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Introduzione all’email · 2020. 9. 2. · 1. Introduzione all’email marketing L’email...

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Introduzione all’email

marketing Informazioni, consigli e strategie per

organizzare la vostra prima campagna

Giulia Cacciatore

Prima pubblicazione 2020

Tutti i diritti riservati ©

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1. Introduzione all’email marketing

L’email marketing è una delle strategie considerate più tradizionali nel fare marketing

digitale. Il fatto che sia una delle prime risorse utilizzate in questo campo, però, non

significa che si tratti di una strategia obsoleta.

Infatti, fare email marketing è ancora una delle strategie migliori per accrescere il proprio

ROI (Return on Investment)1.

Non è solo una strategia efficace, è anche una strategia flessibile, utile per migliorare i

risultati generali di un brand, non solo in termini di engagement, ma anche in fatturato.

Molte persone vi diranno che dovreste usare l’email marketing per convincere i vostri utenti

a comprare i vostri prodotti o i vostri servizi. Seppur sia vero che potete utilizzare questa

strategia per promuovere la vostra offerta, ci sono altri scopi più nobili e più remunerativi

di questo.

Infatti, quando parliamo di email marketing, la prima strategia che deve venirvi in mente è

quella del relationship marketing. Dovreste utilizzare le email per creare delle relazioni con

i vostri iscritti, guadagnare la loro fiducia, dare loro valore ed eventualmente convertirli in

clienti. A questo punto non si tratterà solo di clienti, ma di veri e propri brand advocate, di

fan disposti a promuovere il vostro business e a tornare per il resto della loro vita.

Detto questo, è facile comprendere come l’email marketing sia uno strumento flessib ile e

versatile che può essere utilizzato per raggiungere diversi obiettivi. Acquisizione,

conversione, traffico, referral sono solo esempi di come è possibile utilizzare questo

strumento.

1 Secondo Campaign Monitor: https://bit.ly/2Y1ss8G.

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1.1 I modelli dell’email marketing

Ci sono diverse tipologie di email che possono essere utilizzate o combinate per raggiungere

i propri obiettivi di marketing. Conoscerle è fondamentale per poterle utilizzare e – ancor

di più – per poterle unire e combinare in comunicazioni efficaci.

Vediamole insieme nel dettaglio.

1.1.1 Email transazionali

Le email transazionali sono quelle che comunicano il feedback riguardante una specifica

operazione. Per questo sono quelle che hanno il maggiore tasso di apertura. Le email

transazionali sono quelle che gli utenti si aspettano dopo aver eseguito un’operazione.

Alcuni esempi sono:

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• creazione di un account;

• reset della password;

• conferma di un ordine/acquisto;

• notifiche dell’account;

• aggiornamenti dei social da follower o amici (like, commenti, ecc.).

Poiché gli utenti si aspettano di ricevere queste email, sono quelle che generano un

maggiore interesse negli utenti e possono essere utilizzati per migliorare la fiducia nel brand

e la fidelizzazione degli utenti.

Possono anche essere utilizzate per raccogliere dati dagli utenti. Ad esempio: quando si

conferma la ricezione di un ordine si può chiedere agli utenti di rispondere ad un

questionario di soddisfazione. Mentre quando si invia una email di conferma della consegna

dell’ordine si può chiedere ai clienti di lasciare una recensione, ecc.

1.1.2 Email relazionali

Le email relazionali sono quelle che danno contenuti e informazioni di valore ai tuoi utenti.

Possono essere messaggi di benvenuto, newsletter informative, articoli del blog,

aggiornamenti del catalogo prodotto ed ogni eventuale messaggio che abbia il potere di

informare, educare o intrattenere gli utenti.

Questo significa che le email relazionali non devono vendere un prodotto o un servizio. Il

loro scopo è quello di creare delle relazioni con i propri iscritti.

Dare contenuti di valore agli utenti significa migliorare la loro fiducia nel brand e

permettere loro di vedere i nostri messaggi in modo più approfondito.

1.1.3 Email promozionali

Queste sono le email di marketing che hanno lo scopo di convertire gli iscritti in clienti e

spingerli a effettuare un acquisto.

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Le email promozionali non sono solo per i siti di e-commerce, o chi lavora nel mondo

commerciale. Infatti, possono essere anche utilizzate per promuovere i propri contenuti:

white paper, webinar, lanci di prodotto e molto altro.

Queste non sono le uniche tipologie di email che si possono trovare. O meglio, non sono le

uniche classificazioni che possono essere fatte quando si parla di email. Infatti, non basta

dividerle a seconda del loro obiettivo, ma anche a seconda della modalità con cui vengono

inviate.

Nello specifico ci possono essere email broadcast, quando queste vengono inviate a tutte

le persone iscritte nel proprio database. Solitamente queste email fanno parte della

newsletter o delle promozioni (anche se queste possono essere inviate in modo

segmentato). Oppure le email triggerate, ovvero email che vengono inviate solo come

conseguenza di una determinata azione.

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2. I benefici dell’email marketing

Potreste pensare che l’email marketing sia obsolete.

Non sono pochi gli esperti che online professano la fine di questa strategia inneggiando al social

media marketing. Eppure, è anche vero che una vasta parte della comunità della comunicazione e

del marketing è sicura del contrario.

L’email marketing è ancora oggi uno dei modi migliori per comunicare e costruire relazioni con gli

utenti e i dati non fanno altro che confermarlo.

Detto questo, è vero che non ci si può concentrare esclusivamente su questa strategia. Un brand di

successo e in salute, infatti, utilizza un mix di tutti gli strumenti e le tecniche che sono a sua

disposizione per creare una strategia di inbound e una presenza pluricanale.

Dovreste comunicare su ogni piattaforma, canale e media che utilizzano i vostri buyer persona2 e

questo include l’email marketing. In questo paragrafo vediamo in dettaglio quali sono le ragioni

principali per cui dovreste utilizzare questo strumento a vostro vantaggio.

2.1 Email marketing significa comunicare a tutti i tuoi contatti

In tutto il mondo sono oltre 3.9 miliardi gli account di email attivi 3. Questo significa che

grazie all’email marketing è possibile raggiungere oltre il 52% della popolazione mondiale.

Secondo le ricerche del DMA4, il 99% dei consumatori, inoltre, controlla la sua casella

postale almeno una volta al giorno. Dico almeno, perché ci sono utenti che la controllano

fino a venti volte al giorno (e io credo di essere proprio una di loro).

Ma questo non è tutto.

Infatti, quando utilizziamo i social network abbiamo la possibilità di raggiungere solo un

numero estremamente limitato di persone. Almeno organicamente. Le diverse piattaforme

social hanno infatti iniziato a utilizzare degli algoritmi che diminuiscono sempre di più la

2 Per saperne di più riguardo i buyer persona potete leggere questo articolo: https://bit.ly/2MRc9WM. 3 Fonte Campaign Monitor: https://bit.ly/2Y1ss8G. 4 Potete scaricare il Rapporto del DMA a questo link: https://bit.ly/2U9qiTh.

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reach organica delle pagine business. In questo modo si spingono i business a investire di

più in campagne pubblicitarie a pagamento.

A differenza dei social, invece, con l’email marketing puoi comunicare con tutte le persone

che sono iscritte alla newsletter, senza bisogno di spendere neppure un centesimo in più .

2.2 Non è particolarmente costoso, ma è molto remunerativo

L’email marketing è una strategia conveniente perché è quasi gratuita. Infatti, l’unica cosa

che dovrai pagare è l’email service provider (ESP). Un ESP è necessario non solo per poter

mandare delle email, ma soprattutto per creare un database di contatti, segmentarli, creare

dei set di email automatizzate e controllare i risultati.

Questi costi, però, sono molto bassi rispetto a quelli delle campagne pubblicitarie, e ancor

meglio, sono più cost-effective, nel senso che permettono di raggiungere risultati migliori.

Una campagna di email marketing efficace e ben pianificata può creare un ROI fino al

3800%.

2.3 È semplice monitorare i risultati e migliorare le campagne

Avere un ESP (ovvero un email service provider) significa avere a disposizione tutta una

serie di metriche per controllare le performance delle tue strategie 5. Questo è importante,

lo ripeto spesso ma in marketing guardare i report è la chiave per migliorare. Bisogna

sfruttare tutte le informazioni che abbiamo per aggiustare il tiro oppure creare nuovi

obiettivi.

2.4 Permette di raggiungere una audience specifica

Usare i social media e i blog significa comunicare ad una ampia audience, ma senza essere

sicuri che queste persone siano realmente interessate ai nostri contenuti o prodotti. Infatti,

5 Parleremo in dettaglio delle metriche dell’email marketing all’interno del capitolo 5 di questa guida.

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nonostante si possano studiare i buyer persona, è impossibile prevedere chi arriverà sul

nostro blog o sui nostri canali social. Potrebbero essere interessati ad acquistare o

semplicemente, essere curiosi.

Quando, invece, facciamo email marketing, trattiamo una audience ben specifica, ma

soprattutto interessata. Infatti, gli utenti che fanno parte del nostro database, sono utenti

che hanno dato volontariamente i loro dati personali, mostrando quindi il loro interesse nel

brand o nel prodotto che offriamo.

Sono loro a richiedere più informazioni lasciando i loro contatti. Quindi possiamo dire che

questa è una audience calda, interessata e più incline non solo ad acquistare, ma

soprattutto a entrare in contatto con il brand, accrescere le sue conoscenze, e creare un

vero e proprio rapporto che porterà ad una relazione a lungo termine.

2.5 I risultati dell’email marketing sono migliori di molte altre strategie

Secondo Campaign Monitor non solo l’email marketing è migliore non solo in termini di ROI,

ma anche per acquisizione di clienti e click-through-rate. Infatti, la customer acquisition è

dieci volte migliore rispetto ad altre strategie di marketing.

Inoltre, secondo lo studio di Mail Munch, le email hanno un CTR medio del 3.57%; un

numero decisamente migliore rispetto allo 0.7% di Facebook o lo 0.3% di Twitter.

Cosa significa questo?

Che investire nell’email marketing non è affatto uno spreco di risorse. Gli utenti sono più

interessati, sono più attivi e sono più inclini a seguire le vostre istruzioni, cliccare le vostre

CTA e farsi coinvolgere dai vostri contenuti.

2.6 Non vi è nessuna pressione od obbligazione di operatori terzi

È vero, per fare email marketing hai bisogno di un email service provider. Eppure, non è la

stessa cosa che utilizzare Facebook o un’altra piattaforma di social network.

Perché?

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Facebook è una piattaforma gratuita, eppure, attraverso le scelte dei suoi algoritmi e le

scelte di UX, questa organizzazione può modificare le tue abitudini e influenzare di molto i

tuoi risultati.

A differenza delle email. Infatti, seppur tu abbia bisogno di ESP per gestire il database e

altre attività, il servizio di scambio di email non è controllato da nessuna organizzazione e

permette di avere la libertà di gestire le proprie comunicazioni.

Questo significa che le campagne di email marketing sono meno rischiose e meno costose.

2.7 Sono il mezzo preferito di comunicazione della nuova generazione

Se le persone dovessero scegliere, preferirebbero ricevere le comunicazioni delle aziende e

dei professionisti tramite email.

Questo è ciò che risalta dallo studio di Litmus State of Email6, un report del 2016 secondo

cui il 72% degli utenti a cui è stato sottoposto il questionario, preferirebbe le email rispetto

ad altri canali di comunicazione.

2.8 L’email marketing ha un passato, un presente e molto probabilmente un lungo futuro

Se doveste spendere dei soldi per le vostre campagne di marketing, preferireste farlo in un

canale che potrebbe essere a rischio di chiusura da un giorno all’altro, oppure un canale

sempreverde?

Io so che sceglierei la seconda opzione.

In un panorama in cui i social media continuano a nascere e morire nel giro di mesi o anni,

l’email marketing è invece in piedi fin dagli anni sessanta. Da quel momento in poi l’uso e

l’importanza delle email non ha fatto altro che crescere, facendo delle email un mezzo di

comunicazione sostenibile in cui tutte le aziende dovrebbero investire.

6 Potete scaricare l’intero report a questo link: https://bit.ly/2MpBebl.

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3. La mailing list

Ora che abbiamo visto quanto può essere importante una strategia di email marketing p er

brand e professionisti, è bene passare allo step successivo.

Sapere che l’email marketing è vantaggioso per il vostro business non è abbastanza, c’è

bisogno di un piano di azione, di un email service provider (ESP) e di una lista di contatti a

cui inviare le vostre email.

3.1 Che cos’è una mailing list

Una mailing list è un gruppo di contatti email che vengono raccolti da un brand o da un

professionista e che vengono condivisi volontariamente da quegli utenti che sono

interessati ad un particolare prodotto, servizio o brand.

Domanda jolly: come si crea una mailing list?

So che la prima soluzione che vi viene in mente è comprare una lista di contatti già pronta,

però questo è forse il più grande errore che ogni brand e professionista può commettere.

Avete presente tutte quelle email che vi arrivano in casella postale senza che voi le abbiate

richieste?

Ecco, ditemi, voi le aprite o preferite gettarle immediatamente nel cestino?

Io scelgo senza dubbio la seconda e se non posso disiscrivermi, spesso cerco anche di

segnalarle come spam.

Ecco, nessun brand dovrebbe volere questo. Ogni volta in cui una vostra email viene

segnalata come spam il vostro punteggio di qualità diminuisce e avete sempre meno chance

di arrivare ai vostri utenti.

Ciò di cui abbiamo bisogno è di contatti che siano davvero interessati ai nostri prodotti.

Questi sono i contatti migliori perché il nostro obiettivo è quello di creare delle relazioni

con loro e portarli non solo ad acquistare, ma a diventare dei veri e propri fan.

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3.2 Gli step per creare una mailing list per la tua attività

Una buona strategia di email marketing è quella che prevede di continuare ad accrescere la

propria mailing list con il tempo. Infatti, la gestione della mailing list è un processo continuo.

Per prima cosa, perché siamo sempre alla ricerca di nuove persone che possano essere

interessati a noi. In secondo luogo, perché è normale che con il tempo alcuni iscritti

scelgano di lasciare la nostra lista.

In questo paragrafo vediamo quali strategie si possono utilizzare per creare e accrescere la

propria lista di contatti.

3.2.1 Il form di iscrizione

Per prima cosa, bisogna avere un form di iscrizione pronto sul proprio sito web.

Il pop-up può essere installato facilmente tramite plug-in, e si aprirà ogni volta che un

utente arriverà sul tuo sito oppure ogni volta che gli utenti effettuano un’azione a vostra

scelta. Una volta aperto il pop-up gli utenti potranno registrarsi e iscriversi alla newsletter

lasciando i loro contatti.

Lo stesso form di iscrizione può anche essere inserito sul proprio blog all’inizio di ogni

articolo, oppure nella sezione dei commenti.

Generalmente la scelta migliore è quella di utilizzare una doppia conferma. Si tratta di

chiedere una conferma dell’iscrizione agli utenti via email. In questo modo sarete davvero

sicuri del loro interesse. Questo migliorerà di molto i risultati della vostra strategia di email

marketing.

3.2.2 Il form per magnet

Una delle tattiche più utilizzate dai business è quella della lead generation. Ovvero la

raccolta di contatti che possono essere interessati al business e che devono essere portati

alla conversione. Per questo vengono create dei lead magnet, ovvero contenuti gratuiti di

valore come webinar, white paper, o qualsiasi altro contenuto che in gergo tecnico può

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essere definito gated. Infatti, per accedere a questi contenuti gratuiti gli utenti devono

lasciare il loro dati personali.

La lead generation può essere fatta su Facebook tramite delle ads apposite, oppure su delle

altre landing page.

3.2.3 Altre iniziative di valore per ottenere i loro contatti

Altre modalità per acquistare nuovi contatti è sfruttare ogni evento ed iniziativa che ti

permetta di dare ai tuoi utenti un certo valore.

Alcuni esempi sono i giveaway. Si tratta di dei concorsi a premi in cui tra tutti gli iscritti vi

saranno uno o più fortunati vincitori. Gli utenti amano questo tipo di attività e sono sempre

disposti a lasciare i loro dati per vincere una maglietta ad edizione limitata, un campione di

prodotto o un pacchetto esperienza.

La stessa cosa può essere fatta con gli eventi e con i codici sconto per acquisti.

3.2.4 Il processo di checkout

Uno dei modi migliori per continuare ad accrescere la propria mailing list è quello di

sfruttare l’interesse di lead e clienti durante il processo di checkout.

Per farlo, basta inserire un form di iscrizione alla newsletter o alla fine stessa del processo

di acquisto, comunicando loro che sarà così possibile dare loro tutti gli aggiornamenti

necessari riguardo all’ordine, oppure nel momento in cui abbandonano il sito o il carrello.

Lo stesso vale non solo per la versione desktop, ma anche per quella mobile.

Questi utenti sono quelli più interessanti per le aziende perché inserendo prodotti nel

carrello e acquistandoli hanno dimostrato la loro disponibilità e il loro interesse verso il

brand e i prodotti o servizi. Sfruttando questi placement si può lavorare su questi utenti per

ottenere la conversione mancata o trasformarli in brand advocate.

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3.2.5 Mostra agli utenti cosa si stanno perdendo

Ultimo, ma non per importanza, per ottenere nuovi iscritti bisogna creare il bisogno e la

voglia negli utenti.

Come?

Condividendo su tutti i canali degli sneak peek della newsletter. Comunicare alla audience

di cosa si parla nelle email, dei contenuti esclusivi che sono riservati agli iscritti, e anche di

possibilità di sconto, possono essere tutte strategie vincenti per guadagnare nuovi contatti.

Non tutti sono disposti a lasciare le proprie informazioni personali, per questo è necessario

convincerli che c’è del grande valore nelle tue email e che non possono perderselo.

3.3 Il potere della segmentazione

Nel secondo capitolo della guida abbiamo visto perché fare marketing. Uno dei benefici principali

dell’email marketing è la capacità di raggiungere la giusta audience, al momento giusto con

messaggi personalizzati. Per farlo, non avrete solo bisogno di una lista di iscritti di qualità, davvero

interessati in voi e in ciò che fate, ma anche e soprattutto una strategia di segmentazione.

Segmentare la vostra lista di contatti significa dividerla in base a specifici criteri che rendono più

semplice personalizzare i vostri messaggi.

Non c’è una chiave che definisca quale sia il miglior criterio per dividere i vostri contatti perché tutto

dipende dal vostro business, dal vostro settore e dai vostri obiettivi. Solitamente, I business

utilizzano dati demografici, dati geografici, interessi personali, storia di acquisto e diverse fasi del

processo di acquisto come strumenti di segmentazione, ma non c’è una formula magica.

Ognuno deve comprendere quale sia la scelta migliore per personalizzare i propri messaggi.

Per esempio, un gestore di un negozio per animali potrebbe segmentare il proprio pubblico a

seconda dell’animale domestico curato dagli tenti: che siano cani, gatti, porcellini d’india, conigli,

ecc. Questo è l’unico modo per poter personalizzare le offerte e le informazioni in modo rilevante

per i propri utenti.

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Una catena di negozi fisici, invece, potrebbe decidere di personalizzare e segmentare la lista a

seconda delle diverse localizzazioni degli utenti per sponsorizzare lanci di prodotto, occasioni

speciali, ecc. a seconda della vicinanza dei propri iscritti.

Altre attività, invece, preferiscono dividere gli utenti in base all’età dato che generazioni diverse

hanno bisogni e linguaggi differenti.

Mentre giovani ventenni sono alla ricerca di più informazioni sui contratti di lavoro o sulle

dichiarazioni dei redditi, i cinquantenni potrebbero iniziare a informarsi riguardo alle politiche

pensionistiche (sognando di arrivarvi!).

Tutto dipende da quali sono i vostri buyer persona7, la loro buyer journey e il vostro business.

Siete voi stessi a creare la vostra “formula magica” di segmentazione.

Come avrete capito, la segmentazione è un fattore chiave della strategia di email marketing perché

permette di inviare il messaggio giusto, al tempo giusto (anche se qui si entra nel campo della

automazione di marketing che è più complessa e più costosa), ma soprattutto alla persona giusta.

Si tratta di rispondere alle necessità del mercato: dare valore agli utenti è tutto ciò che conta oggi

per le aziende che vogliono sopravvivere.

7 Vi ricordo l’articolo esplicativo riguardo ai buyer persona: https://bit.ly/2MRc9WM.

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4. Il piano di email marketing

L’email marketing è una strategia importante per ogni attività, perché permette di ottenere diversi

benefici.

In questo articolo vedremo come creare un piano di email marketing efficace, insieme.

Chi lavora nel mondo della comunicazione e del marketing lo sa; ogni mossa deve fare parte di un

piano ben pensato perché l’obiettivo finale è quello di supportare gli obiettivi di business e

raggiungere i risultati sperati.

Dopodiché si tratta di misurare le performance e aggiustare il tiro continuamente.

Per questo quando si parla di email marketing non si può non partire dall’elaborazione di un piano.

4.1 Step pratici per la propria strategia

Per prima cosa avremo bisogno di un file di Excel o di un Google Sheet. Su questo document

annoteremo tutti i dettagli relative ai nostri prodotti e servizi: prezzo, modalità di promozione,

risultati raggiunti, ecc.

Questi dati sono fondamentali perché ci permettono di comprendere quali sono le azioni che hanno

funzionato e quali no, così da sapere come, quando e dove promuovere i prodotti in futuro.

Il secondo passo è quello di iniziare a pianificare obiettivi e promozioni annuali e solo in un secondo

momento quali sono i passi intermedi a livello mensile.

Avere questi obiettivi già predeterminati è importante perché la strategia di email marketing è una

strategia lunga, seppur efficace. Lo scopo non è vendere in modo diretto e aggressivo, ma formare

delle relazioni con gli utenti, educarli, informarli, e dargli tutto ciò di cui hanno bisogno per fidarsi al

punto tale di acquistare e poi convertirsi in fan della azienda.

Una volta impostati I propri obiettivi e raccolti tutti i dettagli riguardanti prodotti e promozioni, è

tempo di passare alla creazione vera e propria del vostro piano d’azione.

Un buon piano di email marketing è un piano consistente. Questo non significa che dobbiate fare

pressione sui vostri utenti o che dobbiate inviare quante più email possibili.

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Significa solo che dovrete rispettare la frequenza a cui pensate di abituare i vostri utenti. Non volete

dimenticarvi di loro, né volete che loro si dimentichino di voi. Il vostro compito è quello di trovare

un equilibrio nel numero e nella frequenza con cui li contattate attraverso questo canale.

Non vi preoccupate se non riuscite subito (lo capirete da un alto tasso di disiscrizioni oppure da un

sempre minore tasso di apertura); non si nasce già esperti dell’email marketing ma si impara quali

sono tempistiche e criteri mano a mano che si sperimenta con i propri contenuti e la propria

strategia.

Una volta stabilito ogni quanto volete inviare email, è il momento di creare le campagne drip, ovvero

campagne di automazione che permettono di caricare le vostre bozze di email sul vostro ESP e

lasciare che queste vengano inviate in modo automatico ai vostri utenti rispettando le vostre

impostazioni.

Potrete, infatti, decidere che ogni persona entrata nel flusso riceva le email ad intervalli regolari di

tempo, oppure potrete decidere di inviare una mail in un giorno specifico (in questo caso tutti quelli

che entreranno a far parte della vostra newsletter perderanno le email inviate precedentemente).

Questo vi permette di automatizzare le vostre campagne di marketing e di poter gestire questa

strategia in modo molto più efficace e flessibile.

Quando create il vostro piano ricordate sempre, però, che al centro del successo c’è sempre il valore.

Attraverso le vostre email dovrete dare valore ai vostri utenti con contenuti informativi, educativi o

di intrattenimento; contenuti che vi diano il potere di creare con i vostri utenti delle relazioni

durature e di fiducia.

4.2 Come utilizzare il contenuto all’interno della strategia di email

marketing

Avere un piano promozionale pronto per i prossimi mesi vi permetterà di avere successo con la

vostra campagna, ma non sarà abbastanza.

C’è sempre un piccolo grande elemento a mancare: il contenuto, ovvero il cuore di ogni campagna

di comunicazione e marketing.

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Quando parliamo di email ci sono cinque diverse tipologie di campagne che possono essere create

con contenuti diversi che rispecchino la fase del buyer journey del vostro utente. Le vediamo tutte

in dettaglio nei prossimi paragrafi.

4.2.1 La campagna di indottrinazione

Si tratta di una campagna triggered (come vi ricordate, si tratta di campagne che vengono attivate

da una specifica azione) che seguono l’iscrizione degli utenti alla newsletter, o alla piattaforma.

In queste campagne è bene spiegare all’utente quali sono i contenuti e i messaggi che deve

aspettarsi di ricevere, in quale quantità, di modo da prepararsi al futuro e anche essere più attento

ai nostri messaggi.

Si tratta di una fase in cui è bene rendersi riconoscibili e indimenticabili agli utenti.

4.2.2 La campagna di engagement

Anche questa campagna è di tipologia triggered, ma questa volta si basa sugli interessi. Ovvero si

tratta di una serie di email che vengono mandate dopo che un utente ha mostrato interesse verso

un prodotto specifico. Solitamente contengono un’offerta che permette all’utente di essere invitato

all’acquisto.

All’interno di queste email il brand deve guidare l’utente parlando delle azioni che hanno preceduto

l’email e suggerendoli quali sono i passi successivi.

All’interno delle email di engagement è bene essere pronti a risolvere ogni tipo di dubbio e

rispondere ad ogni potenziale obiezione degli utenti per convincerli della propria preparazione e del

valore dei prodotti e servizi.

Sono campagne delicate che devono essere inviate solo nel momento di effettiva maturazione

dell’utente: ovvero quando questo è pronto per effettuare l’acquisto. Se inviate subito, invece

possono far perdere iscritti all’azienda.

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4.2.3 La campagna di ascensione

La campagna di ascensione è una campagna triggered che viene azionata nel momento in cui un

utente effettua un acquisto.

L’obiettivo della campagna è quello di soddisfare i clienti e supportarli al fine di farli tornare a

compare e sviluppare un passaparola positivo di brand e prodotto.

4.2.4 La campagna di segmentazione

Questa è una campagna manuale che serve per gestire in modo broadcast le comunicazione. Ovvero

si tratta di email che vengono mandate a tutti gli iscritti di una particolare lista di contatti.

Proprio per questo è necessario segmentare i propri contatti in liste differenti. Queste liste possono

dividere gli utenti in base agli interessi; alle fasi del buyer journey in cui si trovano, alle vendite

effettuate, ecc. Per esempio, se avete uno store pet sarebbe meglio dividere gli utenti che sono

interessati a prodotti per i cani, da quelli interessati a prodotti per i gatti, per le tartarughe, ecc.

In questo modo è possibile inviare contenuti rilevanti a tutti gli utenti e ottenere risultati migliori.

Pro tip: il modo migliore per segmentare gli utenti in base agli interessi è chiedere proprio a loro

quali email vogliono ricevere. Questo può essere fatto al momento dell’iscrizione, oppure tramite

la prima email della propria newsletter.

4.2.5 La campagna di re-engagement

Ultima, ma non per importanza, la campagna di re-engagement o recupero. Si tratta, infatti, di

recuperare l’attenzione di quegli utenti che sono rimasti inattivi per un determinato periodo di

tempo (solitamente 30/60 giorni).

Un numero minimo di disiscritti non è negativo, anzi, permette di fare pulizia nella propria mailing

list, una operazione che dovrebbe essere eseguita per evitare di inficiare i risultati della campagna.

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Gli account disattivi, infatti, fanno proprio questo: ovvero rischiano di danneggiare la propria

campagna e invalidare i risultati.

Ma come si può recuperare gli utenti inattivi?

Di seguito condivido alcune strategie che le aziende usano a questo scopo:

• ricordare che cosa significa fare parte della mailing list;

• parlare di ciò che hanno perso nelle ultime settimane;

• lavorare su strategie di miglioramento della deliverability (eliminare dalla mailing list i

contatti finti, fare un check sullo status di spam, ecc.);

• ricordare loro che siete sempre a disposizione per risolvere ogni tipo di problema che

possano avere trovato nelle email e nel servizio

E se questo non funziona, bisogna mollare la spugna. A volte è la cosa più saggia da fare: come vi ho

detto nell’articolo sul buyer persona, non tutti i brand possono vendere a chiunque.

4.3 Come utilizzare il copy e il design nelle email

Come in ogni canale di comunicazione, il copywriting è fondamentale anche nell’email marketing.

Per stabilire la vostra strategia di copywriting dovete chiedervi quale copy state utilizzando nelle

vostre strategie di marketing e lead generation; e quale copy stanno utilizzando i vostri competitor

per le stesse ragioni.

Questo vi permette di creare una sorta di benchmark da cui partire.

In ogni caso, avrete bisogno di sapere sfruttare tutta la potenza del copywriting per creare delle

headline potenti (gli oggetti), dei ganci all’inizio delle email e delle CTA (call to action).

Sapere dare valore all’interno delle email è importante. Per farlo bisogna valutare: chi sono gli

iscritti, quali sono i loro interessi e i loro bisogni, dove si trovano all’interno del processo di buyer

journey e quali sono le ragioni che li spingono a comprare.

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La prima cosa da fare è scrivere un oggetto che sia potente ed efficace. L’obiettivo è spingerli ad

aprire la vostra email. Per farlo dovrete ispirare curiosità; mostrare i benefici, utilizzare le strategie

di scarsità e urgenza, oppure la social proof.

Altri fattori che influenzano il tasso di apertura sono: il tempismo, la personalizzazione, il tono, l’uso

dei numeri e la velocità.

Per prima cosa, è bene scrivere un oggetto che sia breve. Gli utenti devono essere in grado di leggere

l’oggetto direttamente dalla preview della posta elettronica.

Il modo per rendere accattivante l’headline8 può essere l’utilizzo dei numeri. Le persone amano i

numeri – come vi avevo già detto nei trucchi per il copywriting9 – perché hanno il potere di farli

sentire sicuri. Se non volete utilizzare i numeri potete personalizzare l’oggetto delle email con il

nome del destinatario. Questo crea maggiore intimità tra il brand e l’utente.

Molti brand utilizzano anche delle headline che siano provocative o controverse per richiamare la

loro curiosità e spingerli ad aprire l’email. Certo è che questo potrebbe creare dei problemi se i

contenuti all’interno del messaggio non sono molto buoni perché rischiano di deludere l’utente.

Infine, è bene scegliere il giusto momento in cui inviare la propria email. Bisogna testare e trovare il

giorno e l’ora perfetti per scaturire i migliori risultati.

Dopo l’headline viene la call to action che è strettamente al CTR, ovvero il click-through-rate delle

email.

Ecco alcuni consigli per crearne una efficace:

• utilizzare delle domande che siano in grado di sottolineare i benefici del brand o dei prodotti;

• sfruttare la social proof;

• farli dire sì;

• mostrare loro come potete migliorare la loro vita;

• mostrare il vostro lato umano. Nessuno vuole avere a che fare con dei computer, soprattutto

quando si tratta di costruire delle relazioni;

• sfruttare la scarsità e l’urgenza.

8 Sul blog (inglese) di Hubspot si può trovare un articolo interessante sulla creazione di headline efficaci: https://bit.ly/2Y29UoH. 9 Se volete sapere quali sono le strategie migliori per il copywriting potete leggere questo articolo: https://bit.ly/2UBuBH8.

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5. Gli analytic

Lavorare sulla mailing list, sui contenuti, sul design e sul copy è importante, ma non si tratta degli

unici aspetti da tenere in considerazione. Nel mondo del marketing non c'è modo migliore per avere

successo che tramite il monitoraggio dei risultati.

5.1 Le metriche dell'email marketing

La prima cosa da fare quando si tratta di metriche in questo ambito è distinguere tra le tipologie di

KPI (key performance indicator) da analizzare.

Le prime metriche sono on-mail, ovvero sono legate all'interazione tra l'utente e il messaggio. Questi

KPI vengono monitorati e calcolati direttamente dalla piattaforma del vostro ESP (email service

provider).

Dopodiché ci sono le metriche off-mail, ovvero tutte quelle che sono, invece, relative alle azioni che

vengono compiute una volta lasciate la piattaforma delle email. Per intenderci, sono metriche off-

mail quelle che vanno oltre al click della Call-To-Action (CTA).

Nei prossimi paragrafi vediamo in dettaglio tutte le metriche principali.

5.1.1 Tasso di consegna

Il tasso di consegna misura la percentuale di contatti che hanno ricevuto i tuoi messaggi. Infatti, non

è detto che tutti gli utenti a cui voi avete inviato la email la ricevano. Questo è dovuto a quelli che

vengono chiamati bounce. Ovvero delle mancate consegne (li vedremo meglio al prossimo punto).

Il tasso di consegna è pari al numero delle email inviate, meno il numero dei bounce diviso per il

numero dei destinatari totali.

Monitorare il tasso di consegna significa controllare la qualità della vostra mailing list. Infatti, se

notate un delivery rate molto basso devi pensare di dare una pulita alla tua lista di contatti.

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Per questo, quando ne parlavo in un altro articolo dicevo che è bene evitare di acquistare delle liste

già precompilate e preferire il vecchio, duro lavoro della creazione ex-novo.

5.1.2 Tasso di Bounce (o rimbalzo)

Il tasso di rimbalzo misura la percentuale degli utenti non hanno ricevuto il tuo messaggio.

Ci sono due diversi tipi di bounce: uno soft e uno hard.

Il soft bounce è una mancata consegna temporanea. Solitamente si tratta di problemi dovuti al

server o ad una casella di posta piena.

Gli hard bounce, invece, sono definitivi. Si tratta di account non esistenti, oppure invalidi. In questo

caso non c'è la possibilità che l'email venga consegnata non appena risolto il problema, come invece

accade nel caso precedente.

Anche il bounce, come il tasso di consegna, permette di capire quanto è in salute la tua lista di

contatti e come comportarti a riguardo.

Calcolare il tasso di rimbalzo è semplice. Per prima cosa si divide il numero di email rimabalzate - o

non consegnate - per il numero totale dei destinatari e dopodiché si trasforma in percentuale.

5.1.3 Tasso di apertura unico

Il tasso di apertura unico misura quale percentuale delle email inviate è stato aperto.

Il tasso viene calcolato sulle email consegnate, quindi al netto dei bounce. Viene calcolato dividendo

il numero di email aperte per il numero di email consegnate (e successivamente moltiplicato per

cento per ottenere la percentuale).

Il tasso di apertura unico (unico significa che conta una sola apertura delle email per ogni utente

anche se hanno aperto la mail più volte) ha il compito di valutare l'efficacia dell'oggetto impostato.

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5.1.4 Click-through rate

Il click-through rate è una metrica chiave per molte strategie di marketing.

Si tratta del KPI che ha il compito di misurare l'interesse e la capacità persuasiva del testo del

messaggio e, soprattutto, della call to action.

In altre parole, il CTR dice quanto siete stati convincenti nello spingere gli utenti a cliccare sul vostro

bottone.

Il tasso viene calcolato tramite la divisione dei click totali per il numero delle email aperte.

5.1.5 Tasso di conversione

Il tasso di conversione è una delle metriche più importanti dell'email marketing.

Si tratta di uno dei tassi off-site perché va oltre il corpo dell'email e consiste nel misurare qual è la

percentuale di utenti che hanno completato l'azione desiderata.

Ovvero, quante persone, oltre ad aver cliccato sul bottone e la CTA hanno poi, successivamente,

effettuato i passaggi restanti per completare il processo che avete chiesto loro.

Questo non significa solo vendere direttamente i vostri prodotti.

Per esempio, potreste aver chiesto ai vostri utenti di iscrivervi alla piattaforma, oppure di

commentare l'articolo del vostro blog con il loro pensiero. Insomma, qualsiasi azione che vada oltre

il corpo dell'email e che sia stata pianificata come obiettivo finale è considerata una conversione.

Il tasso di conversione viene calcolato tramite la divisione del numero di utenti che hanno effettuato

la conversione e il numero di utenti che hanno ricevuto l'email.

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5.1.6 Tasso di disiscrizione

Questo tasso misura la salute della tua strategia. Si tratta di monitorare il numero delle disiscrizioni

in uno specifico periodo di tempo e per una specifica lista; per farlo si divide il numero di disiscritti

per il numero di messaggi consegnati.

Quando abbiamo parlato della mailing list vi ho detto che è naturale vedere il numero dei vostri

iscritti calare, ma è bene comunque tenerlo d'occhio ed essere pronti a risolvere il problema se si

attraversa una certa soglia.

Infatti, un alto tasso di disiscritti è un chiaro segnale di problemi dovuti a contenuti, frequenza, copy

o design (se non sono in grado di leggere i messaggi sul mio telefono o sul mio pc solitamente cerco

di uscire da quella newsletter).

5.1.7 Tasso di crescita della lista

Questo tasso misura quanto la lista di iscritti è cresciuta in uno specifico periodo di tempo.

Si tratta di un calcolo complesso che inizia sottraendo il numero di disiscrizioni e di account invalidi

dal numero di nuovi iscritti. Questo coefficiente viene poi diviso per il numero degli iscritti totali.

Finché la lista continua ad aumentare o rimanere pressoché stabile è segnale di una strategia

positiva. Quindi una decrescita del numero di nuovi iscritti è, invece, uno stimolo a ricercare,

individuare e risolvere eventuali problemi.

5.1.8 Le aperture per dispositivo

Oggi più che mai è importante che tutti i contenuti e che tutti i canali siano facilmente fruibili da

ogni dispositivo possibile, che sia il telefono, il tablet o il computer.

Proprio per questo è necessario controllare questo KPI e analizzare quali sono i dispositivi più

utilizzati per aprire le email, controllare se un minore open rate da alcuni dispositivi sia dovuto a

problemi di grafica e adattabilità dei messaggi, ecc.

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5.1.9 Spam Score

Questa metrica ti permette di calcolare se le email verranno consegnate alla posta in arrivo (o inbox)

dei vostri contatti o nella cartella indesiderati.

Lo Spam score è un punteggio che viene assegnato al proprio indirizzo email e che incide sulla

deliverability delle proprie email. Infatti, per essere "sicuri" dovrebbe sempre essere inferiore a 5.

Questo indice è anche influenzato dalle azioni degli utenti. Spesso, infatti, gli utenti non potendo

sottrarsi ad una newsletter perché in mancanza dell'apposito tasto, preferiscono segnalare le email

come spam, danneggiando l'affidabilità delle vostre email. Per questo è sempre bene dare la

possibilità agli utenti di tirarsi indietro dalla vostra lista.

5.1.10 Return on Investment

Il ritorno sugli investimenti o ROI, è sicuramente la metrica più importante per ogni campagna dei

business, non solo in ambito di marketing.

Il ROI permette di comprendere se una strategia è stata efficace in termini di guadagni.

Per calcolare il ritorno sugli investimenti bisogna per prima cosa trovare il guadagno netto derivato

da una campagna (guadagni totali di una campagna meno i suoi costi). Il netto deve essere poi diviso

per i costi totali della campagna.

Come ho detto nel primo articolo riguardo all'email marketing, questa è la strategia di marketing

con il miglior ROI tra tutte quelle digitali. Campaign Monitor parla di un ROI fino al 3800%.

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6. Il potere dell’A/B testing

Nel mondo del marketing, testare è una parola chiave così come monitorare.

Uno degli strumenti più utilizzati in questo ambito è l’A/B testing; una strategia che permette di

testare diverse varianti di un singolo elemento dei nostri messaggi, dei nostri media, delle call-to

action, ecc.

L’A/B testing è uno strumento versatile che può essere utilizzato in diverse strategie e su diversi

canali. In questa guida ci limiteremo ad affrontare il funzionamento dell’A/B testing relativamente

all’email marketing.

Il meccanismo è molto semplice. Quando vogliamo testare quale combinazione di elementi funziona

meglio, possiamo creare due varianti di una email che siano identiche ad eccezione di un unico

elemento. Questo può essere il colore del bottone della nostra CTA; la subject line – ovvero l’oggetto

della mail; il nome del mittente; l’immagine utilizzata all’interno del corpo della mail, ecc.

A seconda di cosa volete migliorare (tasso di apertura, CTR, ecc.) dovrete testare elementi differenti,

ma con questa tecnica troverete le risposte giuste ai vostri quesiti.

Una volta create le due diverse varianti delle email (la prima versione è chiamata controllo mentre

la seconda - o anche altre se volete testare più di due varianti – viene chiamata Trattamento)

vengono inviate ad un campione di utenti.

Solitamente, per un campione valido servono all’incirca 1500 utenti; altrimenti si perde il valore

statistico del test. Poiché il numero di utenti a cui viene inviata la email di prova deve corrispondere

circa al 10%/30% della vostra base totale di utenti, questo significa che dovrete avere un numero di

iscritti pari a circa 6000 utenti.

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6.1 I passi pratici all’A/B:

1 Stabilire una ipotesi che deve essere supportata dai numeri. Secondo i benchmark di mercato, il

rosso è il colore più potente per bottoni e call-to-action10, ma nella vostra palette di colori

aziendali non avete il rosso. Volete testare quale dei due funziona meglio.

2 A questo punto abbiamo stabilito una ipotesi e la sua variabile relazionata (il colore del bottone

della CTA). Adesso è il momento di stabilire una metrica per la variabile selezionata. Poiché la

CTA definisce il CTR delle nostre email, allora è questa la metrica che dobbiamo tenere d’occhio;

3 Ultimo, bisogna stabilire un obiettivo numerico. Questo significa studiare i vostri risultati

riguardo a quella metrica nelle email precedenti e utilizzare queste informazioni per stabilire il

goal quantitativo che volete raggiungere grazie all’A/B testing.

Prima di iniziare un A/B testing è fondamentale che metriche diverse sono connesse a elementi

specifici diversi. Principalmente, le due metriche on-mail che possono essere migliorate e testate

attraverso questa pratica sono: il tasso di apertura e il click-through rate. Ognuno di questi viene

influenzato da elementi diversi.

L’open rate è fortemente dipendente dal nome del mittente, dall’oggetto e dal pre-header (ovvero

quella riga di anteprima delle email che permette di avere un riassunto del testo quando vediamo

in anteprima la notifica della mail ricevuta).

Il CTR, invece, è influenzato dal design dell’email, dal suo contenuto, dalla sua responsiveness e dal

copy della CTA.

Oltre a questi elementi principali, ci sono altri aspetti delle email che possono e devono essere

testati per migliorare i risultati: l’ora e il giorno di invio della mail; le creatività utilizzate, i prodotti

proposti, la lunghezza dell’email, la frequenza (anche se in questo caso non si tratta di utilizzare

l’A/B testing, ma di modificare le proprie drip campaign).

10 Supponiamo che abbiate letto questo articolo: https://yhoo.it/3ffUowz.

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6.2 Regole fondamentali e imprescindibili dell’A/B testing

L’A/B testing è uno strumento formidabile e molto potente per ogni azienda e per ogni campagna

di marketing. Nonostante tutto, per far sì che i vostri test abbiano effetto, è bene seguire le regole

base che permettono di eseguire una campagna di testing a regola d’arte.

1 Non testare mai più di una variabile per volta;

2 Ricordare di impostare degli obiettivi che siano S.M.A.R.T;

3 Tenere sempre a mente quali sono le metriche, quali sono i dati passati e gli obiettivi futuri;

4 Testare solo se si ha una audience rilevante in termini quantitativi e qualitativi;

5 Inviare le due versioni allo stesso momento con l’unica eccezione di un test riguardante ora e

giorno di invio;

6 Focalizzarsi sulle tipologie di email che hanno maggiore importanza e maggiore rilevanza

statistica;

7 Aspettare almeno un paio di giorni prima di trarre le vostre conclusioni;

8 Testare le vostre email almeno una volta all’anno perché i fattori del vostro email marketing

cambiano continuamente.

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7. Lo Spam

Intraprendere una campagna di email marketing significa affrontare ogni giorno i filtri di spam.

Si tratta di filtri che sono creati per proteggere le caselle postali degli utenti di tutto il mondo dalle

email indesiderate e non richieste. Questi strumenti effettuano un’analisi di email in entrata e in

uscita, per trovare indizi di ogni possibile spam.

Nello specifico esistono tre diversi tipi di filtri anti-spam:

1 gateway. Si tratta di server fisici che difendono la casella postale di un’azienda da spam e

malware;

2 di terze parti o hosted. Si tratta di filtra che effettuano ricercar di possibili spam tra le mail in

entrata e in uscita, dividendole sulla base di criteri specifici;

3 desktop. Si tratta dei filtra anti-spam installati sul dispositivo dell’utente finale e che possono

essere personalizzati per avere una protezione persino maggiore.

Per comprendere se una mail è desiderata o indesiderata, questi filtri prendono in considerazione

un grande set di fattori che contribuiscono al punteggio spam (o spam score – che abbiamo visto

nel capitolo 5). Alcuni di questi fattori sono:

• la relazione tra mittente e destinatario;

• qualità e sicurezza dei link interni;

• qualità dei contenuti dell’oggetto e del corpo dell’email;

• equilibro tra contenuto testuale della email e contenuto visivo o multimediale (link inclusi);

• versione testuale dell’email;

• sicurezza e qualità dell’indirizzo IP del mittente.

Ovviamente, quando investite in una strategia di email marketing, il vostro obiettivo è quello di

finire sempre nell’inbox dei vostri utenti e di evitare la cartella spam.

Come fare?

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Per prima cosa, bisogna costruire una reputazione per il vostro indirizzo. Per farlo bisogna inviare

una quantità consistente di email con un alto tasso di consegna (oltre 90%). In questo modo dimostri

di avere una lista di contatti veri e interessati nelle tue comunicazioni.

Inoltre, devi evitare che il tuo indirizzo finisca in una black list.

Il secondo elemento che può influenzare il tuo superamento dei filter anti-spam è l’infrastruttura

del mittente; ovvero relativo all’email service provider che state utilizzando.

I tre elementi che vengono analizzati in questo caso (anche se non dipendono direttamente da voi)

sono:

• il Sender Policy Framework (SPF);

• il Sender ID;

• e il DKIM, un metodo di autenticazioni attraverso cui le email vengono firmate in modo

digitale sulla base del dominio.

Il terzo fattore nella lotta ai filtri anti-spam è l’engagement degli iscritti. Questo è il fattore più

importante di tutti, ed è la ragione per cui è importante avere un tasso di apertura elevato.

7.1 Consigli per affrontare i filtri anti-spam

Per aiutarvi ho raccolto le best practice relative all’email marketing che aziende e professionisti di

tutto il mondo stanno seguendo per avere successo nell’arrivare direttamente alla cartella della

posta in arrivo dei propri utenti.

Vediamo in dettaglio quali sono:

• creare una lista di contatti etica e naturale – evitando di comprare e sfruttare liste di contatti

in “affitto”;

• equilibrare contenuti mediali e testuali all’interno delle proprie email;

• usare un doppio form di opt-in per confermare l’interesse degli utenti;

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• lavorare in modo appropriato sull’oggetto – che deve essere di qualità e soprattutto

coerente con il body;

• personalizzare le email grazie alla segmentazione e agli fattori variabili (e.g. nome e cognome

del destinatario, ecc.);

• inviare le vostre email tramite un indirizzo reale e a cui è possibile rispondere;

• mandare la prima email subito dopo aver ricevuto la richiesta di iscrizione alle liste;

• inviare le vostre email in modo consistente e costante;

• evitare domini oscuri o che possono arrecare un danno alla vostra reputazione;

• includere una versione testuale della vostra email (questo migliora la capacità dei filtri di

leggere e valutare i contenuti);

• includere un blocco in cui sono presenti: indirizzo fisico dell’azienda e tasto di disiscrizione.

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8. Capitolo bonus: best practice dell’email marketing

8.1 Personalizzare le vostre email oltre al nome del recipiente

Oggi gli utenti sono alla ricerca di valore e di personalizzazione. Questo significa essere in grado di

creare contenuti rilevanti con personalità, che rispondano alle singole necessità ed esperienze di

ogni utente.

Certo, non si tratta di un’operazione semplice, bisogna infatti utilizzare non solo strumenti di

automazione del marketing che sono costosi e complessi, ma anche elaborare delle strategie e delle

logiche di automazione che siano funzionanti ed efficaci. Uno sforzo che verrà sicuramente ripagato

dai risultati.

8.2 Scegliere attentamente quando inviare la tua email

Il tempismo è importante non solo sui social media ma anche nel mondo dell’email marketing. Ora

e giorno della settimana in cui scegliete di inviare le vostre email influisce molto sui vostri risultati.

Solitamente, le aziende sono solite inviare le email durante la giornata, eppure non c’è una regola

singola per ogni singola aziende. Dovreste, invece, effettuare delle scelte e dei test sulla base delle

preferenze e della routine dei vostri buyer persona.

Per esempio, B2C potrebbero puntare sugli orari serali e sul weekend, ovvero sui momenti in cui le

persone non sono solitamente al lavoro, mentre le aziende B2B dovrebbero puntare sull’orario di

lavoro feriale perché è il momento in cui gli utenti sono in ufficio e tendono ad aprire le loro email

di lavoro.

8.3 Comprendere i loro tempi

Uno degli errori più grandi di brand e professionisti è quello di inviare email troppo spesso.

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Gli utenti odiano questo tipo di attività; non hanno tempo per leggere ogni giorno e ogni secondo

email della vostra attività, per questo dovreste comprendere ed adattarvi al tempi e ai bisogni dei

vostri buyer persona.

Generalmente, una buona scelta può essere quella di inviare una, massimo due, email a settimana,

per essere presenti nella loro posta in arrivo, ma senza essere troppo soffocanti. Certo, anche in

questo caso si tratta di monitorare i risultati e trarre le dovute conclusioni.

8.4 Essere mobile-friendly

In tutto il mondo l’uso dei dispositivi mobile continua a crescere giorno dopo giorno. Oggi, gli utenti

utilizzano telefoni e tablet per svariati motivi: dal trovare informazioni ad acquistare prodotti,

passando anche per la visione di serie televisive. Ovviamente, questo include leggere e risponde alle

email.

Proprio per questa ragione è importante creare delle email che siano flessibili, o meglio responsive;

così da potersi adattare ad ogni dispositivo e risoluzione dando agli utenti la miglior user experience

possibile.

È importante che tutti gli elementi della mail siano chiaramente visibili e leggibili da ogni dispositivo,

e lo stesso vale per le landing page o i siti web che sono connessi alle mail tramite call to action e

bottoni.

8.5 Utilizzare gli strumenti di urgenza e esclusività

Urgenza ed esclusività sono strumenti potenti per migliorare le conversioni. Per questo dovreste

usarli nelle vostre strategie offline e online.

Apple, per esempio, ha puntato sull’esclusività per avere successo.

Anche nel mondo dell’email marketing potreste utilizzare questi strumenti per migliorare le vostre

metriche e i vostri risultati. L’unico compromesso è che queste strategie siano coerenti con i

contenuti e aiutino comunque a dare valore agli utenti.

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8.6 Dare valore agli utenti

Gli utenti sono più occupati e distratti che mai; per questo è importante riuscire a sintonizzarsi con

loro e convincerli ad aprire le vostre email.

E siccome questo è un gesto importantissimo, dato che vi stanno dedicando il loro tempo, dovreste

fare almeno un passo verso di loro e ringraziarli con il valore.

Oltre ai contenuti e alle informazioni utili, potreste utilizzare anche altri incentivi quali possono

essere dei codici sconto.

È un modo per ringraziarli del loro tempo oppure per recuperare tutti quegli account iscritti alla

newsletter che sono inattivi da un determinato periodo.

I tipi di incentive che dovreste adottare, ovviamente, variano a seconda dei vostri utenti e del vostro

settore.

Per esempio, uno store fisico potrebbe distribuire un coupon o un QR code con un codice sconto

che li invita a recarsi in negozio. Store online potrebbero, invece, aggiungere un codice che permetta

di eliminare i costi di spedizione, oppure aggiungere un prodotto in omaggio con ogni acquisto (per

esempio Yves Rocher adotta questa tattica per spingere gli utenti a recarsi in un negozio fisico – e

sì, con me funziona sempre).

Se il vostro business è invece vendere corsi online, potreste attrarli con delle guide gratuite.

8.7 Usare la tecnica del cliff-hanger

Nella letteratura e nel cinema la tecnica cliff-hanger viene utilizzata per attrarre e mantenere

l’attenzione degli spettatori.

Questo strumento è stato poi utilizzato anche nel mondo del business con lo stesso scopo: quello di

mantenere l’attenzione dei vostri utenti dopo averla agganciata.

In ambito di email marketing, questo significa saper creare delle aspettative nell’utente e fare in

modo che sia altamente interessato ad aprire la vostra prossima email.

Come farlo?

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Le possibilità sono infinite e dipendono dai vostri contenuti e dalla vostra creatività. Potreste iniziare

a trattare una lista di argomenti e quindi guidarli in un mondo facendo loro sapere a priori quale

sarà il prossimo tema trattato; oppure annunciare una grande sorpresa per loro nella mail successiva

creando anticipazione (questo funziona solo quando le aspettative vengono successivamente

soddisfatte).

8.8 Migliorare le performance grazie ai contenuti interattivi

Una delle tendenze più forti del mondo della comunicazione e del marketing digitale è la caduta dei

contenuti esclusivamente testuali.

Folle dirlo in una guida che risponde a questo requisito, eppure è una delle cose che più facilmente

vediamo accadere oggi. I social media come YouTube, Instagram e TikTok sono tanto popolari

proprio perché permettono agli utenti di fruire di contenuti differenti.

In particolare, parliamo di contenuti interattivi che rendono la fruizione più piacevole, veloce,

interessante. E siccome il vostro obiettivo è quello di non solo far aprire le vostre email, ma anche

di farle leggere in modo completo, dovrete trovare il giusto equilibro tra testo e contenuti mediali.

Quali dovreste usare?

Anche qui, mi dispiace, non vi posso dare una sola regola. Il mondo dei media è bello perché è vario.

Sono moltissimi i contenuti che potete sfruttare: immagini, infografiche, video, gif, sondaggi, ecc.

L’unica accortezza è controllare sempre che questi contenuti funzionino e carichino correttamente

attraverso delle email di test.

Se utilizzate delle immagini scegliete di aggiungere degli alt text che permettano agli utenti di

comprendere di cosa si tratta anche se ci dovessero essere dei problemi con il caricamento.

Queste problematiche possono avvenire a causa della connessione internet, dell’email service

provider o di altri motivi; anche se non si tratta di eventualità che possiate controllare è sempre

bene fare il massimo per dare agli utenti l’esperienza più soddisfacente.

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8.9 Dimostrarsi affidabili

Online troverete mille trucchi per far aprire le vostre email e aumentare il vostro tasso di apertura.

Molto spesso, queste riguarderanno delle subject line scritte in modo appropriato per stimolare la

curiosità dell’utente.

Non si tratta, per forza di cose, di consigli sbagliati. O almeno finché sarete consistenti con il vostro

messaggio. Nulla vi vieta di creare una headline sensazionalistica a patto che questa abbia senso con

il testo del messaggio e con il vostro obiettivo.

Gli utenti sono più attenti che mai ai comportamenti delle aziende o dei professionisti che cercano

di contattarli, quindi è bene tenere a mente l’importanza di dimostrarsi consistenti e soprattutto

concentrati sul benessere degli utenti.

Inoltre, non guasta mostrare loro che siete persone umane e non dei robot dietro a un computer,

personalizzando i vostri contenuti e umanizzandoli.

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Contatti

Se vi è piaciuta questa guida e volete alter informazioni sul marketing e sulla comunicazione per

approfondire le vostre conoscenze, iniziare una nuova carriera oppure un nuovo progetto di

marketing da auto-didatta per la vostra attività, allora potrete trovarle sul mio sito.

www.giuliacacciatorecommunication.wordpress.com

Mi potrete trovare anche su LinkedIn e contattarmi nel caso aveste bisogno di altre informazioni o

di chiarimenti riguardo a questa guida.

Io non vedo l’ora di conoscervi.

Ci tengo molto a ringraziarvi per aver scaricato questa guida all’email marketing. Per me è stato

piacere raccogliere le mie conoscenze per aiutarvi a migliorare le vostre skill e spero che voi

abbiate trovato delle informazioni utili per il vostro futuro.

Se avete tempo, mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensate con un commento sul mio blog.

Nel frattempo, ricordate che nulla può fermarvi dal diventare eccezionali: potete trovare tutte le

conoscenze e gli strumenti di cui avete bisogno per fare cose incredibili!

Giulia


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