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I primi mosaici paleocristiani di Emona (Venetia e Histria) e la loro officina

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COLLECTION DE L’ÉCOLE FRANÇAISE DE ROME - 352 LA MOSAÏQUE GRÉCO-ROMAINE IX VOLUME 1
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COLLECTION DE L’ÉCOLE FRANÇAISE DE ROME - 352

LA MOSAÏQUE GRÉCO-ROMAINEIX

VOLUME 1

III

C O L L E C T I O N D E L ’ É C O L E F R A N Ç A I S E D E R O M E3 5 2

LA MOSAÏQUEGRÉCO-ROMAINE

IX

Volume 1

édité par Hélène MORLIER

avec la collaboration de Christophe BAILLY,Dominique JANNETEAU et Michèle TAHRI

ÉCOLE FRANÇAISE DE ROME2005

Ce volume en deux tomes recueille les actes du IXe Colloque international pour l’Étudede la mosaïque antique et médiévale organisé à Rome sous l’égide de l’École française

de Rome et de la Soprintendenza archeologica di Roma, 5-10 novembre 2001.

Ouvrage publié avec le soutien du Centre national de la recherche scientifique –CNRS : UMR 8546, Archéologie d’Orient et d’Occident (France), du ministère desAffaires étrangères (France), de l’École normale supérieure – ENS (France), de la

Samuel H. Kress Foundation (USA) et de l’AIEMA grâce au don de Elisabeth Ritchie.

Colloque international pour l’étude de la mosaïque antique (9th : 2001 : Rome, Italy)La mosaïque gréco-romaine. IX /édité par Hélène Morlier; avec la collaboration de Christophe Bailly,Dominique Janneteau et Michèle Tahri.Rome : École française de Rome, 2005.(Collection de l’École française de Rome, ISSN 0223-5099; 352)ISBN 2-7283-0690-7 (éd. complète)ISBN 2-7283-0727-X (v. 1)ISBN 2-7283-0728-8 (v. 2)1. Mosaics, Greco-Roman - Congresses. 2. Mosaics, Ancient - Congresses. I. Morlier, Hélène.II. Bailly, Christophe. III. Janneteau, Dominique. IV. Tahri, Michèle. V. Title. VI. Series.

CIP – Bibliothèque de l’École française de Rome

© - École française de Rome - 2005

ISSN 0223-5099ISBN 2-7283-0690-7 (édition complète)ISBN 2-7283-0727-X (volume 1)

1 PLESNICAR GEC 1983; EAD., The Urbanism of Emona,Ljubljana, 1999, p. 204-219.

2 J. SASEL, “Inscriptions on the mosaic floor in the bap-tismal chapel and church portico in Emona”, in : PLESNI-CAR GEC 1983, p. 57-59; J.-P. CAILLET, L’évergétisme monu-mental chrétien en Italie et à ses marges, Roma, 1993,p. 370-379 in cui l’autore erroneamente situa Emona nella

provincia del Norico.3 PLESNICAR GEC 1983, pl. 59-60.4 Ibid., pl. 58, 61.1.5 L. PLESNICAR GEC, “Emona v pozni antiki”, Arheo-

Vest, 21-22, 1970-1971, p. 117-122.6 P. KOS, “Die römischen Fundmünzen”, in : PLESNI-

CAR GEC 1983, p. 100-103.

BOJAN DJURIC

I PRIMI MOSAICI PALEOCRISTIANI DI EMONA(VENETIA E HISTRIA) E LA LORO OFFICINA

I cinque mosaici pavimentali delle costru-zioni paleocristiane dell’insula XXXII di Emo-na (Ljubljana, Slovenia) sono stati scoperti edesaminati alla fine degli anni sessanta durantegli scavi di salvataggio1. Due di loro, uno delbattistero e l’altro del presunto portico, sonostati rimessi al loro posto nel parco archeologi-co creato negli anni settanta. I frammenti delterzo, trovati nel fondo Pucher, sono rimasti insitu. I frammenti degli altri due mosaici appar-tenenti ai vani 13 e 14, assieme a tutta la docu-mentazione degli scavi, sono custoditi nel Mu-seo Civico di Ljubljana.

Di questi cinque mosaici, due – quelli delbattistero e del presunto portico – sono notigrazie alle loro importanti iscrizioni evergeti-che2 ed anche al loro miglior stato di conserva-zione che ha permesso ai ricercatori di farneuna ricostituzione3. Di altri due sono stati tro-vati solamente piccoli (vano 13) o meno piccoli(vano 14) frammenti che hanno limitato le lororicostruzioni ad alcune soluzioni parziali e po-co felici4. Il quinto mosaico, i frammenti delquale sono rimasti in situ, è stato quasi dimen-ticato.

Che si tratti di importanti resti del centro

episcopale paleocristiano di Emona è stato ri-conosciuto già all’inizio degli scavi5. I processiformativi del sito dentro il contesto urbanomoderno hanno purtroppo contribuito in ma-niera decisiva al cattivo stato di conservazionedi tutti i resti architettonici compresi i mosai-ci. Il metodo non-stratigrafico usato dai ricer-catori non ha affatto contribuito a risolvere icomplessi rapporti stratigrafici del sito. Perciòi risultati ottenuti non possono chiarire alcuniproblemi principali sul come si sono evolute lefasi costruttive nei secoli IV e V.

Le analisi numismatiche6 hanno invece as-sicurato una base molto solida all’interpreta-zione cronologica delle fasi costruttive cui ap-partengono i mosaici pavimentali. Secondo ta-li analisi, il battistero e il presunto portico coni suoi mosaici pavimentali sono stati costruitifra gli anni 408 e 423 (o qualche anno dopo),mentre la prima fase paleocristiana risale alsecolo IV. L’interpretazione funzionale dellestesse fasi costruttive purtroppo non gode del-la stessa inoppugnabilità ed esige ancora qual-che riconsiderazione. I quattro mosaici pavi-mentali offrono a questo riguardo nuove pos-sibilità.

664 BOJAN DJURIC

7 Ringrazio cordialmente la dott.essa L. Plesnicar Gecche mi ha permesso di studiare la documentazione origi-nale e che mi ha aiutato con moltissime preziose informa-zioni sugli scavi. Ringrazio inoltre il sig. D. Vahen, autore

delle prime ricostruzioni grafiche dei mosaici, il sig.M. Eric e la ditta DFG Consulting per il loro utilissimoaiuto nella preparazione grafica delle nuove ricostruzionidei mosaici.

Fig. 1 – Frammenti grandi del mosaico dell’ambiente 13(foto del autore).

Fig. 2 – Piccoli frammenti del mosaico dell’ambiente 13con le minuscole tessere policrome (foto del autore).

MOSAICI

Mosaico del vano 13

Il mosaico fu scoperto all’inizio degli scaviimmediatamente sotto la superficie durante larimozione meccanica degli strati superiori delsuolo7. Ciò portò ad ulteriori danneggiamentidei resti del mosaico, che originariamente erastato parzialmente costruito sull’ippocausto edanche per tale motivo notevolmente frantuma-to nel processo di formazione del sito. Sonostate scoperte in situ soltanto quattro parti dimosaico di maggiori dimensioni che hanno re-so possibile una ricostruzione almeno parzialedell’insieme.

Nel Museo Civico di Ljubljana sono custo-diti 2702 frammenti di tale mosaico, tra i qualisi trovano anche tre delle quattro menzionateparti di maggiori dimensioni. Il quarto fram-mento, di semplice mosaico rosso di cotto,non si è conservato (fig. 1).

Il mosaico è composto di tessere della gran-dezza media di 14-15 mm e di sette colori :bianco, grigio, nero, rosso, rosa, ocra e marro-ne. Le tessere rosse, ocra e marrone sono dicotto, le altre di pietra. Tra i frammenti di mo-saico si conservano anche seidici piccoli ele-menti che mostrano caratteristiche diverse. Letessere, grandi al massimo 7 mm, hanno una

più vasta gamma di colori – quelle rosso scuro,rosso, rosa, marrone, ocra e grigio sono di pie-tra, quelle azzurre, celesti, verdi e gialle sonodi pasta vitrea (fig. 2).

Gli unici motivi decorativi che è possibileindividuare e riconoscere su questo mosaicosono a carattere geometrico, e solo in casi ec-cezionali vegetale. Sono geometriche le rosettecruciformi sulla diagonale, varie di forma e co-lore, su fondo bianco in campo quadrato, la fi-la di rosette cruciformi sulla diagonale, distan-ziate, su fondo scuro, la corda policrome den-tata, la treccia policrome a tre e quattro capisu fondo scuro, un punteggiato di quattro tes-sere nere su fondo bianco, e soprattutto lacomposizione ortogonale di ottagoni interse-canti e adiacenti (formanti quadrati ed esagoniallungati), sovrimposta a un reticolato dise-gnato da cordoni dentati (con i quadrati alcentro degli scomparti). Alcuni frammenti mo-strano anche un reticolato di linee dentate digruppi di quattro tessere, mentre un frammen-to mostra una particolare variante di reticola-to di linee dentate che si può leggere comecombinazione di rosette cruciformi sulla dia-

665I PRIMI MOSAICI PALEOCRISTIANI DI EMONA

Fig. 3 – Frammenti delle lettere del mosaico dell’ambiente 13(foto del autore).

gonale. C’è un solo motivo vegetale un tralciodi edera nera su fondo bianco con foglie poli-crome trasformate in fiori.

Non è possibile ricostruire gli altri motividecorativi, sebbene se ne possa individuare lapresenza su questo mosaico. Dicasi lo stessoper le iscrizioni di cui si sono conservati sol-tanto venti modesti frammenti di lettere neresu fondo bianco (fig. 3).

Tentativo di ricostruzione

La distribuzione dei frammenti di mosaicoall’interno dell’edificio rivela che il pavimentomusivo copriva tutta la superficie degli am-bienti indicati con i numeri 11, 12 e 13, ma nonil pavimento dell’ambiente 13a. I frammenti dimaggiori dimensioni conservati in situ hannopermesso una probabile ricostruzione di dueterzi del mosaico (fig. 4), mentre per un terzo,quello orientale, la ricostruzione non è possi-bile. A giudicare dai frammenti conservati,dobbiamo supporre l’esistenza in questa sezio-

ne di iscrizioni (evergetiche?) e forse anche dicampi figurativi.

La sezione occidentale è costituita proba-bilmente da un unico campo con un bordo in-terno di treccia a tre capi su fondo scuro ed unbordo esterno di tralci d’edera e la composizio-ne ortogonale di ottagoni intersecanti e adia-centi (formanti quadrati ed esagoni allungati),sovrimposta a un reticolato disegnato da cor-doni dentati (con i quadrati al centro degliscomparti). Non si dà la ricostruzione dellastruttura e degli elementi del campo interno.Questa sezione è divisa da quella orientale dauna traccia nera con una fila di rosette bian-che.

Mosaico del vano 14 e tentativo di ricostruzione

I resti del mosaico pavimentale sono con-servati in frammenti di maggiori e minori di-mensioni per una superficie totale di circa20 m2 (fig. 5). Al momento della scoperta nefurono eseguite delle copie colorate su fogli dipolivinile, attualmente conservate nel MuseoCivico di Ljubljana dove si conserva anche ilmosaico diviso in venti sezioni.

Il mosaico è costituito di tessere della gran-dezza media di 14-15 mm in sette colori : bian-co, grigio, nero, rosso, rosa, ocra e marrone.Le tessere rosse, ocra e marrone sono in cotto,le altre sono di pietra. Si suppone che daiframmenti conservati emergano la maggiorparte o addirittura tutti i motivi decorativi delmosaico, e probabilmente anche la sua strut-tura, che è geometrica ed organizzata attornoad un campo ortogonale orientato da sud anord. Il campo contiene una treccia a calice,allentata, con orlo curvo e occhielli, disegnatada cordoni a bordi dentati frangiati. Ogni oc-chiello contiene un nodo di Salomone quadra-to, alternativamente circondato da un mean-dro o da onde correnti quadrate. Nodi di Salo-mone decorano una serie di campi triangolaricentrali. Tutto il campo è circondato da unatreccia policrome a due capi su fondo scuro,attorno alla quale corre una composizione or-togonale policroma di meandri di svastiche agiro semplice e quadrati, disegnata da cordonia bordi dentati. Come motivi decorativi i qua-drati contengono una variante composita di

666 BOJAN DJURIC

Fig. 4 – Ricostruzione del mosaico dell’ambiente 13(ricostruzione del autore, elaborazione digitale M. Eric e DFG Consulting).

rosette cruciformi sulla diagonale, completateanche da foglie d’edera bicolori (nero e grigio)trasformate in fiori. La cornice consiste di una

composizione ortogonale di quadrati adiacentiformati da quattro rettangoli uguali delineatiattorno ad un quadrato.

667I PRIMI MOSAICI PALEOCRISTIANI DI EMONA

Fig. 5 – Frammenti del mosaico dell’ambiente 14 e la sua ricostruzione(ricostruzione del autore, elaborazione digitale M. Eric e DFG Consulting).

Mosaico del vano 15 e tentativo di ricostruzione

I resti del mosaico pavimentale si sono con-servati in frammenti grandi ed in alcuni fram-

menti minori. Al momento della scoperta nefurono eseguite delle copie colorate su fogli dipolivinile, conservate tuttora nel Museo Civicodi Ljubljana.

668 BOJAN DJURIC

Fig. 6 – Frammenti del mosaico del vano 15 (battistero) ela sua ricostruzione (ricostruzione del autore, elaborazio-

ne digitale M. Eric e DFG Consulting).

Il mosaico è composto di tessere della gran-dezza media di 14-15 mm in quattro colori :bianco, nero, rosso ed ocra. Le tessere rosse edocra sono di cotto, quelle nere e bianche di pie-tra. Dominano i colori chiari su fondo bianco.

Attorno alla piscina battesimale è conserva-ta la struttura geometrica duplice del mosaico(fig. 6). Un reticolato di fasce caricate da cerchie da losanghe sdraiate tangenti, i cerchi nelpunto di incrocio, copre un terzo del lato anord, mentre i due terzi a sud sono coperti dauna composizione reticolata di quadrati curvi-linei e di cerchi adiacenti, formanti ottagoni ir-regolari e concavi, delineata. Nell’una e nell’al-tra parte sono conservate iscrizioni evergetichementre nei campi decorativi dominano motivivegetali (rami, tralci, foglie e calici di fiori oltrea numerose varianti di rosette cruciformi sulladiagonale, nodi di Salomone e pelte).

La ricostruzione dell’insieme non pone par-ticolari problemi ed è verosimile.

Mosaico del presunto portico e tentativo di rico-struzione

I resti del mosaico pavimentale si sono con-servati in frammenti piuttosto grandi (fig. 7)dei quali vennero fatte anche delle copie a

Fig. 7 – Frammenti del mosaico del presunto portico e lasua ricostruzione (ricostruzione dell’autore, elaborazione

digitale M. Eric e DFG Consulting).

669I PRIMI MOSAICI PALEOCRISTIANI DI EMONA

8 Foto opera di E. POHL.

colori su fogli di polivinile, conservate nel Mu-seo Civico di Ljubljana. Durante gli scavi, alcu-ni frammenti importanti per la ricostruzionedella parte centrale del mosaico furono rubati.Ne resta tuttavia una foto in bianco e nero8

conservata nello stesso Museo.Il mosaico è composto di tessere della gran-

dezza media di 14-15 mm in quattro colori :bianco, nero, rosso e ocra. Le tessere rosse eocra sono in cotto, quelle nere e bianche inpietra. Dominano il nero ed il rosso. La strut-tura ed i motivi decorativi di questo mosaicosono esclusivamente geometrici.

La parte conservata dello stretto e lungomosaico è costituita da due campi inseriti inuna cornice nera e diversi per struttura e moti-vi decorativi. Entrambi i campi portano nellaparte centrale iscrizioni evergetiche circondateda bordi di vario tipo. Le iscrizioni sui campisono orientate in senso opposto, le une versole altre.

Nel campo occidentale sono usati soltantoi colori nero, rosso e bianco. Nella stretta fa-scia centrale si trovano disposte su un’asseuna dopo l’altra tre iscrizioni, tra le qualiquella ben nota dell’arcidiacono Antioco. Sot-to di esse, una coppia di file di archi addossa-te da cui risulta una fila di quadrati concavisulla diagonale tangenti. I campi sono circon-dati da una fila di quadrati e rettangoli diritti,adiacenti, i quadrati caricati da un quadratoiscritto. I quadrati iscritti mostrano una varie-tà di soluzioni decorative molto alta. I rettan-goli invece sono lavorati con semplice altera-zione di linee rosse, bianche e nere. Seguonolinee nere e rosse, ed un reticolato obliquo dilinee doppie con quadrati lavorati in rosso enero.

Il campo orientale presenta – oltre ai colorinero, rosso e bianco – anche il color ocra, main misura molto modesta. Nella parte centraleci sono tre campi di forma quadrata con iscri-zioni, disposti su un asse. Quello ad ovest, haun cerchio iscritto nel quadrato. Ogni campoha il proprio bordo spesso ed i campi sono di-visi tra di loro da una fascia decorativa. I moti-vi dei bordi sono una fila di croci e di ottagonidiritti adiacenti, una fila di cerchi e di quadrati

sulla diagonale, tangenti e delineati, ed un reti-colato obliquo di linee doppie con quadrati la-vorati in rosso-nero. Le fasce di separazioneportano una fila di cerchi tangenti ed una cop-pia di file contrapposte di pelte giustappostetangenti policrome. Tutto l’insieme è circonda-to da una fila di quadrati e rettangoli diritti,adiacenti, i quadrati caricati da un quadratoiscritto, uguale a quella della parte occidenta-le.

Mosaico del fondo Pucher

I frammenti del mosaico policromo sonostati scoperti a sud del presunto portico. Nevenne eseguita una copia a colori su fogli dipolivinile (fig. 8), conservata nel Museo Civicodi Ljubljana. I frammenti molto danneggiatiportano i motivi vegetali, simili a quelli delbattistero, e forse una composizione di cerchisecanti, il tutto di color nero, bianco, rosso edocra.

Fig. 8 – Frammenti del mosaico del fondo Pucher(foto C. Narobè)

ANALISI

Come dimostrato anche dai risultati delleanalisi numismatiche, i cinque mosaici dellasede vescovile appartengono a due gruppi cro-nologicamente distinti. La presente analisi sioccuperà di due mosaici del primo gruppo,fatti prima della costruzione del battistero del-l’inizio del V secolo, che sono anche i più anti-chi mosaici paleocristiani conosciuti in Slove-nia.

Questi mosaici si distinguono da quelli delV secolo per i motivi decorativi, la diversa con-

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9 FORLATI TAMARO et alii 1980, fig. XXVIII.10 J. SASEL, Emona, in : RE Suppl. 11, 1968, coll. 540-

578; G. CUSCITO, “Economia e società”, in : FORLATI TAMA-RO et alii 1980, p. 571-694.

11 E. CATTANEO, “Il governo ecclesiastico nel IV secolonell’Italia settentrionale”, AAAd, 22.1, 1982, p. 175-187;R. BRATOZ, “Il cristianesimo in Slovenia nella tarda anti-chità”, AttMemIstriana, 29-30, 1981-1982, p. 21-55; ID.,“Der Einfluss Aquileias auf den Alpenraum und das Alpen-vorland”, in : E. BOSHOF, H. WOLFF (ed.), Das Christentumim bayerischen Raum, Köln, Weimar, Wien, 1994, p. 29-61;ID., “Christianisierung des Nordadria – und Westbalkan-raumes im 4. Jahrhundert”, in : R. BRATOZ (ed.), Westilliri-cum und Nordostitalien in der spätrömischen Zeit, Ljubl-jana, 1996, p. 299-362.

12 B. DJURIC “Anticni mozaiki na ozemlju SR Sloveni-je”, ArheoVest, 27, 1976, p. 537-625; S. TAVANO, “Conside-razioni sui mosaici nella Venetia et Histria”, AAAd, 28,1986, p. 229-258.

13 CANTINO WATAGHIN et alii 1989, p. 187-190; G. PANAZ-ZA, Le basiliche paleocristiane e le cattedrali di Brescia, Bre-scia, 1990.

14 La cattedrale di Verona nelle sue vicende edilizie dal se-colo IV al secolo XVI, P. P. BRUGNOLI (ed.), Verona, 1987;CANTINO WATAGHIN et alii 1989, p. 203-205.

15 M. MIRABELLA ROBERTI, La basilica dei martiri, gliedifici, i musaici, il cimitero. La basilica dei Santi Felice eFortunato a Vicenza, Vicenza, 1978; CANTINO WATAGHIN etalii 1989, p. 205-207.

16 B. FORLATI TAMARO, in : B. FORLATI TAMARO, F. FOR-LATI, F. BARBIERI, Il Duomo di Vicenza, Vicenza, 1956;M. G. MAIOLI, “Il Duomo di Vicenza : risultati dei saggi discavo nella cripta”, AN, 48, 1977, col. 209-236.

17 P. L. ZOVATTO, Mosaici paleocristiani delle Venezie,Udine, 1963, p. 47-48; M. SANNAZARO, in : Il Veneto nel Me-dioevo, II, A. CASTAGNETTI, G. M. VARANINI (ed.), Verona,1989, p. 225-232; CANTINO WATAGHIN et alii 1989, p. 198-201.

18 BRUSIN, ZOVATTO 1957, p. 140-160; L. BERTACCHI, “Labasilica postteodoriana di Aquileia”, AN, 43, 1972, col. 61-88; EAD., in : FORLATI TAMARO et alii 1980, p. 223-228;CANTINO WATAGHIN et alii 1989, p. 182-187.

19 L. BERTACCHI, in : FORLATI TAMARO et alii 1980,p. 245-261.

cezione delle superfici pavimentali e la più ric-ca gamma coloristica. I colori usati sono sette(nel vano 13 se ne usano ancora altri dieci),mentre nei mosaici dell’altro gruppo se ne usa-vano soltanto quattro. I mosaici erano conce-piti per coprire le superfici pavimentali in ma-niera unitaria (come per esempio nel mosaicodella primitiva chiesa di Piazza della Corte aGrado9 della seconda metà del IV secolo) men-tre i due mosaici del V secolo sono compostida più campi a struttura geometrica differen-te. I motivi decorativi e le composizioni geo-metriche degli uni e degli altri sono completa-mente diversi.

I due primi mosaici, realizzati contempora-neamente, sono opera della stessa officina. Ol-tre ad identiche gamme coloristiche presenta-no alcuni motivi decorativi identici ovverotrattati nella stessa maniera – i fiori del tralcio(nel vano 13, in tre colori) e i fiori delle rosettecomposite poste nei quadrati (nel vano 14, indue colori), la corda policroma dentata e latreccia policroma su fondo scuro. I motivi e lecomposizioni di entrambi questi mosaici van-no pertanto tenuti in considerazione al fine diidentificare mosaici simili e le loro relative of-ficine.

Ci sembra opportuno in primo luogo rin-tracciarli sul territorio cui amministrativa-mente, economicamente e culturalmente con-

tinuò ad appartenere Emona anche nel perio-do tardo romano, vale a dire la provinciaVenetia et Histria10. Per quanto riguarda l’offi-cina che aveva fatto anche i primi mosaicipaleocristiani di Emona, dovrebbe essererintracciabile al centro della provincia, adAquileia, oppure nel territorio di cui chiesaaquileiese nel V secolo divenne chiesa metro-politana11.

Che le officine musive di Aquileia lavoras-sero ad Emona già molto prima del IV secolo,si può supporre con una certa fondatezza,mentre non ci sono dubbi sulla loro attivitàdurante l’ultimo grande rinnovamento dellacittà a metà del IV secolo12.

Del territorio della provincia Venetia et Hi-stria oggi conosciamo le seguenti chiese conmosaici pavimentali del IV e dell’inizio delV secolo :

– Brixia13 (fine del IV – inizio del V secolo),– Verona14 : prima chiesa (terzo quarto del

IV secolo),– Vicentia : SS. Felice e Fortunato, prima

fase15 (intorno al 400); la basilica sotto la catte-drale, prima fase16 (fine del IV, inizio del V se-colo),

– Patavium : S. Martino17 (IV secolo),– Aquileia : basilica postteodoriana18 (fine

del IV secolo); basilica del Fondo Tullio allaBeligna19 (fine del IV, inizio V secolo),

671I PRIMI MOSAICI PALEOCRISTIANI DI EMONA

20 L. BERTACCHI, in : FORLATI TAMARO et alii 1980,p. 301-305; CANTINO WATAGHIN et alii 1989, p. 196-198.

21 P. M. MORO, “La basilica cimiteriale di Forum Iu-lium Carnicum”, Memorie storiche forogiuliesi, 39, 1943-1951, p. 92-95; CANTINO WATAGHIN et alii 1989, p. 208-209.

22 G. PROS GABRIELLI, L’oratorio e la basilica paleocri-stiana di Trieste, 1, 1969; M. MIRABELLA ROBERTI, “Consi-derazioni sulla basilica suburbana di Trieste”, Atti dei Civi-ci Musei di Storia ed Arte di Trieste, 6, 1969-1970, p. 101-112; CANTINO WATAGHIN et alii 1989, p. 179-182.

23 M. MIRABELLA ROBERTI, “La basilica paleocristianadi San Giusto a Trieste”, in : Kunsthistorische Studien.Festschrift Friedrich Gerke, Baden-Baden, 1962, p. 55-64;ID., “La cattedrale paleocristiana”, in : San Giusto, Trieste,1970, p. 18-20.

24 MOLAJOLI 1940; A. SONJE, “Predeufrazijevske bazilikeu Porecu”, Zbornik Porestine, 1, 1971, p. 219-262; CANTINO

WATAGHIN et alii 1989, p. 174-177.25 B. MARUSIC, J. SASEL, “De la cella trichora au com-

plexe monastique de St. André à Betika entre Pula et Ro-vinj”, ArheoVest, 37, 1986, p. 307-342.

26 G. BOVINI, Le antichità cristiane della fascia costieraistriana da Parenzo à Pola, Bologna, 1974, p. 184-189; CAN-

TINO WATAGHIN et alii 1989, p. 178-179.27 W. SCHMID, “Emona. I. Teil”, Jahrbuch für Altertums-

kunde, 7, 1913, p. 161; durante gli scavi di salvataggio con-dotti negli anni 1996-1999 dal dott. L. Plesnicar e daD. Snoj il mosaico è stato rimosso.

28 MOLAJOLI 1940, fig. 11.29 MOLAJOLI 1940, tav. I.30 BRUSIN, ZOVATTO 1957, fig. 62.31 FORLATI TAMARO et alii 1980, fig. 28.32 G. BRUSIN, “Piccoli scavi nell’abitato e nella necropo-

li di Aquileia”, AN, 16-17, 1945-1946, col. 25-38, fig. 3.33 MOLAJOLI 1940, fig. 10.34 MOLAJOLI 1940, fig. 22.35 BRUSIN, ZOVATTO 1957, fig. 62.36 MOLAJOLI 1940, fig. 8.37 E. RIEDL, “Reste einer alt-christlichen Basilica im

Boden Celeja’s”, Mittheilungen der kaiser-königliche Cen-tral-Commission. Neue Folge (Vienna), 24, 1898, p. 219-225, tav. I; B. DJURIC, “Anticni mozaiki na ozemlju SRSlovenije”, ArheoVest, 27, 1976, tav. XX.

38 FORLATI TAMARO et alii 1980, fig. XIV.39 G. BRUSIN, Gli scavi di Aquileia, Udine, 1934, p. 189.

– Gradus : basilica di Piazza della Corte20

(seconda metà del IV, inizio V secolo),– Iulium Carnicum : cattedrale21 (fine del

IV, inizio V secolo),– Tergeste : basilica suburbana22 (fine del

IV, inizio V secolo); S. Giusto23 (fine del IV,inizio del V secolo),

– Parentium : aule primitive I-II (fine delIV secolo); basilica preeufrasiana24 (prima me-tà del V secolo),

– Betika25 (prima metà del V secolo),– Pola : sede vescovile-basilica nord26 (pri-

ma metà del V secolo).Nei mosaici di queste chiese abbiamo cer-

cato le composizioni ed i motivi che conside-riamo tipici del repertorio dell’officina che hafatto i mosaici di Emona (fig. 9).

1. Composizione ortogonale di ottagoni intersecantie adiacenti (formanti quadrati ed esagoni allun-gati), sovrimposta a un reticolato disegnato dacordoni dentati (con i quadrati al centro degliscomparti) :

– Emona, insula XIII.827.1A. solo composizione ortogonale di ottagoni inter-

secanti e adiacenti (formanti quadrati ed esagoniallungati) :

– Parentium, aula primitiva I, primo scomparto28,– Parentium, aula primitiva II, terzo scomparto29,

– Aquileia, basilica postteodoriana, campo centraleest30,

– Gradus, basilica Piazza del Corte, portico31.1B. solo reticolato disegnato da cordoni dentati :– Aquileia, mosaico del fondo B. Rizzi32,– Parentium, aula primitiva I, primo scomparto,

campo centrale33.

2. Composizione ortogonale policroma di meandridi svastiche a giro semplice e quadrati, disegnatada cordoni a bordi dentati :

– Parentium, basilica preeufrasiana, secondo campooccidentale della navata centrale34.

2A. Simile ma con disegno di meandri di svastiche alinee dentate e quadrati disegnati da cordoni :

– Aquileia, basilica postteodoriana, campo centraleest35.

2B. Simile ma con disegno di meandri di svastiche equadrati a linee dentate :

– Parentium, aula primitiva I, secondo scomparto36.

3. Treccia a calice, allentata, con orlo curvo e oc-chielli :

– Celeia, basilica, navata centrale37,– Aquileia, basilica postattilana, navata meridionale

est38 (variante).

4. Tralcio d’edera nera su fondo bianco con fogliepolicrome trasformate in fiori :

– Aquileia, basilica postteodoriana39, campo centra-le est,

672 BOJAN DJURIC

40 G. BRUSIN, “Gli scavi archeologici di Aquileia nell’an-no 1954”, AN, 28, 1957, col. 5-18, fig. 2.

41 MOLAJOLI 1940, fig. 10.42 BRUSIN, ZOVATTO 1957, fig. 79a; FORLATI TAMARO et

alii 1980, fig. 194.43 MOLAJOLI 1940, fig. 12.

44 BRUSIN, ZOVATTO 1957, fig. 65.45 MOLAJOLI 1940, fig. 8, 10.46 MOLAJOLI 1940, fig. 18.47 FORLATI TAMARO et alii 1980, fig. 204.48 FORLATI TAMARO et alii 1980, fig. 194.

Fig. 9 – Motivi tipici dei primi mosaici paleocristiani di Emona presenti su alcuni mosaici nella provincia Venetia et Histria.

– Aquileia, mosaico del fondo Pasqualis40, campocentrale est,

– Parentium, aula primitiva I, primo scomparto,campo centrale41.

4A. Solo fiori :– Aquileia, basilica postattilana42.

5. Onde correnti quadrate :– Parentium, aula primitiva II, quarto scomparto43.

6. Rosette cruciformi sulla diagonale su fondo bian-co in campo quadrato :

– Aquileia, basilica postteodoriana, bordura e cam-po centrale est44,

– Parentium, aula primitiva I, primo e secondoscomparto45,

– Parentium, basilica preeufrasiana46 (presenza li-mitata),

– Aquileia, chiesa di Monastero, sesta campata47

(presenza limitata),

– Aquileia, basilica postattilana, navata centrale48

(presenza limitata),– Aquileia, fondo B. Rizzi.

La composizione ortogonale di ottagoni in-tersecanti e adiacenti (formanti quadrati edesagoni allungati), sovrimposta a un reticolatodisegnato da cordoni dentati, non appare suimosaici conosciuti del territorio preso in esa-me. Esiste un unico mosaico nell’insula XIII diEmona che a nostro parere è opera della stessaofficina ed è stato eseguito nella stessa occa-sione. Presa ognuna per conto proprio, le duecomposizioni – gli ottagoni intersecanti e adia-centi ed il reticolato disegnato da cordoni den-tati o linee dentate, invece, sono motivi comu-ni sui mosaici pavimentali delle chiese de IV edel V secolo. Il motivo “treccia a calice con or-

673I PRIMI MOSAICI PALEOCRISTIANI DI EMONA

49 Cf. M. ENNAIFER, La cité d’Althiburos et l’édifice desAsclepieia, Tunis, 1976, p. 134-135, tav. CLX, e ivi riportatabibliografia.

50 Tale motivo è usato anche nei mosaici dell’Africa delNord, per esempio nel mosaico delle maschere a Sousse :L. FOUCHER, La maison des Masques à Sousse. Fouilles1962-1963, Tunis, 1965, fig. 21. La tipica trasformazionepolicroma delle foglie in fiori si presenta per esempio sulmosaico dell’Oceano scoperto vicino a Sfax : M. FENDRI,Découverte archéologique dans la région de Sfax. Mosaïquedes Océans, Tunis, 1963, tav. VIII. Tutti questi mosaici ri-salirebbero al III secolo.

51 MOLAJOLI 1940, fig. 5.52 La provincia del Norico, cui apparteneva anche Ce-

leia, divenne parte del territorio della chiesa metropolita-na di Aquileia già nella prima metà del V secolo. Cf.R. BRATOZ, “Die Geschichte des frühen Christentums imGebiet zwischen Sirmium und Aquileia im Licht der neue-ren Forschungen”, Klio, 72, 1990, p. 508-550.

53 L. BERTACCHI, in : FORLATI TAMARO et alii 1980,p. 227.

54 A. SONJE, “Predeufrazijevske bazilike u Porecu”,Zbornik Porestine, 1, 1971, p. 234. La datazione di Sonje èbasata sui ritrovamenti numismatici. Per le nuove inter-pretazioni che riguardano anche i mosaici cf. I. MATEJCIC,P. CHEVALIER, “Nouvelle interprétation du complexe épi-scopal pré-Euphrasien de Porec”, AnTard, 6, 1998, p. 355-365.

lo curvo e occhielli” è invece molto raro. Eraun motivo molto in uso per esempio nei mo-saici dell’Africa del Nord49 nel III secolo (Althi-buros, Acholla, Thysdrus, Thina), mentre nellabasilica di Celeia è stato fatto probabilmentesu esempio di quello di Emona soltanto nelV secolo.

Più caratteristica e per questo anche più si-gnificativa ci sembra la composizione dimeandri di svastiche a giro semplice e quadra-ti, che si trova sul mosaico della basilica post-teodoriana ad Aquileia ed a Parenzo, prece-dentemente nell’aula primitiva I e più tardinella basilica preeufrasiana. Alcune esecuzionidi questo motivo sono modeste, tracciate da li-nee dentate e non da cordoni a bordi dentati, ilche forse potrebbe indicare una distinzionecronologica tra le une e le altre.

Particolarmente caratteristico e significati-vo per la maggior parte di questi mosaici ci ap-pare il motivo a tralcio d’edera nera su fondobianco con foglie policrome trasformate in fio-ri, motivo che si trova a Parenzo (sul mosaicodell’aula I) e più volte ad Aquileia (basilicapostteodoriana, mosaico del Fondo Pasqua-lis)50. La tipica trasformazione policroma dellefoglie in fiori si presenta su molti mosaici diAquileia non solo nel IV ma anche nel V seco-lo, per esempio ancora sul mosaico della basi-lica postattilana.

Il motivo delle rosette cruciformi sulla dia-gonale, policrome e diversificate è tipico so-prattutto per i mosaici paleocristiani della se-conda metà del IV secolo mentre su quelli delV secolo lo si trova ancora ma con minore fre-quenza sia ad Aquileia (chiesa di Monastero,basilica postattilana, mosaico del fondo Rizzi)

che a Parenzo (cosiddetta aula primitivanord51, basilica preeufrasiana).

Conclusioni

Si è constatato che tra tutti i mosaici paleo-cristiani conosciuti della provincia Venetia etHistria esistono soltanto alcuni che abbianocomposizioni e motivi decorativi uguali o si-mili a quelli di Emona. Ad Aquileia, il mosaicodella basilica postteodoriana nord, a Parenzo imosaici delle aule primitive mediana (I) e me-ridionale (II) nonché il mosaico della basilicapreeufrasiana. Nella provincia del Norico è ilmosaico della basilica di Celeia52 a mostrareuno dei motivi decorativi tipici di Emona.

Il mosaico della basilica postteodoriananord risale alla seconda metà o alla fine delIV secolo53, mentre quelli delle aule primitivedi Parenzo, agli anni 80 del IV secolo54. Gli al-tri due mosaici con analoghi motivi – meandrodi svastiche sul mosaico della basilica preeu-frasiana e la treccia a calice con orlo curvo eocchielli sul mosaico della basilica di Celeia,risalgono alla prima metà del V secolo. Dalmomento che i primi mosaici paleocristiani diEmona, a giudicare dai ritrovamenti numi-smatici, sono precedenti l’anno 408, si può af-fermare con una certa sicurezza che anchequesti risalgono agli ultimi decenni del IV se-colo.

È ipotizzabile che l’officina musiva cui sidebbono i mosaici emonensi abbia lavorato aimosaici simili di Aquileia e Parenzo? La data-zione molto probabile del mosaico della basili-ca postteodoriana nord di Aquileia, dei mosai-ci delle aule primitive I e II di Parenzo e dei

674 BOJAN DJURIC

55 Su alcuni mosaici non pubblicati nel Museo Archeo-logico Nazionale di Aquileia.

due mosaici di Emona negli ultimi due o tredecenni del IV secolo, potrebbe avvalorare taleipotesi, rafforzata dalla similitudine delle lorocomposizioni e motivi decorativi che in alcunicasi sono addirittura identici. Inoltre, la fre-quenza con la quale tali motivi si presentanoanche su altri mosaici di Aquileia, non neces-sariamente paleocristiani55 renderebbe plausi-bile la tesi che la sede di tale ipotetica officinapotrebbe trovarsi ad Aquileia.

Se, come ipotizzato, i mosaici di Aquileia,Parenzo ed Emona formano un gruppo piutto-sto omogeneo, nato in un periodo relativamen-te breve verso la fine del IV secolo, forse addi-rittura all’interno della produzione di una stes-sa officina, in tal caso sarebbe possibile farrisalire il mosaico della preeufrasiana, con lasua composizione di meandri di svastiche,quasi identica a quella di Emona, a subito do-po la fattura dei mosaici di Emona, vale a

Fig. 10 – Mosaici delle due fasi costruttive della sede episcopale di Emona e la possibile interpretazione degli ambienti :1, basilica del IV secolo; 2, catecumeneo (?); 3, battistero; 4, basilica del V secolo.

675I PRIMI MOSAICI PALEOCRISTIANI DI EMONA

56 Cf. PLESNICAR GEC 1983, p. 27-32, fig. 20-24; EAD.,“Emona nel IV secolo. Problemi di collegamento con Mi-lano e l’area padana”, in : G. SENA CHIESA, E. A. ARSLAN

(ed.), Felix temporis reparatio, Milano, 1992, p. 219-226,fig. 4. L’autrice è dell’opinione che l’ambiente 14 appenanel V secolo sia divenuto un catecumeneo, mentre nel IVsecolo era un oratorio.

57 L. PLESNICAR GEC riconosce nell’ambiente 13 una ba-silica a tre navate costruita nel V secolo, ma tale ipotesi anostro avviso non è compatibile almeno per quanto ri-guarda il mosaico pavimentale del IV secolo. Analogamen-

te, anche la pianta della basilica presenta degli interrogati-vi.

58 L. PLESNICAR GEC (1983, p. 49, fig. 24b) ammette, inuna delle possibili spiegazioni funzionali delle costruzionipaleocristiane, l’esistenza della seconda basilica, a sud, difianco al presunto portico.

59 Ipotesi adombrata da R. BRATOZ, “Doppelkirchen aufdem östlichen Einflussgebiet der aquileiensischen Kircheun die Frage des Einfluss Aquileias”, AnTard, 4, 1996,p. 134.

dire agli inizi del V secolo. Sulla stessa base, ilmosaico di Celeia può essere fatto risalire aiprimi decenni del V secolo.

Appare adesso più agevole definire funzio-nalmente le costruzioni per le quali erano statifatti i più antichi mosaici della sede episcopaledi Emona (fig. 10). Concordiamo con l’opinioneche l’ambiente 14 sia stato un catecumeneo (?),anzi è nostra opinione che la stessa funzione laricoprisse in entrambe le fasi edilizie56, mentreper quanto riguarda l’ambiente 13 vi si ricono-sce la prima basilica che risale al IV secolo57.

Nel V secolo a questi luoghi di culto venneaggiunto un nuovo battistero. Il portico men-zionato assieme al battistero nell’epigrafe del-l’arcidiacono Antioco è stato identificato conl’ambiente nel quale l’epigrafe era stata ritro-vata. Non è invece da trascurare la possibilitàche il presunto portico in realtà costituisca lanavata settentrionale della seconda basilicadella sede episcopale di Emona58, il che per-metterebbe di collocare il quinto mosaico pa-leocristiano del fondo Pucher nella navata cen-trale della stessa basilica59.

Bojan DJURIC

DISCUSSION

Noël DUVAL : Je me félicite qu’on reprenne ledossier du groupe épiscopal présumé d’Emona, quej’ai si souvent visité, sans toutefois trouver les ré-ponses aux questions qu’on se pose inévitablementdevant cette fouille incomplète et trop rapide pourfournir des éléments de datation.

Sur le problème du plan et de la destination despièces, je note d’abord l’analogie de la cuve bap-tismale avec celle de Mértola présentée hier : unplan de fontaine d’atrium, finalement assez répandudans les baptistères (une douzaine d’exemples) pourdes cuves importantes et soignées esthétiquement.

Le terme de catechumeneum, traditionnel, pourune salle annexe du baptistère, me paraît “daté” parla terminologie du XIXe siècle, mais ne correspondpas à la pratique baptismale courante, surtout àpartir de l’époque où le baptême des enfants domi-ne (voir AnTard, 4).

Naturellement, on se demande quel est le plande la salle partiellement fouillée. Etait-ce l’église?

Et, si oui, présentait-elle une abside véritable, oubien un “banc presbytéral libre”, suivant la premiè-re typologie des églises du patriarcat d’Aquilée?

Pour le style des mosaïques géométriques, l’ana-logie avec les pavements pré-euphrasiens de Porecs’impose, beaucoup moins avec ceux d’Aquilée. Na-turellement, la reprise du dossier nécessiterait la re-mise dans le contexte des inscriptions votives dontvous n’avez pas parlé.

Bojan DJURIC : Lei ha sollevato molte questioni.Sono d’accordo sulle differenze dello stile dei mo-saici di Parenzo, ma dobbiamo riconoscere il fattoche i mosaici menzionati (di Aquilea, Parenzo edEmona) compongono un gruppo molto omogeneonon solo al livello dei motivi e delle composizioni,ma parzialmente anche al livello dello stile.

Questo fatto ci pone la domanda che si può ri-solvere con due risposte differenti : o si tratta dellastessa officina, o abbiamo qui i prodotti delle variemaestranze che praticano uno stesso stile in un pe-

676 BOJAN DJURIC

riodo abbastanza ristretto. In realtà, non si cono-scono mosaici simili, ne in Dalmazia, ne nelle altriprovince adiacenti.

La quasi totalità della parte settentrionale del-

l’insula XXXII è stata scavata completamente. Ci re-sta solo la zona a sud del presente portico, dove gliscavi potrebbero rivelare i resti della seconda basili-ca, quella del V secolo.

ABBREVIAZIONI

FORLATI TAMARO et alii 1980 : B. FORLATI TAMARO etalii, Da Aquileia a Venezia, Milano, 1980.

BRUSIN, ZOVATTO, 1957 : G. BRUSIN, P. L. ZOVATTO,Monumenti paleocristiani di Aquileia e di Grado,Udine, 1957.

CANTINO WATAGHIN et alii 1989 : P. TESTINI, G. CAN-T I N O W A T A G H I N , L . P A N I E R M I N I , “ L a

cattedrale in Italia”, in : Actes du XIe Congrès in-ternational d’archéologie chrétienne I, Roma,1989, p. 5-87.

MOLAJOLI 1940 : B. MOLAJOLI, La basilica eufrasianadi Parenzo, Parenzo, 1940.

PLESNICAR GEC 1983 : L. PLESNICAR GEC, Starokrs-canski center v Emoni, Ljubljana, 1983.


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