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Soprintendenza archeologica di Roma

Date post: 13-May-2023
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-Soprintendenza archeologica di Roma. -Soprintendenza archeologia per il Lazio. -Soprintendenza archeologica per i Beni Ambientali, Architettonici , Artistici del Molise. -Soprintendenza archeologica di Napoli e Caserta. -Soprintendenza archeologica per le province di Salerno , Avellino e Benevento. -Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo. -Museo Nazionale Preistorico Etnografico “ Luigi Pigorini.” -Studi sull’Italia dei Sanniti. Electa per i Beni culturali Coordinamento Scientifico Rosanna Cappelli. Convegno e studi in onore della mostra “Italia dei Sanniti”Roma museo Nazionale Romano , Terme Diocleziano (14 gennaio -19 marzo 2000 ) promossa dal comitato nazionale per gli studi sul Sannio. Necropoli di Vicenne. Valeria Ceglia. -La demoni nazione di Sammium, che nella ripartizione augustea indicava grosso modo i territori attuali dell’Abruzzo e Molise , persiste nel tempo fino quasi al XI secolo , anche se vede ridimensionato il territorio a cui si riferisce.(1) Dal IV all’XI secolo trova i suoi confini e i suoi limiti nei fiumi Pescara( Aeternus) e Fortore(Fertor) rispettivamente a nord e a sud, Appennini e mare Adriatico a ovest e a est. Paolo Diacono(2),nell’elenco che redige nelle regioni italiane , chiama Sannio la quattordicesima regione e colloca tra la Campania , la Puglia e il mare Adriatico , con il limite nord del Pescara . Elenca di seguito le città che ne facevano parte :Chieti , Alfedena , Isernia e
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-Soprintendenza archeologica di Roma.

-Soprintendenza archeologia per il Lazio.

-Soprintendenza archeologica per i Beni Ambientali, Architettonici , Artistici del Molise.

-Soprintendenza archeologica di Napoli e Caserta.

-Soprintendenza archeologica per le province di Salerno , Avellino e Benevento.

-Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo.

-Museo Nazionale Preistorico Etnografico “ Luigi Pigorini.”

-Studi sull’Italia dei Sanniti.

Electa per i Beni culturali Coordinamento Scientifico Rosanna Cappelli.

Convegno e studi in onore della mostra “Italia dei Sanniti”Roma museo Nazionale Romano , Terme Diocleziano (14 gennaio -19 marzo 2000 ) promossa dal comitato nazionale per gli studi sul Sannio.

Necropoli di Vicenne.

Valeria Ceglia.

-La demoni nazione di Sammium, che nella ripartizione augustea indicava grosso modo i territori attuali dell’Abruzzo e Molise , persiste nel tempo fino quasi al XI secolo , anche se vede ridimensionato il territorio a cui si riferisce.(1) Dal IV all’XI secolo trova i suoi confini e i suoi limiti nei fiumi Pescara( Aeternus) e Fortore(Fertor) rispettivamente a nord e a sud, Appennini e mare Adriatico a ovest e a est. Paolo Diacono(2),nell’elenco che redige nelle regioni italiane , chiama Sannio la quattordicesima regione e colloca tra la Campania , la Puglia e il mare Adriatico , con il limite nord del Pescara . Elenca di seguito le città che ne facevano parte :Chieti , Alfedena , Isernia e

Sannio che dà il nome a tutta la provincia. Nella città riportata da Paolo Diacono , o meglio la fonte in cui ha attinto (3), viene riconosciuto da la Regina (4) , la città di Sepino , ubicata in ordine geografico tra Isernia e Benevento. La città viene , inoltre , definita antiquitate consumpta, questo stato di abbandono trova conferma nella situazione archeologica riscontrata a Saepinum. Dopo la guerra greco-gotica (535-553), essa subisce una grave crisi economica e demografica , crollano le mura in più punti e per larghi tratti. Una delle torri si abbatte sulle strutture esterne del teatro. Il foro è ricoperto da uno spesso stato di terreno tanto che nel VII secolo viene utilizzato come sepolcreto.(5). Continuando nel racconto dello storico Paolo Diacono riferisce ancora un episodio che riguarda direttamente i territori sanniti , allorquando parla della venuta di Alzeco , capo dei Bulgari , che fu mandato dal duca di Benevento , Romualdo , ad abitare i territori compresi tra Sepino , Boiano e Isernia e che, all’epoca erano definiti deserti. (6). L’affermazione dello storico longobardo viene presa in esame già D’amico che, all’inizio di questo secolo, individua i motivi diquesti stati che a suo giudizio furono causati sia dalle devastazioni siadalle guerre, sia dalle epidemie.(7). Dubbi al contrario nutre in un recente studio il De Benedittis (8)che , pur riconoscendo una notevole diminuzione geografica di qui territori , causati dalle vicende belliche dovute alle incursioni barbariche che si sono susseguite , ridimensionatala drasticità della citazione dello storico longobardo. Difatti alla lucedei nuovi dati archeologici emersi in molte parti del territorio molisanoe anche a lungo alla fascia tratturale che unisce Sepino, Boiano e Isernia , è dimostrato che la realtà locale non era dissimile da quella delle restanti pari dell’italia meridionale . In sostanza ridimensionamento demografico si, ma non completa desertificazione. Quando nel 1987 si arrivò alla scoperta della necropoli di Campochiaro inlocalità Vicenne , datata in altomedievale , è sembrato semplice e scontato il riferimento alla notizia storica riportata da Paolo Diacono equindi considerare questa popolazione seppellita nella pianura tra Sepinoe Boiano , come bulgara. Si aveva la perfetta corrispondenza tra il dato storico e quello archeologico. L’ipotesi , infatti , dettata più dall’entusiasmo del ritrovamento dell’analisi dei dati , attende oggi la sua eventuale convalida dei reperti archeologici. Resta comunque la certezza e dell’importanza della necropoli sia per la cronologia e in etàbarbarica sia per il cospicuo numero delle sepolture sia per il seppellimento contestuale di cavaliere e cavallo che rappresenta una novità nel campo delle conoscenze archeologiche altomedievali in Italia.(9). Nella pianura di Campochiaro , lungo il tratturo Pescasseroli –

Candela , che costituiva un importante arteria di transito nell’antichità, ricalcata in epoca imperiale dal percorso della via Minucia , sono stati individuati due nuclei cimiteriali , uno in località Vicenne , l’altro in località Morrione , distanti tra loro poco meno di un chilometro. Dalla prima necropoli , il cui scavo è ultimato , si sono rimesse in luce 187 tombe .Questo insediamento ha subito forti manomissioni in tempi recenti per la realizzazione di una strada interpoderale che lambisce a ovest e per la presenza di cave di materialeinerte , aperte a sud e a nord. Nonostante le forti compromissioni , il numero delle sepolture è cospicuo per cui si può parlare ,a ragione , di cimitero e di non un piccolo sepolcreto famigliare,in considerazione anche delle altra tombe andate e distrutte a causa della coltivazione delle cave. L’altro nucleo di Morrione è ancora in corso di scavo. Da quando emerso finora , questo no sembra aver subito compromissioni di alcun genere poiché l’attività estrattiva , molto intensa anche per qualche per l’eccellente deposito alluvionale , non è arrivata alle vicinanze , anche all’azione della tutela della Sovrintendenza Archeologica del Molise. Da prima saggi seguiti sembra che l’area internadella necropoli abbia buona estensione (100-50 metri circa) e che il nucleo delle tombe alto medievali si sia affiancato a uno di età romana, testimoniano dalla presenza di tombe a cappuccina . ubicate a settore ovest dell’area cimiteriale , a ridosso di un monumento funerario usato per anni , da frequentatori della zona, come discarica di pietrame. (10).Non è inusuale che cimiteri longobardi si vadano si vadano ad affiancare a quelli della popolazione autoctone , come è stato rilevato in altri sepolcreti , quali quella di Celia San Giovanni a Cividale del Friuli. (11). I due nuclei sono sostanzialmente simili e coevi in quanto essi ritrovano lo stesso rituale nel seppellimento con la deposizione dei doni funebri , le caratteristiche delle fosse , la disposizione di questefile parallele , l’orientamento delle tombe est-ovest con il cranio del defunto rivolto verso il sorgere del sole , e soprattutto il seppellimento contestuale di cavaliere e cavallo. (12). Complessivamente finora sono state scavate 19 tombe di questo genere su un totale di circa350 tra le due necropoli. Nelle immediatamente adiacenze di questi cimiteri non si trovano nuclei abitativi stabili, almeno alla luce delle conoscenze , attuali , per cui si può avanzare l’ipotesi che i cimiteri fossero collegati a modelli insediativi di tipo nomade. (13). La loro dimora è la capanna isolata o il carro delle migrazioni(14). Del resto siamo in età longobarda e per queste popolazioni l’esercizio delle armi era l’attività principale. Nei loro spostamenti non costruivano nuovi insediamenti , ma andavano ad occupare abitati , già esistenti, villae ,

vicio città romane , che potessero offrire loro riparo, magari adottandole alle proprie necessità di aggregazioni o militari , con costruzioni aggiuntive in legno , che non hanno lasciato tracce. (15). A Sepino , nella città ormai abbandonata , sono testimoniati un riutilizzo delle strutture e una frequentazione del sito durante il VII secolo per la presenza di sepolture , alcune delle quali contenenti corredi riconducibili all’età barbarica , dislocale nel teatro e nell’area foro.(16). Altri interessanti reperti quali un calice di vetro , un morso di cavallo e soprattutto la fibula di bronzo con iscrizione incisa di un nome germanico al femminile (17) sono stati rivenuti durante gli scavi eseguiti dal Cianfarani negli anni Cinquanta. La più importanti testimonianze la sciate dalle popolazioni vissute tra i secoli VI –VII nei territori italiani sono rappresentati dai cimiteri, in cui si manifesta la loro cultura attraverso il rituale della deposizione , i corredi funerari , la suddivisione di gruppi famigliari . Quest’ultima caratteristica si riscontra anche nelle nostre necropoli, più evidente a Morrione , anziché a Vicenne, in cui si trovano raggruppamenti di fosse in uno spazio ristretto , circondato da ampi spazi liberi e dove la composizione dei corredi dimostra l’appartenenza al medesimo rango. Questo rituale era presente nella tradizione dei longobardi , già da quando si trovavano in Pannocchia. Persone di uno stato sociale determinato , definiti come uomini liberi , chiamati “arimanni” seguivanole regole particolari e norme precise nell’equipaggiamento in armi per gli uomini , nell’abito per le donne. Era il corredo personale che manifestava il grado sociale e, dopo la morte, veniva posto sulla tomba per attestare l’aldilà il proprio stato e garantire l’onore dovuto. Ad esso si accompagna offerte di cibo, difatti in numerose tombe si sono rivenute ossa di animali , in genere femori di ovini , deposti ai piedi del defunto e affiancati al vasellame ceramico o vitreo , specialmente calici a volte finemente decorati. A campo chiaro vengono sostanzialmenterispettati alcuni aspetti canonici dei cimiteri germanici quali la disposizione per file parallele ,l’orientamento delle tombe est-ovest , la fosse terragne , la presenza di bare lignee , la disposizione degli oggetti di corredo che presentano le costanti e alcune varianti. Per la tombe femminili le costanti sono la collana, gli orecchini , la fibbia dicintura che serviva per firmare il vestito, rivenuta costante sul bacino , infine il coltellino. Le varianti sono rappresentate dal pettinein osso, dalla fuseruola o da altri elementi particolari che caratterizzano l’attività svolta in vita dall’inumatura o una sua predilezione , quale da esempio il flauto in osso che la qualifica come amante delle musica. (tomba 135 M). Nelle tombe maschili le costanti sono

rappresentate dalla spada lunga o corta , depositata sul fianco sinistro , la fibbia dell’abito sul bacino, il coltello con la lancia e lo scudo , mentre le varianti consistono nel pettine o nel vasellame in vetro , ceramica e bronzo. In merito all’equipaggiamento maschile sono state fatte delle classificazione da parte di vari studiosi , specie ungheresi , in modo da creare suddivisioni gerarchiche. Portavano armi esclusivamente gli uomini liberi che garantivano l’equipaggiamento per sestessi e per gli altri in rapporto ai propri possedimenti. (19) , a questo seguito di una disposizione della legge longobarda aggiunta all’editto di Rotari da Astolfo intorno alla metà del VII secolo. In linea generale, in questa necropoli l’armamento del guerriero è costituito dalla spada lunga o dal corto sax , dalla lancia , dalle freccie e dallo scudo. Le armi potevano essere impreziosite da decorazioni in bronzo più raramente in argento. Non troviamo mai oggetti suntuari quali decorazioni di selle, elmi corazze o vasellame in bronzo ,come in altre coeve necropoli che qualificano le tombe come lussuose. Se si prende in considerazione , però la presenza del cavallo seppellito assieme al suo padrone possiamo affermare che si tratta già di una tomba ricca, e il personaggio è di un certo rango. Un cavallo è per sé un bene economico di valore battimento per essere seppellito affianco del padronecon tutta la sua ricca bardatura sta ad indicare l’appartenenza del defunto a una certa classe(20), se poi l’armamento completo si aggiunge la presenza di monete o di un anello d’oro.(21)che serviva per particolari atti d’ufficio , possiamo affermarci di trovarci di fronte a personaggi di altro rango , seppelliti con corredi usati per parate. Anche tra queste tombe , considerate ricche , si può fare una differenziazione perché in alcune di esse manca la spada e l’armamento è costituito dal solo dalla lancia.(tombe 110 V-35M) e in un’altra addirittura dalle sole cuspide di frecce(tomba 134 M). Al contrario, tombe singole presentano l’ornamento , per cosi , dire completo :spada , lancia , freccia e in una anche un elemento delle brighe. (tomba 109 V)Loscudo , è invece una prerogativa delle sole tombe più ricche con cavallo,in cui sono presenti tutti i tipi di armi di offesa. Se si passa ad analizzare , per grandi linee , l’equipaggiamento degli inumati si nota tra le armi di offesa la spada lunga , è la meno diffusa. Finora sono stati ritrovati solo otto esemplari e quasi tutti in sepolture con cavallo, ad eccezione della tomba 171 di Morrione che è una singola. Si tratta della tradizionale arma lunga , a doppio taglio , con l’impugnatura a codolo a sezione rettangolare e leggermente rastremata verso l’estremità superiore, in genere rivestita da materiale deperibile quale lungo osso. Tra le spade analizzate una sola (tomba 81-V) presenta

la damaschinatura che consentiva maggiore flessibilità e robustezza alla lana , oltre a creare un elemento decorativo nella parte centrale (nel nostro caso specifico non visibile ad occhio nudo) .Sulla superficie di alcune spade si notano tracce mineralizzate del fodero in legno o in cuoio e dei rinforzi metallici , posti in corrispondenza della punta dell’imboccatura. Il sistema di sospensione era, forse, bandoliera agganciata , tramite placchette , triangolari , al fodero della parte meridiana. In genere nelle tombe veniva posto al lato il defunto. Tra gliesemplari rivenuti nella necropoli va segnalato quella della tomba 102 diMorrione non per la tipologia, ma per il rivestimento in argento decoratodall’impugnatura del fodero. Esso è costituito da fasce in lamina della larghezza di una decina di centimetri con estremità sovrapposte sul retroe fermata da chiodini nel medesimo metallo. I bordi sono limitati dalle due estremità da una perlinatura , mentre la decorazione centrale , resa a balzo , presenta elementi vegetali e animali che, con composizioni diverse, compaiono sulla superficie del fodero sia dell’impugnatura. La spatha si può trovare , a volte in associazione con lo scramasax (come nelle tombe 81 V e 10 M) che è sciabola corta, a un taglio , per il combattimento ravvicinato da cavallo. La sua presenza nella tombe di Campochiaro è abbastanza consistente(20 esemplari a Vicenne e 10 a Morrione) e si trova sia in disposizione con cavallo sia in quelle singole , insieme con la lancia e le frecce. In Italia la sua diffusione è piuttosto consistente al settentrione , mentre nel ducato Spoleto(Norcia Umbra e Castel Trosino) è più rara , addirittura assente aFiesole e Arcisa. Quest’arma è un elemento datante poiché subisce , neglianni , variazioni notevoli nella lunghezza e nella larghezza della lama. (22).Uno studio effettuato su esemplari di provenienza transalpina , in assenza di un’ analisi precisa per quelli italiani, dimostra che sono piùantichi quelli più corti e più stretti delle dimensioni poco superiori a quelle di un coltello e si datano intorno alla metà del VI secolo. Già intorno alla fine dello stesso secolo essi raggiungono la lunghezza compresa tra i 30 e 40 centimetri. Sulla base di questa distinzione lo scramasax più antico delle nostre necropoli risulta essere quello della tomba 16 di Vicenne (23) insieme ad un altro nella tomba 46, che per avere una misura inferiore ai 40 cm , si daterebbe alla fine del VI secolo. Nel gruppo di dimensioni medio-corte si trovano diversi esemplariche datano la sepoltura alla prima metà del VII secolo . Altrettanto nutrita la presenza di altre sciabole di media lunghezza che attestano una seconda datazione alla seconda metà del secolo. La loro impugnatura ,come quella delle spade , era costruita da materiale leggero di cui non rimare nulla, altrettanto si può dire del fodero di cui, al solito, si

conservano solo le parti metalliche. Nella nostra realtà troviamo in genere minuscoli chiodini in bronzo con duplice funzione di chiusura e decorazione del fodero. Difatti,in alcuni casi si è riusciti a riconoscere sul terreno un lunga fila di piccolissimi ribattini per l’intera lunghezza della lama, disposti in modo da realizzare motivi ornamentali semplici, quali una doppia fila lineare , o più complessi come una disposizione a cinque. La sciabola veniva portata appesa alla cintura , di cui rimane sono la fibbia e la placca fissa. Successivamentetroviamo cinture più complesse, dette “a cinque pezzi”in bronzo o multiple arricchite da pendenti in vario numero e decorazioni in agemina.Altra arma di offesa era la lancia , abbastanza presente nelle sepolture sia con il cavallo che in quelle singole. Nelle prime la troviamo depostaa fianco del destriero pur facendo parte integrante dell’equipaggiamento del guerriero affianco del quale la troviamo una sola tomba. (tomba 110).La tipologia di quest’arma è piuttosto standardizzata :la cuspide può avere la forma di alloro o di salice. La prime presentano una costolaturacentrale, poco accentuata , a sezione pseudo conica e rientrato nel tipo 1(tipo Vors –Sedriano –Roveda) nella suddivisione proposta dal Bierbrauer.(25). L’altra , a foglia di salice, terminante a forma triangolare o a rombo che si allarga notevolmente alla base, rientra nel tipo 4 (tipo Smalin-Testona) della medesima classificazione. Stabilire una successionecronologica per questo materiale è abbastanza difficile in quanto le arminon risentono molto dei mutamenti o delle mode , come in speciale modo gli ornamenti di uso personale , ma vengono usate per periodi più o meno lunghi senza subire variazioni. Difatti cuspidi di lance di questo tipo erano in uso presso i longobardi già nella fase Pannonica ma si trovano abbastanza diffuse in Italia nelle sepolture italo-longobarde a partire dalle prima fase d’insediamento (fine IV) fino al VII secolo. Le leggere variazioni si possono notare nella lunghezza delle punte, per cui quelle più lunghe risultano essere più antiche. Nel nostro ambito troviamo cuspidi della lunghezza media compresa tra i 26 -28 centimetri , solo una, che rimane nella media , raggiunge i 36 centimetri e, come le altre , si colloca cronologicamente nell’ambito del VII secolo. Completano l’armamento del guerriero arco e frecce. Queste sono presenti in vario numero da minimo di una nelle tombe più povere(che avevano solo questo tipo di armi) , a un massimo di cinque esemplari di quelle più ricche. Nelle sepolture singole si rivengono , in genere al lato del defunto , mentre in quelle con il cavallo occupano la stessa posizione della lancia , cioè a fianco dell’animale. Nella faretra del guerriero era presenti, contemporaneamente , cuspidi di vario tipo , difatti , troviamo quelle a punta semplice con innesto a cannone , di forma

romboidale , triangolare , a coda di rondine e soprattutto quelle a tra alette , tutte ad eccezione di una di bronzo con innesto a cannone. Tale tipo sembra essere molto più antico , attestato in Oriente dal VII secoloa.C fino al periodo Ellenistico. (26), soppiantate ,poi , in età romana ,da quelle di ferro appuntito , caratteristiche che conservano fin dopo lacaduta dell’Impero Romano. Nella nostra realtà troviamo la cuspide in bronzo nella tomba 26 di Vicenne , in associazione con altre due punte a tre alette , ma in ferro, e un’altra romboidale , in un sicuro contesto di VII secolo d.C. Questo potrebbe significare un attarda mento della produzione di bronzo , non riscontrato (almeno sembra) in altri cimiteri coevi . A ragione della unicità della sua presenza nella necropoli, si potrebbe , considerare , piuttosto come una persistenza del tempo di talecuspide , conservata gelosamente nella faretra e deposta nella tomba del possessore. Come per le lance , anche le frecce non hanno una cronologia puntuale , in quanto sono sostanzialmente simili per parecchio tempo. La coesistenza e contemporaneità di cospicui di varia forma potrebbe dipenderebbe da una eventuale specializzazione delle stesse per colpire bersagli di vario tipi. La presenza dell’arco è documentata , con sicurezza , in due tombe(102 M e 66 V) contenenti i cavalli e dove l’armamento del guerriero è abbastanza ricco. Di esso sono rivenuti gli irrigidimenti in osso in forma arcuata , che presentano all’estremità degli incavi , in cui veniva posizionata la corda da tendere.(27). Gli elementi dell’arco , cosi’ come frecce , erano collocati vicino al cavallo. L’apparato di difesa è costituito esclusivamente dallo scudo. Lasua presenza nei sepolcreti è piuttosto bassa. Finora sono stati trovati tre umboni a Vicenne e tre a Morrione , presenti in tombe piuttosto ricche dove il guerriero aveva un armamento completo ed era seppellito con il suo cavallo. Era posizionato in genere a fianco dell’animale , ad eccezione di due casi in cui lo troviamo vicino al cavaliere o poggiato orizzontalmente sul bacino (tomba 102 M) o posto verticalmente , addossato alla parete della fossa (tomba 152 M) Questa sua particolare collocazione consente di vedere perfettamente in sezione: l’umbone , i resti di decomposizione del cuoio e del legno e quindi lo spessore , la lunghezza dell’imbracciatura con la maniglia in corrispondenza della cavità dell’umbone , infine del sistema di ancoraggio dell’immanicatura alla superficie dello scudo tramite borchie in bronzo o in ferro. Allo stesso modo nell’altra tomba in cui era posto orizzontalmente si ricostruiscono in forma circolare e il diametro , grazie alle costanti tracce scure lasciate nel terreno e alle borchie rivenute equidistanti dal centro di 30-35 centimetri. Il calcolo, effettuato quindi sulla lunghezza media dell’imbracciatura che faceva risultare lo scudo

germanico dalle dimensioni di cm. 60 di diametro(28) , trova perfetta corrispondenza nel ritrovamento archeologico di questa necropoli. L’umbone , nel corso del tempo, ha subito alcune trasformazioni tipologiche per cui risulta un elemento datante . In queste necropoli il tipo presente è la calotta emisferica , leggermente rientrante nel punto di unione con la fascia mediana tronco-conica e tesa larga. Nella classificazione di Bierbrauner (29)rientra nel tipo N3 Vors –Nosate , diffuso in Italia nel VII secolo d.C .Degli umboni presenti a Campochiarotre sono privi di decorazione , i restanti hanno un elemento cruciforme in bronzo sulla sommità della calotta. Questi tipi di scudi vengono considerati da parata e per loro presenza in tombe ricche dovevano appartenere a personaggi di un certo rango che rivestivano ruoli militario politici nella loro società.

-Note e bibliografia per lo studio del saggio monografico della dott.ssa Valeria Ceglia, in Soprintendenza archeologica di Roma, Necropoli di Vicenne , Studi sull’Italia dei Sanniti. Electa. Ministero per i beni culturali e le attività artistiche in sezione archeologica di Roma. 2000.

-1 A tale proposito si vede l’articolo di De Bendittis 1988° pp 23-29. Inesso viene fatta una disaminata dalle fonti storiche che delimitano il territorio e confermano il persistere del toponimo .Sannio fin oltre il Mille quando , con l’avvento del regno normanno, si perde definitivamentel’antica documentazione per dare luogo alla nuova Comitatus Molisii.

-2.Paul.Diac. Hist.Lang.11,20.

-3.Catalugus provincia rum Italie (MG SRL ,189)

-4.La regina 1980, pp 33-34 .Ancora la Regina 1989 , pp 365-366.

-5.Sepino 1979 , p 31 Saepinum-Altilia 1988, p 40.

-6.Paul.Diac. Hist.Lang. V 29.

-7.D’amico, 1933 pp.37-43.

-8.De Benedittis 1995 ,pp 331-337.

-9.Molto di recente è avvenuto un ritrovamento di una tomba con il cavallo anche in Friuli durante lo scavo in località San Mauro a Civitale

e datata durante il periodo longobardo. Si ringrazia anche la dott.ssa Isabel Ahumanda Silvia , responsabile dello scavo che ne ha dato conferma.

-10.Tra il materiale rimosso nei pressi del monumento è stato rivenuto unframmento di embrice contenete un bollo rettangolare e scarsi resti d’iscrizione. Cfr De Benedittis 1995 a, p 82 n 69.

-11.Meluccio Vaccaro 1982 , p 101

-12. Per la notizie preliminari sulla necropoli cfr Ceglia 1988. pp 31 -48.Ceglia , Genito 1991 , pp 329-333: Ceglia 1990 , pp 213-217.

-13-De Benedittis 1988 a.

-14.Cavenna 1984.

-15.Delogu 1980, p 6.

-16.Capelletti 1988, pp, 87-89, Matteini Chiari 1988 , p 89-94.

-17.Samnnuim 1991, p 355.

-18.La suddivisione per gruppi famigliari a Vicenne era poco evidente sulterreno, in quanto le tombe erano molto vicine le une dalle altre .Lo studio antropologico in corso sui resti scheletrici , a cura del Prof. Facchini e della dott.ssa Belcastro dell’Istituto di Antropologia dell’università di Bologna , sta rilevando l’esistenza di gruppi parentali tra gli inumati anche in questo cimitero.

-19.Un’ottima sintesi a riguardo è stata fatta dalla Melucco Vaccaro (1982, pp 136-139), la quale ha molto da confutare anche la suddivisione proposta dagli ungheresi in meriti agli aldii , uomini semiliberi, seppelliti con arco e frecce poiché l’uso delle armi era consentito solo ai liberi.

-20.Genito 1991 , p 336.

-21.Arsam 1991 , p 344.

-22.De Marchi 1988, pp 68-77.

-23.Genito 1988 , p 58 fig.7.

24.Inizialmente questa posizione è sembrata anonima tanto da far pensare ad una manomissione della tomba(tomba 16 Vicenne ; Von Essen 1988 , p 120), ma i successivi ritrovamenti hanno confermato la posizione di

quest’arma al fianco del cavallo , per cui è da ritenere che fosse quellala posizione rituale della sepoltura.

-25.Bierbrauer 1991 , pp 34-35.

-26.Buora 1990, pp 59-71, tavv. 1-7.

-27. Elementi simili sono ritrovati in Germania in tombe datate al V secolo d.C. Cfr Menghin 1985, pp 45-46.

-28.De Marchi 1988, p 74.

-29.Bierbrauer 1991 , p.34.

-Da integrale anche studi esteri sulla forma -raccolta “Studi sull’Italiadei sanniti”. Electa, 2000. Ministero per i beni e le attività culturali, Soprintendenza Archeologica di Roma. Un realizzazione editoriale di Electa , Milano Elemond Editori Associati.

-Albore Liviade 1979. C.Albore Liviade , Le bucchero nero en Campanie .Notes de Typologie et de Cronologie , in Le Bucchero nero ètrusche et sa diffusion en Gaule Meridionale .Acres de la table-ronde (Aix en Provance ,21-23 mai 1975)Collection Latomus ,160) Brussel 1979, pp 91-110.

-Albore Liviade 1985. C.Albore Liviade, La situazione in Campania , in Ilcommercio etrusco arcaico. Atti del incontro di studio (Roma ,5-7 dicembre 1983), Roma 1985, pp 127-154.

-Da integrare.

- Giuliano Sozi , Pro Spello-Spello guida storico-artistica. pp 6-7 , La cronologia della penetrazione del cristianesimo e quella relativa al primo vescovo sono molto incerte. La prima notizia sicura su un vescovo di Spello riguarda l’anno 487 e si riferisce al nome di Epifanio. Intantole cronache locali parlano di un’ invasione di Attila del 450 , di una Todia del 564 e della distruzione operata dai longobardi nel 571.Fu conquistata da questi ultimi ed entrò a far parte del Ducato di Spoleto ,sotto l’amministrazione di un gastaldo.

-Scrive il prof. Luigi Pellegrini , nella sua dispensa di Storia medievale (corso di laurea in storia medievale , anno accademico 2007-2008) capitolo II, 4.” La discesa dei longobardi in Italia significò per la prima volta l’invasione di un’antica provincia dell’impero con la forza delle armi senza alcun legittimazione, neppure formale , da parte dell’imperatore d’oriente , come era avvenuto all’origine degli altri regni romano barbarici. Per di più i longobardi non avevano avuto rapporti di vicinato o di federatio , che avevano vicinato culturalmente e religiosamente gli altri popoli germanici provenienti dalla Scandinavia. Durante I secolo dopo Cristo , abbandonarono le foci dell’Elba , dove erano stanziati , si mossero verso sud e si stabilirono in Pannonia Ungheria. Nel 568 i Longobardi , guidati da Alboino, invaserol’Italia cercando terre più fertili. Dopo tre anni di Assedio , nel 571 Alboino prese Pavia e ne fece capitale del suo regno. I longobardi scesi successivamente nell’Italia centrale fondarono il ducato di Spoleto. Diversa la genesi del Ducato di Benevento , un gruppo di longobardi , precedentemente al soldo dei bizantini , mosse da questa città alla conquista dei territori dell’Italia meridionale, oltre il territorio di Benevento si annetterono progressivamente , nel giro di un secolo, L’attuale Molise e l’Abruzzo costiero.

-Scrive il prof. Luigi Pellegrini , nella sua dispensa medievale. Capitolo II , 4. ” I longobardi posero cosi fine all’effimera riconquistadi Giustiniano e , non riuscendo a conquistare l’intera penisola , spezzarono per la prima volta l’unità politica dell’Italia. L’Italia si trovò divisa , infatti , tra i Longobardi (langobardia Major) , il regno dell’Italia centro settentrionale, con capitale Pavia, e (Langobardia Minor )il ducato di Benevento e la Romània da cui Romagna (territorio bizantino). Egli riusci’ cosi a consolidare la monarchia ed a espandere il proprio dominio longobardo ed avviare l’avvicinamento alle popolazioniromanizzate. Giovò a tale scopo anche il matrimonio nel 588 con Teodolinda , figlia del Duca di Baviera. Agiulfo riprese l’espansione longobarda assediando Roma. Grazie alla mediazione di Teodolinda di confessione cattolica , papa Gregorio Magno ed Agiulfo conclusero un accordo , come vedremo meglio in seguito. Negli anni seguenti molti longobardi si convertirono al cattolicesimo. La memoria di Rotari è legata soprattutto al celebre editto , promulgato il 22 novembre 643 con il quale venne codificato il diritto consuetudinario dei Longobardi ,

rimasto fino allora legato alla trasmissione orale. L’Editto apportò significative innovazioni , come la sostituzione dell’antica vendetta privata con il risarcimento in denaro e limitò fortemente la il ricorso alla pena capitale.

-Note e indice bibliografico o anche abbreviazioni bibliografiche a cura di Ada Cioffarelli.

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-1. Per il periodo della denominazione longobarda nel Ducato di Beneventoe quindi nel Molise, cfr : GB. Masciotta , Il Molise dalle origine ad Oggi. I. Napoli. 1914. Pp. 126 -130, P.Giannone , Istoria civile del Regno di Napoli. Milano. 1821,II,pp 28-50,68-76,80-100,308-313,333-362,378-380,448-453.III pp 74-79; V. Cialanti , Memorie Istoriche del Sannio , III Isernia, 1664, pp 182-270; N. Cilento, le signorie longobarde ed i ducati romanico bizantini secc. VIII-XI, aggiornamento dell’opera E.Bertaux , L’art dans l’Italie meridionale , IV Roma.1978. pp64-66.

-2.Difficle è determinare la data in cui il Sannio venne a far parte del Ducato di Benevento poiché gli antichi scrittori , come P.Sigonio, V.Lazio, P.Warnefrido ,S. Ammirato.A ,Caracciolo.L.Ostiense.C.Pellegrino sono discordi .Il Giannone , nel op. cit. II pp. 30-36 riporta e discute le opinioni di questi studiosi .Sicura è invece , la data 1077 che segno la fine longeva del Ducato. (cfr. G.V. Cialanti , op. cit. III , p 236.

-3.Cfr. G. B. Masciotta. Op. cit. I. p 128. P.Giannone , op, cit. II. pp.89-90; G.V. Ciarlanti. Op. cit. 192-193.

-4.”Iure Gastaldine , non perpetuo , proprioque Feudi Iure. “ ( crf. P.Giannone , op, cit. II , p .90.) pp.17.

Un ringraziamento va alla dott.ssa Valeria Ceglia in vertice di Vice-responsabile archeologico per la sezione museale di Saepinum –Altilia ed al prof. Gianfranco De Benedittis per lo studio monografico delle iscrizione in lingua latina nella zona locale denominata” il Sannio” e lasuccessiva rivista culturale in archeologia molisana il “Sammnium”.


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