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Intervista al Sindaco di Milano Giuseppe Sala Valenza...

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NUMERO 3 - MARZO 2017 - ANNO LXX Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - Decreto Legge 24/12/2003 n. 353 (convertito in Legge 27/2/2004 n. 46) Art. 1, comma 1. Pubbl. inf. 45% DCB/Milano - euro 1,03 (abbonamento annuo euro 15,00). Valenza della cultura manageriale Intervista al Sindaco di Milano Giuseppe Sala
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NUMERO 3 - MARZO 2017 - ANNO LXX

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Valenza della cultura manageriale

Intervista al Sindaco di Milano Giuseppe Sala

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DI 1DIRIGENTI INDUSTRIA MARZO 2017

Romano AmbrogiPresidente ALDAI

Reshoringdel manifatturiero

Nell’intervento alla tavola rotonda “Opportunità di reshoring per il manifatturiero in Italia”, organizzata da Regione Lom-bardia, Unioncamere e Promos in occasione della “V Edizione degli Invest in Lombardy Days” dello scorso 10 febbraio 2017, ho ricordato la riflessione di Carlo Purassanta, nell’imminenza dell’inaugurazione della nuova sede di Microsoft a Milano, sul-la sua esperienza di riapprodo (traducendo così un reshoring personale) avvenuta quattro anni or sono, dopo 18 anni di car-riera all’estero, come massimo rappresentante di Microsoft in Italia.Il General Manager di Microsoft citava le crude cifre della com-parazione tra l’Italia (un Pil al 78% di quello precrisi) e gli altri Paesi occidentali (UK e Canada hanno già recuperato, la Ger-mania è all’89%) anche per quanto riguarda la capitalizzazio-ne delle imprese quotate (–57% per noi mentre la Francia è al –14%) e soprattutto citava una mancanza di fiducia, che si tra-duce in una carenza di investimenti (calati del 50% per quanto riguarda la IT) e di ricerca. La sua decisione di tornare era maturata invece per contra-stare il diffuso clima di rassegnazione che pervade le imprese (dalle ambizioni troppo limitate), la pubblica amministrazione (che soffre il cambiamento), la politica (con quattro governi in quattro anni) ed è riflessa, quando non indotta dai media (che vedono tutto nero). Individua ancor oggi un enorme poten-ziale inespresso dall’industria manifatturiera italiana nell’adot-tare in modo creativo e vivace le nuove tecnologie, utilizzando l’innovazione e aprendosi alla collaborazione e alla creazione di opportunità per i giovani e per le donne.Ecco, credo che sia necessaria la testimonianza di persone che, in modo concreto e fattivo, facciano propria la caratteristica specifica dei manager: fare accadere le cose. Credo che pro-prio qui a Milano ed in Lombardia, dove le imprese industriali hanno dimostrato la propria capacità di tenere il passo con i quattro motori dell’Europa, occorra spingere sugli esempi di successo, come sta facendo l’iniziativa “Invest in Lombardy” promossa dalla Regione.Noi dirigenti industriali desideriamo contribuire al successo delle imprese non solo con la nostra professionalità, che gio-chiamo tutti i giorni a fianco degli imprenditori, ma anche of-frendo alla comunità un sostegno sociale convinto, che parte dalla condivisione dei valori, per arrivare a proposte che na-scono dall’esperienza collettiva e condivisa.

DITORIALEe

Un recente articolo, al quale ho voluto replicare, su un quoti-diano individuava nella carenza di una robusta schiera di ma-nager dell’industria italiana una parte della scarsa resistenza alle numerose acquisizioni da parte di capitali stranieri, senza che ci sia una reciprocità adeguata. Mi sembra che questo in-dichi soprattutto la necessità di ripensare il vecchio paradig-ma dell’impresa familiare italiana, a scarsa propensione verso una sistematica managerialità.Ma è vero che la creazione di un senso di solidarietà tra gli uomini e le donne dell’impresa e delle imprese è un grande antidoto a quel senso di sfiducia che sembra frenare ogni slan-cio vitale della nostra società e ci permette di guardare alle acquisizioni di imprese da parte di investitori stranieri con un consapevole senso di autostima nelle capacità di sviluppare ricchezza, grazie proprio alle potenzialità della nostra cultura.Ovviamente occorre anche saper discernere i progetti di inve-stimento capaci di creare valore e sviluppo, facendo leva sulle qualità espresse dal Capitale Umano dell’impresa, e avere la forza di influenzare le decisioni della politica e dell’Ammini-strazione per accompagnare e favorire investimenti che ge-nerano sviluppo e nel contempo di scoraggiare iniziative pu-ramente speculative e strumentali ad altri interessi. È qui che la Commissione Industria di Federmanager a livello nazionale intende concretizzare la proposta di costituire un centro di ag-gregazione e cultura industriale, a favore dei nostri soci e di tutta la società.Vorrei ricordare un’indagine che abbiamo condotto in ALDAI qualche tempo fa e che ha considerato una delle eccellenze del nostro sistema produttivo, la cosiddetta meccatronica. Le aziende lombarde hanno saputo coniugare l’elettronica e l’automazione con la meccanica di precisione, in un panora-ma di applicazioni estremamente vasto, dall’automotive alle macchine utensili, mantenendo un patrimonio di addetti alta-mente qualificati. Le dimensioni medie delle imprese sono inferiori a quelle ri-scontrate in altre realtà europee, nonostante la presenza di grande imprese, spesso multinazionali. Ciò testimonia da un lato la vitalità delle nostre PMI, dall’altro stimola a creare le condizioni per un “ritorno a casa” di capitali, imprenditori e competenze che hanno fatto conoscere questa straordinaria cultura tipicamente lombarda, che le nuove tecnologie posso-no nuovamente far prosperare in “casa”. ■

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ommarioSNUMERO 3 - MARZO 2017 - ANNO LXX

EDITORIALE 1 Reshoring del manifatturiero Romano Ambrogi

FOCUS 4 Giuseppe Sala, Sindaco Manager di Milano Franco Del Vecchio

6 Ho scelto l'estero invece dell'Italia... Chiara Tiraboschi Marco Pepori

8 Dal 1912 quanta energia da quella prima turbina... Giuseppe Zampini

10 Valorizzare il management Claudio Ceper Nicolò Boggian

12 I manager in cabina di regia per affrontare il cambiamento Chiara Tiraboschi

SERVIZI AGLI ASSOCIATI 13 Dirigenti Industria digitale più ricca per gli associati a cura del Comitato di Redazione

14 Convenzione Assocaaf 2017 Assistenza fiscale

17 50&Più Servizi Aggiornamento tariffe convenzione

LAVORO 18 Occupazione in Europa e in Italia Giovanni Facco

ASPETTI LEGALI22 Privacy: un'opportunità prima che un obbligo per l'azienda Antonio Ferraguto 30 Polizza assicurativa in favore del dirigente Alberto Sbarra

FISCO32 Il lavoro all'estero e il rischio della doppia imposizione Nicola Fasano

PREVIDENZA36 Impegno sociale e difesa dei diritti Mino Schianchi

PREVIDENZA - ASSISTENZA39 Hot mail con il nostro esperto Inps Salvatore Martorelli

FOCUS

Il valore del management

VITA ASSOCIATIVA40 Terza edizione del campionato nazionale di sci

OPINIONI41 I paradossi del Bel Paese Edoardo Lazzati

42 Scegliere i vincitori, salvare i perdenti Giuseppe Colombi Luca Luchesini

CULTURA E TEMPO LIBERO44 Un nemico che dobbiamo combattere, anche in azienda Giorgio Medi

44 Viaggi nel tempo e nello spazio Livio Fasiani

45 Edouard Manet e la libertà di fare pittura Alberto Cantoni

46 Lectura Dantis Adriana Pasca

VORREI INVIARE UN TESTO ALLA REDAZIONE DI "DIRIGENTI INDUSTRIA"...

1) Quale formato è idoneo? Formato word (.doc)2) Quante battute compongono una pagina della

rivista? 3.500 battute spazi compresi3) Come si contano eventuali occhielli, box e

immagini da inserire nel testo? Se sono previsti occhielli, box, immagini e

foto il numero delle battute va ridotto in modo proporzionale

Per l’ottimizzazione dei tempi e per non creare disguidi nell’iter della lavorazione tecnica della rivista invitiamo cortesemente ad inviare alla Redazione i testi in versione definitiva. Il titolo

fornito dall’Autore può essere modificato dalla redazione per uniformità, come lunghezza e stile, ai titoli degli altri articoli della rivista.

ILLUSTRAZIONILe immagini non devono essere inserite nel documento Word di testo, bensì inviate separatamente in file ad alta risoluzione per la stampa. Formato per le immagini: JPG, TIFF, PDF alta risoluzione.

PER ULTERIORI CHIARIMENTIGabriella Canuti, Segreteria di Redazionevia Larga, 31 - 20122 MilanoTel. 02.58376.237Fax 02.5830.7557 e-mail: [email protected]

VADEMECUM PER GLI AUTORI

LETTERE E ARTICOLI FIRMATI IMPEGNANO TUTTA E SOLA LA RESPONSABILITÀ DEGLI AUTORI E NON RISPECCHIANO NECESSARIAMENTE L'OPINIONE DELL'ALDAI.GLI ARTICOLI SONO PUBBLICATI A TITOLO GRATUITO.

A PAGINA 26ASSIDAI WELFARE 24

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DI4 DIRIGENTI INDUSTRIA MARZO 2017

Giuseppe Sala,Sindaco Manager di Milano

ato nel 1958 e laureato in Economia e Commercio

all'Università Bocconi, Beppe Sala, ha ini-ziato la sua carriera in Pirelli ricoprendo diversi incarichi nelle aree del controllo di gestione e della pianificazione stra-tegica fino ad essere nominato ammini-stratore delegato della Pneumatici Pirelli nel 1998. Nel 2002 è Chief Financial Offi-cer (CFO) di TIM e nel 2009 assume l'in-carico di direttore generale del Comune di Milano. Nel 2012 ricopre la carica di presidente di A2A, l'azienda pubblica lombarda di energia e servizi, per diven-tare nel 2010 prima amministratore de-legato e poi commissario unico di Expo.

Come gli altri candidati alle elezioni del Comune di Milano, in perfetta par con-dicio, Beppe Sala ha incontrato gli asso-ciati ALDAI Federmanager milanesi un anno fa, il 3 febbraio 2016. Ho avuto la percezione che si sentisse a casa, sereno e determinato a dare un contributo per il futuro della nostra cit-tà. L’esito elettorale lo ha premiato e il 19 giugno scorso Beppe Sala è stato eletto sindaco di Milano raccogliendo il 51,7% dei consensi, rispetto all'altro candidato al ballottaggio (anch’esso manager) Ste-fano Parisi.Ad un anno dall’incontro in ALDAI ho proposto al Sindaco Sala alcune do-mande per condividere con i colleghi gli aspetti distintivi e qualificanti che la società riconosce alle competenze e ai valori manageriali.

OCUS - IL VALORE DEL MANAGEMENT

Un dirigente sindaco di Milano, non è una novità, ma oggi più che in passato stimola riflessioni sull’effettiva valenza della cultura manageriale al servizio della società, non l’azienda in questo caso, bensì la collettività della metropoli motore economico del Paese. Nelle domande al “collega” e “sindaco” Beppe Sala ho cercato di capire quali competenze manageriali sono veramente apprezzate e contribuiscono al buon governo ed al progresso sociale.

Franco Del Vecchio Consigliere ALDAI-Federmanager e Segretario CIDA Lombardia - [email protected]

nGiuseppe Sala, Sindaco di Milano.

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DI 5DIRIGENTI INDUSTRIA MARZO 2017

Quali sono le competenze manage-riali che ritiene abbiano maggior-mente contribuito al suo successo? Non dovrei essere io a dirlo. Però pen-so di essere stato un manager – e oggi un amministratore pubblico – pratico, concreto, aperto al dialogo e capace di prendere decisioni anche difficili. In al-tre parole, sono un uomo che si prende i suoi rischi e le sue responsabilità, nel bene e nel male. Credo che la trasparen-za sia la prima dote da avere e da mette-re in campo quando dalle proprie scelte – seppur collegiali che possano essere – dipende il futuro di un'intera comunità e città.

Quali sono, dal suo punto di vista, le principali differenze fra le perso-ne che operano nell’interesse pub-blico con formazione manageriale rispetto a chi si è formato nelle mili-tanze di partito? Credo che la differenza principale sia nella sensibilità diversa che si sviluppa in un ambito o nell'altro. Chi arriva al pubblico dopo un'esperienza manage-riale, come dicevo prima, è abituato a essere tendenzialmente pratico. Anche quando affronta tematiche tecniche ri-esce a spiegare quali siano le ricadute fattive e concrete delle scelte fatte. Chi proviene da una formazione più politica, dal canto suo, è di solito sensibile nell'in-terpretare i contesti che determinano il vivere quotidiano della gente e abile nel cercare collaborazione e sinergie per in-dividuare possibili soluzioni a problemi. In ambo i casi, un buon amministratore

deve porre alla base del proprio agire l'interesse e il bene della propria azien-da o/e per la società, in senso più ampio. È per lei più importante l’onestà o l’impegno per la causa del partito? Ovviamente l'onestà. È il metro con cui si misura l'azione dell'uomo, così come quello del politico e dell'amministratore. Senza non si può parlare di dignità in al-cun ambito.

Quali sono secondo lei i comanda-menti morali del manager? Il manager - ovviamente parliamo del "buon manager" – deve ispirare la pro-pria azione a un solo comandamento, quello del "fare bene". Questo significa agire in modo corretto e onesto, nel ri-spetto delle regole, con concretezza e in modo risoluto per il bene dell'azienda per cui lavora, quindi per farla crescere e prosperare. In questo modo, non solo può farsi garante della rispettabilità dell'azienda, ma ha l'opportunità di pre-sentarla alla società come modello da seguire.

Quale è e quale dovrebbe essere se-condo lei il contributo dei manager all’economia e alla società?Un manager – come succede per ogni professionista e ogni lavoratore – mette a disposizione della società che rappre-senta il proprio sapere, le proprie com-petenze, il proprio saper fare e le proprie doti relazionali. Esperienza e sensibili-tà per interpretare i differenti contesti socio-economici sono due abilità fon-

damentali per il manager, perché indi-spensabili a raggiungere gli obiettivi di business fissati. Raggiungerli procura un bene all'azienda e, allargando l'orizzon-te, all'economia, al mercato in cui questa opera e così all'intera società.

Nel ringraziare il Sindaco Sala per le ri-sposte, mi è venuta spontanea una ri-flessione: la cultura e i valori manage-riali di rispetto, onestà, trasparenza, responsabilità, progettualità e meri-tocrazia non appartengono in “esclusi-va” ai manager, ma possono costituire un riferimento valoriale per il Paese. Chiunque può dare il proprio contribu-to, evitando di alimentare polemiche pretestuose, per impegnarsi e fare qual-che cosa di concreto e veramente utile per futuro della collettività. ■

OCUS - IL VALORE DEL MANAGEMENT

Un manager mette a disposizione della

società che rappresenta il proprio sapere, le proprie

competenze, il proprio saper fare e le proprie

doti relazionali

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DI6 DIRIGENTI INDUSTRIA MARZO 2017

a ngelo Di Tata, classe 1965, dopo una laurea al Poli-

tecnico e 23 anni di esperienza lavora-tiva presso diverse società di una mul-tinazionale italiana operante nel campo dell’Oil&Gas, decide di lasciare l’Italia vo-lontariamente per andare all’estero.Dal 2015 è Direttore della Funzione Supply Chain di una società con sede legale a Londra e sede operativa negli Emirati Arabi Uniti, leader nel settore dell’Oil&Gas per la fornitura di servizi integrati per la realizzazione di impian-ti industriali principalmente nel Medio Oriente. 14.000 dipendenti di 80 diverse nazionalità, 24 uffici nel mondo, 36 anni sul mercato globale: questa la presenta-zione della sua attuale azienda.Una scelta quella di andare all’estero non legata a necessità o costrizioni, ma totalmente volontaristica e che offre quindi lo spunto per fornire qualche ri-flessione o semplicemente un diverso punto di vista."Dirigenti Industria" ha raccolto la testi-monianza del collega Di Tata, nell’ottica di condividere esperienze e proporre spunti di riflessione che siano utili e di interesse per i nostri manager.

La domanda che ancora oggi mi fanno in molti – introduce Di Tata – è:Per quale motivo hai affrontato un cambiamento del genere a 50 anni da dirigente senior?La risposta è molto semplice: non riusci-vo più ad accettare un contesto operati-vo dove ormai la forma conta più della sostanza e quindi dentro di me è nata una grande voglia di creare una nuova prospettiva che potesse pienamente ri-spondere alle mie aspirazioni professio-

nali in una diversa condizione di merca-to più dinamica e coinvolgente.Nel settore dell’Oil&Gas il Medio Oriente è sempre stato il baricentro del business, l’area di concentrazione della maggior parte degli investimenti e quindi nella valutazione delle varie opportunità ho deciso di accettare l’offerta di lavoro locale per assumere il ruolo di Supply Chain Management Director con sede di lavoro a Sharjah (EAU). La scelta ovviamente non è stata facile. Le implicazioni prese in considerazione sul piano lavorativo e personale sono state molteplici, ma alla fine ha prevalso il coraggio di accettare una grande sfida e così ho iniziato la mia nuova avventura professionale da espatriato.

Quali sono le maggiori differenze con l’Italia, sia dal punto di vista professionale sia culturale?Gli Emirati Arabi Uniti sono un Paese mol-to accogliente, per viverci da residente può certamente non piacere a tutti, ma a livello di servizi primari e secondari non manca nulla, neanche una certa dose di italianità (oltre 10.000 espatriati iscritti all’AIRE di Dubai ed Abu Dhabi) quindi

per la vita privata ci si adatta facilmente alla nuova realtà locale.Dal punto di vista lavorativo invece l’impatto è stato notevole. Un impatto complessivamente positivo, legato sia al diverso modo di concepire il tipo di bu-siness, sia alla diversa capacità decisio-nale richiesta alle posizioni manageriali, sia all'estrema flessibilità del mercato del lavoro. Per capire meglio le differen-ze rispetto alla realtà aziendale italiana bisogna approfondire separatamente questi tre aspetti.

Tipo di business Nella mia attuale società, come in tante altre fuori dall’Italia, si lavora con l’obiet-tivo prioritario di soddisfare al meglio il cliente interno, il project director, cioè colui che è l’unico responsabile di pro-fitti e perdite del suo progetto, attraver-so i servizi interni offerti dalle diverse funzioni aziendali. In altri termini, nella gerarchia operativa, il project director comanda in modo assoluto e le funzio-ni devono supportarlo al meglio delle loro possibilità. Un concetto noto (d’al-tra parte il project management deriva dalla rivisitazione della gestione opera-tiva delle operazioni militari in tempo di guerra), magari rischioso a livello di company governance, ma che associa-to ad una burocrazia ridotta al minimo indispensabile, genera un’elevatissima efficacia operativa.In questo quadro, anche il rapporto con il mercato dei fornitori e degli appalta-tori (il cosiddetto “indotto”) è totalmente diverso rispetto a quello esistente in Ita-lia (ne parlo in quanto parte fondamen-tale del mio ruolo). Infatti si riconosce apertamente che il successo di un pro-getto passa necessariamente attraverso il supporto di fornitori e appaltatori che con la loro esperienza, con il loro know-

Chiara Tiraboschi GiornalistaResponsabile Servizio Comunicazione e Marketing ALDAI

Marco Pepori Consigliere ALDAI-Federmanager

Ho scelto l’esteroinvece dell’Italia…Testimonianza di un socio ALDAI-Federmanager

Angelo Di Tata.

OCUS - IL VALORE DEL MANAGEMENT

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DI 7DIRIGENTI INDUSTRIA MARZO 2017

how e con la loro disponibilità danno un contributo essenziale al raggiungi-mento degli obiettivi di un progetto, rappresentandone circa il 90% del costo complessivo. Questo significa che con fornitori e appaltatori si lavora a stretto contatto sin dalla fase di offerta, alimen-tando una relazione che va ben oltre quella del mero rapporto contrattuale e che permette alle società del settore di essere molto competitive e ben referen-ziate sul mercato.

Capacità decisionaleLe doti di managerialità individuale ri-chieste da questo ambito operativo si possono declinare in una maggiore re-sponsabilizzazione diretta con ampia autonomia decisionale ed una distinta capacità di leadership orientata al rag-giungimento di obiettivi comuni. In altri termini si preferisce l’efficacia all’efficien-za e si conta molto sul lavoro di squadra e sulla resilienza del project team ai pic-chi di lavoro. Purtroppo oggi in Italia il ruolo del ma-nager è spesso soggetto a vincoli di ogni tipo derivanti dalla burocrazia dilagante, dalle leggi sul mercato del lavoro e da obiettivi poco motivanti. Per un manager senior, dopo aver accumulato una certa esperienza sul campo, risulta particolar-mente difficile poter esprimere il proprio potenziale o dimostrare le proprie capa-cità prendendo decisioni tempestive e

assumendosi certe responsabilità. Credo che questo sia un aspetto logo-rante del rapporto di lavoro manageria-le, con inevitabili conseguenze negative a lungo termine per ogni società che trascuri il problema o che non prenda adeguate contromisure per tempo.

Mercato del lavoroIn merito alla flessibilità del mercato del lavoro, ho potuto rilevare la grande importanza che essa assume quando, nell’ambito delle responsabilità sopra descritte, si ha la necessità di costruire la propria squadra. Nella società dove lavoro tutti sanno, me compreso, che il rapporto lavorativo è legato al livello di prestazione che viene espresso sui progetti. Ogni anno il 100% delle risor-se operative, dai livelli più bassi all’am-ministratore delegato, sono soggetti al cosiddetto “annual assessment”. Questo fatto non serve solo a compilare tabelle e scrivere relazioni sulle singole risorse per l’ufficio del personale a supporto delle relative gratificazioni monetarie, ma soprattutto a determinare il giusto mix di risorse per avere a disposizione sempre una squadra vincente.

Grazie per questa testimonianza. Può condividere alcune considera-zioni finali in merito all’esperienza di manager all’estero?In conclusione direi che il manager

espatriato ha meno privilegi, più auto-nomia decisionale e molta più efficacia operativa. Inoltre, credo sia importante evidenziare che il background di un ma-nager italiano senior ha un peso impor-tante nel suo inserimento in una nuova Società all’estero, nel senso che la sua preparazione tecnico/manageriale è ge-neralmente apprezzata e riconosciuta anche a livello internazionale. Questo da una parte ci fa onore, dall’altra ci lascia perplessi: per quale motivo non riusciamo nel nostro Paese a valorizzare questo potenziale sul capitale umano? Qualcuno potrebbe pensare che si trat-ti dell’effetto della globalizzazione dei mercati e che quindi sia inevitabile, altri che sia la conseguenza della debolezza dell’economia e della politica italiana e della mancanza di strategie a medio lun-go termine. Difficile rispondere a questa domanda. Ma la chiara impressione che ho ricavato da questi primi 18 mesi di la-voro da espatriato è che la figura del ma-nager italiano all’estero sia in ogni caso di alto livello perché riesce a combinare un’ottima preparazione di base alla pos-sibilità di mettere in pratica tutto il suo potenziale in un contesto operativo che premia l’iniziativa, l’efficacia e il risultato.

E alla seconda domanda che tutti mi fanno: …e col senno di poi lo rifaresti?Rispondo: Certamente sì… magari an-che prima! ■

OCUS - IL VALORE DEL MANAGEMENT

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DI8 DIRIGENTI INDUSTRIA MARZO 2017

Dal 1912 quanta energia da quella prima turbina…

ondata nel 1853 a Genova, la storia dell’Ansaldo affonda le sue radici nell’energia: nel 1912 viene prodotta la prima turbina a vapore e nel 1923 viene rea-

lizzato il primo impianto di generazione elettrica. Ansaldo si sviluppa poi nell’in-dustria meccanica ed elettrica puntando su innovazione e tecnologia come punti di forza, prendendo l’attuale nome di Ansaldo Energia nel 1991. La storia che voglio raccontare comincia nel 1998, anno molto difficile. Appena arrivato in Ansaldo Energia, da altre real-tà del gruppo, come Direttore Generale e con l’azionista di allora che stava va-lutando addirittura la chiusura della so-cietà. Nel 1998 erano circa 1.000 miliardi di lire il valore della perdita: non aveva-mo soldi, non potevamo pagare gli sti-pendi. Qualcuno mi disse: “non paghia-mo gli stipendi ma non chiediamo prestiti in banca perché non abbiamo capacità di credito”. Mi opposi perché questo sareb-be stato distruttivo. Concordammo con i fornitori dilazioni di pagamento e scon-ti a fronte di un impegno di rientro e di crescita.Quell’anno la società aveva 8.000 perso-ne. Nel 2003 circa 2.300; nel 2007 circa 2.800 persone. Oggi i dipendenti del Gruppo Ansaldo Energia sono 4.400, di cui 3.000 in Italia. Ma perché la crisi? In quegli anni ante

1998 in Ansaldo Energia, ma non solo, non si facevano ancora approfondite analisi dei rischi, la ricerca dei volumi prevaleva sull’attenzione alla redditivi-tà. Scarsa considerazione veniva data ai rischi effettivi delle acquisizioni dei contratti: rischio Paese, rischio cliente, capacità dell’azienda di gestire il con-tratto in quella situazione. Ottenemmo grossi contratti. Un contratto in partico-lare, che cito spesso perché esemplifi-cativo, di 400 miliardi di lire, il cui valore per Ansaldo Energia era di 50 miliardi di lire. Tutto il resto era fatto da appaltatori, alcuni dei quali – con nomi anche altiso-nanti nel mercato dell’economia nazio-nale – fallirono. Noi dovemmo entrare per cercare di completare i contratti. Per-demmo qualcosa come l’80% del valore della commessa. Dovevamo identificare una opportunità e le opportunità migliori non erano all’e-stero ma dalla privatizzazione del mer-cato italiano. Era il momento delle decisioni. Rego-lammo l’andamento produttivo dell’a-zienda che allora era piuttosto scarso. Noi seguivamo il mercato. Non faceva-mo un prodotto standard, ma il prodot-to seguiva le esigenze dei clienti. Ab-biamo quindi tarato la nostra capacità produttiva. Abbiamo alienato le attività che non consideravamo più core busi-ness e, al termine di questa fase, ci siamo basati su quattro "gambe" equilibrate dell’azienda: la capacità di fare impianti; la produzione di macchine; la manuten-

zione degli impianti e delle macchine e il nucleare. Implementata la strategia di consolida-mento e di riprogettazione dei proces-si chiave, abbiamo ripreso a crescere. Questa crescita è merito non solo di Zampini, ma anche dell'organico di alto livello professionale di Ansaldo Energia che aspettava solo una motivazione per ripartire. E poi le licenze, che sembravano dare sicurezza, ma in realtà uccidevano la capacità e l’ingegno. Il vero cambio cul-turale della società è avvenuto quando nel 2001 prima, e nel 2005 poi, fu deci-so di chiudere tutte le licenze esistenti, rendendoci tecnologicamente indipen-denti. Abbiamo riscoperto il piacere di fare e il legame con il prodotto e con il business. Ciò che ha consentito il riavvio della pro-duzione standard è stato un contratto internazionale con l'Iran, che era un Pae-se considerato a rischio, per la fornitura di 30 turbine a gas. Proprio durante il suo Ministero al Tesoro, Ciampi ci supportò nel 1999 in questo contratto. Contratto che impauriva i vertici aziendali di allora e che durante la fase finale, poco prima della firma, erano uniti nel suggerirmi di non firmare. Il cellulare squillava spesso; lo chiusi per non sentirlo e firmai. Sì, si può quasi dire che fu un cellulare a cam-biare la nostra storia: era il 7 luglio 2000.Abbiamo accettato la sfida della crescita e dell’internazionalizzazione decidendo di continuare a produrre a Genova.

OCUS - IL VALORE DEL MANAGEMENT

Giuseppe Zampini Presidente Ansaldo Energia

Dirigenti e professionisti di valore, animati dalla passione per il progresso e le tecnologie, hanno colto le sfide internazionali per affermare il Made in Italy industriale, assumendosi responsabilità e rischi personali per il successo dell'impresa e il bene della collettività. Oggi il Gruppo Ansaldo Energia è un protagonista internazionale nel campo della generazione elettrica, un player in grado di fornire all’industria un modello integrato, dagli impianti chiavi in mano, ai componenti (turbine a gas, turbine a vapore, generatori, microturbine), al service a supporto, fino ad attività in campo nucleare.

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DI 9DIRIGENTI INDUSTRIA MARZO 2017

OCUS - IL VALORE DEL MANAGEMENT

Abbiamo deciso di investire in fabbrica a Genova: non solo per la capacità ricono-sciuta del personale, ma perché ritenevo e ritengo che un’azienda possa diventa-re internazionale solo se ha una capa-cità autonoma sul mercato domestico. Essere internazionali alcune volte non è soltanto un fattore di successo, può es-sere una conseguenza del successo. Noi ci siamo concentrati sullo sviluppo tec-nologico. Abbiamo ricercato un posizio-namento competitivo che ci consentisse di sopravvivere e abbiamo creato questa forte integrazione con il territorio ligure.Da qui, tra il 2008 e il 2013, abbiamo lavorato nel Medio Oriente e nel Medi-terraneo, affrontando la cosiddetta “pri-mavera araba”: nonostante i comples-si contesti geopolitici di ogni singolo Stato, abbiamo sempre consegnato le nostre macchine e i nostri impianti nel tempi contrattualmente previsti. Ho sempre definito “strategica” Ansal-do Energia per il Paese, proprio perché prendeva lavoro all’estero e lo portava in Italia. Sono anni che l’Italia nel nostro settore è ferma, a parte qualche attività nel settore del service. Ma l’indotto nel Paese continua a rimanere importante. Negli ultimi anni ho cercato di difendere l’azienda dalla vendita del suo 100% a gruppi stranieri. Questo non per una difesa dell’italiani-tà fine a se stessa, ma perché credevo nella capacità delle donne e degli uo-mini di Ansaldo Energia di poter stare sul mercato. Dopo una prima cessione di quote (45%) a un Private Equity ame-ricano, a fine 2013 Ansaldo Energia è uscita dal Gruppo Finmeccanica per essere acquisita dal Fondo Strategico Italiano di Cassa Depositi e Prestiti. L’a-zienda in quel momento contava 3.400 dipendenti (di cui circa 3.000 in Italia) ed era, per usare le parole dell’azionista, “il capo-filiera della meccanica a valore aggiunto per l’energia", settore in cui l’Italia presentava notevoli eccellenze di nicchia. Si stima che solo l’acquisto di componenti da fornitori italiani ga-rantiva un’occupazione a 10.000 lavo-ratori nelle aziende dell’indotto. Inoltre, l’azienda, con le sue capacità di offrire a livello internazionale centrali termo- elettriche chiavi in mano (EPC), si pone-va a traino di importanti imprese italiane fornitrici di sottosistemi di centrale".Pur avendo la maggior parte degli ordi-nativi all’estero, Ansaldo Energia conver-

tiva questi ordinativi in lavoro che veni-va svolto per la maggior parte in Italia, contribuendo quindi alla crescita dell’e-conomia nazionale. Un processo virtuo-so che deve poter essere conservato.Di lì a poco, nel maggio 2014, Fondo Strategico Italiano e la dirigenza della società chiudono l’accordo per l’ingres-so di Shanghai Electric nell’azionariato con una quota del 40%: un rarissimo caso in cui un gruppo cinese entra in una società con una quota non di con-trollo. La cerimonia di firma viene tenuta a battesimo dal Presidente del Consiglio e dai Vertici di Cassa Depositi e Prestiti, oltre che alla presenza delle Autorità ci-nesi. Quando nel 2005 abbiamo chiuso qual-siasi rapporto di licenza e ci siamo resi tecnologicamente indipendenti ci da-vano per spacciati. Invece è proprio gra-zie a questo decennio di indipendenza tecnologica che siamo stati in grado di poter sfruttare l’opportunità venutasi a creare grazie all’antitrust europeo. L’americana General Electric decise infatti di acquisire la francese Alstom Power. Per farlo la Commissione Euro-pea ordinò agli americani di cedere le attività delle turbine a gas heavy duty ad Ansaldo Energia. Dopo una lunga tratta-tiva, Ansaldo Energia ottenne un centro di ricerca a Baden, nel cantone dell’Ar-govia, in Svizzera, un laboratorio di test (collaudo) a Birr, una società specializza-ta nelle attività di service in Florida, PSM, per un totale di circa 800 nuovi colleghi. Durante le trattative dell’operazione “Alstom” il risultato di non aver voluto anche gli stabilimenti tedeschi, dove ve-

niva prodotta la turbina a gas modello GT26 di Alstom, conferma la nostra “stra-tegicità”: portiamo in Italia, insieme alla proprietà intellettuale delle turbine a gas, anche la produzione.E sono lieto, dopo avere ricoperto per 16 anni il ruolo di Amministratore Delegato di Ansaldo Energia, di essere riuscito a tornare sul mare. Era da anni che chiede-vo, inascoltato, un segnale da parte delle autorità. Dovevamo far uscire, smontate, le nostre macchine più grandi dalla sede di Genova per poi portarle in Toscana, a Massa Carrara, per fare l’assemblaggio finale e imbarcarle su nave: un'assurdità per una società genovese. Questo mec-canismo non sarebbe più stato possibi-le con le turbine ex Alstom, ancora più grandi. A maggio 2017 quindi termineremo la costruzione del capannone per l’assem-blaggio finale e da lì, grazie all’accordo con Ilva e grazie alla possibilità di svol-gere attività terminalistica, potremo im-barcarle direttamente vicino al nostro capannone. Questo risultato è stato possibile grazie a tutte le autorità locali e nazionali, che si sono mosse coordina-te e all’unisono, per dare le risposte alle richieste che la società chiedeva.Visione chiara, management coeso e sta-bile, attenta valutazione di ogni singolo ordine (“prendere ordini è facile, prendere ordini buoni è difficile” amo ripetere), at-tenta gestione, amore per l’azienda, per il fare più che per il parlare, sono sicu-ramente tra gli ingredienti principali di questa bella storia industriale italiana, destinata ad avere ancora tante pagine da scrivere. ■

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DI10 DIRIGENTI INDUSTRIA MARZO 2017

OCUS - IL VALORE DEL MANAGEMENT

Valorizzare il managementManager soddisfatti e valorizzati premiano il merito e fanno innovazione

alorizzare il management è un tema che si presta a

nuove riflessioni visto il modo in cui cambiano le organizzazioni e i manager stessi. In primis le organizzazioni sono meno verticali, più flessibili e i manager più giovani o con percorsi di carriere più frammentati, con esigenze e competen-ze diverse. Bisogna poi ragionare su chi sono oggi i manager. Manager oggi non sono solo i dirigenti di azienda, ma anche i fondato-ri di start-up, i temporary manager, i gig workers o i consulenti esterni nel mo-mento in cui devono prendere decisioni in autonomia e utilizzare risorse proprie e di altri. Le carriere possono essere molto più rapide e le forme organizzative tradizio-nali non sono sempre adeguate a mo-tivare le persone e a supportarle. Allo stesso tempo le necessità personali dei manager sono abbastanza differenti dal passato e il mestiere del manager è più complicato anche su aspetti non pura-mente tecnici e di business. Mentre fino agli anni ‘90 il manager essenzialmente gestiva il business in modo stabile oggi per esempio deve es-sere pronto a gestire fasi di incertezza e discontinuità.Queste semplici considerazioni cambia-no il modo in cui il management dovreb-be essere valorizzato. Proprio perché il mercato è più mobile ed incerto diven-ta strategica la capacità dei manager di dare l’esempio, guidare il cambiamento, attrarre talenti e trattenerli. Anche quan-do un manager lascia l’organizzazione

può continuare ad avere un impatto sulla vecchia organizzazione fornendo buone o cattive referenze e favorendo partnership o fusioni. Quali sono allora le linee di valorizzazio-ne dei manager più attuali e in linea con le esigenze del mercato e dei manager stessi? Ecco alcuni punti di attenzione: valorizzare gli intangibles delle per-

sone, come la loro diversity e le loro esperienze extra professionali. La per-sona a 360 gradi dà l’esempio e genera fiducia e lealtà; tutelare il buon equilibrio tra vita pro-

fessionale e vita personale. Un mana-ger senza una vita personale potrebbe far fatica a gestire le persone con equi-librio e buon senso; rendere possibili crescita professionali

verticali e orizzontali in modo rapido consentendo passaggi anche verso i C.d.A. o verso altre funzioni azienda-li. La motivazione e la passione sono spinte importanti per ottenere migliori risultati; dare responsabilità e potere di deci-

sione anche alla periferia dell’organiz-zazione. Troppa centralizzazione dimi-nuisce il coinvolgimento nella mission aziendale; stimolare una buona cultura dell’erro-

re e del rischio controllato che permet-ta alle persone di sperimentare e di im-parare dagli errori. La paura dell’errore inibisce l’innovazione e il cambiamen-to; dare un supporto di coaching che ac-

compagni le persone in momenti di transizione professionale. Uno sguar-do esterno è importante per ricaricarsi e superare le difficoltà; adattare la strategia e l’organizzazione

alle persone e non viceversa superan-

do le rigidità contrattuali ed organizza-tive; dare ai manager e al loro racconto di

vita aziendale una buona visibilità all’esterno. Li valorizza ed è un’ottima forma di branding per loro e per l’a-zienda.

Tutte queste attività necessitano di pre-senza costante, dialogo e confronto. Il tempo delle valutazioni trimestrali e dei bonus sembra declinare verso un’epoca in cui l’empatia e l’agilità sembrano es-sere sempre più importanti. Tutti gli attori del mercato sono quindi incentivati a tenerne conto oppure a ras-segnarsi a perdere valore rispetto ai loro competitors e ai newcomers. ■

Claudio Ceper Presidente Forum della Meritocrazia

Nicolò BoggianDirettore Generale Forum della Meritocrazia

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Bisogna poi ragionare su chi sono oggi i manager.

Manager oggi non sono solo i dirigenti di azienda, ma anche

i fondatori di start-up, i temporary manager,

i gig workers o i consulenti esterni nel momento

in cui devono prendere decisioni in autonomia

e utilizzare risorse proprie e di altri

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DI12 DIRIGENTI INDUSTRIA MARZO 2017

“i dirigenti hanno pagato il prezzo più alto della crisi.

Ora che finalmente in Italia abbiamo un primo segnale di crescita dobbiamo af-frontare insieme la trasformazione ed è importante che anche i manager entri-no nella cabina di regia del programma governativo Industria 4.0”.

Così l’on. Vinicio Pe-luffo (PD),  membro della Commissione permanente Attività Produttive, Commer-cio e Turismo della Camera, ha sintetiz-zato la discussione al termine di un incon-

tro con i soci ALDAI tenutosi a Milano lo scorso 13 gennaio.L’incontro è stato organizzato in linea con il Piano di Sviluppo Associativo triennale di ALDAI-Federmanager, che prevede un consolidamento nel dialo-go con le Istituzioni e un ruolo centrale nell’asset industriale.Analizzando i principali pilastri della legge di bilancio che introduce le prime misure previste per la crescita industria-le del Paese, l’on. Peluffo ha indicato che “attraverso questi pilastri proponiamo una via italiana per dare una connota-zione culturale dei nostri prodotti, dif-ferenziandoci qualitativamente rispetto alla concorrenza”. Infine, con uno sguar-do sul dibattito politico, l’on. Peluffo

ha auspicato “un approccio che superi la contrapposizione campanilistica per compiere i passi necessari e avere uno sguardo di sistema per il bene del Paese”.Molti i temi portati all’attenzione dell’on. Peluffo dai vertici e dagli associati di ALDAI-Federmanager.

Il Presidente Ro-mano Ambrogi ha sottolineato l’ampio consenso riscosso tra le forze politiche e la società civile dal Pia-no Industria 4.0, ma anche “la necessità di dare attuazione

concreta e positiva alle prime misure del piano già inserite nella legge di bilan-cio”. Ha inoltre illustrato il contributo dei componenti milanesi alla Commissione Industria Nazionale, istituita da Feder-manager per interagire con la politica e fornire soluzioni utili, concrete e percor-ribili sui temi che sono nell’agenda del Governo e del Parlamento.

Il ruolo delle PMI, l’impatto delle nuo-ve tecnologie sul la-voro e le potenzialità della meccatronica (integrazione siner-gica dell’ingegneria meccanica con l’e-lettronica) come set-

tore strategico per il futuro industriale del Paese sono state al centro del contri-buto di Franco Del Vecchio, Consigliere ALDAI-Federmanager che ha sottolinea-

to “la forte vocazione industriale e mec-catronica lombarda nella quale opera oltre un quarto degli addetti dell’intero manifatturiero nazionale”.

Il Vice Presidente Bruno Villani ha sottolineato il ruolo fondamentale del-la formazione per i manager “per assicu-rare il successo du-raturo alle imprese mediante l'apporto

professionale di competenze necessa-rie per affiancare lo sviluppo dell'idea imprenditoriale”. “L’Industria 4.0 spo-sta sempre più le attività delle aziende verso processi altamente automatizzati e interconnessi: all’interno di questo si-stema – ha sottolineato Villani – tra le diverse mansioni, il manager dovrà svol-gere il ruolo di gestore dell’innovazione e dei processi, non più solo di risorse e persone”.Reagendo alle sollecitazioni proposte e rispondendo alle diverse domande dei presenti, l’on. Peluffo ha ribadito l’im-pegno del Governo: “Il ministro Calenda ha assunto una impostazione di lungo respiro che prevede e necessita di in-terventi” per tradurre i piani, come sta avvenendo ad esempio sul piano ener-getico, affinché si passi all’operatività. Ha concordato sulla necessità di “nuovi strumenti di welfare, perché oggi non riesce a reggere” e, per quanto riguarda la ricerca, l’importanza di “sostenere la collaborazione tra pubblico e privato. ■

Chiara Tiraboschi GiornalistaResponsabile Servizio Comunicazione e Marketing ALDAI

I manager in cabina di regia per affrontare il cambiamento

Incontro di gennaio in ALDAI con l’on. Vinicio Peluffo (Commissione Attività Produttive della Camera) sui principali temi dell’Industria 4.0 e le prospettive industriali del Paese.

OCUS - IL VALORE DEL MANAGEMENT

Vinicio Peluffo.

Franco Del Vecchio.

Bruno Villani.

Romano Ambrogi.

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DI 13DIRIGENTI INDUSTRIA MARZO 2017

In due mesi Dirigenti Industria è diventata la rivista digitale per migliaia di managerLa velocità della comunicazione digita-le è sorprendente e sono già numerosi i positivi commenti dei lettori così come le richieste, fra le quali la possibilità di accedere alle versioni PDF dei numeri precedenti, che abbiamo già reso dispo-nibili cliccando sull’immagine a destra in fondo alla prima pagina. Tali documenti contengono anche informazioni riserva-te agli associati e dal corrente mese di marzo saranno accessibili ai soli lettori registrati, così come gli articoli della ru-brica “Dal Consiglio Direttivo”.Consigliamo quindi l’associato, che vede in prima pagina in alto a destra il mes-saggio “Se non fossi registrato …” di regi-strarsi cliccando il link della mail inviata da ALDAI ([email protected]) ad inizio mese. L’attivazione del dispositi-vo di lettura si completa in un minuto e da quel momento si è identificati come "associato", senza dover digitare alcun nome e password. Sarà così possibile leggere gli articoli dell’Associazione ter-ritoriale e le notizie riservate ai soci.

Come stampare gli articoli e ottenere documenti PDFAlcuni associati hanno chiesto come stampare ed ottenere documenti PDF degli articoli; una informazione utile a tutti i lettori che riassumiamo in pochi

A cura del Comitato di Redazione “Dirigenti Industria"

Dirigenti Industria digitale più ricca per gli associati

passaggi. Se usi il programma Chrome apri l’articolo o la pagina d’interesse, clicca sui tre punti verticali in alto e sce-gli la funzione “stampa”. Nella videata di stampa clicca su “modi-fica” per selezionare la stampante prefe-rita, o “Stampa come PDF” per ottenere un file PDF, quindi stampa. Tutto molto semplice, basta sapere come fare. Se utilizzi il programma Edge di Micro-soft i puntini in alto a destra sono oriz-zontali, ma la procedura è analoga. La rivista Dirigenti Industria on-line è un’ot-tima occasione per migliorare la cultura digitale.

Aiutaci a diffondere la rivista Dirigenti IndustriaLa cultura manageriale rappresenta un patrimonio per la società e il futuro

del Paese. Anche tu puoi contribuire:1. Registrati alla rivista Dirigenti Indu-

stria digitale utilizzando la mail rice-vuta dall’Associazione all’inizio del mese. Se non trovi la mail nella posta in arrivo, verifica che non sia finita del-la cartella promozioni o nello spam, e se proprio non la trovi comunica a [email protected] il tuo indirizzo mail e chiedi di inviarti le modalità di registrazione.

2. Fai conoscere la rivista Dirigenti In-dustria ai tuoi colleghi e conoscenti. Invia loro una mail invitandoli a visi-tare la rivista www.dirigentindustria.it oppure www.dirigentisenior.it

3. Passa parola. Copia l’indirizzo Inter-net dell’articolo Dirigenti Industria d’interesse ed invialo a colleghi e co-noscenti che potrebbero apprezzarlo.

L’unione fa la forza. ■

COME OTTENERE UN FILE PDF DA GOOGLE CHROME

La rivista on-line ha aperto la comunicazione a tutti i manager ed alle persone interessate allo sviluppo del Capitale Umano e la crescita del Paese. Pur continuando ad offrire informazioni utili a tutti i lettori, inizieremo nel mese di marzo ad aumentare i contenuti di valore per gli associati registrati, per premiare la loro fiducia.

Chrome - menù funzioni.

Chrome - menù stampa.

ERVIZI AGLI ASSOCIATIs

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DI14 DIRIGENTI INDUSTRIA MARZO 2017

Convenzione Assocaaf 2017Assistenza fiscale

ERVIZI AGLI ASSOCIATIsSeconda parteFacciamo seguito a quanto pubblicato nella rivista di febbraio 2017 (pagine 28 e 29) in merito alla rinnovata convenzione con Assocaaf.

COSA È INDISPENSABILE PORTARE AD ASSOCAAF

1. Tessera di convalida iscrizione ALDAI per l’anno 2017 oppure ri-cevuta dell’avvenuto versamento della quota.

2. Fotocopia di tutta la documenta-zione da inserire nel 730 che Asso-caaf deve conservare per l’Agen-zia delle Entrate. Il contribuente deve conservare la propria copia fino al 31 dicembre 2022.

PRINCIPALI NOVITÀPER IL 730/2017

Spese di istruzione: è stato alzato a € 564 per alunno (nel 730/2016 € 400 per alunno) il limite previsto per la de-trazione del 19% delle spese sostenute per la frequenza delle scuole dell’infanzia (scuola materna), del primo ciclo di istru-zione (scuole elementari e medie) e della scuola secondaria (scuole superiori) del si-stema nazionale di istruzione (pubbliche o private). Si ricorda che tra le spese de-traibili rientrano anche quelle sostenute per l’utilizzo della mensa scolastica e spese pre-post scuola (in quanto es-sendo servizi scolastici integrativi, sono strettamente collegati alla frequenza scolastica). Non sono detraibili le spese relative al servizio di trasporto scolastico. Questa detrazione non è cumulabile con quella prevista per le erogazioni liberali alle istituzioni scolastiche per l’amplia-mento dell’offerta formativa. Spese universitarie: il tetto massimo

per la frequenza di corsi di istruzione uni-versitaria presso università non statali, è stabilito annualmente per ciascuna facol-tà universitaria con decreto del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ri-cerca.

Premi di risultato: da quest’anno ai di-pendenti del settore privato con redditi fino a € 50.000, cui sono stati corrisposti premi di risultato d’importo non superio-re a € 2.000 lordi (€ 2.500 lordi se l’azien-da coinvolge pariteticamente i lavoratori nell’organizzazione del lavoro), è ricono-sciuta una tassazione agevolata. In parti-colare se i premi sono stati erogati sotto forma di benefit o di rimborso di spese di rilevanza sociale sostenute dal lavora-tore non si applica alcuna tassazione al-trimenti si applica un’imposta sostitutiva dell’IRPEF e delle addizionali, pari al 10% sulle somme percepite. Si ricorda che le eventuali spese rimborsate tramite wel-fare aziendale (mediche, mutuo, scolasti-che, ecc.) non possono essere fatte valere nel modello 730. Prorogata l’aliquota di detrazione del

50% per le spese relative a interventi di recupero del patrimonio edilizio e per le spese sostenute per l’acquisto di mobili e di grandi elettrodomestici di classe non inferiore alla A+ (A per i forni), finalizzati all’arredo dell’immobile oggetto di ri-strutturazione (per quest’ultime si ricor-da che l’importo massimo detraibile è € 10.000 ad immobile). Prorogata l’aliquota di detrazione del

65% per le spese relative agli interventi finalizzati al risparmio energetico degli edifici, per gli interventi relativi all’ado-zione di misure antisismiche, su edifici ricadenti nelle zone sismiche ad alta pericolosità e per le spese sostenute per l’acquisto e la posa in opera delle scher-mature solari e di impianti di climatiz-zazione invernali dotati di generatori di calore alimentati da biomasse combu-stibili. Detrazione spese arredo immobili gio-

vani coppie: alle giovani coppie, sposate o anche per i conviventi di fatto da alme-no tre anni, in cui uno dei due compo-nenti non ha più di 35 anni (al 31 dicem-bre 2016), che nel 2015 o nel 2016 hanno acquistato un immobile da adibire a pro-pria abitazione principale, è riconosciuta la detrazione del 50% delle spese soste-nute, entro il limite di € 16.000, per l’ac-quisto di mobili nuovi destinati all’arredo dell’abitazione principale. Detrazione spese per dispositivi mul-

timediali per il controllo da remoto: è riconosciuta la detrazione del 65% delle spese sostenute nel 2016 per l’acquisto, installazione e messa in opera di dispo-

sitivi multimediali per il controllo da re-moto degli impianti di riscaldamento e/o produzione acqua calda e/o climatizza-zione delle unità abitative. Detrazione spese per canoni di leasing

per abitazione principale: è riconosciu-ta la detrazione del 19% dell’importo dei canoni di leasing pagati nel 2016 per l’ac-quisto di unità immobiliari da destinare ad abitazione principale, ai contribuen-ti che, alla data di stipula del contratto avevano un reddito non superiore a € 55.000. Detrazione IVA pagata nel 2016 per

l’acquisto di abitazioni in classe ener-getica A o B: a chi nel 2016 ha acquistato un’abitazione di classe energetica A o B è riconosciuta la detrazione del 50% dell’IVA pagata nel 2016. Assicurazioni a tutela delle persone

con disabilità grave: dal 2016 per le as-sicurazioni aventi per oggetto il rischio di morte finalizzate alla tutela delle perso-ne con disabilità grave, è elevato a € 750 l’importo massimo dei premi per cui è possibile fruire della detrazione del 19%. Erogazioni liberali a tutela delle per-

sone con disabilità grave: dal  2016 è possibile fruire della deduzione del 20% delle erogazioni liberali, le donazioni e gli altri atti a titolo gratuito, complessiva-mente non superiori a € 100.000, a favore di trust o fondi speciali che operano nel settore della beneficienza. Regime speciale per i lavoratori rim-

patriati (rientro cervelli): per i lavorato-ri che si sono trasferiti in Italia concorre alla formazione del reddito complessivo soltanto il 70% del reddito di lavoro di-pendente prodotto nel nostro Paese. School bonus: per le erogazioni liberali

di importo fino a € 100.000 effettuate nel corso del 2016 in favore degli istituti del sistema nazionale d’istruzione, è ricono-sciuto un credito d’imposta pari al 65% delle erogazioni effettuate che sarà ripar-tito in tre quote annuali di pari importo. Credito d’imposta per videosorve-

glianza: è riconosciuto un credito d’im-posta per le spese sostenute nel 2016 per la videosorveglianza dirette alla preven-zione di attività criminali. Utilizzo credito da integrativa a fa-

vore ultrannuale: il Dl 193/2016 ha al-lungato la possibilità di presentare una dichiarazione integrativa a favore fino al 31 dicembre del quinto anno successivo rispetto a quella originaria (la normativa

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DI 15DIRIGENTI INDUSTRIA MARZO 2017

ERVIZI AGLI ASSOCIATIsprecedente dava il limite di un anno). Dal 2016 è quindi possibile indicare l’importo del maggior credito (se non già chiesto a rimborso) risultante dalla dichiarazione integrativa a favore presentata entro i nuovi termini. Identificativo del contratto di locazio-

ne in luogo degli estremi di registra-zione dello stesso. Per consentire en-trambe le modalità sono stati reintrodot-ti i codici da indicare: 3P (in caso di regi-strazione telematica tramite SIRIA o IRIS) e 3T (in caso di registrazione telematica tramite altre applicazioni quali Locazioni WEB, contratti on line o modello RLI). Otto per mille all’Istituto Buddista Ita-

liano Soka Gakkai (IBISG): a decorrere dal periodo d’imposta 2016 è possibile destinare l’otto per mille dell’imposta sul reddito delle persone fisiche anche all’Isti-tuto Buddista Italiano Soka Gakkai (IBISG).

DOCUMENTI NECESSARIPER IL MODELLO 730/2017REDDITI 2016

1. Documento di identità: copia docu-mento di identità valido del dichiarante e, se congiunta del coniuge (se non già conferiti in sede di delega o se rinnovati dall'ultima copia fornita).

2. Tessera sanitaria: copia per il codice fi-scale del dichiarante, del coniuge e dei familiari a carico (solo per chi non ha presentato la precedente dichiarazione con Assocaaf o in caso di variazioni).

3. Dichiarazione dei redditi dell’anno precedente: 730/2016 (redditi 2015) o Unico 2016 (redditi 2015) compre-se eventuali dichiarazioni integrative/rettificative o ultima dichiarazione pre-sentata (solo per chi non ha presentato la precedente dichiarazione dei redditi con Assocaaf ).

4. Redditi: Certificazione Unica 2017 (red-diti 2016) di: lavoro dipendente e/o pensione e/o autonomo non professio-nale.

5. Utili: Certificazione 2017 degli utili e dei proventi equiparati corrisposti nel 2016.

6. Terreni e/o fabbricati: visure catastali/atti di compravendita per acquisto, divi-sione o vendita (solo in caso di variazio-ni immobiliari avvenute nel 2016). Per gli immobili affittati è necessario il con-tratto di locazione registrato + estremi di registrazione del contratto dell’Agen-zia delle Entrate (cartacea o telematica) + modello RLI (oppure vecchi mod. 69 e SIRIA). In caso di eredità produrre atto di successione.

7. Spese sanitarie (franchigia € 129,11): fatture, ricevute, quietanze di paga-mento e scontrini fiscali parlanti relati-vamente al dichiarante, al coniuge ed ai familiari a carico. Nel caso di rimborso da parte di polizza sanitaria, indicare su ogni documento l’importo non rimbor-sato. Tra le più comuni: prestazioni per visite mediche generi-

che e/o specialistiche, analisi e terapie; spese odontoiatriche; ticket ospedalieri/sanitari ed esami di

laboratorio; prestazioni chirurgiche e degenze

ospedaliere; scontrini fiscali parlanti riportanti il

codice fiscale del contribuente, la na-tura (farmaco, medicinale, omeopatia o abbreviazioni), qualità (codice AIC) e quantità dei prodotti acquistati; dispositivi medici (solo ed esclusiva-

mente quelli che riportano la marcatu-ra CE); lenti oftalmiche correttive, montature

per lenti correttive, occhiali premon-tati per presbiopia, lenti a contatto e relative soluzioni (solo ed esclusiva-mente se riportano la marcatura CE); acquisto/affitto protesi, apparecchi e

attrezzature sanitarie classificate come dispositivi medici; prestazioni rese da soggetti abilitati

all’arte ausiliaria della professione sa-nitaria come ad esempio fisioterapista, dietista, odontotecnico, podologo, ecc.; sedute di psicoterapia (da professioni-

sta iscritto all’albo); certificati medici per usi sportivi, per la

patente, ecc..; terapie eseguite nei centri autorizzati:

riabilitazione, fisioterapia, ginnastica correttiva, cure termali purché ci sia la prescrizione medica e sul documento di pagamento risulti la figura profes-sionale che ha eseguito la prestazione.

8. Spese per persone con disabilità: (ri-conosciuta da Legge 104/92 o certifi-cazione rilasciata da altre commissioni mediche pubbliche incaricate ai fini del riconoscimento dell’invalidità civile, di guerra): spese sostenute per mezzi necessari

all’accompagnamento, deambulazio-ne, locomozione, sollevamento (ac-quisto o affitto di poltrone e carrozzel-le, stampelle, trasporto in ambulanza, ecc..) e per sussidi tecnici e informatici che facilitano l’autosufficienza e l’in-tegrazione (fax, computer, modem, stampante, telefono, ecc.); spese sostenute per acquisto motovei-

coli e autoveicoli adattati per soggetti con ridotte capacità motorie, oppure

anche di serie (non adattati) per non vedenti, sordomuti, persone con han-dicap psichico o mentale, sindrome di down, titolari di indennità di accompa-gnamento, invalidi con gravi e perma-nenti limitazioni alla deambulazione; spese mediche e di assistenza: medici-

nali, assistenza infermieristica e riabi-litativa, personale qualificato addetto all’assistenza di base o operatore tec-nico assistenziale, educatore profes-sionale, altre spese specifiche. Per i ricoveri presso istituti di assistenza, la parte deducibile riguarda le spese mediche di assistenza e non la retta di degenza.

9. Mutui per acquisto abitazione prin-cipale (importo massimo detraibile € 4.000 a mutuo): certificazione relativa agli interessi passivi pagati nel 2016 o quietanze di pagamento (con l’indica-zione separata della quota degli inte-ressi), estratto rogito di acquisto (con intestatario, data e importo d’acquisto), estratto contratto di mutuo (con inte-statario, data e importo finanziato). Per chi ha acquistato casa nel 2016 anche fattura del notaio (relativa alle compe-tenze per il contratto di mutuo).

10. Intermediazione immobiliare (im-porto massimo detraibile € 1.000 ad atto): fattura del soggetto di interme-diazione immobiliare per l’acquisto di unità immobiliare da adibire ad abita-zione principale ed estratto del rogito riportante i riferimenti dell’avvenuta intermediazione. Non è detraibile quanto pagato all’agenzia per la ven-dita dell’abitazione principale.

11. Spese di istruzione fino alla scuola secondaria superiore (importo mas-simo detraibile € 564 per alunno): rice-vute dei versamenti effettuati per spe-se sostenute per iscrizione, contributi volontari e obbligatori, mensa e servizi integrati a scuole dell’infanzia (scuola materna), del primo ciclo di istruzio-ne (scuola elementare) e della scuola secondaria del sistema nazionale di istruzione. Questa detrazione non è cumulabile con quella del punto 13.

12. Spese di istruzione universitaria e specializzazione: ricevute dei versa-menti effettuati per spese sostenute per frequenza universitaria e di specia-lizzazione universitaria, master, dotto-rato di ricerca, conservatorio, accade-mia delle belle arti con chiara identifi-cazione del corso di laurea sostenuto. Per le università non statali l’importo detraibile è stabilito annualmente con decreto del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. La spesa

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DI16 DIRIGENTI INDUSTRIA MARZO 2017

ERVIZI AGLI ASSOCIATIsnon può essere documentata attra-verso il modulo di autocertificazione stampabile, di norma, dalla posizione on line dello studente.

13. Contributo scolastico a favore di scuole di ogni ordine e grado: rice-vute della scuola o ricevute dei ver-samenti attestanti le somme versate con la causale erogazione liberale per innovazione tecnologica, edilizia sco-lastica o ampliamento dell’offerta for-mativa.

14. Asili nido: (importo massimo detraibi-le € 632 a figlio fino ai tre anni d’età): quietanze di pagamento della retta di frequenza.

15. Assicurazioni vita: (importo mas-simo detraibile € 530): certificazioni rilasciate dalle compagnie assicura-trici o quietanze relative ai premi per assicurazioni sulla vita e contro gli in-fortuni (per polizze stipulate dal 2001 è detraibile solo l’importo certificato relativo al rischio morte ed invalidità permanente superiore al 5%).

16. Assicurazioni con oggetto il rischio di non autosufficienza nel compi-mento degli atti della vita quoti-diana (importo massimo detraibile € 1.291,14, al netto dei premi per le assicurazioni aventi per oggetto il ri-schio morte e invalidità permanente e di quelli per la tutela delle persone con disabilità grave): certificazioni ri-lasciate dalle compagnie assicuratrici o quietanze con specifica condizione che l’impresa di assicurazione non possa recedere dal contratto.

17. Assicurazioni per la tutela delle persone con disabilità grave Leg-ge 104/92 Art. 3 Comma 3 (importo massimo detraibile € 750 al netto dei premi per le assicurazioni aventi per oggetto il rischio morte e invalidità permanente): certificazioni rilasciate dalle compagnie assicuratrici.

18. Spese per attività sportive prati-cate dai ragazzi: (importo massimo detraibile € 210 a figlio): quietanze di iscrizione annuale e abbonamento, per i ragazzi di età tra i 5 e i 18 anni, ad associazioni sportive dilettantistiche, palestre, piscine ed altre strutture ed impianti sportivi destinati alla pratica sportiva dilettantistica. Le quietanze devono riportare i dati anagrafici della società, i dati anagrafici di chi effettua l’attività sportiva e l’oggetto della pre-stazione sportiva.

19. Spese funebri: (importo massimo detraibile € 1.550 a decesso): fattura

dell’agenzia di pompe funebri. Sul do-cumento indicare in quale percentua-le si beneficia della detrazione.

20. Spese veterinarie: (franchigia € 129,11 e importo massimo detraibile € 387,34): fatture o scontrini di spese sostenute per la cura di animali.

21. Erogazioni liberali: quietanze di pa-gamento a favore di Onlus, Ong, isti-tuzioni religiose, movimenti/partiti politici, associazioni sportive dilet-tantistiche, società di mutuo soccor-so, enti dello spettacolo, fondazioni operanti nel settore musicale, delle popolazioni colpite da calamità pub-bliche o da altri eventi straordinari, anche se avvenuti in altri stati, effet-tuate tramite Onlus, organizzazioni internazionali di cui l’Italia è membro, altre fondazioni, associazioni, comita-ti, Amministrazioni pubbliche, ecc. Le donazioni devono essere effettuate con versamento postale o bancario, con carte di credito, bancomat, carte prepagate, assegni bancari e circolari (NON IN CONTANTI).

22. Spese per assistenza personale sog-getti non autosufficienti: (importo massimo detraibile € 2.100, reddito complessivo fino a € 40.000): ricevu-ta debitamente firmata rilasciata dal soggetto che presta l’assistenza con-tenente gli estremi anagrafici e il co-dice fiscale di chi presta l’assistenza e di chi effettua il pagamento (assistito o familiare dell’assistito) e certificazione medica attestante lo stato di non auto-sufficienza.

23. Contributi previdenziali ed assi-stenziali: bollettino assicurazione obbligatoria Inail casalinghe, bollettini riscatto periodo di laurea, pagamenti contributi previdenziali volontari o di ricongiunzione periodi assicurativi, ricevute bancarie o postali relative a contributi obbligatori versati alle casse di categoria (medici, farmacisti, agenti di commercio, ecc…).

24. Contributi per addetti ai servizi do-mestici e familiari (importo massimo deducibile € 1.549,37): MAV quietan-zati per colf, baby-sitter, assistenti alle persone anziane, con specifica indi-cazione del trimestre di riferimento, le ore lavorate nel trimestre e la paga oraria.

25. Previdenza complementare (impor-to massimo deducibile € 5.164,57): certificazione dei premi versati diret-tamente dal contribuente (anche per familiari a carico). Non va fornita la

documentazione dei contributi tratte-nuti dal datore di lavoro per i fondi di categoria.

26. Assegno periodico al coniuge: codi-ce fiscale dell’ex coniuge cui sono cor-risposti gli assegni periodici, sentenza di separazione o divorzio, ricevute di versamento/bonifici periodici all’ex coniuge. Non sono deducibili le som-me corrisposte in una unica soluzione e quelle destinate al mantenimento dei figli.

27. Adozioni: certificazione dell’ammon-tare complessivo della spesa da parte dell’ente autorizzato che ha ricevuto l’incarico di curare la procedura di ado-zione di minori stranieri.

28. Spese per interventi di recupero del patrimonio edilizio-ristrutturazione (36-50-65%): dati catastali dell’immobile, reperibili

dal rogito o da una visura; fatture relative ai lavori eseguiti; bonifici bancari di pagamento speci-

fici secondo la normativa di legge; in caso di lavori condominiali la di-

chiarazione dell’amministratore che attesti di aver adempiuto agli obbli-ghi di legge con le somme pagate e gli importi detraibili dal singolo pro-prietario o tabella ripartizione delle spese; per spese antecedenti il 14 maggio

2011, comunicazione al Centro Ope-rativo di Pescara (con ricevuta di in-vio della documentazione).

29. Acquisto o costruzione box auto pertinenziale: atto di acquisto, di-chiarazione del costruttore con indica-zione del costo di costruzione, bonifici bancari di pagamento specifici secon-do la normativa di legge, preliminare di acquisto registrato (in caso di paga-menti antecedenti il rogito).

30. Acquisto mobili e/o grandi elettro-domestici di classe non inferiore alla A+ (A per i forni) (importo mas-simo detraibile € 10.000 ad immobile): la detrazione spetta solo se collegata all’immobile oggetto di intervento di recupero del patrimonio edilizio con spese sostenute dal 26 giugno 2012 (solo per manutenzione straordinaria, se effettuato su singolo appartamen-to). Documenti: fatture di acquisto dei beni indicanti la relativa natura, qua-lità e quantità, ricevute dei bonifici o ricevute di avvenuta transazione ed estratto conto della carta di credito/bancomat. L’intestatario dell’acquisto dei mobili deve essere lo stesso che ha effettuato la ‘ristrutturazione’.

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DI 17DIRIGENTI INDUSTRIA MARZO 2017

ERVIZI AGLI ASSOCIATIsAggiornamento tariffe convenzione

SERVIZI

TARIFFE GESTIONE COLLABORATORI FAMILIARISERVIZI GESTITI DAL CONSULENTE DEL LAVORO Tariffa Soci ALDAI

Assunzione 30,00 24,00Cessazione - Variazioni (orario - retributivo - documenti di riconoscimento) 22,00 18,00Richiesta stampa contributi versati rapporti instaurati prima del 2011 (a trimestre) 20,00 16,00

ALTRI SERVIZI Tariffa Soci ALDAIVoucher consulenza ed attivazione 11,00 9,00Bollettini MAV (cadauno) 10,00 8,00Richiesta stampa contributi versati rapporti instaurati dal 2011 (a trimestre) 5,00 4,00Compilazione modello LD15 (omesso/carente versamento contributi) 30,00 24,00Richiesta o Attivazione Pin Inps Cittadino online 15,00 12,00Richiesta cartacea Pin Inps cittadino cod. MV35 20,00 16,00Cessione di fabbricato 20,00 16,00Comunicazione di cessata ospitalità 10,00 8,00Proiezione dei costi da sostenere per assunzione collaboratore 10,00 8,00Elaborazione singola busta paga 15,00 12,00Calcolo (13 mensilità - ferie - festività) 10,00 8,00Elaborazione dichiarazione sostitutiva dei Redditi (1) 17,00 14,00(2) Calcolo T.F.R. primo annoa partire da per ogni annualità successiva

20,00 16,0015,00 12,00

Controllo prospetti paga elaborati da terzi singola per ogni anno

4,00 3,0042,00 34,00

Redazione Lettera di assunzione 17,00 14,00Redazione Lettere varie (variazioni contrattuali - cessazione - richiesta ferie ecc.) 10,00 8,00Consulenze Generiche a partire da 15,00 12,00

(1) Il prezzo può subire variazioni in considerazione dei dati/documenti prodotti.(2) Il prezzo può subire variazioni a seconda della complessità del calcolo che si determina in caso di richiesta di eventuali conguagli sulle retribuzioni o in mancanza di dati che si dovranno ricavare tenendo conto delle indicazioni ricevute.

TARIFFE PACCHETTO ANNUALE CHE COMPRENDEProspetto paga (mensile)

Generazione Bollettini MAV Inps (trimestrale) Certificazione sostitutiva dei redditi percepiti

Variazione della retribuzione per adeguamento ai minimi o maturazione scatti di anzianità

Tariffa Soci ALDAI110,00 90,00

Tariffa Soci ALDAI130,00 105,00

Tariffa Soci ALDAI17,50 14,00

Tariffa Soci ALDAI150,00 120,00

fino a 15 ore settimanali

Importo aggiuntivo per i rapporti in cui il TFR viene erogato a fine anno

da 16 ore settimanali fino a 25 oltre 25 ore settimanali

Per i servizi connessi a tutti gli aspetti del rapporto di lavoro dei collaboratori familiari (stipula del contratto, denuncia agli Enti, versamento dei contributi, ecc.) ALDAI ha stipulato già dal 2012 una convenzione con 50&Più Servizi.Riportiamo di seguito un aggiornamento delle tariffe in vigore per l’anno 2017.

Le modalità di erogazione del Servizio non cambiano.L’assistenza sarà erogata sempre presso le sedi di corso Venezia 47 e via Paolo Giovio 41 a Milano, previo appuntamento telefonico al numero 02/76013399, oppure tramite e-mail all’indirizzo: [email protected]

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DI18 DIRIGENTI INDUSTRIA MARZO 2017

Occupazione in Europa e in Italia

l tema occupazionale ha galvaniz-zato la scena politica-economi-

ca-sociale italiana per almeno 900 gior-ni: è stato riformato il diritto del lavoro con il Jobs Act; si sono utilizzati incentivi economici per le imprese che assumono a tempo indeterminato. Quale efficacia? Quale risultato? Diamo spazio ai numeri confrontandoci con gli altri Paesi. L’analisi della situazio-ne occupazionale evidenzia le difficoltà del vecchio continente ed in particolare dell’Italia, preoccupante soprattutto la

situazione dei giovani e dei manager, con prospettive ancor peggiori se non intervengono iniziative strutturali per invertire la tendenza e riprendere lo svi-luppo.Finora, purtroppo, nemmeno la cronaca nera delle tragedie dei giovani, dei ma-nager e degli imprenditori ha scosso la coscienza di chi ha la responsabilità di guidare il Paese e spero che l’articolo possa mobilitare le persone di buona volontà per restituire dignità a milioni di lavoratori, anche ai livelli più alti, che hanno perso la speranza di contribuire al reddito delle proprie famiglie e alla produzione del Paese.

Analisi delle dinamiche occupazionali nei Paesi dell’Unione Europea più Svizzera e TurchiaI risultati delle analisi descritte in questo articolo sono basate sui dati Eurostat pubblicati a novembre 2016 e sono fina-lizzati a confrontare i livelli occupaziona-li piuttosto che la disoccupazione, cioè a misurare quanto la popolazione attiva produce reddito piuttosto che le risorse lavorative improduttive, come è abitudi-ne dei media comunicare, perché la di-soccupazione non evidenzia la capacità

Giovanni Facco Consulente Direzionale - [email protected]

i

AVOROl

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DI 19DIRIGENTI INDUSTRIA MARZO 2017

del Paese di generare lavoro, che è inve-ce il nostro obiettivo.L’indicatore base per misurare e confron-tare l’occupazione tra Stati o tra territori è dato dal tasso di occupazione; esso mi-sura il rapporto tra occupati (219 milioni Unione Europea/28) e la popolazione attiva (popolazione che è in età lavora-tiva – convenzionalmente nella classe di età 14-64 anni – alla data pari a 330 mi-lioni; nella popolazione attiva sono com-presi gli occupati, i disoccupati, gli inat-tivi tra cui gli studenti; gli inattivi sono

che determinano lo sviluppo economi-co e sociale, con i quali l’occupazione è in logica correlazione.Anche per quanto riguarda il livello di scolarizzazione degli occupati il nostro Paese è spiazzato rispetto all’Europa. La presenza di personale a bassa qualifi-cazione è troppo alta (31% relativa alla formazione primaria – “elementari”) e la presenza di occupati con laurea è trop-po bassa (21,4% della formazione terzia-ria), ben 12 punti in meno rispetto alla media europea, ed inoltre non siamo nemmeno in grado di occupare i lau- reati, costretti a trovare lavoro all’estero. Vi è d’altronde un’alta correlazione fra li-vello di scolarità e tasso di occupabilità (cioè la probabilità di trovare lavoro sulla base delle richieste del mercato). Anche da questo punto di vista rimane con-fermato il gap fra Italia ed Europa: per la scolarità secondaria il tasso di occu-

pabilità italiano è del 64,5% contro una media del 70% in Europa; per la scolarità terziaria è del 78,5 % contro 83,7% della media europea, con la Svizzera al 90% e la Germania all’87%.Distanze significative anche per quan-to riguarda un altro fattore chiave dello sviluppo, e cioè il profilo professionale degli occupati. Nel 2016 i gruppi ad alta professionalità (89 milioni di manager, professional e tecnici) rappresentavano in Europa il 41% dell’occupazione, in Italia solo il 36%, contro il 43,5% della Germania, il 44,5% della Francia, il 54,8% della Svizzera e il 49% dell’UK. I manager in Europa rappresentano il 6% degli oc-cupati rispetto a meno del 3% in Italia.È interessante notare che mentre il livel-lo complessivo dell’occupazione in Euro-pa è rimasto quasi stabile, 219,1 milioni del 2° trimestre 2008 rispetto a 218,9 milioni nel 2° trimestre 2016, in realtà

persone che sono in età di lavoro 14-64 anni, ma non lavorano e non lo cercano ed è un indicatore importante del disa-gio sociale da non lavoro). Questi “inat-tivi” sono un po’ il termometro dei trend occupazionali, in quanto indicativi della sfiducia a trovare lavoro. Ebbene, le sta-tistiche mostrano che l’Italia ha una per-centuale di inattivi del 22,2%, più alta di 6-8 punti rispetto agli altri Paesi europei. Questo è il motivo principale per cui il tasso di occupazione, cioè il rapporto fra occupati e popolazione attiva, in Italia è al 57,7% contro una media europea del 66,6%, essendo 39,2 milioni gli attivi ita-liani e 330 quelli europei; Germania e UK sono oltre il 70%, la Svizzera è all’81%. Inoltre la crescita dell’occupazione in Italia dal 2014 al 2016 è stata di sole 589.000 unità, contro 1.251.000 in Tur-chia, 1.084.000 in Germania, 915.000 in Spagna e 914.000 nell’UK. È possibile portare il tasso di occupazio-ne dell’Italia a livello europeo? Non ci sono ragioni per dubitare che ciò possa avvenire, se consideriamo che gli altri Paesi ci sono riusciti. Ma in ogni caso occorre intervenire sui fattori strutturali

Tasso di occupazione dei principali Paesi europei

Distribuzione % occupazione per livello scolarità - anno 2016 Q2

Fonte: Eurostat Q2 2016

elaborazione fonte Eurostat

90%

80%

70%

60%

50%

40%

30%

20%

10%

0%

Livello UE Italia Germania Francia UK Svizzera Turchia

0-2 primaria 18,0 31,0 12,5 15,6 15,9 13,3 57,3

3-4 secondaria 48,2 47,6 58,8 44,9 40,5 45,1 20,4

5-8 terziaria 33,8 21,4 28,6 39,3 43,5 41,5 22,3

totale 100 100 100 100 100 100 100

Tasso dioccupazione 80,7% 74,3% 73,4% 66,6% 64,4% 64,3% 57,7% 52,0%

Svizzera Germania RegnoUnito EU 28 Francia Polonia Italia Turchia

AVOROl

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DI20 DIRIGENTI INDUSTRIA MARZO 2017

i movimenti all’interno dei vari gruppi professionali sono stati molto profondi e hanno riguardato oltre 22 milioni di lavoratori, pari al 10% del totale. Hanno perso occupazione gli operai (-11,4 mi-lioni), manager e impiegati amministra-tivi; stabili i tecnici, mentre hanno gua-dagnato i professional (+11,8 milioni) e gli impiegati (+4,6 milioni) commerciali e dei servizi.Significative differenze si riscontrano in Europa anche nell’incidenza dei lavora-

tori autonomi sul totale, che è media-mente del 15%. In Germania è del 10%, in Svizzera del 13%, in Italia del 22% e in Turchia del 31%.L’occupazione giovanile è un tema criti-co per tutta l’Europa: dal 2008 al 2015 la classe di età 15-39 anni ha perso oltre 11 milioni di posti di lavoro, passando dal 48% al 43,4% del totale. L’Italia è il Paese peggiore: dal 2004 al 2016 questa classe di età è passata dal 50,6% al 37,5%. Se poi si considera una classe di età più ri-

stretta (15-29 anni) il tasso di decremen-to è stato ancora più ampio, circa il 40% in meno.Fatta l’analisi è urgente una “cura da cavallo” per allinearci alla media degli indicatori occupazionali europei e dare lavoro ai giovani e meno giovani, per scongiurare un’altra retrocessione e puntare a ritornare in serie “A”. Una cura che può prendere spunto dalle politiche attuate dagli stati europei vir-tuosi e che abbia il coraggio di abbatte-re gli ostacoli all’occupazione: il carico fiscale e previdenziale sul lavoro, ridu-cendone l’utilizzo a fini assistenziali; la burocrazia eliminando inutili e costose procedure burocratiche, la sfiducia che dovrebbe essere trasformata in fiducia nel futuro con un passo indietro dello “Stato” e una maggiore lungimiranza della politica per liberare il potenziale occupazionale italiano. ■

La presentazione completa sull’occupa-zione in Europa è disponibile sul mio pro-filo LinkedIn:www.linkedin.com/in/giovannifacco

Peso di manager, professionals e tecnici sul totale occupazione

Fonte: Eurostat 2016

70%

60%

50%

40%

30%

20%

10%

0%

■ 2014 64,4% 50,3% 49,2% 48,9% 45,0% 44,5% 42,3% 37,5%

■ 2016 57,3% 49,1% 47,2% 45,3% 42,9% 41,4% 40,4% 35,7%

Turchia Polonia Regno Unito Svizzera Francia Spagna Germania Italia

60%

50%

40%

30%

20%

10%

0%

■ Serie 1 54,8% 49% 44,5% 43,5% 36,1%

Svizzera GermaniaRegno Unito Francia Italia

perc

entu

ale

perc

entu

ale

Incidenza classe 15-39 anni su occupazione 2014-2016

Fonte: Eurostat

AVOROl

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Comunichiamo che, su nostra richiesta, la Direzione ANIMP ci ha confermato

che ai Soci ALDAI che si iscriveranno ai corsi promossi dall’ANIMP

a titolo individuale verranno concesse le stesse agevolazioni praticate ai loro iscritti.

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AGG

IORNAMENTO

1º gennaio 2017

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DI22 DIRIGENTI INDUSTRIA MARZO 2017

SPETTI LEGALIaPrivacy:un'opportunità prima che un obbligo per l’aziendaAntonio Ferraguto Avvocato del Foro di Milano

i l tema della tutela nel trattamen-to dei “dati personali” in azienda,

o più comunemente della Privacy, viene spesso considerato un mero onere ulte-riore, un adempimento burocratico co-ercitivo e immotivato da rispettare. Una tale visione della Privacy è indub-biamente riduttiva.Tale materia, al contrario, offre risvolti di innegabile valore, tutt’altro che trascu-rabili per un’azienda, rappresentando per l’impresa un “valore aggiunto” oltre che un vero e proprio “bene commercia-le” da tutelare e valorizzare. Il rispetto della normativa Privacy da parte dell’impresa può rilevarsi sorpren-dentemente proficuo, sia in termini or-ganizzativi, sia in termini di reputazione ed immagine aziendale.Si pensi, innanzitutto, alla Privacy come forma di tutela dell’attività aziendale. Avere dipendenti, procedure e organiz-zazione interna tali da far sì che vengano rispettate le misure minime di sicurezza imposte dalla normativa in materia di tutela della Privacy consente, innanzi-tutto, una migliore tutela del patrimonio aziendale.La maggior consapevolezza degli addet-ti all’esigenza di tutelare i dati sensibili

aiuta a maturare, nei rapporti aziendali, una dinamica più attenta agli effetti del-le proprie azioni in azienda (pensiamo a procedure tanto semplici quanto disat-tese nella prassi, come la corretta custo-dia delle password, l’uso improprio di Internet, ecc.). Il rispetto delle misure minime di sicu-rezza previste dalla Legge si riverbera positivamente in altri campi: se dobbia-mo tutelare un segreto aziendale (come richiesto dall’art. 98 D.Lgs.30/2005), pro-vare che siano adottate misure adegua-te a mantenere l’informazione protetta sarà senz’altro più semplice e senza grandi sorprese per chi avrà dedicato tempo e impegno alla corretta imple-mentazione delle misure di sicurezza, oltre a far sì che venga esclusa una re-sponsabilità dei dirigenti in posizione apicale, oltre che di amministratori e sin-daci dell’impresa stessa.Allo stesso tempo, maggiore tranquillità potrà avere l’azienda che ha corretta-mente disciplinato l’uso degli strumenti aziendali altresì rispetto ai propri clienti.Si pensi all’ipotesi in cui il dipendente in fase di cessazione del rapporto di lavoro intenda cancellare o sottrarre dati vitali presenti nei dispositivi informatici d’a-zienda, oppure che abbia la possibilità di sottrarre informazioni preziose per l’a-

zienda (relative ad esempio ai clienti del-la stessa) per cederle a terzi concorrenti. Va inoltre sottolineato che possedere, e soprattutto dimostrare di possedere, procedure organizzative interne, tali da garantire le misure di sicurezza previste dalla normativa sulla Privacy non può che avere come inevitabile vantaggio quello di poter godere di una migliore compliance aziendale rispetto ad even-tuali competitor.Come noto, la reputazione aziendale oggi conta, come mai prima, per essere davvero competitivi sul mercato.Del resto sono la serietà e la professiona-lità di un’impresa ad attribuirle stima da parte dei clienti o potenziali tali, rappre-sentando i valori con cui l’azienda si pre-senta sul mercato e si rende conoscibile.Un’impresa che presenta documenti e politiche aziendali in materia di Privacy di assoluto livello comprova un’atten-zione non comune per aspetti di fonda-mentale importanza.Si pensi ad esempio alla pubblicazione sul sito web di informative sull’utilizzo e la gestione dei dati che siano adegua-tamente redatte e comprensibili, o alla pubblicazione da parte dell’azienda an-che di documenti non obbligatori per la normativa ma volutamente adottati per garantire una migliore gestione ed orga-

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DI 23DIRIGENTI INDUSTRIA MARZO 2017

SPETTI LEGALIa

nizzazione aziendale e, inoltre, pubblica-ti sul sito web per portare a conoscenza del cliente la propria policy di gestione dei dati custoditi dall’azienda.Va sottolineato, altresì, che proprio come accade con le procedure per le Certifi-cazioni ISO, il cui ottenimento in alcuni casi dipende anche dal rispetto delle misure minime di sicurezza in materia di dati personali, adottare le procedure organizzative Privacy potrà sì comporta-re un sforzo, ma esso verrà compensato immediatamente dai rilevanti riscontri che l’azienda otterrà dalla positiva “pub-blicità” della propria reputazione. Fondamentale, inoltre, sottolineare che il rispetto della Privacy ci è richiesto an-che dall’Unione Europea.Ed infatti, il 4 maggio 2016 è stato pubbli-cato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea il nuovo Regolamento Europeo Privacy, già in vigore ma che diventerà definitivamente applicabile in via diretta in tutti i Paesi UE a partire dal 25 mag-gio 2018, quando dovrà essere garantito il perfetto allineamento fra la normativa nazionale in materia di protezione dati e le disposizioni del Regolamento.Il Regolamento è parte del cosiddetto Pacchetto protezione dati, l'insieme nor-mativo che definisce un nuovo quadro comune in materia di tutela dei dati per-

sonali per tutti gli Stati membri dell'UE e comprende anche la Direttiva in materia di trattamento dati personali nei settori di prevenzione, contrasto e repressione dei crimini. Il Regolamento Europeo Privacy pre-vede significative modifiche al Codice della Privacy attualmente in vigore, con-templando una disciplina che, in caso di irregolarità, comporterà sanzioni ammi-nistrative pecuniarie che possono rag-giungere i 20 milioni di euro o il 4% del fatturato totale annuo del trasgressore.Con l’entrata in vigore del Regolamento Europeo, la Privacy ancor più di prima acquisterà un ruolo di fondamentale im-portanza, non solo per l’organizzazione interna dell’impresa ma, altresì, ed ancor di più, per l’immagine e la reputazione dell’impresa stessa verso i propri clienti.È del tutto evidente che per un’azien-da la cui attività è rivolta anche a clienti esteri, europei e non, essere in regola con le norme comunitarie in materia di tutela dei dati rappresenterà un pre-supposto imprescindibile per risultare credibili, rispettando le regole condivise nell’ambito dell’intera Unione Europea.L’osservanza delle misure di sicurezza dei dati previste dal Codice della Privacy rappresenta quindi, più che mai, un’im-portante risorsa per l’azienda anche

per essere competitiva sul mercato ed estendere i propri orizzonti oltre i con-fini nazionali.Va altresì sottolineato che, come si sa, prevenire è meglio che curare.Le possibili sanzioni irrogabili dal Garan-te della Privacy possono essere rilevanti e sono altresì onerose le conseguenze in termini di costo, tempo e risorse da im-piegare, qualora si dovesse tardivamen-te ottemperare agli obblighi di Legge, imposti dal Garante in fase successiva.Naturalmente, fondamentale per garan-tire il rispetto della Privacy, è l’apporto di professionisti specializzati che sia-no in grado di predisporre le adeguate misure di sicurezza dei dati personali in modo specifico per ciascun cliente, avendo una conoscenza approfondi-ta delle peculiari dinamiche aziendali di ciascuno, nonché in grado di offrire al cliente una consulenza completa ed adeguata per ciascuna richiesta in tema di Privacy, essendo tale materia in conti-nua evoluzione. ■

Il seminario, organizzato da ALDAI per giovedì 23 marzo 2017 alle ore 18.00, sarà dedicato all’approfondimento di tutti questi temi. Prenotazioni: www.aldai.it Sezione Eventi

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Villaggio La Pizzuta★★★★

Il villaggio si trova nella Contrada Cervo in località Parghelia (VV). Si può raggiunge in aereo (Lamezia Terme), in treno (Tropea) o in auto (uscita Autosole di Pizzo Calabro).Il Villaggio La Pizzuta★★★★, apprezzato dai manager italiani per la qualità del soggiorno e il rapporto qualità-prezzo, si è aggiudicato il Certificato di Eccellenza di Tripadvisor per il 2016. Il punto di forza del resort è la splendida natura entro la quale si trova, immerso in un grande giardino mediterraneo con centinaia di varietà botaniche. La vacanza si vive all’insegna del comfort e in armonia con la natura, tra cielo e mare, davanti alle isole Eolie.

Informazioni su disponibilità e prenotazioniSegreteria Villaggio La Pizzuta, Corso Venezia, 8 - Milano

Tel. 02/79.84.93 - E-mail: [email protected] visitare il resort: www.lapizzuta.it

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Vacanze indimenticabilisul mare di Tropea

Villaggio La Pizzuta★★★★

LE PRINCIPALI CARATTERISTICHE DELLA STRUTTURA: • La qualità del soggiorno, tra piante e fiori, in linde camere dotate

di ogni comfort e la sensazione di relax e benessere che si avverte subito all’arrivo in questo “piccolo Eden fiorito sul mare di Tropea”.

• L’alto livello della ristorazione, con squisiti piatti della cucina mediterranea serviti al tavolo da personale premuroso.

• L’ascensore a mare che porta comodamente alla spiaggia privata.• La spiaggia privata di sabbia bianca e scogli che giunge fino a Tropea.• La piscina “hollywoodiana” a quattro petali, con idromassaggio

e vasca per bambini.• Il servizio di animazione, diurno e serale, per grandi e piccoli,

curato da un brillante staff.• Gli spettacoli serali nell’area del teatrino, con mini-dance,

show, cabaret e giochi coinvolgenti.

• Le offerte di escursioni culturali e turistiche (esempio la mini-crociera alle Eolie, la gita in motobarca alla caletta di Capo Vaticano, la visita ai Bronzi di Riace e altro ancora).

• Le attività sportive (beach-volley, ping-pong, bocce, ecc.) e ricreative (esempio le settimane di tornei di bridge e burraco, dal 16 al 23 settembre).

• L’efficienza del personale di Segreteria, attento alle varie esigenze dell’ospite.

• Il servizio di taxi convenzionato (transfer da e per l’aeroporto di Lamezia Terme, visite a Tropea ed escursioni varie).

• L’eccezionale quotazione settimanale (da 504,00 euro, compreso soggiorno e trattamento di pensione completa - bevande escluse).

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ANNO 4 NUMERO 1

Welfare24I l V a l o r e d e l l e P e r s o n e p e r A s s i d a i

Pantone Orange 021 C Pantone 418 C

C 0, M 55, Y100, K 0 C 0, M 0, Y30, K 75

Sempre più leader nella Long Term Care:Assidai amplia ancora le prestazioniil Fondo si conferma in prima linea sul tema della non autosufficienza con diverse novità a favore degli iscritti

lA pAROlA Al pREsidENtE

Dopo quella del 2015, Assidai im-prime una nuova svolta sulla coper-

tura Long Term Care (LTC), ovvero l’insieme dei servizi socio-sanitari forniti con continuità a persone che necessitano di assistenza permanente a causa di di-sabilità fisica o psichica. Se due anni fa la copertura era stata estesa anche al coniuge o al convivente more uxoriodell’iscritto, nel 2017 vengo-no introdotte novità moltopositive e rilevanti. Vedia-mole nel dettaglio.

Novità LTC under 65 anniLa tutela Long Term Care per coloro che sono nella fascia di età sotto 65 anni è stata allargata a tutto il nu-cleo familiare dell’iscritto con aumento del 30% della rendita in caso di presenza di un figlio minore e fino alla sua maggiore età, e raddop-pio della rendita in presenza di un figlio già non autosuf-ficiente.Va dunque rilevato che la tu-tela è estesa, quindi, anche

ai figli fino al ventiseiesimo anno presenti nello stato di famiglia e, qualora l’assistito non risulti autosufficiente, è garantito il pagamento di

una rendita annua vitalizia immediata, erogata in rate mensili di 1.100 euro fintan-to che il percipiente è in vita. Detto in altri termini, in caso di riconoscimento dello “stato di non autosufficien-za” dell’iscritto che ha un fi-glio minorenne, l’ammonta-re della rendita annua è pari a 17.160 euro (fino ad oggi era 13.200) fino al raggiun-gimento della maggiore età del figlio minore. Se invece si tratta di un figlio disabile l’ammontare stesso passa da 13.200 a 26.400 euro.

>>> Continua a pagina 2

La copertura Long Term Care è un tema di stretta attualità. E lo sarà sem-pre di più, soprattutto in Italia, viste le dinamiche di invecchiamento della popolazione e le diffi-coltà finanziarie del Sistema sanitario na-zionale. Dal canto suo, Assidai su questo fronte ha sempre lavorato in prima linea. Fin dal 2010 i Piani Sanitari includono coperture per la non autosufficienza, nel 2015 il Fondo ha esteso la copertura al coniuge dell’iscritto e da quest’anno inse-risce ulteriori garanzie prevedendo novità importanti sia per gli iscritti under che over 65 anni. Tutti elementi illustrati nel dettaglio in questa newsletter, che offre ai lettori anche il prezioso punto di vista di un esperto di welfare aziendale come il Professor Luca Pesenti, il quale evoca la necessità di una svolta “culturale” in que-sto campo, anche a fronte degli impor-tanti incentivi messi in campo dall’esecu-tivo negli ultimi due anni. E a proposito di Governo: dopo 15 anni, il ministero della Salute ha finalmente aggiornato i Livelli Essenziali di Assistenza (i cosiddetti Lea): il presidente di Federmanager, Stefano Cuzzilla, sottolinea come si tratti di una decisione “storica” che permette così alla sanità integrativa, cioè anche a noi di As-sidai, di concentrarsi più consapevolmen-te nella funzione di supporto e comple-mentarietà al Sistema sanitario nazionale.

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di Tiziano neviani - PresidenTe assidai

salute

qualitàassistenza

welfare

benefit

La tuteLa degLi under 65 anni è stata aLLargata a tutto iL nucLeo famiLiare con aumento deL 30% deLLa rendita in caso di presenza di un figLio minore e raddoppio deLLa rendita in presenza di un figLio già non autosufficiente.

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Pantone Orange 021 C Pantone 418 C

C 0, M 55, Y100, K 0 C 0, M 0, Y30, K 75

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Ltc, ItaLIa aLLe corde. adesso urge una “stampeLLa” prIvata

Prima di tutto i numeri. Secondo l’ul-timo rapporto del Censis sul tema, in Italia il 5,5% della popolazione, ovvero 3.167.000, non è autosuffi-

ciente. Tra questi, le persone con non auto-sufficienza grave, in stato di confinamento, ossia costrette in via permanente a letto, su una sedia a rotelle o nella propria abitazione per impedimenti fisici o psichici, sono quasi la metà, per l’esattezza 1.436.000. E ancora: il modello tipicamente italiano – fatto secon-do il Censis di una “centralità della famiglia con esercizio della funzione di caregiving e presa in carico della spesa per le esigenze dei non autosufficienti oltre che di un mercato privato di assistenza in cui l’offerta è garan-tita per la gran parte da lavoratrici stranie-re” – scricchiola. A rivelarlo è un altro dato eloquente: il 50,2% delle famiglie con una

persona non autosufficiente (contro il 38,7% delle famiglie totali) ha a disposizione risor-se familiari scarse. Per fronteggiare il costo privato dell’assistenza ai non autosufficienti, ancora il Censis sottolinea che 910mila fami-glie italiane si sono dovute “tassare”, mentre altre 561mila hanno utilizzato tutti i propri risparmi, venduto la casa o si sono indebi-tate. Tutto ciò deriva anche dall’approccio dei cittadini alla non autosufficienza, che viene affrontata solo quando è conclamata. Specificatamente, il 30,6% dei cittadini non ci pensa e il 22,7% vedrà il da farsi quando accadrà. Il resto della popolazione conta sui risparmi accumulati (26,1%), sul welfare (17,3%) e sull’aiuto dei familiari (17%).Numeri che fanno capire come la copertura Ltc, per essere sostenibile, ha bisogno di una “stampella” privata, offerta ad esempio da fon-

di sanitari integrativi come Assidai. Del resto, un’altra criticità, altrettanto rilevante, è desti-nata ad aumentare il peso dell’Ltc nei prossimi anni. Il nostro Paese detiene il primato della popolazione più anziana in Europa, con il 22% di ultra 65enni nel 2015 (di cui circa la metà oltre i 75 anni). Una quota che, secondo l’Or-ganizzazione mondiale della Sanità, dovrebbe crescere fino al 33% entro la metà del secolo.In Italia, inoltre, secondo le stime della Ragio-neria Generale dello Stato, la spesa pubblica per Ltc ammonta all’1,9% del Prodotto interno lordo, di cui circa due terzi erogati a soggetti con più di 65 anni. Il 90% di tale esborso è com-posto, in parti pressoché uguali, dalla compo-nente sanitaria della spesa e dalle indennità di accompagnamento. Spesa che lo Stato italia-no e gli enti pubblici sono purtroppo sempre meno in grado di sostenere.

>>> continua dalla prima pagina - Novità LTC introdotte da Assidai

Novità LTC over 65 anniIl pacchetto garantito agli over 65 anni, invece, è stato arricchito con ulteriori im-portanti prestazioni, anche se gli iscritti sono autosufficien-ti: assistenza fisioterapica a domicilio (nel caso di frattu-re del femore, delle vertebre o del bacino), assistenza a domicilio tramite operatore socio-sanitario, spesa a do-micilio, consegna farmaci presso l’abitazione e custodia animali (queste ultime tre fattispecie previste in caso di fratture del femore, delle ver-tebre, del bacino o del cranio). Va anche ricordato che Assi-dai è da sempre in prima linea sulle coperture Long Term Care, un tema destinato ad

“VAnTAggi AnChe Per gLi iSCriTTi oVer 65”

avere sempre più peso in Ita-lia e negli altri Paesi europei alla luce del trend di invec-chiamento della popolazione e delle difficoltà del Sistema sanitario nazionale. In Italia non esiste una vera e propria esperienza in ambi-to di coperture LTC rispetto ad altri Stati. In modo asso-lutamente innovativo, fin dal 2010, Assidai ha scelto di es-sere accanto ai propri iscritti introducendo le coperture del rischio di non autosufficien-za che, nel giro di pochi anni, hanno visto aumentare il livel-lo delle prestazioni garantite.

assidai è da sempre in prima Linea suLLe coperture Long term care, un tema destinato ad avere sempre più peso aLLa Luce deL trend di invecchiamento deLLa popoLazione e deLLe difficoLtà deL sistema sanitario nazionaLe.

“La definizione di non autosufficienza varia in base all’età dell’assistitito. Fino a 65, anni la perdita di autosufficienza av-viene quando l’assistito a causa di una malattia, di una lesione o la perdita delle forze si trovi in uno stato tale da aver bisogno, prevedibilmente per sempre, quotidianamente e in misura no-tevole, dell’assistenza di un’altra persona nel compiere almeno quattro delle seguenti sei attività elementari della vita quoti-diana: lavarsi, vestirsi e/o svestirsi, mobilità, spostarsi, andare in bagno, bere e/o mangiare.Dal 66esimo anno di età, la perdita di autosufficienza avvie-ne quando l’assistito è incapace di compiere in modo tota-le, e presumibilmente permanente, almeno tre delle attività elementari della vita quotidiana (sopra citate) e necessita di assistenza continuativa da parte di una terza persona per lo svolgimento delle stesse.

che cos’è la non autosufficienza*

INNovazIoNI LTC INTrodoTTe daL 1° geNNaIo 2017LTC under 65

Assistenza fisioterapicaMassimo 20 sedute l’anno a domicilio per:- frattura del femore- frattura delle vertebre- frattura del bacino

Assistenza a domicilio tramite Operatore socio-sanitario*

massimo 20 ore l’anno

Consegna della spesa a domicilio*2 buste a settimana e replicabile 4 volte per sinistro e per anno

Consegna farmaci a domicilio* 3 volte nel corso dell’anno

Custodia animali* Massimo 200 euro (Iva compresa) per sinistro e per anno

LTC over 65

La tutela è estesa anche ai figli fino al 26°anno.

aumento del 30%

della rendita in caso di presenza di un figlio minore e fino alla sua

maggiore età.

Raddoppio della rendita in presenza di un figlio già non autosufficiente.

* Prestazioni garantite a seguito di frattura del femore; frattura delle vertebre; frattura del bacino; frattura del cranio

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Ltc, ItaLIa aLLe corde. adesso urge una “stampeLLa” prI

“VAnTAggi AnChe Per gLi iSCriTTi oV riVoLuzione CuLTurALe Per iL weLfAresecondo luca Pesenti, esPerto in materia, le misuremesse in camPo dal Governo sono Già imPortanti, ma adesso in italia serve un vero cambio di Passo da Parte di tutto il sistema

“Sul welfare azien-dale in Italia sia-mo progrediti parecchio negli

ultimi anni ma ora serve una vera svolta culturale da parte di tutto il sistema produttivo e sociale”. Ne è convinto Luca Pesenti, docente di “Sistemi di welfare comparati” alla facoltà di Scienze politiche e sociali all’Università Cattoli-ca, che ha da poco scritto un libro – intitolato “Il welfare in azienda. Imprese smart e benessere dei lavoratori” (ed. Vita e Pensiero) – che si pro-pone come manuale teorico e pratico per orientarsi nel set-tore in Italia. Professor Pesenti, che cosa pensa del welfare aziendale in

Italia e del suo sviluppo in re-lazione ad altri Paesi europei e alle attuali dinamiche di spesa sanitaria e di invecchiamento della popolazione? Abbiamo vissuto una fase di forte sviluppo negli ultimis-simi anni, anche perché par-tivamo da molto indietro vi-sto che l’Italia, storicamente, non è un sistema all’inglese dove tutta la contrattazione è

aziendale e l’employee benefit è molto sviluppato. Da noi, lo sviluppo della contrattazione di secondo livello e del welfa-re aziendale stanno andando di pari passo solo negli ultimi anni, anche perché nel pas-sato c’è chi si è opposto nella convinzione che il tema del welfare dovesse essere esclu-sivamente di competenza sta-tale, o al più demandato alla contrattazione nazionale. Poi, dopo 30 anni che non veniva modificata, la normativa fi-scale è cambiata nel 2015 e nel 2016 e adesso c’è una signi-ficativa convenienza a ricor-rere al welfare aziendale: da una parte le aziende sono più competitive, dall’altra lo Stato incentiva la diffusione di beni e servizi che possono parzial-mente compensare l’arretra-mento del welfare pubblico. Chiaramente, la sanità è un epicentro critico all’interno di questa dinamica. Che cosa si può fare per am-pliare ulteriormente lo svilup-po del welfare aziendale? Fino ad oggi il welfare azien-dale si è diffuso nelle grandi aziende e parzialmente nelle medie, lasciando fuori le pic-cole che però rappresentano il

grosso dell’industria e dell’oc-cupazione in Italia. In questo senso, le ultime due leggi di Stabilità hanno rappresentato passaggi importanti, ormai ci sono pochi vincoli regolamen-tari; piuttosto serve una svol-ta di tipo culturale da parte di tutto il sistema produttivo e sociale sia da parte dei di-pendenti che devono iniziare ad entrare nell’ottica di avere dei benefit al posto di una par-te della retribuzione (quella variabile) che da parte delle aziende che non sempre co-noscono bene le norme e han-no difficoltà ad abbracciarle all’interno delle logiche com-plessive della gestione del-le risorse umane. Insomma, siamo davanti a una sfida che presenta opportunità e rischi. Che ruolo devono giocare se-condo lei in questo contesto i fondi sanitari integrativi come Assidai?Saranno sicuramente un col-legamento con la contratta-zione di primo livello. Il tema più forte a mio parere è legato all’andamento della spesa out of pocket in Italia visto che siamo al 22% della spesa sani-taria totale, superiore alla me-dia dell’Unione Europea a 28 Paesi. Una spesa molto alta per un sistema universalista come il nostro, con il 7% dei bisogni medici che non trovano soddi-sfazioni per cause economiche (un valore doppio rispetto alle medie UE). Di questo passo il problema si pone e si porrà sempre di più con difficoltà crescenti: non c’è dubbio che i fondi sanitari un ruolo forza-tamente lo dovranno avere.

in itaLia abbiamo vissutouna fase di forte sviLuppo negLiuLtimissimi anni, anche perché partivamo da moLto indietro visto che iL nostro paese, storicamente, non è un sistema aLL’ingLese dove tutta La contrattazione è aziendaLe e L’empLoyee benefit è moLto sviLuppato

Luca Pesenti Ricercatore di Sociologia generale nella Facoltà di Scienze Politiche e sociali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, dove insegna Sistemi di welfare comparati e Modelli, strumenti e rego-le del welfare. Dottore di ricerca in Sociologia economica nella Facoltà di Economia dell’Università di Brescia, si occupa di temi legati al wel-fare contrattuale. Dal giugno 2013 è Direttore delle ricerche e com-ponente del comitato scientifico dell’Osservatorio Donazione Farmaci presso la Fondazione Banco Farmaceutico.

I NumerI deLLa LoNg Term Care NeL NosTro paese

La popoLazIoNe ITaLIaNa NoN

auTosuffICIeNTe

5,5%In tutto 3,167 milioni

di individui. Tra questi, le persone

con non autosufficienza grave, in stato

di confinamento, ossia costretti in via permanente a letto, su una sedia o nella propria abitazione

per impedimenti fisici o psichici, sono quasi

la metà, per l’esattezza 1,436 miioni.

I CITTadINI Che NoN peNsaNo “IN aNTICIpo”

aLLa CoperTura LTC

30,6% un altro 22,7% vedrà il da farsi se e quando

la cosa accadrà. Il resto della

popolazione conta sui risparmi accumulati

(26,1%), sul welfare (17,3%) e sull’aiuto

dei familiari (17%).

uLTra 65eNNI preseNTI IN ITaLIa NeL 2015

22% (di cui circa la metà

oltre i 75 anni)

Una quota che, secondo l’organizzazione

mondiale della sanità, dovrebbe crescere

fino al 33% entro la metà del secolo.

INNovazIoNI LTC INTrodoTTe daL 1° geNNaI

fino ad oggi iL weLfare aziendaLe si è diffuso neLLe grandi aziende e parziaLmente neLLe medie, Lasciando fuori Le piccoLe che però rappresentano iL grosso deLL’industria e deLL’occupazione in itaLia

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Ltc, ItaLIa aLLe corde. adesso urge una “stampeLLa” prI

“VAnTAggi AnChe Per gLi iSCriTTi oV riVoLuzione CuLTurALe Per iL weLfAresecondo luca Pesenti, esPerto in materia, le misuremesse in camPo dal Governo sono Già imPortanti, ma adesso in italia serve un vero cambio di Passo da Parte di tutto il sistema

“Sul welfare azien-dale in Italia sia-mo progrediti parecchio negli

ultimi anni ma ora serve una vera svolta culturale da parte di tutto il sistema produttivo e sociale”. Ne è convinto Luca Pesenti, docente di “Sistemi di welfare comparati” alla facoltà di Scienze politiche e sociali all’Università Cattoli-ca, che ha da poco scritto un libro – intitolato “Il welfare in azienda. Imprese smart e benessere dei lavoratori” (ed. Vita e Pensiero) – che si pro-pone come manuale teorico e pratico per orientarsi nel set-tore in Italia. Professor Pesenti, che cosa pensa del welfare aziendale in

Italia e del suo sviluppo in re-lazione ad altri Paesi europei e alle attuali dinamiche di spesa sanitaria e di invecchiamento della popolazione? Abbiamo vissuto una fase di forte sviluppo negli ultimis-simi anni, anche perché par-tivamo da molto indietro vi-sto che l’Italia, storicamente, non è un sistema all’inglese dove tutta la contrattazione è

aziendale e l’employee benefit è molto sviluppato. Da noi, lo sviluppo della contrattazione di secondo livello e del welfa-re aziendale stanno andando di pari passo solo negli ultimi anni, anche perché nel pas-sato c’è chi si è opposto nella convinzione che il tema del welfare dovesse essere esclu-sivamente di competenza sta-tale, o al più demandato alla contrattazione nazionale. Poi, dopo 30 anni che non veniva modificata, la normativa fi-scale è cambiata nel 2015 e nel 2016 e adesso c’è una signi-ficativa convenienza a ricor-rere al welfare aziendale: da una parte le aziende sono più competitive, dall’altra lo Stato incentiva la diffusione di beni e servizi che possono parzial-mente compensare l’arretra-mento del welfare pubblico. Chiaramente, la sanità è un epicentro critico all’interno di questa dinamica. Che cosa si può fare per am-pliare ulteriormente lo svilup-po del welfare aziendale? Fino ad oggi il welfare azien-dale si è diffuso nelle grandi aziende e parzialmente nelle medie, lasciando fuori le pic-cole che però rappresentano il

grosso dell’industria e dell’oc-cupazione in Italia. In questo senso, le ultime due leggi di Stabilità hanno rappresentato passaggi importanti, ormai ci sono pochi vincoli regolamen-tari; piuttosto serve una svol-ta di tipo culturale da parte di tutto il sistema produttivo e sociale sia da parte dei di-pendenti che devono iniziare ad entrare nell’ottica di avere dei benefit al posto di una par-te della retribuzione (quella variabile) che da parte delle aziende che non sempre co-noscono bene le norme e han-no difficoltà ad abbracciarle all’interno delle logiche com-plessive della gestione del-le risorse umane. Insomma, siamo davanti a una sfida che presenta opportunità e rischi. Che ruolo devono giocare se-condo lei in questo contesto i fondi sanitari integrativi come Assidai?Saranno sicuramente un col-legamento con la contratta-zione di primo livello. Il tema più forte a mio parere è legato all’andamento della spesa out of pocket in Italia visto che siamo al 22% della spesa sani-taria totale, superiore alla me-dia dell’Unione Europea a 28 Paesi. Una spesa molto alta per un sistema universalista come il nostro, con il 7% dei bisogni medici che non trovano soddi-sfazioni per cause economiche (un valore doppio rispetto alle medie UE). Di questo passo il problema si pone e si porrà sempre di più con difficoltà crescenti: non c’è dubbio che i fondi sanitari un ruolo forza-tamente lo dovranno avere.

in itaLia abbiamo vissutouna fase di forte sviLuppo negLiuLtimissimi anni, anche perché partivamo da moLto indietro visto che iL nostro paese, storicamente, non è un sistema aLL’ingLese dove tutta La contrattazione è aziendaLe e L’empLoyee benefit è moLto sviLuppato

Luca Pesenti Ricercatore di Sociologia generale nella Facoltà di Scienze Politiche e sociali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, dove insegna Sistemi di welfare comparati e Modelli, strumenti e rego-le del welfare. Dottore di ricerca in Sociologia economica nella Facoltà di Economia dell’Università di Brescia, si occupa di temi legati al wel-fare contrattuale. Dal giugno 2013 è Direttore delle ricerche e com-ponente del comitato scientifico dell’Osservatorio Donazione Farmaci presso la Fondazione Banco Farmaceutico.

I NumerI deLLa LoNg Term Care NeL NosTro paese

La popoLazIoNe ITaLIaNa NoN

auTosuffICIeNTe

5,5%In tutto 3,167 milioni

di individui. Tra questi, le persone

con non autosufficienza grave, in stato

di confinamento, ossia costretti in via permanente a letto, su una sedia o nella propria abitazione

per impedimenti fisici o psichici, sono quasi

la metà, per l’esattezza 1,436 miioni.

I CITTadINI Che NoN peNsaNo “IN aNTICIpo”

aLLa CoperTura LTC

30,6% un altro 22,7% vedrà il da farsi se e quando

la cosa accadrà. Il resto della

popolazione conta sui risparmi accumulati

(26,1%), sul welfare (17,3%) e sull’aiuto

dei familiari (17%).

uLTra 65eNNI preseNTI IN ITaLIa NeL 2015

22% (di cui circa la metà

oltre i 75 anni)

Una quota che, secondo l’organizzazione

mondiale della sanità, dovrebbe crescere

fino al 33% entro la metà del secolo.

INNovazIoNI LTC INTrodoTTe daL 1° geNNaI

fino ad oggi iL weLfare aziendaLe si è diffuso neLLe grandi aziende e parziaLmente neLLe medie, Lasciando fuori Le piccoLe che però rappresentano iL grosso deLL’industria e deLL’occupazione in itaLia

“Welfare24I l V a l o r e d e l l e P e r s o n e p e r A s s i d a i

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Proprietario ed editore: Il Sole 24 Ore S.p.A.Sede legale e redazione: via Monte Rosa 91, 20149 Milano Tel: 02.3022.4602-3 - Fax 02.3022.481Progetto grafico e artwork: Lucia Carenini

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il punto di vista

Il ministro Lorenzin ha definito “un passag-gio storico” la firma dei nuovi Livelli Essenziali di Assistenza. Dopo ben 15 anni, infatti, è stato

aggiornato l’elenco delle prestazioni sa-nitarie per le quali va garantito il diritto universale alla cura. L’adeguamento dei LEA è di fonda-mentale importanza anche per noi che, attraverso i nostri Fondi di assistenza

sanitaria integrativa, ci siamo dati il compito di rafforzare il sistema pub-blico negli obiettivi di equità di acces-so alle prestazioni, qualità delle stesse, ampliamento dei servizi e loro fruibilità sul territorio nazionale. L’aggiorna-mento dovrà infatti trovare applicazio-ne uniforme nei diversi sistemi sanitari regionali, e questo è un obiettivo tutt’al-tro che immediato. La sanità integrativa dunque potrà con-centrarsi più consapevolmente nella

propria funzione di supporto e comple-mentarietà al SSN. Le politiche adotta-te dai Fondi come Assidai hanno fino-ra anticipato molte scelte del decisore pubblico, rispondendo in modo fles-sibile all’evoluzione della domanda di assistenza degli associati. Continuere-mo secondo questo criterio, adeguando la nostra azione ai bisogni espressi dai colleghi e finalizzandola su quelle aree in cui il SSN mostra minore capacità di intervento.

nuoVi LeA, Si PuÒ riPArTire Di STefAno CuzziLLA, PreSiDenTe feDermAnAger

Per L’oCSe TroPPi SPreChi neLLA SAniTàun rePort dell’orGanizzazione sottolinea come il 20% delle sPese Potrebbe avere un utilizzo miGliore. il 10% dei Pazienti danneGGiato in osPedale

il 20% della spesa sanita-ria potrebbe essere indi-rizzato verso un utilizzo migliore. A sottolinearlo

è un nuovo rapporto dell’Oc-se - Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo

economico - “Tackling Wa-steful Spending on Health” che analizza come affrontare e tagliare le spese inutili che appesantiscono i bilanci dei sistemi sanitari. Ma il quadro è ancora peggiore se si pensa che in tutti i principali Paesi occidentali, secondo l’orga-nizzazione, “nel migliore dei casi una quota significativa della spesa di assistenza sa-nitaria è uno spreco mentre nel peggiore può anche esse-re danneggiata la salute dei cittadini”. I numeri? Sempre nell’area Ocse, un paziente su dieci è inutilmente danneg-giato presso il punto di cura e oltre il 10% della spesa ospe-

daliera viene impiegata per correggere gli errori medici prevenibili o infezioni che le persone contraggono negli ospedali. “In una fase storica in cui i bilanci pubblici sono sotto pressione in tutto il mondo tutto ciò è allarmante - fa notare l’Organizzazione - i governi potrebbero spende-re molto meno per l’assisten-za sanitaria e migliorare per giunta la salute dei pazienti”.Ancora: in Italia il 20% degli accessi al Pronto soccorso sono impropri mentre negli Stati Uniti più del 20% della spesa sanitaria totale è bruciata dagli sprechi. Nei 35 Paesi Ocse, in-vece, un bambino su tre nasce con il taglio cesareo, a fronte di indicazioni mediche che sug-geriscono un tasso massimo

del 15%. Tutto ciò mentre la penetrazione sul mercato di farmaci generici è ancora bas-sa ed eterogenea (tra il 10% e l’80% in tutti i paesi dell’area Ocse). Senza contare un pro-blema altrettanto rilevante, rappresentato dalla percezione della corruzione: un terzo dei cittadini, infatti, considera il settore sanitario corrotto.

i numeri20% gli accessi impropri al Pronto Soccorso in Italia

33% i cittadini dell’area Ocse che considerano corrotto il sistema sanitario

10% la spesa sanitaria usata per rimediare a errori di cura

La sanità pubblica italiana è sempre più insostenibile dal punto di vista sanitario. A dirlo ci sono anche i dati contenuti nel 12° Rapporto Sanità a cura di C.R.E.A. Sanità - Università di Roma “Tor Vergata”, che rivelano come la spesa sanitaria corrente to-tale italiana nel 2015 si attestava a 2.436 euro pro-capite, con uno scarto di oltre il 32,5% rispetto ai 3.608 pro-capite dell’Eu-ropa occidentale. Un gap in aumento del 2,6% rispetto all’an-no precedente e del 16,8% in confronto al 2005. Nel decen-nio 2005-2015 il gap in termini di spesa totale pro-capite tra l’Italia e l’Europa occidentale è, quindi, più che raddoppiato, passando dal 15,7% al 32,5%. E nel 2020, se si continuerà con questo ritmo, la forbice potrebbe arrivare al 40%. Allo stesso tempo, sottolinea il rapporto, la spesa privata dei cittadini cre-sce tuttavia agli stessi ritmi di quella dell’Europa occidentale, dimostrando di mantenere una funzione di complementazione della spesa pubblica anche in tempi di crisi.

esplode il gap tra spesa sanitaria italiana ed europea

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DI30 DIRIGENTI INDUSTRIA MARZO 2017

Polizza assicurativain favore del dirigente

na interessante pronuncia del Tribunale di Milano (Trib. Mi-

lano, Sezione Lavoro, 11 ottobre 2016 n. 2657, Giudice dott. Lombardi) offre l’occasione per affrontare il tema delle coperture assicurative previste in favo-re del dirigente, tra cui rientra l’obbligo posto in capo al datore di lavoro di sot-toscrivere una polizza che garantisca un indennizzo in caso di invalidità perma-nente derivante da qualsiasi evento, tale da ridurre in misura superiore ai 2/3 la sua capacità lavorativa, stabilito dall’art. 12, 5º comma, del CCNL Dirigenti Industria.Infatti, in base al citato articolo: “L’azien-da provvederà altresì a stipulare, nell’inte-resse del dirigente, una polizza che assi-curi, comunque una sola volta, in caso di

morte o in caso di invalidità permanente tale da ridurre in misura superiore ai 2/3 la capacità lavorativa specifica del dirigente, per cause diverse da quella dell’infortunio comunque determinato e da malattia pro-fessionale, una somma, sempre in aggiun-ta al normale trattamento di liquidazione, pari, a decorrere dal 1º luglio 2005 ad euro 116.202,80 quando il dirigente non abbia figli a carico né coniuge. La predetta som-ma sarà pari a euro 162.683,92 quando il nucleo familiare del dirigente interessato risulti composto da uno ovvero da più figli a carico e/o dal coniuge. Detti importi, a decorrere dal 1° luglio 2007 saranno pari rispettivamente ad euro 129.114,22 ed a euro 180.759,91. Il dirigente concorrerà al costo del relativo premio con l’importo di euro 139,44 annui che saranno trattenuti dall’azienda sulla sua retribuzione secon-do apposite modalità”; tutto ciò, fatte

salve, ai sensi del successivo comma 8, eventuali intese prevedenti l’assunzione diretta da parte dell’azienda dell’obbligo di pagamento diretto delle somme.Così disciplinata tale copertura assicu-rativa, il caso sottoposto all’attenzione del Tribunale di Milano aveva ad ogget-to la richiesta di risarcimento danni nei confronti della propria azienda da parte di un dirigente affetto da patologia che aveva comportato la riduzione a meno di un terzo della sua capacità lavorativa. Il dirigente non aveva potuto usufruire della copertura assicurativa di cui al ci-tato art. 12, poiché tale polizza non era stata stipulata dal datore di lavoro all’at-to della sua assunzione ma solo dopo l’insorgenza della patologia, in tal modo però la compagnia aveva negato l’in-dennizzo poiché l’evento dannoso era antecedente alla stipula della polizza.

uAlberto Sbarra Avvocato del Foro di Milano

Riportiamo una nota a sentenza di Alberto Sbarra in merito ad una pronuncia del Tribunale di Milano sulla polizza assicurativa in favore dei dirigenti. La sentenza, per chi avesse interesse a consultarla, è reperibile presso il Servizio Sindacale ALDAI oppure nella rivista Dirigenti Industria digitale.

SPETTI LEGALIa

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La società convenuta replicava alle legit-time pretese del dirigente sostenendo l’insussistenza dell’obbligo di stipulare detta polizza contestualmente alla sti-pula del contratto di lavoro, ben poten-do essere perfezionata in un momento successivo.Il Giudice del Lavoro del Tribunale di Milano respingeva tale argomentazio-ne difensiva affermando che “benché l’art. 12, 5° comma CCNL applicabile non individui un termine essenziale per la sti-pula del contratto di assicurazione, ciò non può che individuarsi nell’inizio del contratto di lavoro, dal collegamento te-leologico e funzionale tra il rapporto di lavoro e la copertura assicurativa”.Da qui l’inadempimento aziendale in quanto l’attivazione della polizza non era stata disposta tempestivamente all’atto della stipula del contratto di la-voro, ma aveva avuto luogo dopo l’in-sorgenza della patologia.Secondo il Giudice del Lavoro evidenti apparivano, infatti, i profili di danno cau-sato dal comportamento inadempiente della società considerato che, qualora

SPETTI LEGALIala polizza fosse stata operativa con de-correnza dalla conclusione del contrat-to di lavoro, la patologia sopravvenuta, alla base della riduzione a meno di un terzo della capacità lavorativa, avrebbe determinato l’operatività della garanzia assicurativa, con maturazione per il diri-gente del diritto alla percezione dell’in-dennizzo.Il Tribunale di Milano, in accoglimento del ricorso, condannava pertanto l’a-zienda al pagamento in favore del diri-gente di una somma pari all’indennizzo che sarebbe al medesimo spettato in caso di copertura assicurativa.È interessante notare come la sentenza abbia ritenuto pienamente applicabile al contratto individuale la norma con-trattuale collettiva, sotto il profilo che l’i-nadempimento del datore di lavoro alla stipula della polizza determini in capo al dirigente un danno patrimoniale in re ipsa, senza dover dimostrare l’ammon-tare dello stesso, pari, nel caso in esame, all’indennizzo previsto dalla polizza tar-divamente stipulata dall’azienda.Questo aspetto è importante poiché, nel

caso in esame, il datore di lavoro aveva tentato di rimediare al proprio inadem-pimento alla normativa contrattuale collettiva stipulando la polizza dopo l’insorgere della patologia. La decisione del Tribunale di Milano invece pone un significativo limite a questo comporta-mento stabilendo, come si è visto, che la polizza deve essere stipulata sino dal- l’inizio del rapporto di lavoro, a pena di risarcimento del danno a favore del di-rigente che abbia subito una riduzione della sua capacità lavorativa.Pertanto l’art. 12, quinto comma del CCNL Dirigenti Industria rappresenta una valida tutela per il dirigente che deve essere consapevole di questo suo importante diritto, soprattutto se si tie-ne conto che sovente la perdita della capacità lavorativa diventa, purtroppo, “l’anticamera” di una condizione lavora-tiva problematica che può sfociare nella perdita del posto di lavoro, ragion per cui l’indennizzo previsto dalla norma contrattuale collettiva diventa di note-vole importanza per sostenere econo-micamente il dirigente. ■

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DI32 DIRIGENTI INDUSTRIA MARZO 2017

ISCO

Il lavoro all’estero e il rischio della doppia imposizione

uando un’azienda invia dei dipendenti all’estero, o lo stesso dipendente viene as-sunto direttamente presso una società estera è molto

concreto il rischio della doppia tassazio-ne in capo ai lavoratori, che sono poten-zialmente esposti a tassazione sia in Ita-lia, loro Paese di residenza, sia nel Paese estero ove viene svolta fisicamente l’at-tività (in quanto la maggior parte degli Stati riconduce a tassazione il reddito di lavoro dipendente prestato nel proprio territorio), salvo il riconoscimento in Ita-lia del credito di imposta per le imposte pagate a titolo definitivo all’estero.In linea di principio, il reddito di lavoro dipendente viene tassato in primo luo-go nel Paese dove è svolta l’attività lavo-rativa a prescindere dal “titolo” sulla base del quale il dipendente è inviato all’este-ro (trasferta, distacco, localizzazione).Pertanto, al fine di prevenire la doppia imposizione, che comunque spesso espone l’azienda e/o il lavoratore sotto

q il profilo finanziario, fino a quando non vi saranno i presupposti per il recupe-ro del credito di imposta, si dovrebbe valutare, innanzi tutto, se sussistano le condizioni per considerare fiscalmente non residente in Italia il dipendente. In tal caso, sotto il profilo fiscale, verrebbe meno la tassazione (anche) in Italia del reddito prodotto all’estero. Perché si ve-rifichi una simile situazione, ovviamente, sarà necessario che le condizioni dettate dall’art. 2 del testo unico delle imposte sui redditi – c.d. Tuir - (secondo cui sono definiti i criteri sulla base dei quali le persone fisiche sono considerate fiscal-mente residenti in Italia) non sussistano per la maggior parte del periodo di im-posta e dunque, se parliamo di cittadini italiani, che l’iscrizione all’AIRE e, in ogni caso, l’assegnazione all’estero siano per-fezionate entro la prima metà dell’anno, non potendosi “spaccare” in due, quanto meno sulla base della normativa interna, il periodo di imposta.È ovvio, tuttavia, che se si tratta di di-pendenti che abbiano rilevanti interessi in Italia (ad iniziare da quelli familiari, come per esempio il coniuge che resta

Nicola FasanoAvvocato tributarista in Milano

in Italia) che fanno ivi permanere il “do-micilio”, in ogni caso, saranno conside-rati fiscalmente residenti in Italia e dun-que ivi assoggettati a tassazione su tutti i redditi ovunque prodotti.Altro caso in cui potrebbe essere scon-giurata la doppia tassazione potrebbe essere quello dell’assegnazione in Pae-si che non prevedano una imposizione sulle persone fisiche (come alcuni Stati del Golfo Persico).Venendo meno anche questa ipotesi, non resta che verificare l’applicabilità dell’art. 15, par. 2, della Convenzione contro le doppie imposizioni eventual-mente stipulata fra Italia e Paese estero.Se infatti, in tema di redditi da lavoro dipendente il Modello OCSE (sulla base del quale vengono stipulate le singole Convenzioni contro le doppie imposi-zioni fra due Stati contraenti) prevede all’art. 15, par. 1, come principio di ca-rattere generale la tassazione (anche) nel Paese di svolgimento dell’attività, il par. 2 detta le stringenti condizioni in presenza delle quali può essere ricono-sciuta l’esenzione da tassazione nello Stato in cui è svolta l’attività.

Convenzionato direttamente con FASI, di tutta la procedura del rimborso se ne occupa lo Studio. FASI rimborsa all’iscritto-assistito,una quota che varia tra il 50% e il 60% delle spese sostenute dal paziente.

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Via Gaslini, 1 Monza Tel. 039.2022489 / 347.2298071

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Gentile Iscritto/Assistito, La informiamo che dal 2003 opera a Monza lo Studio Dentistico Sorriso & Salute, convenzionato FASI.

Per tutti gli Iscritti/Assistiti FASI: nei mesi di Gennaio, Febbraio,Marzo, dedicati alla prevenzione dentale,

60 € anziche’ 80 € sul trattamento per la pulizia del tartaro.

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ISCO

In sintesi, è riconosciuta l’esenzione quando concorrono le seguenti condi-zioni:a) l’attività nell’altro Stato non è svolta

per un periodo superiore a 183 giorni nell’arco di dodici mesi;

b) le remunerazioni sono pagate da o per conto di un datore di lavoro che non è residente nell’altro Stato;

c) l’onere delle remunerazioni non è so-stenuto da una stabile organizzazio-ne o da una base fissa che il datore di lavoro ha nell’altro Stato.

La finalità della norma è quella di esclu-dere da tassazione i redditi derivanti da attività di lavoro dipendente di breve durata nei limiti in cui tali redditi non siano ammessi in deduzione, come costi, ai fini della determinazione del reddito d’impresa, nello Stato in cui si svolge la prestazione lavorativa, poiché il datore di lavoro non è ivi residente e comunque non vi ha una stabile organizzazione.Con riferimento alla prima condizione, di cui alla lettera a), relativa alla presen-za del lavoratore, va evidenziato che nelle convenzioni più risalenti la stessa

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è circoscritta a 183 giorni nell’arco di un periodo di imposta, il che, evidente-mente potrebbe accordare l’esenzione anche in caso di assegnazione, a cavallo di due periodi di imposta, della dura-ta complessivamente superiore a 183 giorni (per esempio dal 30 agosto 2017 al 1º giugno 2018). Ciò detto, è agevole rilevare come ai fini della esenzione “da convenzione” debba ricorrere, oltre che una assegnazione di “breve periodo”, an-che la circostanza che, in linea di princi-pio, il dipendente non sia pagato in loco e dunque, nei casi di distacco fra azien-de facenti parte del medesimo gruppo, continui ad essere pagato dalla “casa madre” senza che questa riaddebiti poi il relativo costo del lavoro alla consociata che dovesse beneficiare della prestazio-ne lavorativa.Ciò in quanto, in ambito internazionale e soprattutto alla luce delle interpretazio-ni rese in tal senso in sede OCSE, la con-dizione di cui alla lettera b) che precede non ricorre anche quando il dipendente, pur se formalmente pagato dalla società “distaccante”, riaddebita poi i relativi co-

sti alla locale “distaccataria” in quanto, nella sostanza, è quest’ultima che, di fat-to, sostiene il relativo costo.Da ultimo, deve segnalarsi che nei casi in cui si verifica il fenomeno della doppia imposizione l’azienda e/o il dipendente determina la base imponibile fiscalmen-te rilevante non sulle retribuzioni effetti-vamente percepite ma sulle retribuzioni cosiddette “convenzionali” (solitamente più basse di quelle effettive, stabilite annualmente di concerto fra il Ministero del Lavoro e quello delle Finanze) sem-pre che ricorrano le condizioni previste dall’art. 51, c. 8-bis, Tuir. In base a tale disposizione le citate retribuzioni for-fettarie si applicano a condizione che il lavoratore svolga l’attività di lavoro all’e-stero, in via continuativa e quale ogget-to esclusivo del rapporto, per un periodo superiore a 183 giorni nell’arco di dodi-ci mesi. In tali casi, peraltro, il credito di imposta spettante per le tasse pagate all’estero, deve essere corrispondente-mente riproporzionato secondo quanto chiarito dall’Agenzia delle Entrate con la R.M. 48/E/2013. ■

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DI36 DIRIGENTI INDUSTRIA MARZO 2017

REVIDENZAp2017: Dirigenti Senior

Impegno sociale e difesa dei diritti

PremessaL’anno 2016 è stato denso di dibattiti sulle problematiche sociali e, particolar-mente, sulle pensioni. Un dibattito che ha portato a talune soddisfacenti intese tra Governo e parti sociali. Ma con tema-tiche ancora aperte, a partire da quelle relative alla revisione dell’Irpef e alla ri-considerazione del paniere Istat ai fini della rivalutazione del costo della vita sulle pensioni. Per l’anno da poco co-minciato è augurabile che diminuiscano gli annunci che innestano tensioni tra i pensionati, specie quando si continuano a ipotizzare nuovi interventi riduttivi, sia pure limitati a soglie superiori a un certo ammontare. Gli annunci, anche se poi non concretizzati, inducono al risparmio piuttosto che all’ampliamento della do-manda e conseguentemente al rallenta-mento dell’economia. Al fine di riprendere anche per il 2017 alcuni argomenti di confronto, ne ripor-tiamo, di seguito, le sintesi più rilevanti, enunciando, nel contempo, quelle che, a giudizio di chi scrive, potrebbero essere linee di sostegno alle iniziative che Fe-dermanager/CIDA intenderà assumere. Partiamo dai fatti: la diseguale distribuzione delle risorse

nel nostro Paese che dà luogo alla con-tinua conflittualità sociale; gli attacchi continuativi alle pensioni,

con le relative azioni sottrattive già operate o in corso: contributi di solida-rietà, sospensione della perequazione, elevata imposizione fiscale; la scorretta informazione diffusa stru-

mentalmente sulla spesa pensionistica in Italia. Informazione scorretta che ali-

menta la frattura intergenerazionale e che anziché rafforzare le leve della pro-tezione sociale amplia gli spazi al mer-cato delle assicurazioni pensionistiche private; la necessità di promuovere azioni e

avanzare proposte volte ad invertire le tendenze in atto.

Di qui le nostre proposte.

Le cause della conflittualità socialeÈ la diseguale distribuzione delle risorse economiche del Paese ad alimentare il diffuso conflitto sociale. Soprattutto lo sconforto dei giovani. Troppo stridenti sono le diseguaglianze sociali. In Italia, principalmente negli anni della crisi più acuta, la differenza nella distribuzione della ricchezza si è ulteriormente accen-tuata. Il che spiega anche l’accesa indi-gnazione verso pensioni troppo elevate, quali quelle ampiamente denunciate dai media e sospettate, per giunta, di essere frutto di raggiri delle norme in materia pensionistica. Peggio: frutto d’inadeguati controlli e della rilassatezza di verifiche sugli aspetti degenerativi del sistema. Se controlli e verifiche avessero funzionato, non staremmo ancora a par-lare delle cosiddette “pensioni d’oro”!

Quale è stato il contributo dei pensionati al riequilibrio del bilancio pubblico?1. Contributo di solidarietà per 6 anni

(2012-2017) su pensioni di chi al 31 dicembre 1995 aveva all’attivo alme-no cinque anni di anzianità contri-butiva presso i Fondi Volo, Telefonici,

Elettrici, Ferrovieri, Ferrotranvieri, Inpdai, tutti confluiti nell’Inps.

2. Contributo di solidarietà per gli anni 2014-2016. Trattenute da 6% fino a 18% su pensioni lorde di poco più di 91mila euro fino a oltre 195mila euro.

3. Sospensione della perequazione 2012-2013. Si attende Pronuncia della Consulta sulla questione d’inco-stituzionalità contro il Decreto Legge n. 65/2015 (convertito nella legge 109/2015).

4. Perequazione più penalizzante. La perequazione verrà applicata secon-do il sistema introdotto dal Governo Letta fino a tutto il 2018. In pratica: sono le pensioni medio-alte ad essere sacrificate.

5. Lunga sequenza di sottrazioni. I 24 interventi modificativi in peggio del sistema perequativo di cui ben sei sospensivi, soprattutto negli ultimi 15 anni, hanno dato luogo a calcoli approssimativi, ma che comunque dicono che, in questo modo, lo Stato ha fatto la cresta sulla spesa pensioni-stica per ben 800/1.000 miliardi.

Il prelievo fiscale I dati più recenti relativi all’imposta sui redditi dicono che il gettito Irpef grava per il 35% sui redditi da pensioni e il 10,2% di questi pensionati (sono quelli che percepiscono da 2.700 euro lordi men-sili in su) paga il 46,8% di tutta l'Irpef sul-le pensioni. Diversamente da quanto accade in altri Paesi europei dove gran parte delle pen-sioni sono pressoché esentate dall’im-posta sul reddito o comunque sono gra-vate da aliquote più basse rispetto ad altri redditi.

Mino Schianchi Presidente Comitato Nazionale di Coordinamento dei Gruppi Pensionati e Consigliere ALDAI

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DI 37DIRIGENTI INDUSTRIA MARZO 2017

REVIDENZApLa pratica d’informazioni contraffatte Allo scopo di giustificare interventi ri-duttivi sulle pensioni, vengono diffuse informazioni sulla spesa pensionistica italiana i cui contenuti tendono a dimo-strare che essa è la più elevata rispetto agli altri Paesi europei. È una notizia che va confutata, perché non corrisponden-te al vero. Se l’esposizione della spesa fosse fatta al netto dell’Irpef e se dalla spesa venissero sottratti importi che ri-guardano voci non previdenziali, bensì di sostegno all’economia o all’assisten-za (ad esempio GIAS e altre voci riguar-danti l’assistenza), l’Italia scenderebbe nella classifica, fino ad allinearsi a quella media degli altri Paesi europei (media 10,7%).

L’opinione pubblica e i mediaAppoggiandosi su una demagogia mili-tante si amplifica un’opinione pubblica nemica dei pensionati. E questo per fi-nalità di consenso politico che risultano evidenti. Ricordiamo tutti qualche talk-show ben manovrato dove lo scroscio degli applausi era a favore di tutte le battute contro i pensionati, mentre fi-schi e rumoreggiamenti erano riservati al malcapitato che si prestava a far da cavia allo spettacolo. Era una “sceneg-giata” che aveva uno scopo ben preci-so: distrarre i cittadini dai veri problemi del Paese: evasione fiscale, corruzione, burocrazia gravosa, dispendiosa e ec-cessiva. Vi sono invece alcune verità che dovran-no essere tenute presenti nel dibattito sulle pensioni che si svilupperà nel corso del 2017.1. È vero che il sistema ante riforma Dini

fu una precisa scelta politica volta a risolvere numerosi problemi econo-mici e sociali dell’epoca, a cominciare dal recupero della svalutazione dei contributi versati durante il periodo fascista, a continuare con l’esigenza di ristorare la popolazione delle priva-zioni subite durante il periodo bellico, a finire con l’esigenza di alimentare la domanda e rilanciare l’economia. Come poi avvenne.

2. È vero che nel sistema si sono inseri-ti una serie di distorsioni e abusi che vanno, questi sì, colpiti e corretti. Uno

per uno, caso per caso. Come è l’evi-denza di pensioni abnormi, acquisite mediante interpretazioni distorsive di norme e di espedienti al limite della legalità. Ma va anche segnalato che la mozione di monitoraggio approvata dal Parlamento (8/9 gennaio 2014) al riguardo non sembra abbia avuto se-guito. O se seguito ha avuto, sarebbe utile conoscerne i risultati.

3. È vero che il marchio della finalità elettoralistica è stato impresso a tanti provvedimenti che hanno arricchito intere categorie sociali e che, nel con-tempo, ha lasciato un Paese esausto e devastato. Si mettono però sotto accusa solo le pensioni perché frutto “delle iniquità ereditate da decenni in cui le stesse sono state gestite con fi-nalità di tipo elettorale”.

4. È vero anche che andrebbero indivi-duati i tanti casi di pensioni modeste o modestissime e che hanno come provenienza attività economiche o professionali che, tuttora, presenta-no al fisco dichiarazioni di reddito annuo irrisorie. Ovviamente indagini di questo tipo colpirebbero milioni di probabili abusivi delle pensioni. Ma farebbero perdere anche milioni di voti, perché si andrebbe a toccare un mondo che ha gli strumenti e la forza per difendere con le unghie e coi den-ti i privilegi acquisiti. Perdere il con-senso elettorale dei titolari di pensio-ni medio-alte è poca cosa rispetto al consenso che può venire da milioni di persone alle quali si fa credere che ta-gliare ulteriormente alcune prestazio-ni può risolvere i loro problemi eco-nomici. In breve: la proposta di nuovi prelievi sulle pensioni è una misura di facciata più che un'effettiva esigenza di riduzione di spesa.

Una strategia per smantellare lo stato sociale È strumentale l’allarmismo creato sulla sostenibilità del sistema pensionistico. La popolazione viene spinta verso l’ac-cettazione di ulteriori tagli alle presta-zioni sociali. E tutto questo offre anche ampi spazi, insperati, al mercato delle assicurazioni pensionistiche private. I continui attacchi alle pensioni creano un clima di ansia per i titolari di pensioni già in atto, ma anche di incertezza per i trattamenti del futuro. Diffondere un cli-

ma di ansia relativo al futuro è la nuova strategia della tensione in atto nel Pae-se. Prospettare una vita di indigenza per gli anni successivi all’attività lavorativa è la strada intrapresa per depotenziare l’interesse dei lavoratori verso la previ-denza pubblica; smantellare lo Stato So-ciale e spingere sempre più verso la pri-vatizzazione del sistema pensionistico, trasformando la pensione da diritto so-ciale garantito dallo Stato a fatto indivi-duale, legato all'andamento dei mercati finanziari, peraltro anch’essi incerti ed aleatori, visti i gravi episodi di malaffare denunciati in quei mercati. In ogni caso è il grande regalo dello Stato Sociale alle grandi compagnie di assicurazione.

Le nostre proposteIl Governo deve essere sollecitato ad un dibattito ampio: bisogna discutere e af-frontare le cause della conflittualità so-ciale le cui conseguenze si vogliono poi scaricare sui pensionati.

1. Individuare le cause della diseguale distribuzione delle risorse del Paese Non tutti pagano le imposte secondo le loro capacità contributive (art. 53 Cost.). Ma soprattutto sono molti quelli che le tasse non le pagano affatto, come risulta dai rapporti annuali del Ministero del- l’Economia e della Guardia di Finanza: a. 18,7 milioni di contribuenti (46% dei

contribuenti e 77,5% dei lavoratori autonomi) dichiarano meno di 15.000 euro l’anno di reddito;

b. questi contribuenti lucrano “benefit” per esenzione delle tasse scolastiche, per la gratuità dei mezzi pubblici, esenzioni da ticket e addizionali varie pari a 25/30 miliardi all’anno;

c. questi i dati che emergono dalle più recenti dichiarazioni di reddito esami-nate: evasione fiscale 150 miliardi di euro all’anno che si “mangia” ben ol-tre 7,5 punti di Pil e distrugge 300.000 posti di lavoro ogni anno.

Pertanto, solo colpendo l’evasione fisca-le e la corruzione sarà possibile recupe-rare risorse necessarie ad investimenti strutturali e quindi lavoro e quindi svi-luppo e miglioramento economico per tutti.

2. Incalzare il Governo perché colpi-sca la criminalità fiscale In relazione a quanto appena detto, oc-

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DI38 DIRIGENTI INDUSTRIA MARZO 2017

REVIDENZApcorre incalzare il Governo perché metta al primo posto della sua agenda azioni concrete per colpire in maniera effettiva e severa la criminalità fiscale. Per rende-re effettiva l’equa distribuzione delle ri-sorse nel nostro Paese, occorre condurre un'efficace lotta all’evasione fiscale, all’e-lusione previdenziale e alla corruzione. Nel campo previdenziale, attivare con-trolli incrociati fra i vari Enti ed Ammini-strazioni, a partire da Inps-Fisco.

3. Recuperare le risorse disponibili della gestione della previdenza L’Inps ha ricevuto ingenti beni patrimo-niali da Enti Previdenziali soppressi, ma l’uso di questi beni non è noto. Inoltre ha ricevuto “fiumi” di contributi versati da persone che non hanno usufruito di pensioni (deceduti senza eredi), o che hanno continuato a versare contribu-ti oltre i 40 anni di lavoro, ovvero che hanno riscattato anni di laurea e questi anni non sono stati contabilizzati ai fini pensionistici, o hanno versato altri con-tributi anch’essi non contabilizzati ai fini pensionistici. Enormi risparmi. Senza conseguenze positive per le casse pre-videnziali. Le cronache inoltre segnalano che più di due terzi delle aziende è in ritardo sui versamenti fiscali e sui versamenti previ-denziali. E questo costituisce un aggra-vio ulteriore per le casse Inps.L’Inps, secondo le dichiarazioni rese dall’Istituto stesso, dispone già delle informazioni su redditi e patrimoni mo-biliari e immobiliari delle persone verso cui indirizza trasferimenti sociali, e ritie-ne di essere in grado di identificare chi è davvero in condizioni di povertà. Per-tanto, l’Istituto potrebbe dare seguito alle analisi già avviate con l’operazione “trasparenza”, per far conoscere le pro-venienze di 8.431.000 pensioni assistite. Un'indagine conoscitiva potrebbe forni-re notizie sulle categorie professionali, sociali ed economiche di provenienza di queste prestazioni. Un'indagine con possibile riferimento anche alla riparti-zione geografica di tali dati (province, regioni). Si avrebbe così un quadro comple-to dell’onere finanziario sostenuto dall’Inps, ripartito per le categorie so-ciali cui lo stesso fornisce prestazioni. Tutto questo potrebbe facilitare anche il raggiungimento dell’obiettivo cui Fe-dermanager e CIDA da sempre tendono:

la separazione gestionale e contabile dell’Assistenza dalla Previdenza.

4. Denunciare l’assenza dei controlliLa responsabilità dell’abusivismo pen-sionistico non va posta solo a carico di quelli che ne hanno tratto profitto. Que-sto è potuto avvenire e consolidarsi ne-gli anni come prassi, in considerazione di applicazioni distorte delle norme di calcolo dei trattamenti pensionistici. Ma tali distorsioni e abusi come mai sono stati praticati in maniera così vasta e per così tanti anni? Più ancora di quelli che ne hanno profittato e abusato, la re-sponsabilità di un tale disfacimento del-la gestione pubblica della previdenza va attribuito a chi non ha vigilato e aveva l’obbligo di farlo. Quali misure, quale indagine è stata pro-posta contro i responsabili?

5. Separare la Previdenza dall’Assi-stenzaOccorre rendere effettiva la separazione tra Previdenza ed Assistenza elencando in maniera chiara le varie forme di inter-venti assistenziali da porre a carico della fiscalità generale. Oggi sono poste a carico dell’Inps: le prestazioni pensionistiche vere e

proprie, derivanti da attività lavora-tive e professionali, per le quali sono stati versati contributi previdenziali secondo le norme in vigore duran-te gli anni delle attività produttive e sono state liquidate pensioni secondo le norme in vigore all’atto del colloca-mento in quiescenza;

le prestazioni assistenziali. Occor-re tenere presente che a fronte di 16.179.000 pensionati vengono ero-gate 8.431.000 pensioni assistite, ossia pensioni totalmente o parzialmente a carico della fiscalità generale tra cui i 3.469.254 soggetti beneficiari delle integrazioni al minimo che non sono riusciti in 66 anni di vita a versare al-meno 15 anni di contribuzione rego-lare e non avendo pagato i contributi non hanno neppure pagato le impo-ste;

le prestazioni a sostegno dell’eco-nomia. Il sostegno all’economia avvie-ne mediante la Gestione per Interven-ti Assistenziali e di Sostegno (GIAS). Questa eroga prestazioni assistenziali in favore di cittadini non abbienti; trattamenti di sostegno per il man-

tenimento del salario agli occupati in aziende che sospendono l’attività per crisi o processi di ristrutturazione/riconversione; sostegno alla produzio-ne con sgravi e fiscalizzazione degli oneri sociali. La quota di trasferimenti dalla GIAS vale circa 33 miliardi, oltre 2 punti di Pil.

6. Adeguare la previdenza pubblica ai cambiamenti intervenuti nel mercato del lavoroOccorre partire dalla constatazione dei cambiamenti in tutti i settori della vita sociale.Anche il mercato del lavoro è ormai to-talmente cambiato rispetto a quello di 20/15 e anche di dieci anni fa. Le cause: innovazioni tecnologiche; ristrutturazioni aziendali; minore afflusso di contributi previden-

ziali (crisi economica, disoccupazione, riduzione dell’impiego di mano d’opera).

In presenza di queste innovazioni oc-corre perseguire per il futuro i seguenti obiettivi: una riforma strutturale del sistema di

finanziamento della previdenza che preveda di aggiungere ai contributi calcolati sui redditi da lavoro dipen-dente e autonomo, contributi pro-venienti da altri redditi (da capitale e rendite finanziarie) in cui vi sia l’attiva partecipazione dei lavoratori ai risulta-ti d’impresa; la realizzazione di un sistema che pon-

ga l’intera assistenza pubblica a carico dello Stato, vale a dire un finanziamen-to a carico dell’intera collettività, se-condo le norme costituzionali; la creazione di un sistema previdenzia-

le che dia garanzia ai giovani di poter contare su una pensione dignitosa quando, un giorno, saranno collocati in quiescenza.

ConclusioniGli aspetti critici che investono la situa-zione sociale ed economica del Paese e le proposte di obiettivi da raggiungere nel campo previdenziale, appena espo-sti, non esauriscono tutto l’argomenta-rio su cui certamente sarà impegnata l’a-zione di Federmanager e CIDA. Ma vuole essere un primo approccio alle proble-matiche su cui, a nostro avviso, saremo chiamati a confrontarci con il Governo nel corso dell’anno appena iniziato. ■

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DI 39DIRIGENTI INDUSTRIA MARZO 2017

REVIDENZA – p aSSISTENZA

Hot mailcon il nostro esperto INPSSalvatore MartorelliGiornalista - Consulente Previdenziale

Dal sito Inps rilevo che ho maturato i requisiti per la pensione anticipata 2016. Le chiedo se posso accedervi (previe dimis-sioni dal lavoro) in qualunque momento, oppure se ci sono dei momenti particolari. Le chiedo questo perché in passato mi pare ci fossero delle “finestre” per l’accesso ed oggi non ho capito se queste esistano ancora o meno. In secondo luogo, avrei la possibilità di svolgere per il futuro delle attività lavo-rative, con contratto a tempo determinato. Le chiedo se deve passare un certo tempo (e quanto) dal momento in cui ras-segno le dimissioni ed accedo al trattamento di pensione al momento in cui potrei avere un nuovo contratto di lavoro.

Ho sempre lavorato con continuità di contribuzione. Dopo i 14 mesi di Aspi, facendo l'estratto conto rilevo che sia il periodo di disoccupazione (2011/2012) sia il periodo Aspi (2015/2016) sono indicati come non utili al diritto alla pensione. Le preciso anche che dal febbraio 2016 ho aperto una ditta individuale, che sto già trasformando in S.r.l., con partita IVA e iscrizione alla Gestione Commercianti per garantirmi la continuità con-tributiva. Alla luce di quanto sopra la data di raggiungimento dei contributi necessari per andare in pensione anticipata è sempre il 1° gennaio 2022?

Requisiti per la pensione anticipata 2016

Contributi figurativi periodi di inoccupazione per il diritto alla pensione anticipata

Se ha davvero maturato i requisiti contributivi per la pensione anticipata può accedere alla prestazione, una volta cessata l'at-tività lavorativa, quando vuole. La riforma Fornero del 2011 ha, infatti, eliminato il meccanismo delle cosiddette "finestre" ovve-ro quel particolare calendario di accesso alla pensione, una volta raggiunti i requisiti anagrafici e contributivi per la prestazione. È preferibile che, una volta cessata l'attività lavorativa ed acqui-sito il diritto alla pensione, lasci trascorrere almeno un mese di tempo prima di avviare un nuovo rapporto di lavoro dipendente.

Non abbia timori: i contributi figurativi accreditati per i periodi di inoccupazione sono utili a maturare il diritto alla pensione anti-cipata a condizione che abbia maturato complessivamente 35 anni di contributi. Si faccia rilasciare un estratto conto certificati-vo che è un documento, diverso dall'estratto conto normale, che attesta senza dubbi o errori l'esatta entità della contribuzione accreditata a Suo nome. Proseguendo i versamenti nella Gestio-ne Commercianti senza alcuna interruzione Le confermo la data di pensionamento che Le avevo a suo tempo indicato.

Sono un dirigente pensionato da agosto 2016, ho la possibi-lità di collaborare per uno/due anni a tempo pieno con una piccola società italiana. Desiderano evitare l'assunzione e mi propongono soluzioni per me complesse come la creazione di una SAS. Nell'ultima esperienza lavorativa (fino a luglio 2016) gestivo rapporti di collaborazione continuativi con pensionati iscritti a Gestione Separata Inps.Sono a conoscenza di amici pensionati che, iscritti a Gestione Separata Inps, collaborano da più anni con importanti gruppi con semplici modalità. Ricevono un cedolino paga e pagano 1/3 del 23% totale dei contributi Inps. Le sarei grato quindi se potesse indicarmi le modalità più gestibili da suggerire all'a-zienda per questa collaborazione.

Disciplina del rapporto di lavoro subordinatoMi spiace deluderla ma dal 2016 non è più possibile, salvo casi particolari, stipulare contratti di collaborazione coordinata e continuata oppure a progetto come quelli che i Suoi amici han-no in precedenza sottoscritto con le aziende di cui mi parla. Il de-creto legislativo n. 81/2015 dispone, infatti, che, dal 1° gennaio 2016, si applica la disciplina del rapporto di lavoro subor-dinato anche ai rapporti di collaborazione che si concretano in prestazioni di lavoro esclusivamente personali, continuative e le cui modalità di esecuzione sono organizzate dal committente anche con riferimento ai tempi e al luogo di lavoro. La Sua atti-vità di consulenza potrà, dunque, essere svolta o con la semplice titolarità di una partita IVA oppure avviando un'attività com-merciale in forma di impresa. In ambedue i casi sarà Lei ad emet-tere una fattura, comprensiva di IVA, per i compensi percepiti e a provvedere ai versamenti dei contributi all'Inps.

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ITA ASSOCIATIVAvFedermanager ha promosso, per il ter-zo anno, il Campionato Nazionale di Sci, che prosegue la lunghissima espe-rienza delle 45 edizioni del campiona-to del Triveneto. L'evento si è svolto dal 19 al 22 gennaio 2017 nella splendida Selva di Val Gardena tra i massicci del Sassolungo, del Puez e dell’imponen-te Gruppo Sella, a circa 1.563 m sopra il livello del mare. Hanno partecipato ospiti provenienti da tutto il territo-rio nazionale in uno scenario esclusi-vo, per trascorrere tre giorni ricchi di eventi. Per i colleghi amanti dello sci queste giornate sono state anche una piacevole e utile occasione per fare networking e per scambiarsi opinioni.

Congratulazioni a tutti i partecipanti e una menzione particolare al nostro Vice Presidente Bruno Villani per il terzo posto conquistato nella sua categoria.

Terza edizione del campionato nazionale di sci

I VINCITORI DI ALDAI MILANO (in ordine alfabetico) Gherardo Mercati: primo posto gara

di fondo maschile individuale 3 km. Patrizio Riva: terzo posto gara di sla-

lom gigante maschile. Angioletta Scicali: secondo posto

gara di slalom gigante femminile. Bruno Villani: terzo posto gara di

fondo maschile individuale 6 km.

Oltre al Presidente ALDAI Romano Ambrogi, per Milano hanno parteci-pato i seguenti concorrenti fra soci e familiari: Lorenza Benvenuto, Enrico Criscitelli, Paolo Di Giacomo, Fabri-zio Ercolano, Alessandro Gandolfi, Matteo Luigi Rosti, Daniela Mercati, Anna Occhipinti.

CONTROLLA E AGGIORNA I TUOI DATI, SCOPRI TUTTI I VANTAGGI ALDAI PER TEIn qualsiasi momento puoi controllare e modificare i tuoi dati personali registrati nell'area riservata My Feder.

FAI DA TEPer modificare i tuoi dati accedi all’area riservata direttamente dal sito ALDAI e segui questi semplici passaggi: ❚ inserisci codice utente e password;❚ Codice utente = codice Federmanager;❚ Password = se accedi per la prima volta, la password è il tuo codice fiscale (al primo accesso ti sarà chiesto di impostarne una nuova);❚ clicca su Accedi.

Comunica sempre qualsiasi variazione alla tua Associazione: sarai sempre aggiornato su servizi, novità, convenzioni e materiali a te riservati.

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DI 41DIRIGENTI INDUSTRIA MARZO 2017

PINIONIo

Edoardo Lazzati Presidente Federmanager Pavia

Finanza e calcio

I paradossi del Bel Paese

alla serie A alla serie B una retrocessione spiacevole sia dal punto di vista estetico, di immagine, sia dal punto di vista sostanziale. Mentre

nel mondo del calcio girano cifre paz-zesche per far felice il popolo “della pedata”, e le società calcistiche spesso si indebitano al di là di ogni logica, per arrivare alla serie B o meglio ancora alla serie A, con il plauso di milioni di ita-liani, nel mondo finanziario siamo stati retrocessi, senza possibilità di appello alla ignobile serie B della affidabilità dei debitori.Il fatto viene commentato dalla politi-ca in maniera generalmente patriottica (le agenzie di rating non sono affidabili, sbagliano le valutazioni, siamo debitori solidi, ecc. ecc.), dalla stampa in manie-ra diversa a seconda degli orientamen-ti dell’editore; il popolo, sovrano, tace; del resto cosa potrebbe fare di fronte ai cosiddetti esperti?Sta di fatto che le conseguenze ci sa-ranno eccome! E poco conta che le suddette agenzie di rating possano in-cappare in errori ed omissioni, e qual-che volta nella malafede. La cruda re-altà è che il nostro debito pubblico ci costerà di più; del resto se vogliamo essere un po’ obiettivi e liberarci dal campanilismo provinciale dal quale siamo afflitti, guardiamo, senza lenti di rimpicciolimento, la situazione genera-le del nostro Paese. Il debito pubblico è in continua asce-

sa, inarrestabile come una calamità naturale ed aumenterà ancora per salvare le banche. Ah le banche; un quadro fortemen-

te preoccupante denso di incognite, con lo Stato necessitato ad interveni-re facendo ricorso alle proprie casse vuote; meglio non vuote ma piene

di debiti che conseguentemente au-menteranno. Le riforme. Quelle strutturali, in grado

di stringere il rubinetto della spesa pubblica, sono rimaste alla fase del progetto e l’attuale Governo, malgra-do tutta la buona volontà, finirà per gestire una fase più o meno lunga (al massimo fino al 2018) di gestio-ne preelettorale con i partiti tesi non tanto a risolvere le gravi crisi in atto, ma a fissare il proprio migliore posi-zionamento in vista delle elezioni. Le province non ci saranno più, ma ci

sono le “aree vaste”; sono previste le aree metropolitane ma poco si com-prende di come funzioneranno. La buona scuola ha avuto un decol-

lo quanto meno imbarazzante con le solite cattedre ballerine, malgrado la stabilizzazione di migliaia di precari e l’attuazione dei concorsi nazionali che hanno provocato altri problemi sulle sedi di destinazione degli inse-gnanti vincitori. Roma la capitale, ad essere benevo-

li, annaspa ancora nella spazzatura e non è certo una bella fotografia del Paese. È prevedibile una legge elettorale a

carattere proporzionale (più o meno corretta) che non è indice, almeno in teoria, di forte stabilità politica, di cui comunque avremmo bisogno per ot-tenere riforme incisive e profonde. Il costo della sanità pubblica è inevi-

tabilmente in aumento, con l’invec-chiamento progressivo della popo-lazione e non vengono a sufficienza incentivate forme mutualistiche pri-vate. La disoccupazione giovanile e quella

degli ultra cinquantenni non pensio-nabili non allenta la sua tragica morsa. Il costo della invasione migratoria è

in costante progressivo aumento con l’Europa sempre più indifferente, in-capace e non disposta di fatto a dar-

ci una mano; e con diversi Paesi che chiudono le frontiere. Fino a quando potremmo reggere sul piano econo-mico e sul piano sociale?Penso che sia una domanda seria,

senza dover incappare in accuse di razzismo, a cui cercare di dare qual-che tipo di risposta razionale. Un carico fiscale eccessivo, dovuto ad

un costo eccessivo di Istituzioni trop-po numerose e spesso inutili.

È bene non proseguire in una ulteriore elencazione dei guai nazionali.Ma a questo punto ci sembra logica una domanda: come può essere valu-tata, oggettivamente, l’affidabilità di un Paese, la cui classe politica, espres-sione più o meno adeguata del Paese stesso, presa com’è dalle sue proble-matiche interne, non riesce a mettere mano ad una purché minima idea di unità nazionale per affrontare, in ma-niera concorde, qualcuno almeno dei suddetti gravi problemi?Serie B dunque, sostanzialmente meri-tata, al di là del legittimo orgoglio na-zionale.La botta in testa dovrebbe servire a far-ci reagire con fatti e non con le parole; ma siamo quasi certi di non sbagliare affermando che tutto continuerà come prima; e speriamo di riuscire, con l’ag-giunta delle tante catastrofi naturali, a tenerci strette le tre B.Perché al peggio, come diceva un sag-gio pessimista, spesso non c’è mai fine anche se noi preferiamo avere l’ottimi-smo della ragione e della razionalità. ■

d Il debito pubblico è in continua ascesa,

inarrestabile come una calamità naturale ed

aumenterà ancora per salvare le banche

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DI42 DIRIGENTI INDUSTRIA MARZO 2017

PINIONIo

La bizzarra idea di “scomunicare” chi vorrebbe dare al Paese una linea industriale orientata al futuro

Un’idea “insana”Il titolo non ce lo siamo inventati noi, è quello del libro che ha ispirato questo in-tervento a quattro mani, un testo che ha avuto diffusione ed attenzione ed il cui autore è particolarmente noto per molti motivi. Il volume è apparso da meno di un anno, e tratta "dell’insana idea della politica industriale”. È stato scritto da Franco Debenedetti, ingegnere, mana-ger e per tre legislature membro del Se-nato della Repubblica, cui è approdato grazie al supporto di forze che, in linea di principio, dovrebbero situarsi agli an-tipodi delle sue tesi. Ma si sa, le antiche differenze ideologiche sono da tempo sfumate ed al Parlamento si approda

nei modi più inaspettati. Orbene, senza alcuna intenzione offensiva, il libro non risulta di agevole lettura, per uno stile piuttosto farraginoso che spesso indul-ge in dettagli inessenziali, e in ragione di una tesi di fondo più affermata che va-lidamente difesa, e dunque nemmeno stimolante come si vorrebbe.

Cosa resta del Liberismo?Essendo l’autore il Presidente dell’Istitu-to Bruno Leoni, tempio del thatcherismo italiano, non stupisce la sua pregiudizia-le ideologica contro lo “stato imprendi-tore”, ma ad essa si aggiunge l’assoluta contrarietà anche alle meno impegnati-ve velleità programmatorie che hanno caratterizzato qualche periodo della no-stra storia, non tra i peggiori dal punto di vista dello sviluppo. Considerare “sovie-

tica” anche la programmazione cara a La Malfa (padre), gettare nei rifiuti della sto-ria il primo centrosinistra e la nazionaliz-zazione dell’elettricità, rendono davvero singolare la collocazione politica dell’in-gegnere autore, o forse, ancora una vol-ta, propongono la domanda su come na-scano certe candidature politiche. Storicizzando, a fronte di una crescita da tutti perseguita ma ormai apparente-mente irraggiungibile, mentre non solo in Italia si misura un impoverimento crescente di fasce sempre più larghe di popolazione, affidarsi ancora agli “spiriti animali” del mercato sembra configurar-si come ricetta vecchia di trent’anni, for-se credibile solo agli occhi di una classe dirigente composta di ottuagenari. Il libro è caratterizzato dalla feroce op-posizione ad ogni intervento statale nel

Giuseppe Colombi Consigliere ALDAI-Federmanager

Luca Luchesini Consigliere ALDAI-Federmanager e componente della Sotto-commissione Federmanager Industry 4.0

Scegliere i vincitori,salvare i perdenti

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DI 43DIRIGENTI INDUSTRIA MARZO 2017

PINIONIopanorama industriale, fosse anche il più riuscito: il fatto che in Italia sia esistito un Mattei creatore di un impero petrolifero tra i più importanti del mondo, che que-sto stesso signore, solo per accontentare Dossetti, abbia “raccattato” un’azienda in fallimento (Nuovo Pignone) facendone un gioiello che i suoi successori hanno potuto privatizzare con esiti complessi-vamente eccellenti, non lo sfiora.

In prospettiva continentaleSe poi allarghiamo il discorso alla pro-spettiva europea, non si possono certo trascurare i successi di Airbus che ha creato l’unica alternativa a Boeing a for-za di sovvenzioni statali. Non c’era forse dietro un preciso disegno di “politica in-dustriale”? È stato speso troppo? Forse, ma senza una concorrenza seria sareb-be stato possibile per EasyJet e Ryanair avere accesso ad aeromobili a prezzi di saldo? Il furore ideologico imperver-sa anche quando si arriva ad affermare che Volkswagen è caratterizzata da una “cultura disfunzionale che pensa di com-pensare con l’arroganza la propria bassa produttività”, dato che, a quasi pari pro-duzione, impiega il doppio di dipenden-ti rispetto a Toyota. Oggi poi, quando si è costretti a consi-derare con attenzione persino il dappri-ma vituperato reddito di cittadinanza, visto che il mercato muore per mancan-za di domanda, non è forse meglio avere aziende che prosperano garantendo la massima occupazione possibile? Do-vremmo forse augurarci "l’occupazione zero”?

Un’opinione diversaVerrebbe voglia di riproporre la lettura del testo ormai storico di un altro sena-tore di quell’area, Massimo Mucchetti, che si è sforzato di distinguere il grano dal loglio ed ha valutato, su base pluri-decennale, il contributo allo sviluppo nazionale fornito da grandi gruppi ita-liani nel corso del Novecento. Senza fare qui nomi, c’è chi ha dato (alcuni pubbli-ci), e c’è chi ha succhiato (alcuni privati).Nel libro di Debenedetti, il capitolo sul-le banche è di lettura particolarmente faticosa: si sostiene che esse, grazie al controllo politico garantito dal sistema delle Fondazioni, non rappresentereb-bero altro che un modo per fare politica industriale con altri mezzi. Forse sarebbe

più corretto limitarsi solo alla considera-zione che quegli organismi, nel credito, privilegiano gli amici. Invece, guarda caso, non si trova molto sulle sofferenze generate alle banche da prestiti concessi a grandi aziende priva-te, sulla base di piani industriali tutt’al-tro che solidi. In particolare potremmo pensare espressamente ad una famosa multiutility “familiare” all’autore: essa ri-sulterebbe tra i primi debitori insolventi di una banca nazionale assai vicina al dramma finale. Qui, come fa un noto quotidiano di area in questi mesi, ci s’im-batte in temi da coprire col più assoluto silenzio.

Imprenditoria e Stato in ItaliaE arriviamo infine all’omissione più gros-sa, cioè la mancanza di una seria rifles-sione sui limiti strutturali del capitalismo italiano, troppo spesso rappresentato da dinastie che, una volta esaurito lo slan-cio iniziale di qualche geniale fondatore, tendono a cercare rendite di posizione garantite da quello stesso Stato che di-cono di aborrire, per assicurare “in sae-cula saeculorum” la prosperità raggiunta a una vasta progenie di discendenti, di scarso livello manageriale quando non proprio mentecatti, e più a loro agio sul-le copertine dei rotocalchi che nelle sale dei consigli di amministrazione.Come può stupire, in queste condizioni, che si rivolga allo Stato la domanda di creare opportunità per la grande massa dei non appartenenti agli “happy few”,

che spesso tali sono non in virtù di meri-ti propri, ma perché generati, come dice-va Warren Buffett, da “lucky sperm”?Che poi questo sia chiedere troppo a una struttura statale che già fatica ad assolvere i suoi compiti fondamentali (in primis, garantire il rispetto delle leggi e un minimo di welfare in tempi e modi ragionevoli) è altro tema.L’interrogativo che più attende una solu-zione, anche da parte di noi dirigenti, è come rendere più efficiente e trasparen-te proprio quella macchina statale che oggi lavora senza considerazione alcuna per tempi e costi, per efficacia e qualità dei risultati e per le esigenze dell’utenza tutta. Non ci sono risposte forti su que-sto, nel testo. Ma forse chiedere all’au-tore un approccio “svedese” è richiesta che potrebbe apparire avventata e fuori luogo: probabilmente per alcuni l’im-prenditoria alla mediterranea ha i suoi vantaggi irrinunciabili.In conclusione, viene da pensare che il dibattito sulla politica industriale sia la spia di un sistema che si è bloccato ed avvitato in tutte le sue componenti, che agiscono in maniera disfunzionale a pre-scindere dal loro essere pubbliche o pri-vate. Se si parte da queste premesse, è difficile pensare di proporre soluzioni ar-roccandosi su posizioni ideologiche che risultano difficilmente sostenibili non solo a Roma o Milano, ma anche nella Si-licon Valley. Di sicuro, così non si affron-ta e risolve il declino italiano: al massimo lo si guarda da spettatori, esterni e piut-tosto indifferenti. ■

L’interrogativo che più attende una soluzione, anche da parte di noi dirigenti, è come rendere

più efficiente e trasparente proprio quella macchina statale che oggi lavora senza considerazione alcuna per tempi e costi, per efficacia e qualità dei risultati

e per le esigenze dell’utenza tutta

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ULTURA E TEMPO LIBEROc

DI44 DIRIGENTI INDUSTRIA MARZO 2017

Viaggi nel tempo e nello spazio

a letteratura fantastica di tutte le culture e ricca di narrazioni affa-scinanti di straordinari viaggi nello spazio e nel tempo. La scienza mo-derna ci ha reso più scettici al ri-

guardo. Il limite posto dalla velocità del-la luce sembra rendere impraticabili se non impossibili i viaggi trans-stellari. In modo analogo lo stesso limite fornisce interessanti prospettive per viaggi nel futuro. I viaggi nel passato a un primo esame sembrano impossibili. Ma è pro-

prio così? La complessa interrelazione spazio-tempo è descritta mirabilmen-te dalla relatività generale di Einstein. Sfortunatamente la sua enunciazione matematica non ammette soluzioni ge-neralizzate. Decenni di attente analisi hanno però permesso di trovare soluzio-ni esatte particolari, che inevitabilmen-te si sono rivelate in totale accordo con le osservazioni. Einstein è sempre una scommessa sicura. In particolare sono state trovate soluzioni particolari che descrivono il Big Bang, i buchi neri e le onde gravitazionali. Tutti fenomeni am-piamente confermati.

Possiamo allora pensare che tra le pie-ghe della teoria si nascondano soluzioni che riguardino la reale possibilità di viag-gi super-luminali (a velocità superiore a quella della luce) o a ritroso nel tempo? Potrebbe ciò avvenire tutti i giorni sotto i nostri occhi? Potremo un giorno visitare la vicina Galassia di Andromeda o scatta-re una foto a un T-Rex? Vedremo insieme che Einstein ci ha già dettato le condizio-ni di fattibilità. Ed è stato assai esigente ma possibilista. E allora vediamo insieme a quali condizioni un futuro tempo-nau-ta potrà scorrazzare fra le dimensioni del nostro Universo. ■

lLivio Fasiani

Un nemico che dobbiamo combattere, anche in azienda

ella scorsa stagione 2015-2016 il Gruppo Cultura

ALDAI ha intrapreso un percorso di ap-profondimento e riflessione incentrato sull'etica e sull'importanza di adottare comportamenti etici in azienda. Coerentemente con questa linea il Grup-po ha ritenuto utile analizzare un inte-ressante rapporto elaborato nel 2015 dalla Fondazione David Hume dal titolo "Corruzione in Italia e nei Paesi avanzati", che illustra alcune valutazioni tratte dal-la letteratura scientifica ma esponendo anche elaborazioni autonome. Il rap-porto si concentra su tre aspetti: a) come si può (se si può) misurare la

corruzione;

b) che effetti essa produce sull'econo-mia e sulla società;

c) quali sono le cause che la determinano.Partendo dai contenuti del rapporto viene naturale chiedersi: come dare, la-vorando in azienda, un concreto contri-buto alla lotta alla corruzione presente in tutta la società? I legislatori e le best practices dell'industria propongono – con forza – di adottare un codice etico e di metterlo in pratica efficacemente attraverso un coerente modello orga-nizzativo. I dirigenti possono fare in modo che in azienda vi siano attenzione e interesse a percorrere questa strada, che se ne scopra il valore, sia pratico sia psicologico e suggerire come si disegna un modello organizzativo coerente. I comportamenti etici in azienda posso-no essere inoltre il modo di favorire un

analogo sviluppo nella società. Di tutto questo si parlerà nell'incontro in ALDAI.Il rapporto della Fondazione Hume è me-ritevole di attenzione, volendo anche ascoltare quanto suggerisce il Presidente dell'Autorità Nazionale Anticorruzione Raffaele Cantone: “...l'attenzione per la cor-ruzione nel nostro Paese può essere parago-nata ad un fiume carsico. Diverse fonti auto-revoli ogni anno fotografano un fenomeno in espansione. Eppure, per lunghi periodi nessuno ne parla. Di tanto in tanto, da quel-la palude sotterranea affiora uno scandalo così clamoroso da non passare inosservato”. Ma è anche lo spunto per riflettere insie-me su un tema centrale per le aziende in cui operiamo e per la società in cui vi-viamo. Anche per contribuire a fare di un fenomeno carsico un impegno costante per il bene comune. ■

nGiorgio Medi

è

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ULTURA E TEMPO LIBEROc

DI 45DIRIGENTI INDUSTRIA MARZO 2017

Edouard Manet e la libertà di fare pittura

una rara occasione poter visita-re una mostra di pittura senza

correre il rischio di rimanere delusi. Con la sua arte e grazie alle disponibilità del-la sua famiglia, Manet ha saputo convi-vere con gli schemi alla moda e mettersi fuori da ogni regola precostituita, esem-pio di attenta e libera scelta fra piacere e convenienza. Uomo e pittore controverso in vita, della sua arte oltre possibili classificazioni ab-biamo evidenza nel Ritratto di Mallarmé, dipinto nel 1876 proprio nell’anno di pubblicazione di L'après-midi d'un faune, il poema di Mallarmé illustrato da Manet e successivamente musicato da Debussy nel 1894, vero esempio dell’impressioni-smo della parola, della musica e dell’im-magine. Avere ignorato gli elementi tradizionali del chiaroscuro e della prospettiva per costruire un quadro dipinto con pure macchie di colore lo ha portato al famo-sissimo rifiuto di Le déjeuner sur l'herbe nel Salon del 1863. Il soggetto è una ri-visitazione del Concerto Campestre del Tiziano (1509-1510), ma le figure vanno ben oltre la ragione allegorica del nudo e del vestito. In Tiziano le due donne sono nude perché rappresentano due ninfe e sono la natura, mentre i due uomini appartengono alla civiltà e perciò sono vestiti. La strada sottile verso una pittu-ra sospesa in immaginaria e vividissima realtà in Manet era diventata maestra e tutto richiamava l’eredità non trascura-bile della irraggiungibile e mai superata Tempesta di Giorgione (1502-1503).Il messaggio più profondo e moderno di Manet può essere ammirato nella co-struzione, nel colore e nelle forme di Un bar aux Folies Bergère del 1881, ultima opera importante da lui realizzata e in sintonia piena con l’impressionismo or-mai dilagante. Il soggetto raffigura il fa-

mosissimo locale alla moda di Parigi con un primo piano che riprende quasi uni-camente il bancone riccamente fornito e la cameriera Suzon, personaggio che Manet ha ripreso in diversi quadri. At-tualissima è la spazialità che sorge dalle immagini riflesse nel grande specchio della parete retrostante, nel quale si ri-compone la vita reale del locale affollato. Con questo Manet ribalta l’uso corrente della prospettiva tanto che nello spec-chio si ritrovano soggetti non visibili e non immaginabili allo sguardo diretto del quadro perché posti alle spalle di chi

èAlberto Cantoni

MODALITÀ DI PRENOTAZIONE AI TRE EVENTI

1 – Etica e corruzioneL’incontro si terrà in ALDAI - Sala Viscontea Sergio Zeme - via Larga 31 - Milanomartedì 28 marzo 2017 alle ore 17,30

2 – Viaggi nel tempo e nello spazioL’incontro si terrà in ALDAI - Sala Viscontea Sergio Zeme - via Larga 31 - Milanomartedì 11 aprile 2017 alle ore 17,30

3 – Edouard ManetL’incontro preparatorio alla mostra si terrà in ALDAI - Sala Viscontea Sergio Zeme - via Larga 31 - Milanogiovedì 13 aprile 2017 alle ore 17,00

Gli interessati possono prenotarsi online attraverso il sito www.aldai.it, sezione “Eventi”, sele-zionando dal calendario la data interessata e compilando gli appositi spazi alla voce “iscriviti all'evento”. Le date pubblicate potrebbero variare successivamente alla stampa della rivista; invi-tiamo pertanto i lettori a prendere visione delle periodiche newsletter e del sito per dettagli e con-ferma degli incontri. Per chi non avesse la possibilità di effettuare la prenotazione online è possibile inviare un fax al numero 02/5830.7557 indicando nell’oggetto "1. Etica e corruzione" - "2. Viaggi nel tempo e nello spazio" - "3. Edouard Manet".

osserva, testimone di ciò che a noi non è dato vedere e che il quadro può invece contenere perché l’immagine riflessa in esso diventa concreta e permane.Manet nella sua tarda (non di anni) espe-rienza artistica è definitivamente andato oltre la prospettiva dell’immagine reale verso una forma ideale di un tutto che la mente e non l’occhio può vedere e quin-di rappresentare; strada non estranea a Cézanne, che ben oltre ha portato la sua ricerca dell’immagine oggettiva. Libertà è stata l’opera e la vita di Manet? Sicura-mente libertà non rinunciata. ■

Un bar aux Folies Bergère, 1881.

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ULTURA E TEMPO LIBEROc

DI46 DIRIGENTI INDUSTRIA MARZO 2017

Lectura Dantis

a Lectura Dantis è il nome con cui si identifica la lettura ad alta voce, o declamazione pubblica, delle ope-re di Dante Alighieri, e, in partico-lare, dei canti della Divina Comme-

dia. Leggere era ed è interpretare.La Lectura Dantis è praticamente coeva di Dante stesso: infatti la sua tradizione secolare si fa risalire alle lezioni di Gio-vanni Boccaccio, iniziate in Orsanmiche-le, a Firenze, il 23 ottobre del 1373. Altri due momenti di lettura pubblica posso-no distinguersi nel tempo: quello cin-quecentesco, auspice l'Accademia Fio-rentina e quello moderno, che, avviato a fine Ottocento dopo la costituzione (in Germania e in Italia) delle Società Dan-tesche, perdura oggi intenso e fecondo. La Lectura Dantis comprende sia la decla-mazione dei versi sia il loro commento, compiuti anche da persone diverse, e la recitazione può essere essa stessa consi-derata momento di interpretazione ese-getica. La Lectura Dantis si distingue non solo dagli altri singoli studi e contributi di esegesi dantesca, ma anche si articola diversamente e diversamente si presen-ta nelle tre fasi già storicamente delinea-te. Quello che v'è di comune e resta è, se mai, non solo l'umiltà del lettore dinanzi a un'opera complessa, come vide il Boc-caccio, per "l'artificioso testo", la "mol-titudine delle storie" e la "sublimità de' sensi"; ma anche il disagio di leggere di-nanzi "ad uomini d'alto intendimento e di mirabile perspicacia", fiorentini e non. Resta cioè il senso del pubblico. Tuttavia la lettura, più ancora del com-mento, presuppone oggi come ieri l'im-mediatezza e la presenza del pubblico, cui il lettore, anche istintivamente, è in-dotto ad adattare la sua esposizione. Ed è certo storia suggestiva intendere e va-gliare tutte le segrete vibrazioni del con-dizionamento (del pubblico sul lettore e viceversa) dinanzi a un testo di per sé così complesso e pur aperto a plurime considerazioni. È innegabile, peraltro,

che l'atto della recitazione dei canti del-la Divina Commedia abbia rappresen-tato nelle diverse epoche uno stimolo alla riflessione critica sull'opera di Dante, contribuendo in modo considerevole sia alla fortuna dell'opera sia allo sviluppo degli studi.Nel XX secolo sia i momenti della de-clamazione (lectura espressiva) e del commento (lectura esegetica) hanno preso a scindersi, originando tradizioni esegetiche distinte (lectura Dantis ra-vennate, genovese, romana, ecc.). Non solo: la declamazione si è andata evol-vendo verso vere e proprie performan-ce di carattere sempre più teatrale, da Vittorio Gassman a Carmelo Bene, da Vittorio Sermonti a Roberto Benigni. In questo humus affondano le loro radici

le letture d'oggi che più direttamente si presentano come ricerca di struttura del canto (e qui varrà ricordare un significa-tivo precedente, il canto X dell'Inferno di A. Gramsci); o come indagine filologica e stilistica insieme; o ancora come vere e proprie lezioni, contemperanti l'uno e l'altro insegnamento in fecondi scanda-gli psicologici e umani.Una normale Lectura Dantis presuppone la lettura ed il commento di tutti i can-ti delle tre cantiche. Nel nostro caso, in ALDAI, data la mancanza di tempo, si è deciso di limitare il numero dei canti da commentare e di spalmarne la lettura su tre anni. Per quest'anno ci si dedicherà all'Inferno ed in particolare ai canti riportati nel box sottostante. ■

lAdriana Pasca

Lectura Dantis 2017martedì 4 aprile 2017: Motivo del viaggio canti I, II e III,martedì 2 maggio 2017: Francesca canto Vmartedì 9 maggio 2017: Farinata canto Xmartedì 16 maggio 2017: Ulisse canto XXVImartedì 23 maggio 2017: Ugolino e difficile uscita dall’Inferno canti XXXIII e XXXIV

Le letture saranno tenute sotto l’egida del Gruppo Cultura e si terranno in ALDAI - Sala Viscontea Sergio Zeme - via Larga 31 - Milano.L'orario di inizio sarà per tutte alle ore 15,30.

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Chi siamo e che cosa facciamoL’ALDAI (Associazione Lombarda Dirigenti Aziende Industriali) con circa 16.000 iscritti è il maggiore tra i Sindacati territoriali che fanno capo alla Federazione Nazionale (FEDERMANAGER). Al fine di perseguire i propri scopi istituzionali di tutela e promozione dell’immagine e del ruolo dei dirigenti indu-striali, l’Associazione si occupa delle problematiche collettive e individuali della categoria, nelle situazioni più diverse, offrendo servizi nei vari settori agli iscritti quale che sia la loro condizione: dirigenti in servizio, inoccupati, in pensione o che svolgono attività di tipo professionale. Tra i vari servizi, prestati gratuitamen-te, ricordiamo: il Servizio Sindacale rivolto a fornire ai dirigenti iscritti supporto

ed assistenza nell’ambito di tutte le problematiche relative all’instaurazione, svolgimento e cessazione del rapporto di lavoro nonché ad aspetti di carattere fiscale e previdenziale; il Servizio FASI/ASSIDAI fornisce consulenze relative alla gestione dei

rapporti con i Fondi. Tramite delega e accesso prioritario ai Fondi, provvede

alla gestione ed all’invio online delle richieste di prestazioni con notevole riduzione dei tempi di liquidazione. Fornisce informazioni sulle norme statutarie e regolamentari di Fasi ed Assidai e sulle posizioni anagrafiche e contributive dell’iscritto; il Servizio Orientamento e Formazione per i dirigenti interessati:

alla ricerca di nuove opportunità professionali, al bilancio delle competenze e ai percorsi formativi di sviluppo professionale, all’analisi delle criticità manageriali con il “Tutoring” dei colleghi Senior al Servizio Multibrand e alle iniziative di riqualificazione e ricollocazione per i dirigenti inoccupati.

Ricordiamo infine le convenzioni sanitarie, commerciali e formative, le ini- ziative di carattere culturale (organizzazione di conferenze, convegni, corsi, concerti, visite guidate) e ricreativo tendenti a favorire l’aggregazione tra i soci (viaggi). Di tutti i servizi riportiamo le necessarie indicazioni per poter stabilire gli opportuni contatti.

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SITO WEB www.aldai.itPEC [email protected]

ASSOCIAZIONE LOMBARDA DIRIGENTI AZIENDE INDUSTRIALI

Servizi e contattiALDAI - ASSOCIAZIONE LOMBARDA DIRIGENTI AZIENDE INDUSTRIALIPresidenzaPresidente: Romano Ambrogi - [email protected]: Silvana Menapace - [email protected]: Bruno Villani - [email protected]: Elisabetta Borrini

Direzione - [email protected]: Annalisa Sala - [email protected] sindacali su appuntamentoSegreteria Presidenza e Direzione - [email protected] Romagnoli 02.58376.204 Comunicazione e Marketing - [email protected] Tiraboschi 02.58376.208

Servizio Sindacale - [email protected] BertolottiPREVIO APPUNTAMENTO PER TUTTE LE CONSULENZEConsulenze sindacaliCristiana Bertolotti - [email protected] Peretto - [email protected] previdenziali - Salvatore Martorelli1°, 2°, ultimo lunedì di ogni mese dalle 8.00 alle 15.303° mercoledì di ogni mese dalle 8.00 alle 15.30Consulenze previdenza complementare / INPS - Rosanna Versiglia martedì e giovedì dalle 9.00 alle 14.00Consulenze convenzione ENASCO / INPS - Silvia BarbieriTutti i venerdì dalle 9.00 alle 12.003° lunedì di ogni mese dalle 14.00 alle 17.00 solo domande di pensione con telematica Inps

Consulenze fiscali - Nicola Fasano - martedì pomeriggio

Segreteria sindacaleFrancesca Sarcinelli 02.58376.222 - 02.58376.221Maria Caputo 02.58376.225

Servizio FASI/ASSIDAICristiana Scarpa 02.58376.224 - [email protected]

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Servizio Orientamento e FormazioneSilvia Romagnoli 02.58376.204 - [email protected]

Servizio Amministrazione - Organizzazione - [email protected] Bitetti - [email protected]

Giordano Bergomi 02.58376.235 Stefano Corna 02.58376.234 Viviana Cernuschi 02.58376.227Laura De Bella 02.58376.231

Gruppo Giovani Dirigenti - [email protected]: Luigi Napoli

ARUM S.R.L. - SOCIETÀ EDITRICE E SERVIZI ALDAIPresidente: Fabio Pansa Cedronio

Redazione “DIRIGENTI INDUSTRIA” - [email protected] Canuti 02.58376.237

COMITATO NAZIONALE DI COORDINAMENTO DEI GRUPPI PENSIONATIPresidente: Mino Schianchi - [email protected]

FONDIRIGENTIAgenzia Lavoro - [email protected]

UNIONE REGIONALE FEDERMANAGER LOMBARDIAPresidente: Francesco Castelletti - [email protected]

SEGRETERIA CIDA LOMBARDIAFranco Del Vecchio - [email protected]

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QUESTO NUMERO È STATO CHIUSO IN TIPOGRAFIA IL 23 FEBBRAIO 2017

Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

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COMITATO DI REDAZIONE Romano Ambrogi, Giuseppe Aldeghi, Michela Bitetti, Gabriella Canuti, Giuseppe Colombi, Franco Del Vecchio, Mario Giambone, Silvana Menapace, Fabio Pansa Cedronio, Annalisa Sala, Chiara Tiraboschi, Bruno Villani

SOCIETÀ EDITRICE ARUM Srl, Via Larga 31, 20122 Milano Partita IVA 03284810151Tel. 02.5837.6237 - Fax 02.5830.7557PEC: [email protected] al Registro Nazionale della Stampa con il numero 5447, vol. 55, pag. 369, del 20.11.1996.Società soggetta alla direzione e coordinamento dell’ALDAI (Associazione Lombarda Dirigenti Aziende Industriali).

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HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERORomano Ambrogi, Franco Del Vecchio, Chiara Tiraboschi, Marco Pepori, Giovanni Facco, Claudio Ceper, Nicolò Boggian, Giuseppe Zampini, Antonio Ferraguto, Alberto Sbarra, Nicola Fasano, Mino Schianchi, Salvatore Martorelli, Edoardo Lazzati, Giuseppe Colombi, Luca Luchesini, Giorgio Medi, Livio Fasiani, Alberto Cantoni, Adriana Pasca

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