una

caratterizzazione discussa (il ricovero in una clinica in

Inghilterra, da cui i cileni chiedevano da tempo l’estradizione in

Spagna) e circoscritta (si dà notizia appunto del trasferimento

verso destinazione ignota), ‘sfruttando’ il titolo di un film del

19966, con un effetto di contrasto tra il dittatore cileno e “Il paziente

inglese”. Le conoscenze condivise (l’ospedalizzazione in Gran

Bretagna) sono quindi necessarie per l’individuazione del referente,

mentre la fonte della RP, e le eventuali associazioni ad essa

collegata, può/possono essere ignorata/e, perdendo però quello che

potrebbe essere definito un ulteriore livello – se non ulteriori

underlie the human mind, including any universal capacities for logicalinference. It also subsumes whatever perceptual universals that underlie thehuman sensory apparatus." Givòn (1989: 74).4 La numerazione degli esempi rimanda, tramite la cifra delle centinaie, allafonte della RP: 100 film, 200 letteratura, 300 canzoni, 400 proverbi e modi didire, 500 Bibbia e ‘tradizione religiosa cattolica’, 600 trasmissioniradiofoniche e televisive. Sono segnalate in corsivo le variazioni (anche leaggiunte, come in questo caso) rispetto alla fonte.5 Tratto da Il Manifesto 2-12-1998.6 Il film è tratto in realtà dall’omonimo libro, di M. Ondaaje, ma, come in molti casi, è il film ad essere conosciuto dalla maggioranza della gente.

2

possibili livelli - di significazione (v. oltre un’ipotesi scalare

di significazione).

1.2. Limiti dell’analisi

Vorrei sottolineare i limiti metodologici della ricerca: i dati

sono stati raccolti in modo non sistematico dal 1971 al settembre

2002, senza attribuire un peso proporzionale alle varie testate, e

senza distinguere a priori i vari sottotipi testuali. Sarebbe

interessante impostare un’analisi quantitativa della frequenza del

fenomeno, rispetto ai vari generi utilizzati, a seconda dei

diversi giornali7, e delle diverse sotto-tipologie in relazione

all’argomento e alla pagina.

2. RP E TITOLI DEI GIORNALI

2.1 Intrecci testuali

2.1.1 Interdipendenza e compresenza

Il linguaggio giornalistico costituisce uno dei campi privilegiati

di diffusione di innovazioni. Lo scambio con altri generi testuali

(ammesso e non concesso di considerare il linguaggio giornalistico

come genere unico) ed il riuso sia di neologismi che di

sintagmi/collocazioni caratterizzano il linguaggio giornalistico e

7 Alcuni giornali e riviste sembrano più propensi all’uso della RP. Per un confronto tra stampa quotidiani italiani ed austriaci, cfr. Dardano

e Meola 1995, tra francesi/portoghesi/spagnoli/italiani, in relazione inparticolare alla riformulazione, cfr. Araújo Carreira 1999.

3

motivano la sua continua evoluzione. Come sottolinea Dardano

(1994: 362), “[…] esiste una tendenza, relativa al carattere di

riuso del linguaggio giornalistico, a diffondere trasversalmente

tratti che all’origine erano propri di un settore”. In questo

quadro, data la funzione di richiamo e di ricerca di ‘collusione’

della titolatura giornalistica (cfr. Proietti 1992, Held 1999), si

motiva chiaramente la diffusione della RP nei titoli dei giornali,

in particolare negli anni recenti8, parallelamente alla “crescente

predilezione per il titolo emotivo brillante a spese di quello

informativo” Bonomi (1994: 701), in una prospettiva di prevalente

spettacolarizzazione. Nelle parole di Proietti (1992:117): “Modalità

comunicativa complessa, all’incrocio tra lingua e codice visivo,

il titolo del giornale è la risultante di una stretta interazione

di strategie informative, di scelte e valenze iconiche, di

tendenze stilistico-espressive particolarmente concentrate e

catturanti.”

Oltre che nei titoli dei giornali, la RP è diffusa anche nella

pubblicità (cfr. Desideri 1996,1997), data una ‘vicinanza funzionale’

8 “Nel dopoguerra, con il fissarsi della tecnica del sopratitolo e delsottotitotolo, anche se con modalità differenti rispetto a quelle odierne, latipologia si diversifica; cominciano, negli anni Cinquanta, i titolisensazionalistici, mentre quelli brillanti appaiono negli anni Sessanta, masoprattutto a partire dalla metà degli anni Settanta il loro uso si intensificae si perfeziona.” Bonomi (1994: 701).

Per la distribuzione dell’informazione nel titolo, sottotitolo esovratitolo, cfr. Lazard 1999.

4

dei due generi: l’attirare l’attenzione, sottolineando

l’appartenenza comune ad un gruppo e coinvolgendo emotivamente il

lettore (cfr. Held, in questo stesso volume). Ad esempio la Peugeot

106 era stata pubblicizzata come "Easy Rider", "Fatal Attraction",

"Brilliant Proposal", titoli (esatti o parzialmente modificati) di

film molto popolari.

Dardano già nel 1973 (: 84) metteva in rilievo che: “La ripetizione

o il calco di una sequenza di parole e/o di uno schema sintattico

(con innumerevoli estensioni analogiche) è uno degli aspetti più

notevoli della lingua delle comunicazioni di massa.”.

2.1.2 Genere testuale della fonte e del titolo

2.1.2.1 Le possibili fonti della RP. Una prima esemplificazione

La fonte riguarda non solo gli scambi intersettoriali tra titoli

di film e titoli di giornali (v. 101, 102, 103, 104, 105), ma

tutti gli aspetti del ‘bagaglio culturale’ di una data comunità:

letteratura (come negli esempi 201, 202, 203, 204); canzoni (v. 301,

302), proverbi, stereotipi, modi di dire, routines conversazionali, slogans (v. 401,

402, 403, 404), Bibbia e tradizione religiosa cattolica (v. es. 501, 502),

trasmissioni radiofoniche e televisive (v. 601). Si pone

naturalmente il problema dell’individuazione della fonte prima,

difficile da riconoscere date le forti influenze

contestuali/enciclopediche (come l’età, o la competenza in

5

determinati settori). In un lavoro di ricerca statisticamente

significativo sarebbe molto utile poter intrecciare competenze9 e

conoscenze diverse, oltre che ricercatori/trici dalle

caratteristiche sociolinguistiche diverse (cfr. ad es. il

probabile influsso diatopico nel rinvio ai proverbi ed ai modi di

dire).

Elenco qui solo alcuni esempi10:

102. A qualcuno piace debole11

riferito all’euro, come risulta chiaramente dal sottotitolo:

sot: Euro / Riconquisterà la parità con il dollaro.

103. Che fine ha fatto il parco dell'Asinara?12

in cui si adombra una brutta fine del parco stesso.

104. Mi manda Andreotti. Nuove accuse dagli Usa contro il leader

democristiano.13

9 Le competenze possono rivelarsi più limitate del previsto, come nel caso diSgarbi, come ha messo in rilievo Giorgio Calcagno in un articolo di alcuni annifa su La Stampa: “Ahi ahi, Sgarbi, tu quoque? Eravamo abituati agli sfondoniletterari dei nostri politici, ma da un intellettuale sofisticato come luisperavamo meglio. Secondo quanto ha dichiarato l’onorevole forzista alla Camera[…], ‘Prodi è caduto perché, così come il prode Anselmo morì per non aver volutomettere l’elmo, lui non ha voluto indossare la corazza della maggioranza pre-registrata.’ Il prode Anselmo? Senza l’elmo in testa? E chi lo aveva mai sentitoin cento anni? Il prode Anselmo nasce con l’elmo, anzi si chiama così pernecessità di rima. Se avesse indossato un cimiero, l’autore lo avrebbe chiamatoRuggero, o Giampiero, o Oliviero. Dire che l’Anselmo della filastrocca [diGiovanni Visconti Venosta] è morto per mancanza di elmo è come scrivere che laVispa Teresa aveva preso fra le dita un calabrone o che le tre civette sul comòfacevano l’amore con le figlie del farmacista.”.10 Cfr. Proietti 1992 per una ricca e dettagliata rassegna.11 Tratto da l’Espresso (17-1-2002), con variante rispetto al famoso film A qualcunopiace caldo.12 Tratto da Il Manifesto 25 luglio 1993; cfr. il film Che fine ha fatto Baby Jane?13 Tratto da Il Manifesto 11/4/1993; cfr. il film Mi manda Picone.

6

ricalcato su uno schema molto produttivo “Mi manda…” (v. 2.3.1.5).

105. Non balliamo con i lupi14

sot15: “Dopodomani si vota nelle elezioni più pericolose nella

storia d’Italia del dopoguerra”

si tratta delle elezioni del marzo 1994.

201. Fini giustifica i mezzi16

relativamente agli scontri per il G8 a Genova.

202. Se questo è un duomo17

sot: “Maghrebini sfrattati davanti al duomo di Treviso”

il riferimento, con modifica, a Se questo è un uomo di Primo Levi

sembra giocare su due piani: l’uno di analogia (la condizione

materiale non umana), l‘altro di contrasto (uomo/duomo). Vi si può

vedere anche un riferimento, ironico, perbenista (data anche la

prevalenza leghista della città), alle condizioni in cui si trova

il duomo. Un gioco18 raffinato di intrecci, rinvii e risonanze

complesse.

203. L’ira funesta di Mancuso19

14 Tratto da Il Manifesto 25-3-1994; cfr. il fim Ballando con i lupi.15 Occorre notare che l’uso del termine sottotitolo, quando si tratta della notiziain prima pagina di Il Manifesto, è improprio, in quanto – a differenza che neglialtri giornali – si tratta di un breve testo, più che di una sola riga. 16 Tratto da Il Manifesto 2-8-2001.17 Tratto da Il Manifesto 25-8-2002. 18 Dardano/Meola (1995:417) mettono giustamente in rilievo la “componente ludica”del linguaggio dei giornali.19 Tratto da Il Manifesto 25-4-2002; cfr. con l’ira funesta del pelide Achille, dall’Iliade.

7

si tratta dell’ex-guardasigilli Filippo Mancuso, quando scopre di

essere “ex-candidato” alla Consulta e di dover votare Previti alla

Corte Costituzionale.

204. ‘Sears & Roebuck’, morte di un catalogo viaggiatore20

si riferisce al più grande magazzino di vendite al dettaglio, ed

al relativo volume Consumers Guide (da fine Ottocento).

301. Bello ciao21

con variazione morfologica del genere bello/bella, in occasione

dell’attacco di Ds, verdi e comunisti a Rutelli, come indica il

sottotitolo: “Ulivo spaccato sull’articolo 18. Rutelli attacca

Cofferati e gli chiede di sedersi al tavolo della trattativa. Ds,

verdi e comunisti attaccano Rutelli e gli chiedono di allontanarsi

dallo scranno di capo dell'opposizione. 'Ormai è il leader della

sola Margherita’, dice Gavino Angius.”

302. Arrivano i loro22

con variazione del referente, e conseguente cambio di scenario: la

carica dei ‘nostri’ era tipicamente liberatoria nell’epopea

20 Tratto da Il Manifesto 10-2-1993; cfr. il dramma di Arthur Miller, Morte di un commesso viaggiatore, in cui peraltro si assiste al fallimento di un uomo.21 Tratto da Il Manifesto 6-6-2002.22 Tratto da Il Manifesto 17-4-1996. Interessante l’uso della stessa RP (Attivano inostri), con variazione (Arrivano i buoni), in un volantino del 7 aprile 2003 dellarete studentesca torinese contro i “buoni scuola”:

Arrivano i buoni……fermiamoli!!!Si ha infatti un doppio effetto sorpresa, basato sulla violazione delleassociazioni/attese, sia nel termine buoni (che si assume come aggettivo, grazieallo schema arrivano i…), e nella sequenza sintagmatica …fermiamoli!!!.

8

western, mentre qui si tratta di un entrata in scena diplomatica

degli americani, per evitare la risoluzione di condanna dell’Onu a

Israele, come è chiaro sia dal sovratitolo: “La mini-guerra di Tel-

Aviv sul Libano: altri raids, altri morti. Entra l’America: un

piano per ‘coprire’ Peres e riagganciare Assad”, che dal sottotitolo23:

“Il Consiglio di sicurezza dell’Onu non condanna i bombardamenti e

si limita a ‘fare gli auguri’”

401. Uno sciopero tira l’altro24

in cui si allude al ‘piacere’ dello sciopero, associandolo al

piacere ed al gusto della ciliegia.

402. Scrittrice al volante, scoperta costante25

riferita ad Edith Wharton, ed alla sua recente autobiografia

“Viaggio in Francia”. Come scrive l’autrice dell’articolo, Manuela

La Ferla: “Il suo dichiarato eccitamento romantico per l’arte del

viaggiare, unito alle conoscenze che aveva dei luoghi visitati, le

regalava prospettive inusuali, permettendole di giungere ‘come dal

panorama’ alla scoperta di mete altrimenti note.”.

Ricordo che alcuni mesi prima, nella città di Torino (dove viene

letto soprattutto il quotidiano La Stampa, da cui è tratto il titolo

23 In realtà in questo caso, come in altri del Manifesto, si tratta di un brevetesto sovraimpresso sulla foto.24 Tratto da Il Manifesto 2-6-2002. Naturalmente si allude al proverbio: una ciliegiatira l’altra.25 Tratto da La Stampa 11-9-2002; correlato allo stereotipo maschilista: “Donna alvolante, pericolo costante”.

9

402), era circolata anche sulle fiancate dei pullman la seguente

pubblicità di assicurazione automobilistica, strutturata sullo

stesso stereotipo di 402, ma spudoratamente schierato dalla parte

delle donne:

402bis. Donna al volante, premio calante

403. Niente storie, tutti in piazza dopo Carosello26

che rimanda alla regola educativa di molti anni fa: “Tutti a nanna

dopo Carosello”, rafforzata da “Niente storie”, evocando una

autorità dei genitori sempre meno consistente, se non elusa del

tutto.

404. Meglio un Crichton oggi27

si tratta di Michael Crichton, autore del libro Sfera, ed alle

letture per ragazzi, in cui manca l’esplicitazione del termine di

paragone, sostitutivo della proverbiale gallina.

Nel corso dell’articolo, di Domenico Starnone, si spiega che in

Sfera i ragazzi “trovano, rimessi in circolo con grande perizia, sia

‘Ventimila leghe sotto i mari’, sia ‘Lo strano caso del dottor

Jekill e di mister Hyde’. E qualora si imbattessero, dopo

Crichton, in Verne e Stevenson, li giudicherebbero piuttosto

noiosi e annacquati.”

26 Tratto da Il Manifesto 27-8-2002.27 Tratto da Il Manifesto 10-9-1998

10

501. Fede, speranza e parità28

svt: ‘Senza oneri per lo stato’… una favola da raccontare ai bambini, prima di metterli a

letto.

la non apprezzata (in questo caso, in quanto riguarda quella tra

scuole pubbliche e private) parità sostituisce la virtù teologale

carità per riferirsi alle sovvenzioni alla scuola privata.

502. La tetra promessa29

sot: “’Potevamo liquidare Arafat nell’82, mi rammarico di non

averlo fatto’. Il primo ministro israeliano rivela un ‘patto’ che

vent’anni fa risparmiò la vita al leader palestinese e allo stesso

tempo annuncia l’intenzione attuale. ‘Sharon vuole correggere

l’errore’, denuncia l’Anp. L’offensiva finale, destinata a

eliminare il presidente palestinese, sotterrare gli accordi di

Oslo e cancellare la Palestina, sarebbe imminente. Il giornale

francese ‘Le Nouvel Observateur’ ne svela i dettagli: la divisione

della Cisgiordania in tre parti e l’espulsione dei palestinesi”

Il rimando biblico alla terra promessa viene evocato ossimoricamente

da tetra.

601a. Non è mai troppo tardi30

28 Tratto da Il Manifesto 19-12-1998.29 Tratto da Il Manifesto 1-2-02.30 Tratto da Il Manifesto 23-9-1994

11

sot: “Lo diceva la Rai degli anni ’60. Ed è vero. Non è troppo

tardi per uno sciopero generale sulle pensioni contro un governo

che ieri sera ha confermato la linea dei tagli. E non è tardi per

battere Berlusconi sul suo terreno, la rv e la Rai, con una

mobilitazione a cui chiamano tutti i parlamentari della sinistra.”

601b. Non è mai troppo tardi31

sot: “Migliaia di romani manifestano in Campidoglio contro lo

scandalo della sentenza che libera Erich Priebke. Sul palco,

insieme a Prodi e Veltroni, vari ministri, i presidenti del

parlamento e molti dirigenti politici: ‘Non potevamo intervenire

prima, ma la storia non si riscrive nei tribunali.’”

2.1.2.2 Sotto-tipo del titolo e problemi contestuali

Per quanto riguarda il sotto-tipo relativo al titolo stesso,

l’individuazione si basa su diversi dati contestuali: non solo

sull’argomento, ma anche sulla sua collocazione all’interno del

giornale, ed in relazione alle altre notizie. La rilevanza del

contesto per l’individuazione dei tipi testuali, oltre che da

Mortara 1988, è sollevata da Dardano (1994: 387): “I tipi di testo

s’individuano in base al legame con la situazione pragmatica;

infatti nel progettare un certo tipo di discorso si deve di volta

31 Tratto da Il Manifesto 6-8-1996

12

in volta fissarne la testualità in rapporto all’intenzione e alla

competenza dell’autore, alla situazione comunicativa e alle

convenzioni proprie di un determinato contesto sociale.”.

2.2 Presupposizione e informazione

I titoli sfruttano spesso il meccanismo della ripetizione

dialogica per attirare l’attenzione, stimolando il lettore con un

dato nuovo veicolato tramite un pattern conosciuto (una nuova

articolazione testuale della coppia dato/nuovo, topic/comment,

tema/rema). La bilancia vecchio/nuovo, correlata alla struttura

frasale informativa, viene in qualche modo riportata su un secondo

livello di significazione, in cui il vecchio rimanda alla fonte

della RP, che viene presupposta e considerata come scontata, ed il

nuovo alla notizia che si intende diffondere; l’informazione

risulta così ‘ancorata’ ad una conoscenza condivisa, che la

rafforza, per contrasto o per analogia. La RP agisce come la

metafora (cfr. anche Dardano/Meola 1995), facendo scattare delle

associazioni non solo relativamente al singolo termine, ma ai vari

campi concettuali ad esso collegati. Nello stesso modo la RP

attiva analogie, risonanze, confronti e contrasti, che

arricchiscono e ‘trasformano’ in qualche modo il contenuto

proposizionale. In realtà l’informazione presupposta non sempre è

posseduta, ed il gioco spesso non sortisce l’effetto.

13

2.3 La costituzione ed il riconoscimento dell’intertestualità nella RP

Nell’intertestualità relativa all’uso della RP nei titoli dei

giornali rientrano due aspetti: quello della costituzione/produzione

(che riguarda il giornalista) e quello relativo alla ricezione (che

riguarda il lettore). Naturalmente i due aspetti sono non solo

strettamente collegati, ma si influenzano reciprocamente.

In generale, il rimando intertestuale (cfr. Skytte, questo

volume) è costitutivo della RP, in quanto proprio la costruzione

collettiva di senso relativa ad altri usi ‘stabilizzati’ (come i titoli

dei film che spesso costituiscono la fonte dei titoli dei giornali)

ne sta alla base e la rende possibile, fornendo una nuova

categorizzazione della realtà, anche si tratta di un processo

difficilmente prevedibile e dalla durata variabile.

2.3.1 Parametri d’analisi della RP nei titoli dei giornali

2.3.1.1 Consapevolezza d’uso

La RP viene spesso ‘ricercata’ consapevolmente da parte del

giornalista, per ottenere un insieme di effetti richiesti dalla

scrittura giornalistica stessa, tra cui: richiamo di attenzione,

sinteticità, letterarietà (e scambio di registri in genere), collusione32.

2.3.1.2 Trasparenza/opacità e contesto

32 Cfr., tra gli altri, Beccaria 1973, Dardano 1973, 1994, Dardano/Meola 1995,Proietti 1992, Held 1999.

14

Il titolo di un giornale presenta in generale vari gradi di

trasparenza/opacità semantica, comportando spesso il ricorso ad

una vasta rete di componenti contestuali. Distinguerò tra

componenti contestuali a livello locale33 (gli altri elementi verbali,

come il sovra-/sottotitolo, e non verbali presenti

nell’enunciazione, come le foto) e componenti contestuali a

livello globale, relativamente alle conoscenze/credenze

/enciclopedia condivise.

L’uso della RP nel titolo, dato il gioco di rimandi che la

caratterizza, comporta un ulteriore grado di ‘complicazione’, nel

senso che suggerisce altri livelli di significazione, che possono

risultare più o meno perspicui, grazie anche all’interazione con

gli aspetti verbali e non verbali compresenti34. Il ricorso al

‘suggerimento’ visivo è frequente, come nel caso 301, “Bello ciao”,

in cui il viso di Rutelli, contro cui è sovra-impresso il titolo,

disambigua istantaneamente il riferimento.

I casi invece che potremmo definire di ‘supporto verbale’

includono il rimando o al sovratitolo, che al sottotitolo, quando

non all’intero (mini-)testo, come in 404. Nel caso di 302,

“Arrivano i loro”, la foto (si tratta di “Libanesi fuggiti dagli

33 Per la distinzione di contesto locale e globale, cfr. Akman e Bazzanella 2003.34 Come afferma Johnstone (1994,3). “What’s really interesting about repetition is that the function is always open. We can identify a range of functions, but it’s the context, after the fact, which really determines what’s happening.”

15

attacchi israeliani”35) stabilisce il punto di vista privilegiato

da cui stabilire nostri/loro (i referenti della variazione suggerita

dalla RP).

Particolarmente perspicuo, rispetto al necessario ricorso alle

varie componenti contestuali, è l’uso dello stesso titolo, Non è mai

troppo tardi, nella prima pagina dello stesso giornale, a due anni di

distanza: v., oltre ai sottotitoli chiarificatori, le due diverse

foto (anonima pensionata nel primo caso; Rutelli e Violante nel

secondo) che rimandano ai referenti specifici delle due diverse

situazioni di enunciazione.

2.3.1.3 Scalarità di variazione

La ripetizione in generale gioca sul contrasto tra vecchio e

nuovo, uguale e diverso, tradizione e innovazione, suggerendo

delle differenze nel momento stesso in cui sembra stabilire delle

identità, anzi proprio l’identità rende possibile il ribaltamento

della funzione (cfr. Bazzanella 1996).

Delle diverse scalarità interne alla ripetizione (“optionality,

fixity, temporal distance, size of unit” Bazzanella 1996), nel

nostro caso è importante considerare soprattutto la scalarità di

variazione (relativa alla “fixity”, cioè alla ripetizione esatta o

parziale), con cui si intende il mantenimento o la modifica del

35 La didascalia della foto è anch’essa sovraimpressa sulla foto.

16

sintagma/testo sorgente. La rigidità della struttura del sintagma

sorgente permette infatti delle modifiche (cfr. anche Held 1999

per le diverse forme), ma non è chiaro quanto ci si possa

‘allontanare’ senza che il collegamento/rimando – e quindi

l’efficacia del meccanismo stesso - venga annullato. Spesso la

modifica sfrutta anche giochi di parole aggiuntivi, in una poliedricità di

rimandi e di livelli di significazione. Ad esempio, la

variazione/assonanza tra Fini e fine nell’esempio citato come 201:

“Fini giustifica i mezzi”, è ben sfruttata dal giornale per

denunciare il ruolo svolto da Fini nell’evento stesso. Il

riferimento alla fonte machiavellica sembra evocare cinismo,

suggerendo in qualche modo l‘amoralità’ del comportamento delle

“forze dell’ordine”, suggerimento rafforzato dalla foto della

polizia che carica i manifestanti.

2.3.1.4 Congruità o meno rispetto alla fonte

Un problema generale interessante da esaminare, in quanto incide

sul valore pragmatico complessivo, riguarda la congruità o meno dei

generi relativi alla fonte ed al titolo.

Fonte e titolo possono infatti essere collegati da analogia

(raramente, come nel caso 103: Che fine ha fatto il parco dell’Asinara?) o

contrasto (più frequentemente), con vari gradi ed intensità, che

contribuiscono a creare un maggiore o minore effetto di sorpresa.

17

Ad esempio, nel caso 101, di Pinochet/paziente inglese, il dittatore

viene presentato come paziente, quindi come malato, secondo

un’analogia molto superficiale con il protagonista del libro/film.

Nel caso 402bis, Donna al volante, premio calante, il contrasto con la

fonte Donna al volante, pericolo costante, rende ancora più forte la

complicità-collusione tra la compagnia assicuratrice e la audience

femminile, di cui viene lusingato l’‘onor proprio’.

Proprio lo ‘sfruttamento’ degli elementi dissonanti, che pure si

aggancia con quelli analogici, veicola il valore pragmatico

significativo, tramite una procedura inferenziale simile a quella

dell’implicatura griceana.

2.3.1.5 Produttività ed evoluzione/scomparsa

Molti sono gli esempi di produttività di una determinata fonte: ad

esempio la fonte polifonica dell’esempio 104, Mi manda Picone, ha

avuto un vasto ‘seguito’ di diversi referenti diversi rispetto a

Picone, come la trasmissione televisiva Mi manda Lubrano.

Un altro esempio di vitalità di RP, tratto per altro da una routine

limitata a determinati ambienti, se non del tutto superata, è: “Il

pranzo è servito”, che risulta altamente produttivo, v. 405a,b,c:

405a. Il popolo è servito36

36 Tratto dal Il Manifesto 8-4-2000.

18

sot: “La campagna elettorale sfoggia sui muri della città manifesti

con facce e slogan anni ’50 […].”

Si tratta della campagna elettorale murale dell’aprile 2000. Il

pranzo viene qui sostituito dal popolo (dal non umano all’umano),

che appare così ‘cannibalizzato’.

405b. Banchetto, il matrimonio è servito37

sov: Sino a domenica 27 gennaio le novità del grande Salone al Lingotto

Si tratta del Salone Idea Sposa; il banchetto viene incluso,

metonimicamente, in matrimonio

450c Il lettore è servito38

che si riferisce, come pubblicità sul giornale La Stampa, al libro-

guida di Raspelli sui ristoranti.

Queste riprese plurime della stessa fonte, con o senza variazioni,

in diversi tipi di generi testuali, indicano una condivisione

particolarmente elevata, che tende ad ‘autoalimentarsi’ ed a

divenire sempre più parte della lingua comune, in un processo di

convenzionalizzazione che cancella la fonte originaria per

diventare un pattern stereotipato: si pensi allo schema polifonico

“Chi non salta ….é”, ripreso recentemente (602, “Chi non salta

Berlusconi é”) nella manifestazione del 14 settembre 2002, a Roma.

37 Tratto da La Stampa 24-1-2002.38 Tratto da La Stampa 12--2002.

19

Proprio sull’indice di produttività, una volta individuato nei

vari generi testuali con mezzi quantitativi il più possibile

rigorosi, sarebbe interessante una riflessione collegata

all’evoluzione culturale e lessicale. Si tratta però di un

processo difficilmente prevedibile e calcolabile, in continua

evoluzione nelle sue varie possibili forme di ridefinizione/riuso,

dati gli influssi non solo temporali,

ma linguistici e culturali in genere. L’uso della RP risente

significativamente delle ‘temperie’ culturali e sociali e della

continua interazione tra le varie componenti coinvolte, sia a

livello locale - relativo agli interlocutori (coppia giornalista-

lettore), agli scopi, alle caratteristiche testuali e socio-

culturali-politiche del giornale - che a livello globale,

relativamente alle conoscenze/credenze /enciclopedia condivise

dalla comunità linguistica in quel dato momento.

2.3.2 Comprensione e risonanza

La ricezione/decodificazione della RP lascia ampi spazi

all’“arbitrarietà interpretativa” (Gotti 1991: 50). D’altra parte,

proprio la “open-endedness” della RP, così come quella della

metafora, permette, oltre all’evocazione del noto, anche il ponte

verso il nuovo39, giocando su presupposizioni ed informazioni, a

39 Come è stato dimostrato ripetutamente, da Aristotele ai recenti cognitivisti,la portata della metafora non è solo letteraria, ma conoscitiva, anche nei

20

cui si allude senza esplicitarli, coinvolgendo fortemente il

destinatario nella costruzione del significato. Il processo

interpretativo della RP richiede in altissimo grado la

cooperazione del lettore, sottolineandone, in particolare nei

titoli, la collusione (cfr. Held 1999). In rapporto al

destinatario/lettore, ed alle sue caratteristiche socio-culturali

ed ideologiche - se non politiche -, si avranno quindi vari

livelli di risonanza, diversi tipi di collusioni e di ‘letture’.

Il riconoscimento del significato inteso risulta scalare, più che

nella lingua comune, in base al tipo di destinatario/lettore: la

RP comporta infatti, a partire dall’assenza totale del

riconoscimento, vari gradi di riconoscimento e di conoscenza sia

della fonte specifica che del genere coinvolto. I gradi diversi

vengono ad incidere sulla ‘costruzione’ del significato

complessivo, o valore pragmatico, basato su una vasta e complessa rete

di inferenze, attivata ed influenzata da diversi componenti

cotestuali e contestuali. Molto sinteticamente, i vari gradi

corrisponderebbero a:

1. significato letterale

2. riconoscimento del type della RP

3. riconoscimento della fonte

settori scientifici (per una rassegna, cfr. Bazzanella e Casadio 1996).

21

4. vari gradi di conoscenza della fonte (e delle varie

implicazioni contestuali e culturali); in questo caso

parliamo di contesto globale

5. intreccio con le variabili testuali (es. sovra-/sottotitolo)

ed iconiche; in questo caso parliamo di contesto locale,

relativo alle modalità della specifica enunciazione

6. valore pragmatico complessivo.

In certi casi, come 404, “Meglio un Crichton oggi”, i primi quattro

passaggi sono rapidi e facili per la vasta diffusione e conoscenza

del proverbio relativo, ma il quinto passaggio, il ricorso cioè al

contesto locale, e quindi la lettura dell’articolo stesso, risulta

essenziale per la comprensione completa (passaggio 6).

L’”interfaccia” (cfr. Held, questo volume) può essere quindi

dipendente o indipendente dall’articolo, oltre che immediatamente

o mediatamente perspicua. E’ d’altra parte interessante che il

mancato riconoscimento della RP, e delle sue varie implicazioni,

non precluda la significatività del titolo, che rimane

semanticamente autonomo. La RP sembra quindi coinvolgere un

secondo livello o altri livelli di significazione non necessari

per la comprensione del contenuto proposizionale, livelli che non

si basano su condizioni di verità, ma di adeguatezza.

22

3. DALLA LINGUISTICA ALLA PRAGMATICA.

LA CONVENZIONALIZZAZIONE DEL SIGNIFICATO E L’‘ENCICLOPEDIA’

Se la significatività semantica dell’intertestualità in questa

forma particolare di testo appare evidente dagli esempi stessi,

vorrei sottolineare quanto la prospettiva pragmatica risulti

cruciale per l’interpretazione che il lettore del giornale mette

in atto, tra l’altro in tempi molto brevi. Nell’interazione

sociale, l’analisi testuale, ed a maggior ragione quella

intertestuale, non può prescindere da considerazioni pragmatiche

relative alle varie componenti contestuali coinvolte.

Nel caso qui considerato appare evidente l’esigenza di una

specificazione strutturata dei dati contestuali ai fini di

raggiungere una interpretazione linguistica più adeguata e

completa. La considerazione delle diverse componenti cotestuali e

contestuali diventano infatti costitutive del senso inteso dal

parlante/giornalista, e creano un effetto di solidarietà /

collusione con il lettore nel momento in cui le riconosce. Il

riferimento ad un pattern, ancor più quando questo sia variato in

qualche parte, ‘raddoppia’ in qualche modo il significato,

includendo un secondo livello di significazione, non necessario però

per la comprensione del contenuto proposizionale.

23

La categorizzazione linguistica della realtà è strettamente

correlata con la cultura, in modi complessi ed articolati che

occorre ancora approfondire, comunque strettamente correlati

all’interazione sociale stessa: “Tutto ciò che noi sappiamo dei

significati delle parole dipende dalla nostra esperienza del

mondo” , come scrive Violi (1997: 242).

24

Riferimenti bibliografici

Akman, Varol/Bazzanella, Carla (2003): “The complexity of context”,

in: id. (eds. ) On Context, Journal of Pragmatics, numero speciale 3: 321-

329.

Araújo Carriera, Maria Helena (1999): “La reformulation et ses

effets dans la presse portugaise et française”, in : Eadem (ed.),

Faits et effets linguistiques dans la presse actuelle, Université Paris 8 :

Imprimerie Offset Université Paris 8, 245-266.

Bachtin, Michail (1975): Voprosy literatury i estetiki, Izdatel’stvo

Chudožestvennaja literatura ; trad. it. Estetica e romanzo. Torino: Einaudi

1979.

Bachtin, Michail (1981): “Discourse in the Novel”, in: Holquist M.

(ed.): The Dialogic Imagination. Austin: University of Texas press, 259-

422.

Bazzanella, Carla (1993): “Dialogic repetition”, in: Löffler,

Heinrich (ed.): Dialoganalyse IV. Tübingen: Niemeyer 285-294.

Bazzanella, Carla (ed.) (1996) Repetition in Dialogue. Tübingen: Niemeyer.

Bazzanella, Carla/ Casadio, Claudia (eds.) (1999), “Prospettive

sulla metafora”, in: Lingua e stile XXXIV, 2: 149-226.

Beccarla, Gian Luigi (1973): “Il linguaggio giornalistico”, in:

Id. (ed.): I linguaggi settoriali in Italia. Milano: Bompiani 61-89.

25

Bonomi, Ilaria (1994): “La lingua dei giornali nel Novecento”, in:

Serianni, Luca/ Trifone, Pietro (eds.): Storia della lingua italiana. Scritto e

parlato, II. Torino: Einaudi 667-701.

Dardano, Maurizio (19733), Il linguaggio dei giornali italiani. Roma/Bari:

Laterza.

Dardano, Maurizio (1994): “Profilo dell’italiano contemporaneo”, in:

Serianni, Luca/ Trifone Pietro (eds.): Storia della lingua italiana. Scritto e

parlato, II. Torino: Einaudi 343-430.

Dardano, Maurizio/Di Meola, Claudio (1995): “Note sulla semantica

dei titoli della stampa italiana e austriaca”, in Dardano,

Maurizio/Di Meola, Claudio/ Dressler Wolfang U. (eds.), Parallela 5.

Roma: Bulzoni 415-453.

Desideri, Paola (1996): “Il riuso linguistico nella comunicazione

pubblicitaria”, in eadem (ed.): La pubblicità tra lingua e icona. Ancona:

Humana 119-160.

Desideri, Paola (1997): “Intertestualità e aspetti ntertestuali

del discorso pubblicitario”, in: Bugliolo, Giovanni (ed.): Percorsi

intertestuali. Brindisi: Schena 343-376.

Frédéric, Madeleine (1985), La Répétition. Etude linguistique et rhétorique.

Tübingen: Niemeyer.

Givón, Talmy (1989), Mind, code and context. Essays in Pragmatics. Hillsdale :

Erlbaum.

26

Gotti, M. (1991), Linguaggi specialistici. Firenze: La Nuova Italia.

Held, Gudrun (1999): “Il titolo come strumento giornalistico.

Strutture, funzioni e modalità di un tipo di testo esemplificate

sulle forme del riuso linguistico in chiave comparativa”, in:

Skytte, Gunver/Sabatini, Francesco (eds.): Linguistica testuale

comparativa, Copenhagen: Museum Tusculanums 173-189.

Johnstone, Barbara (1994), Repetition in discourse, Interdisciplinary perspectives.

Norwood, N. J.: Ablex.

Lazard, Sylviane (1999): “Distribution de l’information et des

structures syntaxiques dans les titres, surtitres, sous-titres des

journaux italiens”, in : Araùjo Carreira Maria Helena (ed.), Faits et

effets linguistiques dans la presse actuelle. Université Paris 8 : Imprimerie

Offset Université Paris 8 139-163.

Mortara Garavelli, Bice (1985), La parola d’altri. Prospettive di analisi del

discorso. Palermo: Sellerio.

Mortara Garavelli, Bice (1988), “Italienisch: Textsorten/tipologia

dei testi”, in Holtus, Günter, Metzeltin, Michael, Schmitt,

Christian (eds.), Lexikon der romanistischen Linguistik, 4. Tübingen:

Niemeyer 157-168

Proietti, Domenico (1992): “’La vetrina del giornale’: Funzioni

comunicative e caratteri stilistico-grammaticali della titolistica

dei quotidiani tra lingua e codice iconico”, in: Medici, Mario/

27

Proietti Domenico (eds.), Il linguaggio del giornalismo. Milano: Mursia

117-172.

Segre, Cesare (1982): Intertestuale-interdiscorsivo. Appunti per una

fenomenologia delle fonti, in AA.VV, La parola ritrovata. Palermo: Sellerio

15-28.

Tannen, Deborah (1989), Talking voices. Repetition, dialogue, and imagery in

conversational discourse. Cambridge: Cambridge University Press.

Violi Patrizia (1997), Significato ed esperienza. Bompiani: Milano.

Carla Bazzanella

Dipartimento di FilosofiaUniversità degli Studi di Torinov. S. Ottavio 2010124 TorinoItalia

FAX +39 011 8124543E-mail : [email protected]

CARLA BAZZANELLA insegna Linguistica all’Università di Torino dal

2001, dopo aver insegnato Filosofia del linguaggio dal 1991.

Ha pubblicato in sedi nazionali ed internazionali molti articoli e

diversi libri, tra cui: Le facce del parlare. Un approccio pragmatico all'italiano

parlato, Firenze/Roma, La Nuova Italia 19943; come curatrice:

Repetition in Dialogue, Niemeyer, Tübingen 1996; Sul dialogo. Contesto e forme di

28

interazione, Milano, Guerini e associati 2002; con Pietro Kobau,

Passioni, emozioni, affetti, McGraw-Hill, Milano 2002.

29


Recommended